IL MERLETTO
UN' ARTE... TRA IERI E OGGI...
di Elsa Dal Monego
Il merletto, il ricamo e le trine sono un'arte dolce armoniosa, che esprime i momenti della storia del costume e soprattutto è espressione di sentimento e sensibilità di un lavoro femminile. E parlano di favole, di bellissime damine o principesse chiuse nei loro castelli alla luce di qualche raggio che a fatica penetra nelle piccole finestre del castello, di luce tremula di qualche candela, davanti alla quale delicate mani fanno spuntare su tele bianche come per magia rami fioriti, farfalle posate su petali di un fiore, uccellini in volo verso l' ignoto... e dalla sensibilità di questi animi romantici del passato è nata la meravigliosa arte del ricamo, che in particolare era il passatempo preferito anche dalle nobili dame del 500. Da allora tanti e tanti anni hanno cambiato usi e costumi, ma quello di un lontano passato è tornato, non è tramontato ma è stato tramandato di generazione in generazione, il ricamo, il merletto e le trine così delicati e belli, oggi ci guardano da bellissime vetrine che donne nelle quali ancora come un tempo è rimasta la passione e l'amore per un arte che ha una lunga storia, per un arte di tanta bellezza li fanno rivivere in diverse città e piccoli centri d' Italia.
Il merletto
Troverete in queste pagine dei posti in Italia, in Europa e nel mondo, dove si lavora il merletto, purtroppo oggi sono ormai pochi i posti dove ancora c'è chi si dedica con passione a questa arte, che nata per caso in Italia ora rischia di perdersi del tutto.
Avete mai pensato quanto può essere bello e quanta soddisfazione vi può donare un bellissimo lavoro di merletto?
Avere in casa una preziosa tovaglia per un pranzo speciale? O anche un semplice centrino? Se poi dovete andare a un invito un pò particolare, non dovrete più chiedervi cosa mi metto? Un capo di vestiario lavorato con del merletto vi renderà ovunque e in qualsiasi occasione eleganti e raffinate.
Merletto deriva da merlo, non come uccello ma come l'immagine del castello che io vedo erregersi maestoso su una rupe dalla quale domina tutta la vallata. Cinto dalle sue merlate mura, e torri! Dove tanti secoli fa, entro quelle mura in quel'aria romantica e un pò malinconica già prendevano vita da delicate mani con mosse armoniose i primi bellissimi lavori.
Il merletto pare essere nato in Occidente nella seconda metà del quattrocento, per ornare la biancheria personale e la biancheria di casa. Antichissime sono le testimonianze sul merletto. Esempi ne abbiamo fin dalle epoche più remote. Anche nella Bibbia si accenna alle cortine a reticello del tempio di Salomone e di pizzi di varia fattura sono stati trovati sulle mummie dell' antico Egitto. In seguito è Giotto ad offrirci nei suoi affreschi chiari esempi di merlatura. Il merletto per chi lo esegue non è solo un lavoro manuale, ma in esso c'è la profonda sensibilità e l'amore di chi lo fa. Un lavoro pieno di fascino e pieno di gioia, per poterlo poi ammirare, da mostrare e da conservare. E' nella metà dell' 800 con l'arrivo di scialli e veli che il merletto si sviluppa notevolmente. Grande importanza ebbero i fazzoletti, sopratutto per le dame che quando volevano attirare l'attenzione di un uomo buttavano in terra il loro prezioso fazzolettino con un bellissimo bordo merlettato e naturalmente il cavalliere lo raccoglieva donandolo nuovamente alla bella dama, alla quale era caduto di mano...
E una cosa che mi ricordo era la casa di mia nonna, allora non vi feci caso ero molto piccola ma ora pensandoci la rivedo e capisco di quanta bellezza e valore era adorna. La cucina (allora ancora non c'erano le cucine americane) aveva una credenza con dei scaffali e per tutta la loro lunghezza fermato con delle piccole puntine da disegno vi era un merletto. Il tavolo che era adossato al muro alla parete aveva un centro ricamato che riprendeva qualche disegno e frase che riguardava la cucina. Il vecchio bagno aveva alle pareti appesi degli asciugamani con ricami e merletti. Poi le sue lenzuola e i centrini sui comodini e il comò. Poi mi ricordo i lampadari che erano dei semplici piatti smaltati sopra una lampadina, che mia nonna aveva ricoperto con dei bellissimi centrini a merletto e tante altre cose, come biancheria personale, che facevano ancora parte della sua dote.
Una volta il merletto era quasi un dovere averlo in ogni casa.
Il ricamo
Questa arte così bella e antichissima pare che per la prima volta sia apparsa nell' Oriente e poi in Occidente.
Il ricamo ci porta molto lontano nel tempo, ebbe già grande considerazione e ammirazione ancora prima dei tessuti e nel passar dei secoli fu paragonato sempre alle arti figurative come la pittura e alla oreficeria. Nel lavoro del ricamo lo strumento più importante è l'ago che nei tempi antichi era di osso, di spina di pesce, poi di bronzo e in ultimo d'acciaio. L'arte del ricamo era diffusa fino dal tempo dei Assiri e dei Babilonesi. Ma fu l'Italia verso il XV secolo a dare al ricamo una vera dignità artistica. Dopo un lungo cammino finalmente nel secolo XVIII il ricamo raggiunse il grande successo, le vesti vennero ricoperte di merletti e ricami lavorati in seta e fili d'oro.
Ma anche nel 1557 e nel 1591 dove troveremo dei meravigliosi ricami con ghiande, arabeschi, grappoli d'uva e viticci. Usando dei meravigliosi fili di seta e metalli preziosi.
Nei quadri del 700 possiamo ammirare il gusto francese nell' abbigliamento di decorare ampiamente sia gli abiti femminili che maschili con bellissimi lavori di ricamo con mazzi di fiori, o arabeschi nelle profonde scollature delle dame, per i cavalieri ghirlande, intrecci di rami lungo le bottoniere, attorno agli scolli, ai risvolti delle maniche come anche agli spacchi.
Il ricamo è un bellissimo lavoro fatto con ago e filo come anche con lana, se poi andiamo indietro nelle varie epoche vedremo che sono stati usati anche fili con inseriti pietre preziose e fili in oro argento o altro materiale prezioso. Il tessuro che generalmente viene usato è il lino, cotone, la seta o anche tessuti d'oro o d'argento, cuoio e pelle. Da alcune descrizioni artistiche abbiamo la prova che il ricamo non era nemmeno ignoto ai popoli, per esempio nei poemi omerici si parla specificamente di ricamo e di ricami abbiamo anche qualche esempio rinvenuto nelle antiche sepolture.
E' subito dopo la prima guerra mondiale che iniziaun periodo di relativa decadenza del ricamo ma si riprende subito attraverso forme più decorative e moderne, mantenendo sempre le sue grandi doti di gusto raffinato.
In Svizzera nel 1830 vengono introdotte le prime macchine per ricamare, interrompendo in parte l'attività artigianale del ricamo, ma anche con disegni e modelli più moderni, non sono mai riuscite a raggiungere la delicata bellezza del ricamo a mano. E l'usanza voleva che le ragazze che dovevano sposarsi ricamassero i loro corredi rigorosamente a mano.
I punti di ricamo più comuni sono: p. erba, p. inglese passato, p. rasato, p. croce, p. catenella, p. steso, p. serrato, p. pieno, di Palestrina, trapunto, l'orlo a giorno etc.
AVEVO cinque anni quando feci il primo ricamo. Mi ricordo quel pezzetto di stoffa ricavato da un vecchio lenzuolo... fu la prima volta che presi in mano un ago, seduta su un scalino di casa, al mio fianco diversi fili colorati, una forbicetta e un minuscolo ditale, che bello! Finalmente avrei fatto qualche cosa di importante!
Presi in mano quel pezzetto di stoffa sul quale mia mamma aveva disegnato un uovo di Pasqua (eravamo vicini a Pasqua) un pulcino e dei fiorellini. Incominciai dall'uovo, presi filo rosso e l'ago e infilai il ditale... ma che fatica, il ditale mi scivolava dal dito e quelle crocette che sembravano tanto semplici si rivelarono un arduo lavoro! Però arrivata a sera mezzo uovo era fatto ! L' esito era un pò disastroso... le crocette erano un pò insicure... un dito sanguinante e un centrino macchiato di sangue, ma io ero felice, domani sarebbe andata meglio!
E fu così come i primi passi di un bimbo anche i miei primi punti sulla stoffa divennero sempre più sicuri e più belli... C'è l'avevo fatta... sapevo ricamare!
IL PUNTO CROCE
E' una storia antichissima che si perde nella notte dei tempi. Senz'altro fu una donna a inventare questo punto incrociando due fili che poi formarono tanta crocette.
Le notizie più antiche risalgono al 850 dopo Cristo e vengono Dall' Asia centrale, dove ancora oggi si fa largo uso per decorare o costumi tradizionali.
Però per poter raccontare una storia certa e provata bisogna risalire al nostro Medioevo, dove tra il X e XII secolo e dove nei lunghi pomeriggi e nelle solitarie sere di attesa le donne copiavano a punto croce i motivi dei tappeti che i loro uomini portavano dall' Oriente, tra una crociata e l'altra.
Nel rinascimento il punto croce si diffonde in tutta l' Europa e diventa uno dei lavori più favoriti, in modo particolare viene usato molto per le chiese per ornare i paramenti o adobbi sacri come le stole, le vesti liturgiche dei sacerdoti e le tovaglie per gli altari, di cui essa è grande consumatrice.
Passano gli anni e nel 1500 incominciano a circolare i primi schemi stampati. Arrivano soprattutto dall' Italia e dalla Germania e nel 1586 in francia si pubblica addirittura un libretto con motivi di fiori e di animali stilizzati che si ispirano ai simboli araldici dell' Oriente.
Dalle tipografie di Berlino escono giornali femminili e soprattutto schemi colorati a mano su sfondo quadrettato e nel 1840 sono già stati pubblicati più di 14.000.
Il punto croce diventa la passione del secolo, viene insegnato nelle scuole e è un passatempo delle donne di tutte le età e di ogni classe sociale. Ma la fine del secolo segna anche la fine del punto croce, improvvisamente non è più di moda e sparisce dai corredi, abbigliamenti e dai salotti.
Ai primi del 900 le donne preferiscono altri punti liberi, con svolazzi motivi Liberty.
LA ROMANTICA STORIA DEL MERLETTO
Il più celebre pizzo a tombolo del mondo è il pizzo di Fiandra. Del quale c'è una bella leggenda che narra:
Viveva in una città del Belgio a Bruges una ragazza di nome Serena, molto bella ma anche molto povera. Un brutto giorno la mamma di Serena si ammalò gravemente e la fanciulla nella speranza di ottenere la guarigione non avendo soldi, offrì alla Madonna in voto la rinuncia del suo amore per il giovane artista. Seduti all'ombra di un grande albero comunicava il suo voto alla Madonna. E mentre lo comunicava improvvisamente cadde dai rami dell'albero sul suo grembiule una tela di ragno molto fine, di una bellezza molto elegante e complicata. I due innamorati rimasero incantati. La ragazza pensò subito di provare a copiare il disegno col filo più fine del suo fuso. Il ragazzo prese il grembiule e lo irrigidì fra quattro bastoncini, in modo da poterlo portare a casa indenne, il prezioso disegno della ragnatela. E Serena incominciò a copiarlo col suo filo e il ragazzo l'aiutava a tenere ordinati e separati i tanti fili neccessari, che altrimenti si aggrovigliavano e si arruffavano e legò un bastoncino di legno alla estremità di ciascun filo. Fu così che dall'amore e dall'arte nasceva il primo tombolo e il primo pizzo di Bruges che alle gran dame della città piacque moltissimo e che ricambiarono lo stupendo lavoro ricompensando lautamente la giovane autrice della meravigliosa ragnatela. Con il benessere anche la madre di Serena guarì. E Serena pensava con dolore di dover lasciare il suo ragazzo per mantenere il voto promesso.
I due innamorati si trovarono nuovamente all'ombra del grande albero e mentre i due giovani per la loro separazione per ancora una volta il miracolo si ripetè, improvvisamente cadde un'altra ragnatela sulla quale c'era scritta la assoluzione del voto. ===
Ora passiamo alle origini della storia del merletto e leggeremo invece che il merletto non è nato a Bruges, ma con tutta probabilità è nato proprio in Italia alla fine del 400 e per ragioni funzionali non meno che estetiche. Le passamanerie pesanti dei abiti delle nobildonne con decorazioni colorate o d'oro e d'argento e di stampo mediovale, saranno sostituite con qualche cosa di più leggero e soprattutto di lavabile.
Nasce così con un semplice filo bianco la "terneta" che significa da tre, che si aggiunge al tessuto.
La trina cioè un passamano intrecciato tre volte.
L'arte del merletto in Italia
Il merletto A ISERNIA
Isernia, la provincia di Isernia da un punto di vista del numero di abitanti è la più piccola di tutta Italia, La città sorge su una schiena di roccia delimitata da due valli spigolose inferte nel terreno misto di tufo e travertino dai due torrenti il Sordo ed il Carpino.
Austera la cattedrale antica, costruita sul perimetro dell'antico tempio di Giove, sul lato principe dell'antico foro sannita e poi romano, subì un ultimo restauro in chiave neoclassica, dopo un ennesimo terribile terremoto, nel 1837. Essa è dedicata a S.Pietro Apostolo. I resti dell'antico tempio pagano risalgono al III secolo a C.
In questa chiesa sono custoditi numerosi tesori d'arte, la Croce d'argento di Celestino V, la gabbia di rame d'orato di S. Nicastro e la preziosa tavola bizzantina della Madonna della Luce.
Un altro monumento di un certo interesse è l' Eremo dei Santi Cosma e Damiano, i due fratelli medici che subirono il martirio sotto Diocleziano.
L'attuale struttura architettonica, con l'ampia scalinata d'accesso e il porticato, risale al 500. Il tempio ha un bellissimo soffitto a cassettoni, molti affreschi fra i quali uno scoperto di recente che risale al 600 e una notevole raccolta di ex voto.
La Fontana Fraterna è uno dei monumenti più celebri, che viene anche considerato fra le fontane monumentali d' Italia, per la sua mirabile struttura architettonica. E' uno dei monumenti più celebri, risale al XIII secolo. Mi è stato detto che è stata costruita con pavimentazioni di epoca romana e probabilmente alcuni dei pezzi provengono dal monumento funebre della famiglia di Ponzio Pelato, che alcune fonti lo fanno risalire come nativo di Isernia (altre invece più autorevoli alla lontana Marsiglia, in Francia).
La scoperta che comunque ha proiettato Isernia nel mondo è stato il ritrovamento nei pressi della località La Pineta dei resti di un accampamento di Homo Erectus risale a 700.000 anni fa.
Isernia oltre a queste meraviglie antiche, offre anche un artigianato vario.
Ma nota nel mondo è per un suo artigianato molto particolare quello dei merletti a tombolo.
E che per buona ragione può essere definita la città dei merletti, proprio perchè la sua principale attività artigianale è la preziosissima lavorazione dei merletti al tombolo. Però prima di parlarvi di questo lavoro così delicato e di grande valore, vorrei dedicare queste frasi molto belle alle artiste isernine, che con grande passione e amore si dedicano a un'arte così paziente, meravigliosa e romantica.
*Tutte le donne di Isernia lavorano a tombolo, la luce elimina i fili congiungono i fuselli alle trine. Sul tombolo il merletto fiorisce per una specie di sortilegio, per questo moto musicale aereo delle dita e il sorriso savio delle bocche mute*
(da "viaggio in Molise")
Mi piace frugare un pò dapperttutto, perchè c'è sempre qualche cosa da trovare... e io ho trovato!
Sfogliavo le pagine del sito per il quale scrivo e fruga fruga ho visto una frase molto bella e adatta al mio scopo, perchè parla del merletto. Cosi mi sono detta: "toh... ecco, questo lo metterò nel mio lavoro del merletto!"
Queste belle parole scritte da chi ancora è capace di commuoversi davanti a un tramonto o sorridere al canto di un uccellino... ...chissà chi ancora è capace di farlo...
"Anch'io voglio dentro scavare, rubandoti merletti vivi di rugiada"
Isernia, quando la vidi era al tramonto, accarezzata dai ultimi raggi del sole sembrava un romantico dipinto... e un insolito suono come delle strane ritmiche note musicali ci guidano nei posti più caratteristici della città. La città in quella zona è abbastanza vecchia da dare l'impressione di essere tornati indietro nel tempo nelle sue mura il tempo ha impresso il suo vertiginoso cammino. Case con le pareti un pò sgrostate sembrano riprodurre disegni strani, come le nuvole nelle quali un bimbo vede il muso di un gatto o la sagoma di una bambola.
Quello che vediamo è così bello che gli occhi non si saziano e pare una visione uscita da una favola di Andersen. Porte aperte e tante teste brune sedute davanti alle porte aperte delle loro case chine sopra il loro tombolo. Un bimbo stranamente biondo con nella sua paffuta manina un fru-fru saltella felice tra tomboli e porte aperte. Assistiamo alla nascita di lavori bellissimi e anche di usanze molto antiche. Il giorno è trascorso e scende
lentamente la sera, Isernia si prepara ad accogliere la notte, una dopo l'altra le nostre brave artiste raccolgono i loro attrezzi da lavoro, ancora un ultimo scambio di parole sul loro lavoro svolto durante la giornata poi un sorridente augurio di buona notte e le porte piano piano si chiudono la giornata di lavoro è finita, la strada si è svuotata, tutto è silenzioso solo un raggio di luna ora accarezza quelle mura antiche, quelle porte chiuse e noi allontanandoci nella nostra fantasia vediamo tante teste brune con un sorriso di felicità e di soddisfazione nel loro volto un pò stanco affrontare la notte ormai incominciata.
I merletti di Isernia sono rinomati in tutto il mondo perchè vengono lavorati con un filo di produzione locale di colore avorio e sottile che rende il lavoro elegante. E' doveroso ricordare che il merletto lavorato al tombolo di Isernia si distingue da ogni altro, infatti è diffuso anche in Abruzzo, nella laguna veneta, e nel Piceno meridionale. Inoltre anche in Grecia, in Francia e a Malta.)
Fu ai primi del 400 che Isernia conobbe l'arte della lavorazione del merletto al tombolo, che è diventata un'attività fiorente. Però il periodo d'oro delle merlettaie di Isernia si è avuto a cavallo delle due guerre mondiali, quando circa 500 erano le donne che si dedicarono a questo lavoro.
Non si sa con esatezza quale sia l'origine però la tradizione vuole che siano state le suore del convento benedettino di S.Maria delle Monache a difondere tra le loro educande questa arte di ricamo.
La regina Giovanna III d'Aragona che ha avuto Isernia in appanaggio matrimoniale da re Ferrante, che amava i merletti lavorati in un convento e il convento sembra essere proprio quello di S.Maria delle Monache.
In uno dei registri del 1503 c'è la testimonianza storica della notorietà e produzione dei finissimi ricami a tombolo. La lavorazione a tombolo a Isernia col passare dei secoli è cambiata molto.
La produzione dei merletti del 700 pur essendo un lavoro sempre prezioso era però molto più semplice nella varietà dei disegni, generalmente erano bordure e rifiniture il lavoro veniva lavorato in lunghe striscie che quasi sempre ripetevano lo stesso disegno. Queste striscie servivano quasi sempre per ornare vestiti, le loro scollature, asciugamani, fazzoletti o anche copricapi, vi fu una di queste striscie di incredibile lunghezza dai 10 ai 12 metri un lavoro senza interruzione fatto con disegni di piccole dimensioni e con filo molto sottile e di qualità superiore.
Nel 800 prevalse il gusto romantico e le figure divennero più grandi con elaborazioni più ricercate.
Nel 900 lo sviluppo e la lavorazione ebbe un grande cambiamento e si è incominciato a lavorare dei veri e propri arredi per la casa, dei singoli pezzi da unire per farne dei copriletti, copritavoli, tendaggi e corredi da sposa. Oggi in commercio si trovano anche articoli come, bomboniere, paralumi, cuscini, coprivassoi e sottobicchieri, e l'arte del tombolo introduce norme e modalità di realizzazione tutt'oggi rispettati.
La patria del tombolo è Isernia e la particolarissima lavorazione del tombolo è ancora attuale grazie alle donne isernine di ogni fascia sociale, che hanno tramandato questa particolare e stupenda arte di generazione in generazione, per realizzare un lavoro di cui non vi è tempo perchè i lavori variano dalla grandezza e dalla difficoltà. Perciò si può andare da poche ore a diversi mesi di lavoro. E' senza dubbio un'attività che richiede non solo una grande passione e tanta abilità, ma anche una grande quantità di pazienza, per realizzare questi bellissimi capolavori.
Nella lunghezza e nella trama di una fascetta dipendono non soltanto la diversa combinazione dei punti base ma anche dal numero di fusilli adoperati, che può essere di 8 fino ad un massimo di 80 - 100 e anche più fuselli impiegati per ottenere lavorazioni particolari, come il pregiato *pizzo antico* o alcuni tipi di fiori e foglie.
Il tombolo è un cuscino a forma di rullo che poggia su un piedistallo di legno spostabile e leggermente inclinato, in sostituzione di questo può servire anche un comune cestello. Il rullo si prepara imbottendolo bene con paglia di riso o segatura e ricoprendolo con una fodera lavabile. E' importante che esso sia molto duro e che gli spilli si infilino facilmente. Generalmente sono le merlettaie stesse a confezionarlo. Poi ci vogliono degli spilli in ottone argentato e del filo di lino, poi uno schema esatto del disegno che si vuole eseguire.
I colori più usati sono l'ecru e il bianco, escluso naturalmente lavori dove si adoperano fili colorati.
Se oggi passiamo per i vicoli di Isernia vediamo ancora chine su scannetti sui quali è posto il cilindro di stoffa e agili mani che realizzano questo complicato e paziente lavoro, pazienza che certamente non manca a queste artiste isernine che da sempre vi si sono dedicate e che con grande destrezza e passione portano a compimento dei capolavori che non passano mai di moda.
Il merletto a Burano
Centro e frazione di Venezia, Burano emerge al centro della laguna, costruita su quattro isolotte, dove le strade sono i canali e dove si può arrivare solo per acqua e la barca è l'unico mezzo di trasporto. Con cantieri dove si riparano le barche e se ne costruiscono di nuove. La gente dell' isola è semplice i quali antenati hanno alzato argini, e scavato canali. Quasi tutte le case hanno uno spazio con il pozzo o la fontana al centro e dove le donne sedute a cerchio lavorano al merletto con i loro tomboli e che è l'unica industria dell'isola.
La leggenda narra di due giovani innamorati, un giovane marinaio e la sua amata.
Un giorno il giovane crociato tornato da mari lontani portò all'amata in dono un alga marina, come pegno d'amore. Quando il giovane ripartì e ormai lontano, in terra d' Oriente la ragazza volendo conservare l'alga il più a lungo possibile, il caro ricordo del suo amato e da questo desiderio nasce in lei l'idea di copiare con del semplice filo esattamente i delicati contorni e i trafori, sulla rete da pesca del padre. Ed ecco che l'alga vive sulla rete da pesca del padre... ...e questo fu il primo merletto dell'isola di Burano. Questa leggenda così romantica e piena di poesia vive ancora oggi per le strade dell' isola.
Ora un'altra bellissima leggenda racconta che...
Un giovane buranello partì per il lontano Oriente e la sua bella fidanzata rimase sola ad aspettarlo. Dopo lunghi mesi di navigazione la sua nave giunse ad un mare abitato dalle sirene e come racconta anche il mito di Ulisse anch'egli legò se stesso e i propri marinai per resistere al magico canto delle belle sirene a non gettarsi in acqua dove evrebbe trovato la morte. La regina delle sirene ammirata e stupita della fedeltà del giovane verso la sue bella innamorata decise di premiarlo e sollevando con la coda una nuvola di schiuma, che solidificatasi nelle mani del giovane si trasformò in un magnifico velo da sposa. Quando la fanciulla vide tanta meraviglia volle riprodurla con ago e filo e da quel momento le donne di Burano si dedicarono alla bellissima arte dei preziosi merletti.
Burano, oltre a essere famosa per le sue numerose leggende è anche la seconda isola come grandezza e popolazione della bella laguna veneta e caratteristica nei suoi sgargianti colori delle case, che Goldoni scelse quali scenari per le sue commedie. Il modo di parlare della gente ricorda una cantilena dalle antichissime origini, ereditata dai primi occupanti dell'isola.
Fu nel 1500 che la lavorazione del merletto di Burano si difuse nella reppublica di Venezia, però è il 1537 che viene indicato come l'inizio di questo tipo di lavorazione che rese celebre l'isola. L'arte delle trine e dei merletti è antichissima. Di cui un primo documento si trova in un quadro del Carpaccio (1456 - 1526). I merletti di Burano erano ricercatissimi per la fantasia dei disegni e per la precisione dei punti. Cominciò a prosperare il *punto in aria* e il *punto rosa* e venne fondata una scuola tanto che nel 800 il merletto a ago divenne la principale fonte di guadagno per l'isola di Burano.
Fu la dogaressa Morosina Morosini che entusiasta di questa arte del merletto diede una forte spinta al suo espandersi creando alla fine del XIV secolo un laboratorio dove vi trovarono impiego 130 merlettaie e la cui produzione serviva anche in parte ad aumentare il corredo personale della doganessa e in parte per essere inviato in regalo alle sue amiche nelle più prestigiosi corti d' Europa.
Con il passare del tempo i merletti di Burano divennero sempre più apprezzati e richiesti in tutta Europa.
Si dice che Luigi XIV alla sua incoronazione a re di Francia portasse un prezioso colletto con pettorina che faceva spicco sul suo mantello, fatto con due anni di paziente lavoro da abilissime merlettaie di Burano.
L'arte del merletto di Burano fu molto apprezzato in Francia tanto che Caterina de Medici e il ministro Colbert fecero trasferire trenta maestre trinaie veneziane per creare delle industrie in Francia.
Il punto tipico del merletto di Burano è il *punto in aria* e nel 1665 questo punto venne chiamato in Francia *Point de France* e iniziò così una forte concorrenza al merletto di Burano. Però la Francia non riuscì mai ad eguagliare quello veneziano perchè ne ha fatto un industria, mentre i veneziani ne hanno fatto un arte.
Con la fine della Repubblica Veneta che avenne nel 1797 ebbe fine anche la produzione del merletto, che divenne esclusivamente un'attività familiare.
Venne il freddissimo inverno del 1872 che portò gelo e ricoprì di ghiaccio la laguna attorno a Burano e la pesca che è la principale risorsa degli abitanti dell' isola non può essere praticata, fu una vera tragedia la miseria colpisce l' isola e molte famiglie sono alla fame. Immediati soccorsi erano indispensabili per salvare la popolazione dell' isola.
All' appello reso noto per la sopravivenza della popolazione, Venezia e tutta l' Italia risposero generosamente.
E grazie anche all' interessamento della contessa Adriana Marcello e dell' onorevole Paolo Fabbri l' arte del merletto ad ago ritornò a fiorire, con lo scopo principale di alleviare in qualche modo le tristi condizioni economiche della popolazione buranella.
E fu un anziana signora Vincenza Momo detta Cencia Scarpariola che si ricordò dell' epoca d'oro del merletto e che lo raccontò ad una maestra elementare Anna Bellorio d' Este che a sua volta lo fece apprendere alle figlie e ad altre donne e ragazze buranelle. E grazie al costante interessamento della contessa Adriana Marcello, la scuola ha uno sviluppo straordinario le ordinazioni riprendono a giungere in grande quantità e molte nobildonne dell' epoca, tra cui prima fra tutte la Regina Margherita, la Regina d' Olanda, la principessa di Metternich, la principessa di Sassonia Weimar, la Granduchessa di Baden, la duchessa di Hamilton, la contessa Bismark e tante altre nobildonne italiane e signore inglesi e americane, diedero importanti commissioni alla scuola, tanto che nel 1878 le merlettaie erano arrivate a 250.
Alla sua morte avvenuta il 23 gennaio 1893 la contessa Adriana Marcello prima di morire affidò al figlio Girolamo Marcello l'incarico di continuare la sua opera. La produzione della scuola è in continuo sviluppo fino al 1915 data in cui cominciò la prima guerra mondiale. La richiesta dei merletti di Burano per qualche anno subì un rallentamento, ma ben presto le commissioni ricominciarono ad essere molte sia sui più importanti mercati italiani che esteri e anche dal governo italiano. L' attività del merletto trovò nel corso degli anni altri canali di sviluppo esterni all'isola tanto che nel 1899 venne deciso di applicare ai merletti di Burano un marchio di fabbrica per distinguerli da quelli della concorrenza: un nastrino bianco con la scritta in seta gialla "Scuola Merletti di Burano, Patronato di Sua Maestà la Regina" e chiusa da un piombino. Nel 1910 c'è un cambiamento della moda, il merletto non si usa più per l'abbigliamento, ma solo per l'arredamento e inizia il primo conflitto mondiale che chiude i mercati stranieri. La crisi continua anche negli anni venti, ma nel 1930 vista la situazione l'assemblea dei soci decise di produrre merletti di meno prezzo.
Durante la seconda guerra mondiale e negli anni appresso la scuola subì un alternarsi di periodi buoni a altri poco favorevoli la scuola riuscì comunque a superare il periodo della guerra e essere ancora funzionante, fino al 1972 anno in cui venne definitivamente chiusa. Oggi le signore che lavorano il merletto ad ago sono molto poche e lavorano nelle proprie abitazioni, mentre nostalgici ricordi aleggiano nell'aria.
Purtroppo l'ignoranza diffusa sull'arte del merletto, l'indifferenza di politici e intellettuali, i forti interessi economici legati alla produzione del finto merletto stanno oggi decretando una fine ingloriosa del merletto di Burano.
IL MUSEO del merletto di Murano: ha sede nell'isola di Burano. Vi sono esposti circa duecento rari e preziosi esemplari che documentano l'evoluzione dell'arte del merletto a Venezia dal 500 al 900.
Oltre queste rarità il museo conserva l'archivio della celebre scuola fondata da Adriana Marcello nel 1872.
Il merletto a Cantu'
Cittadina della Lombardia in provincia di Como, notevole centro industriale, mobili, filande, merletti al tombolo.
Chiesa e campanile di S.Paolo, basilica di S.Vincenzo e la "trina di Cristo", trina eseguita a fuselli con filo di lino e con nastrini composti in tralci con volute e fiori, su un fondo di grosse maglie.
Anche la Lombardia è famosa per i merletti di cui i primi risalgono al 1300 quando nei conventi delle Benedettine e delle Umiliate, già religiose e ragazze lavoravano al tombolo.
Questa arte si diffuse dal capoluogo in tutta l'area della Brianza, dando forza alla tradizione della "Trina di Milano" che viene citata già nel 500 dagli Statuti dei Passamontari di Parigi. Alla fine del 500 la lavorazione del pizzo, dalla città di Milano viene trasferita alla campagna incominciando dai conventi delle suore. E furono proprio le suore Benedettine del Monastero di Santa Maria ad introdurre l'arte di tessere i merletti a Cantù.
Anche se Cantù era il centro della lavorazione del pizzo si era soliti a parlare della lavorazione del "punto Milano" Probabilmente Cantù si sentiva soggiogata dalla superiorità di Milano perciò ha ceduto a questa il vanto di dare alla lavorazione a fuselli il nome di "punto Milano"
Enrico VIII nel 1516 autorizzò due mercanti fiorentini ad importare merletti in Inghilterra. Caterina De Medici, diventa regina di Francia, chiamò alla sua corte il veneziano Federico Vinciolo che introdusse in Francia il "punto tagliato". La regina Elisabetta d'Inghilterra alla sua morte avenuta nel 1603 lasciò ben tremila abiti con ornamenti in merletto. Il merletto diventa parte principale del costume e vastiario sia ecclesiastico che civile e ricchezza per la dote delle giovani.
Nel 1590 viene pubblicato del pittore e studioso d'arte Giovan Paolo Lomazzo, il suo trattato "Idea del tempo della pittura" dove parla della celebre ricamatrice milanese Caterina Cantoni.
Nel 600 il disegno barocco prende a modello i disegni della natura con grappoli e grandi fiori e troviamo nei corredi di nobili famiglie inglesi modelli di merletti in stile milanese.
Nel 700 i disegni si stilizzano, si ingentiliscono e le dimensioni sono più piccole. Il classico fiore si ridurrà ad un rampino o ad un semplice cerchiello.
Nel 1774 questa industria, come la definiva il marchese Odescalchi fu di grande aiuto anche ai poveri dei paesi vicini, la raccolta e la vendita dei merletti sono stati ben presto aquistati da alcuni commercianti, ambulanti o merciai che si facevano fare il lavoro di merletto, anticipando il filo e altri arnesi di lavoro e ricompensarono le merlettaie non con denaro ma con generi di prima neccessità, come tessuti e commestibili.
Nei primissimi anni del 800 si calcola che a Cantù lavorassero circa settecento merlettaie che facevano pizzi di tutte le misure e altezze. A metà dell' ottocento con l'arrivo della moda degli scialli e dei veli, il lavoro del merletto si sviluppò notevolmente, che le canturine si dedicarono in massa a questa attività più favorevole e meno faticosa rispetto al lavoro dei campi.
Dopo una completa decadenza nel 800 il pizzo di Milano ebbe un ritorno di attività. Sino alla prima metà del 800 la produzione era limitata con disegni semplici cioè il comune merletto al tombolo utilizzato quasi sempre nella biancheria personale, o di casa, tovaglie, asciugamani, lenzuola etc. o anche per paramenti di chiesa. Nel 800 non vi sono innovazioni ma si ripetono tecniche e modelli e si copiano disegni stranieri di fiori, anfore, e vasi a forma di corno riboccanti di frutta e di fiori. Nell' ultimo quarto del 800 Cantù rappresentava insieme alla Liguria il maggiore centro di produzione. Nel 1850 con l' arrivo della moda dei veli, degli scialli e altri accessori per l' abbigliamento il merletto si sviluppò notevolmente, tanto da persuadere le merlettaie di Cantù di lavorare con più entusiasmo a questa attività. Visto che questà attività si dimostrò per le canturine, molto più conveniente e molto meno faticosa del lavoro in campagna e per questo si creò un vero e proprio mercato regolato dall' insorgere dei primi commercianti. Però la concorenza straniera e lo sviluppo nella Brianza della filatura ed incannaggio della seta furono cause del declino del lavoro del merletto canturino, che si riprese però nuovamente e raggiunse verso il 1870 arriva per il merletto il massimo splendore al divulgarsi di abiti da sposa lavorati interamente in pizzo, oltre camicette, mantelline, sciarpe, veli in diverse formeda portare sul capo, e biancheria da casa tovaglie, lenzuola con alti e bellissimi bordi e tendaggi interamente lavorati.
Nel 900 il disegno del pizzo canturino cerca di diffondersi e di trovare nuovi disegni, però riuscendoci solo in parte nell'intento. Ancora nel secolo scorso le figlie dei contadini imparavano fin da piccole a manovrare i fuselli e a quattro anni erano già a scuola di tombolo da una insegnante pagata dai genitori.
La diffusione dell'arte del merletto avviene a mezzo delle diverse corti e attraverso le suore il loro insegnamento e i loro trasferimenti.
L'arte e la produzione artigianale del merletto comprendevano: l' insegnamento privato o pubblico, il lavoro a domicilio o in laboratori artigiani, la vendita e il commercio. Una caratteristica fondamentale della lavorazione di Cantù ne deriva dalla grossolanità del filo usato più che dalla ricercatezza del sottilissimo lino di Fiandra. Un altra caratteristica canturina è l' improvvisa creatività. Verso il 1950 il mercato non ebbe più una grande richiesta ma il pizzo rimase nella cultura canturina. Le merlettaie continuarono ad eseguire merletti per la propria casa e le giovani per la propria dote. La riuscita di un pizzo per la donna di quei tempi era una grande soddisfazione e una realizzazione di se stessa.
Nascono le prime scuole: che non erano delle vere e proprie scuole, ma erano case dove donne già esperte nella lavorazione dei merletti, insegnavano alle loro allieve e questa veninano chiamate scuole. Fra le allieve si riunivano bambine da quattro ai dodici anni. Il numero delle allieve variava da 500 d' estate e 700 d' inverno.
Nel 1850 queste scuole erano sedici. E le giovani allieve pagavano una quota fissa di dieci soldi al mese e anche il tombolo, il cuscino, gli spilli e i fuselli.
Comunque si sentiva la neccessità di una vera scuola d'arte, quale sostegno indispensabile per un lavoro importante come quello di Cantù.
E la vera scuola nacque intorno al 1881 e il primo corso iniziù nel 1883.
Nel 1907 la scuola diventa Istituto professionale e nel fratempo si erano moltiplicate scuole private per insegnare l'arte del merletto. Però il lavoro delle scuole non era ben visto dai commercianti canturini perchè le scuole operavano come normale produttore.
Nel 1929 con la riforma della scuola si tentò di aumentare e ravvivare l' interesse e la conoscenza dei lavori e la scuola di Cantù divenne a orario continuo. Nel 1931 gli allievi della scuola percepivano addirittura una retribuzione. Nel 1938 la scuola divenne (ma purtroppo si parlava di una seconda guerra mondiale) erano momenti incerti, la scuola divenne sede legale di esami per il conseguimento di diplomi. Ma causa la guerra solo nel 1954 la scuola ottenne l' ordine di scuola d'arte di secondo grado, cioò con corsi quinquennali.
Il merletto a Offida
Centro delle Marche in provincia di Ascoli Piceno situata su un colle dominante la riva sinistra del Tronto. Un paese di aspetto anticoe suggestivo. Prodotti agricoli, allevamenti bacchi da seta, artigianato merletti al tombolo.
Nei pressi dell'abitato sono state rinvenute necropoli risalenti ai Piceni ed ai romani e un santuario dedicato a "Ophys" o Serpente Aureo, da cui Offida deriva il nome. Il paese ha mantenuto la tradizione artigianale dei preziosi merletti a tombolo.
Se andate a Offida avrete occasione di vedere le bellissime statue costituite in un gruppo di una donna anziana, una donna adulta e una bambina. Questa bellissima opera in omaggio alle bravissime merlettaie di Offida fu eretta nell estate del 1983 dello scultore Aldo Sergiacomi.
Offida si trova a venti chilometri da S Benedetto del Tronto, alle spalle della riviera adriatica. Antiche mura circondano la cittadina, posta sul crinale che separa la valle del Tesino da quella del Tronto. Chi passeggiasse nel periodo estivo per le vie del centro medioevale, sentirà un suono ritmico come di una specie di musica, prodotto da strumenti invisibili, sono i tanti fusilli che le agili mani delle donne offidane muovono per dare vita a dei meravigliosi lavori a merletto. Una rivista marchigiana nei primi anni di questo secolo scrisse: "nella Marca Picena troviamo i paesi dove la produzione del merletto è più antica e fra tutti va menzionata Offida, che serba ancora un così nobile privilegio".
A Offida l'arte del merletto a tombolo è una tradizione tipicamente femminile che risale al XV secolo. Questa arte incominciò prima a diffondersi nelle donne del popolo, poi alle comunità religiose e nel XVIII secolo alle famiglie aristocratiche. Però i merletti più antichi di Offida risalgono al 400 che ornano i camici di S. Giacomo della Marca e di S. Giovanni da Capistrano conservati dai frati di Monteprandone (AP). Diversi documenti testimoniano una notevole produzione artigianale di Offidani attraverso i secoli. E antichissime testimonianze sul merletto ci sono sin dalle epoche più lontane. Anche nella Bibbia si accenna alle "cortine a reticello" del tempio di Salomone e "pizzi di varia fattura" sono stati trovati sulle mummie dell' antico Egitto. Più avanti nel tempo è Giotto a offrirci nei suoi affreschi "sogno di Innocenzo III chiari esempi di merlatura. Negli ultimi anni del 400 si sa con certezza da un antico documento del 1476 che a Ferrara Eleonora D'Aragona moglie di Ercole I d' Este era occupata assieme alla sorella Beatrice e con 18 damigelle d' onore ad ornare l'appartamento che avrebbe dovuto ospitare la Regina d' Ungheria, con friseto d'oro fatto a piombini. Altre notizie storiche confermano ancora la presenza del merletto di Offida nel XVI secolo. Soprattutto fu per merito delle suore Benedettine arrivate a Offida nel 1655 e che si erano stabilite presso il convento di S.Marco. Nelle Marche il centro principale del merletto è Offida dove le prime ispirazioni pare siano nei fregi sul portale della meravigliosa chiesa romano-gotico di S.Maria della Rocca.
Altre notizie storiche confermano ancora la presenza del merletto di Offida nel secolo XVI, un certo Francesco Caroso nel 1615 ritrovava una copia di un voto che il comune aveva fatto nel 1511 alla S.Croce per la liberazione dalla peste e si dice che questo documento era "avvolto con gli pizi (pizzi) che aveva dato la figlia di Domenico Marelli". Antonio Bamonte nei "I merletti di Offida rende noto che nelle indicazioni di Curzio Gabrielli (Archivio Naturale di Ascoli) si trova in data 24 maggio 1612 un contratto commerciale ebreo di Giacomo Ancarano da Pesaro, con botteghe a Ancona, nel quale promette ai suoi fratelli Salvatore e Ventura residenti a Ascoli in un elenco a parte descritta il compenso di 841 scudi in cambio della merce. Tra questa merce vi era un pò di tutto come: coperte, pantaloni, tela, bottoni, soia ascolana, taffettà, scarpette, e 25 merletti di Offida.
Come ci informa il "Summarium informativo" del 1781 (ora conservato nell'archivio dei frati capuccini di Offida),
lo sviluppo dell'arte continua, vi è in questa terra l' industria dei merletti con la quale molte famiglie si mantengono.
Però si notano anche i pericoli della concorenza straniera. Nel 1728 la Comunità chiede la proibizione dell'importazione deli merletti nello Stato Ecclesiastico.
La signora Maria Carlini Sieber nata nel 1762 e morta nel 1833, fonda una scuola nel 1821 per merlettaie dedicandosi all'insegnamento dell'arte. Nel 1865 in poi il processo di industrializzazione non arresta la lavorazione e la produzione del merletto. Un merletto di Offida nel 1921 che rappresenta un volto di donna ottiene un enorme successo e viene premiato all'esposizione regionale di Ancona.
Nel dopoguerra, per l' incremento turistico nella riviera adriatica, la richiesta era aumentata di molto. E nel periodo estivo venivano molte comitive turistiche a visitare "la città del merletto" e si fermavano a ammirare con interesse i gruppi di merlettaie che nelle piazzette e per le strade davano prova della loro abilità nella lavorazione del merletto.
Questa era la migliore pubblicità per un prodotto offidano veramente genuino, in confronto con quello lavorato a macchina. D' estate delle signore di Offida giravano per le spiagge e località turistiche mostrando e offrendo in vendita i loro merletti.
Ad Offida nel 1950 è stata fatta la prima fiera del merletto a tombolo e recentemente i pregiati pizzi di Offida hanno fatto bella mostra in diverse esposizioni: Bologna, Burano, Sansepolcro e Ascoli Piceno. Nel 1979 le merlettaie si sono unite in cooperativa la quale aveva lo scopo oltre a produrre e vendere, anche quello di mantenere vivo l' interesse delle nuove generazioni. Forse solo pochi sanno che a Offida e in alcune zone vicine, vi sono uomini che sanno lavorare a tombolo con brillanti risultati. E' stato dato anche il via a un corso per "Addetto lavorazioni
artistiche e promozione del merletto a tombolo" aperto alla generazione maschile.
I punti più caratteristici del merletto di Offida sono: "Il punto Venezia, il punto rinascimento e il punto antico", sono molto poche le merlettaie che sanno realizzare questo punto e costa più dell' oro, lo si può ammirare nel museo del merletto di Offida.
La tradizione del merletto a tombolo continua ancora oggi trasmessa da madre in figlia, esso vive nell'animo delle donne di Offida che sono orgogliose di sentirsi artiste di un arte tanto bella e preziosa. Anche le nuove generazione hanno il grande desiderio di imparare questa arte come un sogno di luce.
Nel 1999 la Pro Loco di Offida ha organizzato il concorso "Fusello d' oro" esso rappresenta un appuntamento prestigioso, dove maestria, arte e prestigio, si fondono in un motivo di orgoglio per questa città.
IL MERLETTO DI PELLESTRINA
Il merletto di Pellestrina, ne ho sentito parlare diverse volte, ma mai ho capito il vero significato.
E' Pellestrina il nome di un bellissimo lavoro di merletto, o è una località?!
Finalmente ho saputo Pellestrina cos'è, un piccolo paradiso della natura tra laguna e mare con piccole case circondate da tanti orti. Inoltre è un luogo ricco di fascino e di antiche culture legate a una terra di pescatori.
Il suolo di Pellestrina questo piccolo paradiso accarezzato dalla laguna e baciato dal sole ha una storia molto interessante che desidero raccontarvi.
Il sottile littorale ora chiamato lido di Pellestrina va dal porto di Malamocco e quello di Chioggia per uno sviluppo di circa 11 chilometri, comprendente le località di S.Pietro in Volta, di Portosecco e di Pellestrina.
Chioggia la bella città meridionale della laguna di Venezia nel 1379 - 1380 fu teatro finale della guerra che da essa prese il nome di "guerra di Chioggia" combattuta contro Genova e vinta dai veneziani al comando di Vettor Pisani. Nel litorale tutto era stato distrutto dall'occupazione e invasione genovese prima alla vittoria finale nella battaglia di Chioggia del 24 giugno 1380. Il doge Andrea Contarini volle dimostrare anche a Pellestrina la soddisfazione per la resistenza ed il valore dimostrati nella lotta dei Pellestrinotti contro i Genovesi. Venne nell'isola accolto calorosamente da quelle popolazioni.
Gli stessi Pellestrinotti dovettero cominciare da capo la ricostruzione. In loro aiuto probabilmente accorsero dietro disposizioni del podestà di Chioggia quattro famiglie padronali-nobili della stessa città, che passarono a fissare nell'isola la loro stabile dimora, precisamente nel territorio compreso nell'arcipretale Ognissanti. Esse furono : i Busetto, i Vianello, gli Zennari e gli scarpa.
Queste famiglie presero possesso della porzione dell'isola che va da Portosecco alla ricordata chiesa di Ognissanti, dividendola in quattro parti dette sestieri, ogni sestiero fornito col cognome delle anzidette casate, le quali si crede rappresentassero, nei riflessi della podesteria di Chioggia, il potere civico. Dai quattro casati in parola ebbero discendenza decine di famiglie, per cui, al fine di distinguerle le une dalle altre, al cognome fu aggiunto un soprannome o un detto. La genealogia delle medesime, scritto a mano su grandi carte del secolo XVIII è gelosamente custodita nell'archivio antico del duomo arcipretale di Ognissanti. Rispecchia un pò la visione delle famiglie dell'isola dei secoli lontani. Ha valore storico-araldico-genealogico, perchè di ogni famiglia sono indicati i vincoli di parentela e i rami delle stirpi "forti" e di quelle "deboli", come pure le discendenze.
IL MERLETTO
La parola merletto è di origine veneziana e a Venezia fino dai lontani tempi si lavorava il merletto e davanti alle porte di casa si univano in un gruppo le casalinghe merlettaie, con il loro saltellante fusello, lavoravano e attendevano i loro mariti che tornavano dalla pesca e il più delle volte con un magro bottino di pesca. L'usanza non si è persa ancora oggi però certo in numero assai più ridotto. Però non si conosce con precisione il posto dove quest'arte ebbe inizio. Pare sia nata al principio del secolo XV° però non si sa se in Italia o in Francia. Qualcuno dice che sia di origine veneziana e che sarebbe stata portata in Francia nel 1536 da Federico Vincolo.
Poi dalla Francia passò alle Fiandre dove l'industria del merletto a fuselli ebbe vasto sviluppo e larga notorietà, particolarmente per i classici punti: Bruxelles, Valenciennes, Chantilly, Malines etc.
All'inizio del XVIII° secolo il merletto arrivò anche a Chioggia, Venezia, e a Pellestrina. In modo particolare per le donne di Chioggia e Pellestrina, il lavoro a fuselli era una piccola fonte di guadagno e anche un piacevole passatempo. Nelle giornate di tempo bello esse si mettevano quasi sempre sulla porta di casa a lavorare il pizzo sul tombolo, come amò farle conoscere spesso Carlo Goldoni nelle sue commedie. E i bellissimi merletti che nascevano dalle loro abili mani andavano a abellire la biancheria delle dame, le signore, e perchè no, anche quella delle popolane. Nel 1609 si scriveva che le donne di Pellestrina aiutavano a sostenere la famiglia con il lavoro delle "cordele a massete" nel mentre gli uomini erano a pesca.
Il commercio dei merletti aveniva solo dai maschi e anche i venditori porta a porta era obligatorio che fossero maschi. Per ottenere un merletto più perfetto possibile, i compratori andavano in queste isole poverissime e distruggevano senza pagare tutti i lavori non eseguiti perfettamente. Questa situazione continuò fino al principio del XVIII secolo quando il governo veneziano fece anche diffondere la lavorazione in terra ferma.
Verso la fine del 1700 nell'area veneziana il settore entrò fortementa in crisi e i vari istituti si dedicarono ad altre attività ma a Pellestrina il merletto riuscì a sopravvivere e verso il 1810 a Pellestrina ci fu furono un centinaio di merlettaie e una decina di negozi di merletti. Ma nel 1860 l'isola fu colta da epidemie di colera e vaiolo e morirono tantissime merlettaie.
Alla fine dell'ottocento e all'inizio del novecento a Pellestrina c'erano tantissime merlettaie ma dovettero rinunciare all'appellativo di "merlettaie" a causa che le tasse che dovevano pagare erano troppo alte, cosi hanno continuato il loro lavoro entro le mura domestiche. Ma con l'avvenimento dell'industrializzazione il lavoro a fusello-tombolo sarebbe scomparso se non fosse intervenuto l'industriale Michelangelo Jesurum, che rilanciò la manifattura del merletto e aiutato dall'Onorevole Paolo Fambri fondò la "Società Anonima per la Manifattura dei Merletti". Lo Jesurum chiamò da Pallestrina a Venezia le merlettaie più valenti le quali dopo essere state esercitate per due anni a copiare i modelli più belli e difficili da eseguire, ritornavano alle loro case. Così a Pellestrina nel 1874 venne aperta la prima scuola di merletto a fuselli dove sotto la guida di esperte merlettaie veniva insegnato questa arte così delicata a circa un centinaio di ragazze. La scuola ha avuto un grande sviluppo e quasi tutte le donne lavoravano a tombolo.
Jesurum aprì scuole a Pellestrina, Chioggia e Venezia per formare le operaie. Nel 1877 la lavorazione del merletto dava da vivere a 1500 merlettaie e nel 1878 si avvio la produzione di lavori a mano in seta con colori delicati eseguiti da due sole donne madre e figlia e si pensò di aprire una scuola speciale.
La lavorazione di questi preziosi merletti diede merito a Jesurum che prese nome di "Michelangelo dei fuselli".
In seguito alle due guerre mondiali si è avuto un calo di mano d'opera e le donne si misero a fare lavori più reditizi.
E' nel 1923 che la scuola Jesulum viene sostituita dall'Istituto Sacro Cuore che aveva circa venti ragazze dai 12 ai 15 anni. Nel 1945 la scula non era più una ditta che realizzava merletti, ma era diventata una guida turistica.
Il merletto a Sansepolcro
Centro della Toscana in provincia di Arezzo, centro commerciale e industriale (pastifici).
Numerevoli e notevoli sono i monumenti. La Cattedrale del secolo XII-XIV, la chiesa di San. Antonio del secolo XIV e la chiesa di San. Francesco del secolo XIII. Pinacoteca comunale con affreschi di Pietro della Francesca nativo di Sansepolcro e quadri di Luca Signorelli, Palazzo Pichi-Sermoli. Sede di diocesi cattolica.
La creazione del merletto a fuselli a Sansepolcro ha una provenienza abbastanza lontana e insolita, perche ci porta in un carcere dove una religiosa di origine fiamminga, lo insegnò a Amelia Gelli Pagliai nata nel lontano 1858 e morta nel 1942, questo lavoro che veniva chiamata anche "trina a spilli" la insegnò alle sorelle Adele e Ginna Marcelli. Le quali divenute esperte di questa stupenda arte che unisce il lavoro al romanticismo!
Incominciarono a studiare i vari merletti italiani e stranieri in particolare quelli francesi delle Fiandre, regione storica tra la Francia e la Germania. Spesso disfandoli e ricostruendo i vari passaggi. Ma piano, piano esse compresero come fosse possibile dare inizio ad un merletto nuovo, con caratteristiche proprie.
Non dobbiamo dimenticare il padre delle sorelle Adele e Ginna Marcelli, perchè è a lui che si deve l'invenzione del particolare sostegno mobile su cui viene appoggiato il tombolo di Sansepolcro.
Fu nel 1900 che venne aperta quella scuola e laboratorio che poi divenne celebre col titolo di "Premiata scuola di merletto a fuselli Adele e Ginna Marcelli" Al principio si insegnava solo alle giovani di buona famiglia, ma ben presto tra donne trinaie e ricamatrici, il numero aumentò e divennero prima una trentina e poi divennero più di cento, senza contare le più di mille lavoranti sparse nell'Alta Valle Tiberina che lavoravano a domicilio.
A Domenico Petri venivano assegnati i disegni dei lavori, che si distinguevano per alcune tipologie come le: "trine a burattini, a vasi, a ciocche, l'abachino e la foresta" rimaste più costanti nella zona. Il lavoro ebbe ben presto successo e fu apprezzato e conosciuto in tutta Europa, come anche in America. Questo mercato si aprì quando Ginna Marcelli si mise in società con Giovanni Melardi come testimoniano gli alti riconoscimenti, i diplomi e le medaglie d'oro, ottenute per le esposizioni internazionali di assoluto prestigio.
Dopo la prematura morte di Ginna nel 1912 fu il marito a continuare la sua attività che oltre a creare eccelenti lavoranti fece anche nascere abili maestre: Margherita Monanni, Agnese Tamburini, Assunta Benci, Zaira Baragli e Leda Fatti, che istituirono a loro volta altre scuole in città e nei dintorni.
Con l'arrivo della crisi economica mondiale e la chiusura dei mercati esteri a seguito della seconda guerra mondiale è anche incominciato il decliino e il ristagno delle vendite di quella attività artigianale che aveva reso celebre Sansepolcro, per l'arte del ricamo e del merletto.
Quando la guerra finì, anche se pure con personale ridotto la scuola riprese a funzionare. Domenico Petri venne a mancare nel 1948 e Ginna si trovò sola a proseguire la sua attività, presso l' Istituto d' Arte di Sansepolcro, nel 1955 fu istituita la sezione di merletto a fuselli e Ginna Marcelli venne chiamata ad organizzarla e ad iniziare l' insegnamento ma dopo pochi anni la sezione di merletto venne sostituita con quella di tessitura.
Nel 1977 a 95 anni Ginna Marcelli morì. E nello stesso anno nacque una nuova scuola di merletto presso l' Istituto Schianteschi fondata e condotta dalla maestra Pia Berghi che fu allieva della scuola Marcelli e le fu dato l' onore di portare avanti nel tempo l' insegnamento assicurando la continuità di quella preziosa tradizione.
Nel 1983 il "Centro Culturale di Sansepolcro" una libera associazione di cittadini, nata nel recupero e lo sviluppo dei valori artistici del luogo, costituì la prima mostra di merletto a fuselli, il cui successo risvegliò e ebbe nuovamente grande interesse nella popolazione di un' arte quasi dimenticata. La seconda mostra del merletto fu organizzata nel 1984 e proseguì da allora in poi con ritmo biennale accogliendo gradualmente i merletti italiani, quelli dei paesi della CEE e nel 1990 con la caduta del muro di Berlino anche quelli di tutta Europa e anche degli altri continenti.
La Biennale Internazionale del merletto è ormai entrata nella storia dell' arte del merletto per il contributo determinante che ha dato al cosiddetto "rinascimento del merletto" in Italia e in Europa. A livello locale e ha spronato il nascere di nuove iniziative.
Nel 1994 accettando l' invito ad entrare nelle esposizioni e nei concorsi della Biennale l' Istituto d' Arte di Sansepolcro ha iniziato uno studio sulla moda contemporanea realizzata con il recupero di tessuti pierfrancescani ed inserti di merletti rielaborati dagli originali conservati nel suo archivio storico.
L' Associazione "Il merletto nella città di Piero" è nata nel 1996 con la finalità di diffondere e rivalutare il merletto a fusilli attraverso lo svolgimento di corsi di merletto e di ricamo. Nello stesso anno per merito ad una donazione cittadina, il comune di Sansepolcro ha messo in opera uno "Spazio del merletto" dove in una mostra permanente si conservano prove di documenti autentici e trine della Premiata Scuola di Adele e Ginna Marcelli.
Il merletto in Sardegna
La Sardegna di cent'anni fa, era una terra arrida bruciata dal sole, terra di pascoli e dove qualche pastorello seduto su un sasso sotto il sole cocente badava le sue pecore col suo solito bastoncino e con gli occhi un pò malinconici guardava nel vuoto, sognando quella arrida terra che lo circondava diventere un meraviglioso prato verde con tanti fiori colorati.
Il ricamo sardo e i preziosi scialli di Oliena, Dorgali. e Santulussurgiu, sono conosciuti in tutto il mondo.
Questo stupendo lavoro viene realizzato in lana e quasi sempre in colori scuri, come per esempio a Oliana dove prevale il nero. Gli scialli possono essere ricamati con seta bianca, e fili d'oro, d'argento e perline in varie tinte. I disegni sono quasi sempre di fiori nelle varie grandezze uccelli dal piumaggio colorato, dorate spighe e farfalle con ali di stupendi colori. Il tutto poi viene ornato con lunghe frange in macramè, questi lavori realizzati con le mani delle brave artiste sarde, possono rendere bello e elegante qualsiasi capo di vestiario, anche il più modesto. Quasi sempre i tessuti bianchi vengono ricamati con fili di seta o lana con una bellissima varietà di colori, fra questi colori prevale l'indaco, il ruggine, il rosso e il giallo. Sono i disegni tradizionali dell'artigianato isolanocon figure di grifone, liocorno il leone e sono di tutt'altra derivazione. Le tecniche di ricamo utilizzate nell'isola sono svariate e cambiano di zona in zona. Anche quì è senz'altro il merletto fra le più usate, probabilmente nato dalle antiche lavorazioni saracene e rielaborato nel solco dei motivi tradizionali, fino a dar vita a uno stile autoctano ben definito.
Famose le tende, i tovagliati e i giroletti della scuola di Bosa, prodotte a reticella, e conosciute come "filet". Una citazione a parte meritano i stupendi ricami ad ago eseguiti a Osilo e a Desula.
Rinomata giustamente è Teulada in provincia di Cagliari per la pregiata produzione di servizi da tè, tovaglie, asciugamani e tende di lino e cotone abbelliti finemente con ricami preziosi che riproducono frutti, fiori e animali, fatti con il punto a riccio, a nodo e con l'antico broderie.
Il ricamo è quì un'arte antica e tradizionale, tanto che le ricamatrici hanno creato una tecnica unica e assai
complicata il punto chiamato "teuladino", che viene tramandato da madre in figlia.
Nel passato il lino assumeva un'importanza anche sociale, dopochè veniva utilizzato per confezionare il corredo delle ragazze da sposare. Spesso chi non lo coltivava veniva esposto alle critiche dei compaesani. Il cambiare delle regole di vita ha frenato negli scorsi decenni la vitalità di questa nobile arte femminile. Però con tutto ciò di recente, grazie specialmente alla creatività di alcuni sarti isolani essa sta trovando nuovo slancio nel settore dell'alta moda.
La Sardegna si differenzia quasi completamente dal settore del merletto, la sua arte è il ricamo, i colori e lo stile è unico, bellissimo, le tinte forti e calde come la loro terra, sono una cosa splendida. Il ricamo che è un'arte antica e raffinata e le tecniche che sono particolari e che ancora si tramandano di madre in figlia.
I tradizionali costumi sono l'esempio più eloquente di tanta maestria. Le fantasie tanto belle e preziose di scialli e abiti e la finezza dei tessuti le tecniche artistiche sono ancora apprezzate da tutti nelle grandi occasioni delle feste religiose e popolari.
Oggi il sogno di quel pastorello di, tanti, tanti, anni fa si è avverato e i fiori del suo sogno vivono su meravigliosi scialli e abiti.
Per avere un'idea sul artigianato sardo nell'arte del ricamo. Scialli, arazzi, coperte, cuscini, tende, e tappeti sono la produzione più importante per qualità e varietà artistica.
Antichissimi motivi originali riproducono sul tessuto i tipici disegni e colori di ciascuna zona. Nelle zone interne si usano le tinte forti e autunnali, mentre nel meridione colori pastello e vivaci e in alcuni casi vengono ancora usati i colori naturali, ricavati da infusi d'erbe, radici, bacche, come pure terre colorate e minerali.
Secondo il tessuto e il motivo che si desidera creare variano anche le tecniche di tessitura. Molto pregiati sono i tappeti a doppia faccia (pettenedda) e i copricassa che sono indistruttibili.
Nule ha la produzione dei motivi fiammati come il rosso acceso, l'azzurro, il verde con disegni afro-orientali e anche quella "Bolotana" che richiama i disegni dell'arte indiana, con motivi a strisce romboidali e di stelle dai colori intensi, del verde, marrone e giallo.
Ora vi spiego un'altra lavorazione quella a punto pieno "Mustra" che si fa disegnando con la trama coloratasul ordito bianco, motivi stilizzati di animali, cervi e pavoni, piante, fiori, e gli sposi a cavallo, i simboli magici come soli e lune, poi motivi alegorici con circondati da cornici fatte di rombi, greche o motivi del ballo sardo. Così si lavorano pure bisacche, arazzi, coperte, e finimenti ricchi che rappresentano animali stilizzati oppure scene di caccia.
Mentre a Sarule, Santulussurgiu, Bonorva e Dorgali, un'altra tecnica molto impegnativa viene utilizzata per la tessitura di cuscini, tovaglie e tende di lino a "ranos" (chicchi di grano) o a "pibiones" (acini d'uva). La lavorazione è formata nel comporre il disegno facendo uscire fuori la trama dall'ordito, e facendo piccole gocce in rilievo.
Famosa è Teulada nel cagliaritano per i suoi fini ricami che riproducono, frutti, fiori e animali, ottenuti con il punto riccio, a nodo e soprattutto per le bellissime tovaglie. Non tutti sanno che già da alcuni secoli Teulada custodisce una tradizione di ricami artistici unici al mondo.
Il ricamo sardo che è il frutto di eccezionale abilità e la cui origine è addirittura leggenda. Come lo dimostrano i costumi tradizionali e gli arredi sacri.
In Sardegna l'arte del ricamo è molto estesa soprattutto a Oliena dove si fanno i meravigliosi scialli ricamati in seta. Le tecniche vanno dai merletti con il bianco su fondo colorato generalmente rosso-ruggine e ai delicati filet a nodi e pizzo di Bosa.
Le tele bianche vengono ricamate con sete e con lane policrome e i colori più usati sono il giallo, l'indaco, il ruggine e il marrone. In origine nati per decorare i polsi e il collo delle camice e dei indumenti che già da alcuni decenni vengono usati per confezionare anche articoli da arredamento. Ricamati solo nel lino a trama grossa con il punto fatto con una sequela di nodini disposti in modo geometrico fino a creare disegni tramandati da secoli e predominati da uccelli e piante.
Invece più complesso e delicato è il "punt'abrodu" che si ricama su tutti i tessuti dalla seta al lino.
Questo viene eseguito senza disegno, ma solo con la fantasia ago e filo e sul tessuto nascono piante fantastiche, ghirlande e galletti con le code simili a uccelli del paradiso.
E da questo ricamo ecco nascere questa bella leggenda:
"Narra la leggenda che il punto "A brodu" nacque nella cella di un carcere, dalle abili mani di una donna che era stata per molti anni condannata a vivere la sua vita con il rosario e l'ago, nel ricordo dei suoi due uomini, dai suoi affetti e dei suoi dolori.
Il barone di Teulada, quando tanti anni fa dominava i suoi sudditi, un uomo si invaghì di una signora al punto che la passione fu così violenta che a nulla valsero le minacce della forca per cambiare gli eventi e il destino.
In una notte d'amore i due amanti decisero di uccidere il marito di lei, ma condotto a termine il delitto, vennero scoperti da un abile ufficiale della giustizia, entrambi vennero condannati. L'uomo salì sul patibolo e la donna fu condannata in carcere a vita, poichè era incinta.
Nella solitudine della sua tetra cella, la donna chiese ago e filo, passando così il suo tempo tra preghiera e ricamo. Impresse sulla stoffa le sue sofferenze e le sue speranze. Ricamò un albero, le sue foglie, i suoi rami corti, gli uccelli e le melagrane, la grata della finestrella era il simbolo della sua colpa e ostacolo alla sua libertà. Fece così una stupenda coltre che donò alla baronessa.
La signora visse per molti anni, dedicando la sua vita interamente al ricamo".
I costumi
Non si può non parlare dei splendidi costumi sardi, i loro colori, i loro disegni sono di una bellezza unica.
I costumi sardi sono molto belli e colorati, arricchiti da stupendi ricami e impreziositi da gioielli di ispirazione ispano-moresca. E è senza dubbio la manifestazione folkloristica meridionale dove si trovano tracce sicure di una civiltà schiettamente mediterranea.
Il costume femminile
La donna nel suo bellissimo costume porta il capo coperto da un velo, uno scialle o una cuffia.
La gonna è lunga e plissettata o può essere fatta a "boldau" cioè a righe blù e rosse, oppure ancora a "indrollau" ossia di broccato con le maniche del corsetto a sbuffo.
Il grembiule è ricamato, che nella maggior parte dei casi le donne lo sovrappongono alle vesti, se pur non essendo sempre di fattura antica, ripropongono un' antichissima usanza di tutti i popoli e di tutti i tempi.
Il costume maschile
Il costume maschile, comprende la giacca che è molto simile al bolero che portano i portoghesi dell'Estremadura e confezionato di orbace scuro nero o grigio con bordi verdini. La camicia finemente ricamata ha un colletto alto inamidato tutto cosparso di ricami e ampie maniche.
Le bragas (pantaloni) sono larghe in tela di lino bianca e a metà polpacciosi vede la lunga camicia a tunica e nella cintura in pelle vi è un curioso amuleto che viene usato contro il malocchio.
Entrambi i costumi sono impreziositi da delicatissimi ricami di grande valore e strettamente legati da collane, catene, ciondoli, amuleti etc. gioielli che le donne sarde conservano con religiosità e che vengono tramandatidi generazione in generazione come fossero oggetti più sacri che preziosi.
Naturalmente i costumi variano di regione in regione.
Questo è solo uno spunto su la bellezza dei costumi sardi, che naturalmente hanno ancora tantissime variazioni.
Il merletto a Orvieto
Città dell'Umbria in provincia di Terni su uno sprone tufaceo, dominante la valle del Paglia.
Stupendo duomo di stile gotico, di insigne opere di maestri del quattrocento e del cinquecento. Pozzo di San Patrizio scavato nel sasso da Antonio da Sangallo, necropoli etrusca. Diocesi cattolica. Industria vinicola e delle ceramiche artistiche.
Alla fine del 1800 nasce il merletto di Orvieto, una diffusissima lavorazione tra le merlettaie del posto, prendendo le sue radici nella tecnica della trina d' Irlanda.
Nelle viuzze tortuose e strette della vecchia Orvieto sovrastate dalla maestosa e bellissima decorazione architettonica del duomo. Quando a loro il tempo permetteva e quando libere di ogni impegno le donne sedute davanti alle soglie delle loro abitazioni lavoravano con singolare abilità e capacità una trina impalpabile quasi eterea, per loro il tempo non aveva fretta mentre il suono delle campane segnavano l'alba e il tramonto
Nel 1907 circa su iniziativa di nobili dame dell'acristocrazia locale e alcuni esponeneti nacque l' Ars Wetana una società di patronato che si propone di dare alle donne del popolo un'opportunità di guadagnare a domicilio con un lavoro non particolarmente gravoso, svolgendo l'attività di produzione e confezionamento di merletti e trine, riferendosi in modo particolare al Duomo di Orvieto e dei suoi bellissimi ornamenti e riprendendo i tipici motivi decorativi delle foglie di edera di acanto e di vite e dei fiori eterei, animali, e figure tratti dai bassorilievi trecenteschi del Duomo imprigionandoli in una rete impalpabile e irreale che compone l'unico appoggio a dei rari capolavori della fantasia e abilità di un arte tutta femminile. La bellezza del ornato a rilievo era esaltata dalla stiratura che con particolari accorgimenti faceva si, che esso richiamasse proprio da vicino i bassorilievi trecenteschi del Duomo.
Non trina e non pizzo ma merletto perchè è questa parola che manifesta un'origine medievale derivata da "merli" e ci fa ricordare i castelli portandoci in un tempo molto lontano, oppure in qualche palazzo presente anche nelle nostre città, o le cime delle montagne, come i lavori che si fanno al nord chiamati Hardanger o Puncetto. Perciò per somiglianza un scorrere sinuoso, ondegiante del lavoro. La definizione trina è di origine più antica da sistemare in un complesso di origine araba e più adatta a distinguere un lavoro leggero e sottile come il Valenciennes o il ricamo su tulle.
Il merletto di Orvieto è una creazione completamente femminile, sia per quanto riguarda la preparazione dei disegni curata dalle signore dell'Ars Wetana, sia per quel che riguarda l'esecuzione affidata alle operaie e il lavoro finito è dunque di un armonia ed eleganza senza pari.
Ogni merlettaia ha una sua specializzazione che oggi si può chiamare il lavoro di equipe con una sua organizzazione, sottile nell'esecuzione di tondini. puntine, rete, ornato che poi viene assemblato da una merlettaia che completa personalmente la perfezione del lavoro, In altri casi è la sola merlettaia che esegue tutte le fasi della lavorazione. La tecnica di lavorazione è molto diversa dalle altre, perchè si impiega un sottilissimo uncinetto n.06 e cotone in rocchetti o gomitoli del n.150 e in qualche caso del n.200 che però ormai non si trovano più in commercio. Però non tutti i cotoni si possono usare, alcuni che non sono sufficientemente ritorti rendono scadente la qualità del lavoro.
E' un lavoro di molta pazienza, silenzioso e fatto con molta attenzione. Prima cosa si fa il disegno su carta, poi si riporta il disegno su mussola con la carta copiativa, si fa l'ornato sulla traccia del disegno e si usa un sostegno con un filo interno più grosso, poi si adatta con un imbastitura solida l'ornato alla tela e poi si fanno i tondini per la parte centrale o chiamato anche buchino, se il merletto viene adattato su tela, si fa il fondo detto "girato" o a "stanghe" nell'orlato a tulle fra i tondini, dopo si toglie l'imbastitura e si stira.
Per la stiratura si usa un ferro piccolo e di vecchio modello con l'aiuto di particolari attrezzi scaldati per dare rilievo all'ornato. Mentre per dare consistenza al lavoro si usa una spluzione di gomma arabica.
E' un lavoro complicato, ma questo merletto di Orvieto viene utilizzato in modo particolare nei corredi liturgici come: camici, tovaglie per gli altari, lini sacri, e anche per l'arredamento, come il corredo e la biancheria intima usano questa notevole lavorazione con questi straordinari risultati: Panelli, lenzuola, arazzi, tovaglie, centri da tavola, copriletti, paralumi, vestiti da sposa, corredi da battesimo e colletti.
Nel 1974 dopo l'alternarsi di fatti successi, l'ARS Wentana ha concluso la sua attività sotto forma di società di patronato per mutarsi in azienda privata, pur mantenendo integro il livello artistico della produzione.
Alcune valenti merlettaie hanno portato e portano avanti ancora oggi con passione la loro attività presentando disegni antichi così come creazioni nuove.
Alcune di loro hanno collaborato nel 1995 alla creazione della Scuola "Bolsena Ricama" che si è fatta l'obligo di riprendere la tradizione del merletto di Orvieto.
La visita del Pontefice
Nel 1990 a Orvieto in occasione del settimo centenario della fondazione del Duomo di Orvieto, alla visita del Pontefice, gli fu fatto dono di un meraviglioso merletto.
Il merletto a Assisi
Cittadina dell'Umbria in provincia di Perugia, di aspetto medievale in posizione panoramica, su uno sperone del Subasio. I suoi maggiori e più famosi monumenti sono legati al nome di S.Francesco e a Santa Chiara, è sede vescovile. La Basilica con le due chiese superiore e inferiore di struttura gotica, duomo di S. Rufino, tempio romanodi Minerva, basilica di S.Maria degli Angeli e il celebre oratorio di S.Damiano.
Anche se il tempo è trascorso inesorabile facendo che le stagioni cambiassero tante volte colore, non ha potuto cambiare la bellezza e il fascino di una terra così ricca di profonda spiritualità francescana e di tesori d'arte di grandiosa bellezza .
Assisi si trova sull'estremo pendio del monte Subasio, dalla sua posizione elevata domina la verde e tranquilla pianura umbra.
In questa atmosfera di serenità e bellezza, tra gli affreschi che Giotto ha dipinto nella Basilica Superiore di S.Francesco dedicati alla sua vita e in queste condizioni di vita spirituale e morale si inserisce la tradizione del ricamo che prende il nome del posto in cui è nato, il "Punto Assisi" oppure "Punto francescano", tipico prodotto dell'artigianato del luogo.
Le sue origini che si perdono nel tempo perchè già nel 1300 si trovano motivi e tracce di questi ricami.
Nell'episodio della morte del cavaliere di Celano, il tavolo intorno al quale sono seduti i commensali si può vederlo apparecchiato con una tovaglia ricamata con i caratteristici disegni fatti a Punto Assisi.
Fu nel cinquecento e nel seicento che questo ricamo ha avuto il suo massimo splendore, anche per la diffusione di libri per modelli destinati ai ricami.
E' all'inizio del 1900 che tra l'alternarsi di vicende che il ricamo artistico vede il suo momento di rinascimento, grazie all'iniziativa del "Comitato per le industrie femminili". Che nel 1905 si costituì ad Assisi ed ebbe il merito di organizzare il lavoro di tante operaie e produrre una rete di distribuzione anche sui mercati esteri. Insieme a questa iniziativa nacquero laboratori presso Istituti di educazione e conventi femminili, così come il "Laboratorio di S.Francesco".
Nei giovani oggi suscita il ricamo del "Punto Assisi" un nuovo interesse e dal quale traggono dalle anziane ricamatrici l'insegnamento che offre loro di imparare un'arte e la possibilità di un sviluppo dell'artigianato locale.
Per chi va ad Assisi può ancora oggi incontrare per le vie sedute davanti alle porte di casa le donne intente al lavoro di ricamo che era tanto diffuso in un tempo ormai lontano.
Il punto "Assisi" una lavorazione difficile da realizzare e di grande effetto è un insieme di due punti di ricamo, dal punto a croce e il punto scritto, per questo l'effetto dell'immagine si ottiene in negativo, cioè il ricamo copre il fondo con il punto croce, invece il punto scritto ne definisce i contorni.
Il tessuto che si usa è una tela di lino o misto lino di colore avorio e si chiama "tela Assisi", molto regolamente tessuta con fili di ordito e trama di uguale grossezza, così che risulta un esatto punto croce. Il punto scritto di solito viene eseguito nel colore nero, invece il punto croce con colori più vivi come l'azzurro e il ruggine che ricordano le tovaglie rinascimentali e medioevali della tradizione dei tessuti umbri.
Il ricamo del punto Assisi per quello che riguarda la sua tecnica è un ricamo semplice sia nell'aspetto che nell'esecuzione, nell'aspetto è quello di un tessuto in tutto simile alle tovaglie perugine che nell'esecuzione richiede la precisione del ricamo a fili contati.
Nel punto "Assisi" gli animali i fiori vengono ripresi dai stupendi intarsi in legno del Duomo di S.Pietro a Perugia, i rosoni, i bassirilievi dei portali delle tante chiese umbre, come i bassolrilievi del portale della Cattedrale di S.Rufino ad Assisi, dal quale è stato copiato il soggetto per il famoso ricamo "Il vaso di S.Rufino.
Il Merletto a Santa Ninfa
In provincia di Trapani e sorge in una zona collinare interna. Centro agricolo, tra i suoi prodotti in particolare è la produzione di ortaggi, grano, olive e frutta.
Fondata nel 1605 da Luigi Arrias Giardina, fu distrutta per 80 per cento dal terremoto del Belice nel 1968, poi ricostruita completamente allo stesso posto nelle vicinanze del Monte Calvario. Ancora oggi si può vedere alcuni resti di edifici come il monumento dei Caduti, alcuni resti di chiese e del Convento di S.Anna, distrutti dal terremoto.
A Santa Ninfa era la "dote" che faceva nascere l'arte del merletto a fuselli, questa biancheria sia personale che per la casa, questa biancheria veniva confezionata dalle madri che poi la donano in dote alle figlie quando si sposano. Però non solo le madri ma anche le figlie fino da adoloscenti lavoravano al tombolo e si preparavano la loro biancheria per la dote. Invece nelle famiglie ricche si faceva preparare la dote da altre merlettaie e cosi questa arte del ricamo ha dato vita a una attività artigianale. Vengono cosi confezionati della bellissima biancheria intima come camicie da notte, abbellita da ricami, con iniziali, lavori a chiacchierino e pizzi o sfilato siciliano, poi federe per cuscini, lenzuola e sbote per i letti stile rinascimento. Come anche asiugamani con inserti di pizzo, oppure fatti a punto antico con le frange (frinze) poi centrini in tante forme e ricami diversi molto belli e anche tende ornate all'uncinetto o a punto ago, per rendere la casa più bella.
Ma oltre questo si tessevano anche coperte che venivano chiamate "cutri" e tovaglie "trubbeli" come anche tutti i tessuti che si usavano per realizzare i corredi, ma oltre a questi tessuti che servivano per il corredo, venivano fatte anche le "frazzate" e tappeti, che venivano realizzati con il riciclaggio di vecchi indumenti che si tagliavano a striscie in modo che diventavano dei lunghi nastri e poi si avvolgevano su una spoletta unindo i colori più diversi e tessendoli che poi formavano righe, specchi e altri disegni. Nell'insieme non esiste un tipo di ricamo che sia superiore sugli altri, ma è una lavorazione assortita di ricami e trine le quali si eseguono oggi.
Il merletto a Predoi
Predoi è in Valle Aurina in provincia di Bolzano e si stende ai piedi di quattordici cime.
In questa terra un pò aspra ma in pari tempo meravigliosa, l'uomo lavora il rame già dall'età del bronzo. Nel medioevo la miniera di rame contribuì sensibilmente per ben cinque secoli al sostenimento delle famiglie e allo sviluppo della Valle. Un altro artigianato molto interessante è quello di intagliare maschere con le cortecce d'albero e nel legno e anche con le radici.
Se andate a Predoi avrete occasione di vedere fare bella mostra in ogni "Stube" il suo immancabile "Klappelspinggele" che sarebbe il tombolo e che in ogni stube è di casa.
Sembra che ad avere introdotto il tombolo nella valle questa interessante specie di artigianato sia stato un minatore straniero e che d'allora tutte le donne di Pordoi usavano, sia per svago che per lavoro e nasce così l'artigianato del tombolo. Vi fu un periodo di decadenza per il merletto che però riuscì a riprendersi e a rifiorire.
Quando nel 1893 venne chiusa la miniera di rame che rappresentava per gli abitanti di Predoi da secoli la principale risorsa economica. Nel tentativo di trovare nuove fonti di sostentamento per le famiglie, soprattuto con l' aiuto dal di allora sacerdote di Predoi e dai proprietari delle miniera. Alcune donne furono state mandate in Austria a Vienna a seguire dei corsi di merletto. Lì ottenevano un diploma e impararono anche a creare i disegni. Quando tornarono alle loro case a sua volta insegnarono alle donne e bambine di Predoi, quello che avevano imparato e che è stato sempre tramandato di generazione in generazione. E ancora oggi costituisce una ben utile risorsa e attività, come quella di intagliare maschere.
La prima scuola statale per merletti al tombolo venne fondata nel 1908 e ogni anno tenne un corso della durata di otto mesi questo fino al 1912. Successivamente durante la prima guerra mondiale, le donne dovettero abbandonare il tombolo per occuparsi del lavoro nei campi, in assenza degli uomini partiti per la guerra.
Negli anni trenta i corsi hanno ripreso e il lavoro al tombolo ebbe un buon sviluppo, poi arrivò la seconda guerra mondiale e ci fu nuovamente una interruzione del lavoro.
Nel 1948 dall' EMPI sotto la direzione della signora Rosa Mittermair fu nuovamente fondata la scuola di merletto e la sua direzione continuò fino alla sua morte che avenne nel 1969. Per merito alla fondazione dell' associazione "Scuola del tombolo privata" che avenne nel 1994, i corsi di merletto finanziati dalla provincia autonoma di Bolzano si svolgono ancora e un buon numero di persone interessate li frequentano ancora oggi. Quindi ininterrottamente da 53 anni la scuola esiste ancora. E per un piccolo paese come Predoi con solo 700 abitanti essa ha un grande valore e ancora oggi rappresenta per quanto modesto, un contributo significativo per l'economia del paese. Nel periodo estivo la durata di un corso è di 100 ore e l'insegnamento si svolge alle ragazze fino ai 14 anni. Mentre in autunno il corso prosegue per le donne di Predoi.
Siccome è un' attività tradizionale i corsi vengono svolti solo agli abitanti del paese. Nel periodo estivo in alcune manifestazioni si possono anche vedere le merlettaie al lavoro.
Nella scuola si insegna sia il merletto moderno, sia quello antico dove ogni tipo di pizzo ha il suo nome tradizionale e caratteristico come: "Fledermaus" che vuol dire = pipistrello, poi "Schnecke" che vuol dire = chiocciola, poi "Finger" che significa = dito e Mucke che significa = zanzara. Sia il pizzo moderno, cosiddetto "commerciale" che "tradizionale" si inizia con la fettuccina e il punto tela, poi si va avanti con il mezzo punto fino al punto stuoia. Il filo utilizzato è tradizionalmente di lino, ma si usa anche di cotone, negli ultimi anni si lavora anche con fili colorati.
A Predoi oltre ai classici lavori si fanno anche dei bellissimi lavoretti per le feste natalizie come: angeli, campanelle, stelle, babbi natale, orsetti, uccellini, alberelli e altri, da appendere sull' albero di natale.
Il merletto a Cesena
Città della Romagna, Di antichissima origine, fu nel medioevo per qualche tempo signoria di un ramo dei Malatesta poi appartenne alla chiesa. Sede vescovile, con la caattedrale romano-gotica del secolo XIV-XV. Biblioteca malatestiana. Centro agricolo, bovini, fragole, pesche, kiwi, ortaggi, vino, olio, pesce e industriale con zuccherifici.
A Cesena non ha mai avuto molta importanza il lavoro del merletto al tombolo, ne come fonte di guadagno e nemmeno come attività artigianale. Il merletto certamente era conosciuto ma veniva usato più che altro nei conventi dove le suore provenienti da altri posti come Offida, Cantù, Burano etc. insegnavano l'arte del merletto.
Fino a quando nel 1988 un gruppo di donne appassionate di questo lavoro al merletto hanno aperto una scuola completamente gratuita per insegnare l'arte del merletto.
I risultati sono stati ottimi e con un sostegno determinante del Presidente del Centro Culturale di Sanseporcro, la scuola si fece conoscere in tutta Italia. La scuola non si interessava solamente all'insegnamento della tecnica tradizionale italiana del merletto, ma anche all'esecuzione di progetti riformati con temi e indirizzi ispirati all'arte creativa moderna. E' questo il motivo per cui i lavori delle allieve e merlettaie di Cesena hanno un'impronta del tutto originale, sia per quello che riguarda l'elaborazione di nuove combinazioni di punti come per la prova di moderni filati e anche per la ricerca di inedite ispirazioni artistiche. Lo scopo per rendere riconoscibile e apprezzabile lo stile e del merletto di Cesena è proprio questo insieme di studi e di orientamenti.
Il lavoro "Sacra Geometria di Piero" nel 1992 che fu presentato al Concorso Internazionale della V Biennale di Sansepolcro vinse il tombolo d'argento. Altre due mostre di merletto al tombolo la scuola ha organizzato della città di Cesena nel 1993 e nel 1996 con due incontri e ebbe un grande successo non solo nell'ambito cittadino, ma anche a livello nazionale.
Con le più varie fonti d'ispirazione e con filati speciali alcune creazioni moderne adatte all'abbigliamento sono state esposte a mostre o fatte sfilare accoppiate a lavori della "Sarteco" a Milano, Firenze, Arezzo, Montecarlo, Parigi e anche in Giappone, ricevendo ovunque, curiosità, interesse e approvazioni per l'ottima tecnica esecutiva e per l'armonia dell'insieme dell'accostamento dei colori e la disposizione artistica.
Un gruppo di convinte sostenitrici della mescolanza tra il merletto e il ricamo hanno istituito l'Associazione "Accademia dei lavori femminili" dove si insegna il merletto al tombolo e il ricamo. Delle quali alcune di queste creazioni con queste tecniche sono state esposte a delle mostre, oltre che a Cantù anche a Sansepolcro, Isernia, Gorizia, l' Aquila e Cles anche in altre città d' Italia, come negli Stati Uniti e in Svizzera.
In questo periodo l' Accademia lavora in collaborazione con la storia del merletto e con la maestra merlettaia Thessy Schoenolzer Nichols, al progetto "Cultura classica per un merletto a fuselli moderno" mirato all'aggiornamento delle maestre merlettaie sulle varie tecniche del moderno italiano, affinchè dal passato si prendano spunti e conoscenze , ma che poi ci si proietti nel futuro per un'arte più attuale e rispondente alle esigenze e ai gusti del mondo moderno, osservato con stima e meraviglia all'aggiornamento delle maestre merlettaie su varie tecniche del merletto italiano, affinchè si prendano un'idea e conoscenze del passato, ma che dopo ci faccia conoscere il futuro per un'arte più attuale e adatta alle esigenze e ai gusti del mondo moderno.
Per quanto concerne il lavoro: il filo viene usato a seconda del manufatto che si vuole fare, lino sottilissimo, seta, la canapa e fino a filati elastici e metalizzati. Nella scuola si lavora su tomboli cilindrici riempiti con crine vegetale o segatura e diversi sono i tipi di appoggiatombolo, che provengono da Offida, Cantù e dalla valle Aurina e risulta il più razionale e pratico un modello del 700.
I fuselli sono di media grossezza con testina per fermare il filo e gli spilli sono sottili e lunghi. I motivi sono disegnati su carta millimetrata o da lucido, ma non su cartone che viene usato a Cantù o in altri posti senza le indicazioni delle punture.
Il merletto in Val Varaita
La Val Varaita si trova in provincia di cuneo, con bellissimi panorami e piste da sci, oltre a bellissime passeggiate, Pontechianale, Bellino, Cesteldelfino, Sampeyre, queste alcune pittoresche località della Val Varaita, dove l'arte del merletto ha un'antica tradizione, altri bellissimi lavori artigianale della valle sono: lavori in legno, ceramica, rame, peltro, gioielli, come il broccato, la pietra e altri.
Già dalla metà del XVII secolo si era diffusa l' arte del merletto a fusilli in Val Varaita e le merlettaie che si applicano a questa arte vivono a Pontechianale, Sampeyre, Bellino e Casteldelfino. Il merletto occitano si distingue dagli altri da l' esecuzione del fondo eseguito a: Point de Paris (rete a buchi esagonali) e gli altri punti sono il mezzo punto, il punto tela, il point a le rose, il point cannage e il point d' esprit. I disegni quasi sempre si riferiscono alla natura come: tralci, fiori, api etc. Un' altra cosa che si distingue è il contorno dei disegni con un filo grosso e lucido che viene chiamato "cordonnet" e che nel merletto crea una cosa unica nei confronti dei merletti realizzati nel resto d' Italia. Il merletto occitano era nato per abbellire le cuffie del costume tradizionale femminile (bero) ma a volte anche per quello maschile, quando l' usanza delle cuffie scomparve allora sembrava che anche la lavorazione del merletto dovesse scomparire. Ma tra il 1900 e il 2000 due uomini il colonnello Michele Celestino Bes e l' avvocato Gianpiero Boschiero che ancora oggi si interessa all' associazione Pouientes d'Oc (merletti occitani) questa associazione si occupa dell' insegnamento dell' arte del merletto in alcune scuole elementari.
La maggior parte dei merletti a fuselli veniva relizzata per confezionare le cuffie dei costumi tradizionali delle donne. Però qualche merletto veniva pure utilizzato per i costumi festivi maschili di Casteldelfino e anche in alcuni costumi della festa tradizionale della Baio di Sampeyre. Mentre di paramenti per la chiesa si conoscono solo tre tovaglie d' altare ornate con questi merletti.
Fu nell'anno 1920 quando i merletti hanno iniziato a essere utilizzati per la biancheria intima femminile, come anche per servizi da tavola e ora vengono anche usati nell'arredamento. Nella tradizione venivano realizzate esclusivamente strisce larghe 8-11 cm. Sempre nel 1920 furono prodotti anche merletti rotondi e quadrati. Di recente si hanno realizzato merletti romboidali e esagonali.
Il declino dell'uso della cuffia
Sono in pochi a sapere che in Alta Valle di Susa, a Rochemolles si lavora il merletto al tombolo e che nel museo civico di Bardonecchia vi è conservato un antico tombolo completo di merletto, fuselli e crocca d' fa pountzetto cioè l' attrezzo tutto intagliatoche si piantava nel terreno e tenuto tra le ginocchia faceva da supporto al tombolo per la lavorazione del pizzo. A Bardonecchia esiste una scuola del merletto, questa scuola ospita in gran numero ragazze che desiderano apprendere a lavorare con i fuselli. Il tombolo viene lavorato con filo continuo e si usano da otto a trecento fuselli per volta e quando si sbaglia si ricomincia da capo. In questa scuola appese alla parete dell' aula si possono vedere alcuni lavori come: dalla frutta in più colori tipica di Melezet, come il simbolo delle olimpiadi di alcuni sciatori del 2006 realizzato in filo nero e anche altri vari pezzi. Sempre a Bardonecchia presso il "Museo Civico" si possono ammirarei vari attrezzi del passato, tra questi un tombolo, dei costumi tradizionali, e alcune cuffie.
A Rochemolles il merletto è stato portato nel 1620 -1630 da Isabella de Serre una donna nobile e bella di Oulx, moglie di Lorenzo De Ferrus.
Circa quattro secoli fa in Valle D'Aosta si rifugiarono delle suore che erano fuggite da un monastero di Cluny.
Loro portarono con sè l'arte del merletto a tombolo che si diffuse a Cogne, questa arte anche se sembrava scomparire, oggi ci sono un centinaio di merlettaie che si sono riunite in coperativa che lavorano questo ricercatissimo pizzo, che viene realizzato a memoria senza usare disegni o modelli come base.
Di fronte alla chiesa di Sant' Orso vi sono i locali della "Meson di pits" che sono la sede della Cooperativa "Dentellieres de Cogne" dove si possono vedere le merlettaie con il loro costume tradizionale, che realizzano con il filo di cotone, lino o canapa i loro lavori. E da qualche anno il merletto è diventato oggetto di insegnamento nelle scuole, ragazzi e ragazze imparano così a destreggiarsi con i fusi e a riprodurre motivi decorativi e disegni antichi di secoli. I tradizionali costumi di Cogne sono fatti in "drap" che è un tessuto locale, di colore nero e arricchiti da merletti (dentelle). I colli lavorati a tombolo sono gli elementi tipici del costume.
Il filo che viene usato per i merletti di Cogne è di lino di colore naturale, qualche volta esso viene candeggiato.
I principali punti che contradistinguono questo merletto sono: "borna camanda (buchi eleganti)" "borna semplice (buchi semplici)" "teppa cera (mezzo punto)" "teppa teuppa (losanghe con punto tela)" Jouede perni, teppa cleira, pinta teuppa paviuola, beubeille (fuselli).
E' un costume molto austero quello di Cogne, ma è abellito ai polsi e al collo da un pizzo alto cm.10. Anche questo pizzo è molto semplice, invece al costume che veniva usato per le nozze si applicavano merletti acquistati in Francia e erano molto più raffinati.
In alta Val Varaita si porta un costume in panno di lana nero e uguale è anche quello nuziale, tutti e due hanno tre grandi pieghe sciolte e sopra i vestiti c'è uno scialle e un grambiule che possono essere di cotone o di lana, invece le spose lo portano in seta.
Per risaltare dal fondo dell'abito nero i loro colori sono molto vivaci. La cuffia è ornata da un merletto eseguito al tombolo che a volte viene lavorato anche con un centinaio di fuselli.
Il più vistoso costume della Valle d'Aosta è quello di Gressoney e la sua cuffia è il pezzo più importante e più prezioso, è in seta ricamata e abellita con delle applicazioni di merletti in argento o oro e con perline. Col passare del tempo cambiò forma fino ad arrivare alla fine del 19°secolo, quando questa cuffia prese la forma di un alto diadema.
Pragelato può testimoniare nei suoi meravigliosi costumi tradizionali la lavorazione del merletto. La "barette" è la cuffia per le occasioni importanti come per esempio, feste patronali, matrimoni. Questa cuffia è confezionata in organza azzurra, invece quella che viene usata in caso di lutto è in lino bianco ed i pizzi che la ornano sono ricamati al tombolo. Il declino dell'uso della cuffia, iniziato verso la fine del secolo scorso, comportò anche il declino dei merletti.
Il merletto a Fagagna
Fagagna un piccolo centro del Friuli, dove l'era moderna ha lasciato ancora uno spazio di vita contadina.
Alla fine del secolo scorso a Fagagna ebbe inizio un'attività artigianale di grande rilievo sociale la "Scuola dei Merletti". La lavorazione con il tombolo a fuselli, ideatori furono la contessa Cora di Brazzà e il senatore Gabriele Luigi Pecile. Questa iniziativa oltre ad essere di notevole vantaggio per i giovani fagagnesi di allora, che trovavano un lavoro utile e dignitoso e che ben presto divenne motivo di grandi interessi e soddisfazioni, poichè il lavoro delle ragazze fagagnesi andò oltre le loro speranze conquistando il raffinato mondo delle dame di un tempo, in cui merletti e trine erano di gran moda e prestigio.
Infatti i merletti di Fagagna arrivarono fino alla casa reale e le merlettaie fagagnesi si meritarono il titolo di "Merlettaie della Regina". La scuola merletti potè senza dubbio rivaleggiare con quella più famosa di Burano.
Fino agli anni' 50 circa la scuola ebbe vita rigogliosa poi terminò causa una serie di mutamenti economici e sociali verso gli anni' 60. I tanti preziosi manufatti, con i disegni e i registri della Scuola erano conservati fino a poco tempo fa dalle Suore di Maria Bambina che hanno avuto l'eredità della scuola fino alla sua chiusura e ora sono diventate patrimonio del museo. Nel quale si può vedere fedelmente ricostruita la Scuola di Merlatto di Fagagna e leggere attraverso manufatti, documennti e fotografia la storia di quel tempo.
Fino dal 1600 nella "Scuola Merletti", il merletto veniva insegnato dalle suore provenienti dalle Fiandre.
Da secoli questa arte era stata tramandata fino all'importantissimo legame con la scuola d'Idrija che nel 1876 aprì un ufficio a Gorizia, per il commercio del merletto verso i mercati stranieri. La scuola che nel 1979 è stata inserita nella struttura della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia.
L'insegnamento viene diviso in corsi di sperimentazione espressiva di tre anni e corsi ordinari di sei anni, in questi vengono insegnate anche materie come storia del costume, del disegno e della progettazione artistica, storia dell'arte, discipline che permettono di ottenere il diploma di Maestra Merlettaia.
"Cjase Cocel" è un eco-museo derivante dal greco oikos che significa casa o luogo natale.
L'abitazione che ospita il museo è una vecchia casa ruale, che risale in alcune sue parti al 1600, che fu acquistata dall' Amministrazione Comunale e restaurata però mantenendo intatte le case tipiche, della casa contadina friulana. Il nome Cjase Cocèl è in relazione alla famiglia Chiarvesia (sopranome Cocèl) la famiglia che per tanti anni ha abitato la casa e che è stato conservato per richiamare alla memoria una famiglia contadina locale e anche per sottolineare lo spirito dell'istituzione cioè quello di ricostruire la vera casa come era un tempo. La casa presenta la vita di ogni giorno e il lavoro dei contadini friulani di un epoca che va dalla fine dell'800 fino agli anni 50 circa cioè prima dei grandi cambiamenti successi negli anni 60 in Friuli, sia nel lavoro che nella vita.
A Fagagna ancora oggi si possono trovare varie attività agricole di un tempo lontano come: il cestaio, l'arrotino, il fabbro, l'ombrellaio, la fucina del maniscalco, la contadina che fila la lana e le merlettaie. Naturalmente si trova anche il pozzo con l'immancabile gelso, la liscivaia dove si lavavano i panni, la concimaia, la latrina, il pollaio l'aia con vicino il mulino e il forno del pane, tutto ancora perfettamente funzionante.
A Fagagna si può rivivere i tempi lontani, anche ai giorni d'oggi, perchè a Fagagna il tempo siè fermato.
Una caratteristica del luogo è: Oasi dei Quadri, presente nel territorio di Folagna tra le due strade provinciali per Majano e Caporiacco vi è una zona umida di un certo interesse. Il suo aspetto più caratteristico sono la presenza di circa una trentina di stagni circondati da una rigogliosa vegetazione. Da questi stagni per circa due secoli fino alla metà del 900 si scavava dell'argilla e della torba.
Nel 1765 la palude venne suddivisa in zone coltivabili con fossi per lo scolo delle acque, l'impresa ebbe il nome di Nuova Olanda.
Il merletto in Calabria
La Calabria è una delle regioni più antiche d'Italia. Una terra molto bella e molto vasta, con il suo meraviglioso mare e i suoi splendidi boschi. Le sue colture sono gli agrumi, cereali, olive, viti, fichi e pesca del tonno, ed è famosa anche per il "bergamotto" col suo soave e inebriante profumo. Ha ricchezze forestali e impianti idroelettrici.
In molti centri della Calabria si pratica ancora l'arte del merletto al tombolo e dei pizzi.
La tradizione del merletto a fuselli ha radici antichissime, questa arte viene già da secoli tramandata di madre in figlia, un tempo veniva insegnata negli Istituti religiosi, dove numerose educande imparavano con tanta pazienza l'arte del merletto e del ricamo. Molto importante e di grande valore è anche la lavorazione dei ricami, legati al corredo e al costume calabrese, questo lavoro fatto con tanta passione e fantasia viene spesso usato per arricchire e abbellire, elegante biancheria da letto, da tavola o da bagno e molto spesso anche nelle chiese per gli arredi sacri, come tovaglie per gli altari e vesti liturgiche. E ancora oggi questi merletti cosi delicati e eleganti lavorati con fili sottilissimi in seta, lino o cotone vengono usati spesso per completare le bellissime tele tessute su antichi telai.
In Calabria un'altra arte molto interessante e molto antica è l'arte della tessitura e fino al secolo scorso la regione veniva considerata un grande laboratorio. In tutte le case c'era un telaioe i segreti del ricamo e della filatura veniva insegnate dalle madri alle figlie. Una tradizione che viene tramandata fino ai giorni nostri e dove si comprende l'appassionata ricerca dei valori del passato e il grande desiderio di farli rivivere nei moderni tessuti.
Di grande valore è la produzione dei merletti, con i quali oltre i corredi e oltre ad abbellire la casa si fanno tante altre stupende cose come, bomboniere, cuscinetti portafedi, cuscini, paralumi, centrini, bauli tutti rivestiti in merletto e pizzo, poi anche molto importante è la produzione di ricami, arazzi, sete e damaschi.
Per il Tiriolo, centro caratteristico in posizione panoramica e con le sue case che scendono a schiera, l'artigianato tessile più importante è il "vancale" che è uno scialle che nei tempi passati indossavano le "pacchiane". Oggi è un capo importante nell'abigliamento femminile moderno e non solo ma viene usato anche come abbellimento nell'arredo della casa, appoggiato sui divani, poltrone, sopra i tavoli e anche appeso alle pareti. I vancali vengono realizzati in seta o in lana, con righe trasversali di vari colori e con intramezzature di laminato argento e oro su un fondo bianco o nero. A volte vengono abbelliti con lunghe frange, questi scialli vengono ancora lavorati con antichi telai di legno.
Longobuco, Tiriolo e San Giovanni in Fiore, sono i centri più importanti dei tessuti d'arredo e arazzi e per la tradizione della loro lavorazione e rappresentano il massimo della produzione del settore. E' molto ricca la simbologia e la policromia dei disegni che si ispirano ad antiche leggende della tradizione locale o orientale. Inesouribili sono i temi decorativi di aspetti del mondo vegetale, fantasie di fiori, di alberi, composizioni ritmiche e serrate di temi simbolici o astratti, figure umane che sfilano, che danzano, cavalcano e figure sintetiche e essenziali di animali a volte reali a volte fantastici, su varie tonalità di colore, elementi religiosi, simbolici, magici espressi con composta semplicità. In modo particolare sono preziosi i tappeti e le coperte dove si mantiene ancora viva per il suo intreccio la tradizione tecnica più antica greca, araba, bizantina o armena di più recente importazione. Caldi e vivacissimi i colori e le varietà dei disegni. Questi tessuti vengono anche usati come complemento di tappezzeria e di arredo.
I damaschi sono dei tessuti di seta a fiorami e altri disegni vari e spesso sono ispirati ai fregi del secolo XVIII in cui prevaleva il motivo della foglia d'acanto, di lauro o di ulivo, misti con altri elementi decorativi secondo lo stile Luigi XIV e XV. Questi tessuti di grande pregio e particolarmente preziosi sono realizzati con sete della migliore qualità.
L'azzurro, il verde, il rosso e il giallo oro, sono i colori della tradizione calabrese. E la tradizione vuole anche che i damaschi più preziosi vengano stesi ai balconi delle case patronali durante la processione del Santo Patrono.
Sono di grande valore artistico e storico i damaschi antichi di proprietà della Basilica dell'immacolata di Catanzaro.
Oggi questi lavori in seta vengono prodotti per realizzare, ornamenti, paramenti sacri, coperte, tessuti d'arredo, scialli e biancheria, come lenzuola, tovaglie, e asciugamani.
Altri tessuti più leggeri del damasco sempre di tradizione calabrese sono stati: l'organzino (seta per fare l'ordito) l'armonio operato o liscio a fiori dello stesso colore, che una volta veniva usato per i vestiti femminili a lungo strascico (candusce), poi il tabì tessuto simile alla faglia che nel colore nero serviva per toghe e abiti per gli avvocati, le gaganelle che sono dei nastri in seta in tutte le tinte, le raganelle e l'organzino sono ancora in produzione.
Si distingue per la sua raffinatezza la produzione della seta grezza che viene direttamente dal baco da seta al tessuto, nel comune di Cortale (Catanzaro) dove espertissime mani intrecciano e lavorano preziose e rare sete nel colore naturale.
Il ricamo in Sicilia
Regione di clima temperato-caldo con piogge invernali. Sulla costa orientale l'Etna m. 3263 il più importante vulcano d'Europa. Produzione di arance, mandarini, limoni, mandorle, olio di oliva, frumento, orzo, pomodori, fichi d'india, carciofi, piselli, cereali. Allevamenti ovino e caprino, pesca del tonno, pesce spada, sardine e acciughe.
Anche in Sicilia come in Sardegna si ama molto il ricamo, che fu introdotto dai Bizzantini e fu molto stimato dagli arabi e anche una delle grandi attività degli Opifici del Palazzo di Palermo.
La prima produzione degli sfilati siciliani risale tra il mille e millecento. Fu sotto il dominio arabo che si diffuse l'arte del ricamo e soprattutto lo sfilato trovando terreno fertile nella particolare situazione delle donne siciliane di allora, costrette in casa senza apertura verso lo studio o attività professionali.
Vi furono nel passato delle donne più intraprendenti che organizzavano come delle "imprese" distribuendo alle ricamatrici il tessuto e il materiale necessario, così anche stando nella propria casa ognuna poteva dedicarsi nel tempo libero a questo lavoro e così è sorta la categoria delle sfilatrici, ricamatrici,disegnatrici e stiratrici. Poi l'imprenditrice raccoglieva il lavoro fatto e si incaricava di venderlo in casa propria o attraverso i negozianti incassando notevoli guadagni. L'organizzazione è quella tipica del lavoro a domicilio.
Nel dopoguerra del 1915-1918 a Palermo e a Ragusa nacquero le prime scuole dei ricami. Le donne siciliane abituate a frequentare i conventi dove delle preparatissime suore insegnarono loro l'arte del ricamo ora avevano la possibilità di frequentare delle vere scuole.
Il ricamo in breve fu conosciuto in tutta la Sicilia e venne lavorato in tutti i modi da preziosi ricami con fili d'oro, coralli e perle per il vestiario principesco e della chiesa, per gli adobbi sacri, le vesti liturgiche etc. però come anche per stendardi e anche all'abigliamento del popolo e per la biancheria di casa e anche per la dote.
Uguale è la storia del merletto, anche lui di provenienza orientale viene usato in Sicilia molto prima che sul resto d' Italia e d' Europa e progredita per mezzo del ricamo "sfilato" che la Sicilia adottò forse già prima del XIV secolo con grandi risultati artistici, tanto da fare una tradizione propria e mai stata abbandonata fino ad oggi, insieme al filet, dalle trine annodate a macramè e da abili mani dalle quali nascono trine di fili e ricami di sfilato siciliano cinquecento, settecento e quattrocento sono tutti lavori che vengono eseguiti su tessuti selezionati.
Lo sfilato è il merletto tipico della Sicilia, che viene eseguito su tela fine e imita la rete, che si può definire una specie di ricamo a traforo quasi simile al punto a giorno, che si ottiene sfilando dalla stoffa di seta, cotone o lino, una parte dei fili riunendo e annodando quelli rimasti in modo che si formino dei disegni pieni e dei vuoti, poi disegni geometrici o di figure. Che nel medioevo venivano chiamati "opus tiratum" e che dopo è stato modificato in tante versioni, lo sfilato rappresenta una vera e propria tecnica di passaggio alla trina.
Infiniti sono i disegni che si possono fare allegorici per decorare biancheria, dalle tovaglie sacre a servizi da tavola. Vi sono tre tipi di sfilato: il quattrocento il cinquecento, e il seicento. Lo sfilato siciliano si può anche lavorare a mano ma è preferibile lavorarlo al telaio e si usano tessuti a trama molto regolare. La stoffa più comunemente usata è il puro lino, perchè l'ordito si sfila con meno difficoltà, oppure si può anche scegliere il tessuto di misto lino, inoltre ci vuole un telaio in legno o anche altro materiale, cotone, sottili aghi da ricamo, forbicine molto affilate e un ditale.
Per la difficoltà della lavorazione lo sfilato siciliano si divide in diverse fasi di lavorazione che hanno una o più figure professionali, secondo la bravura della disegnatrice, sfilatrice, ricamatrice, e la stiratrice.
Molto belli sono anche i cestini realizzati all'uncinetto e lavorati a mano, fatti in varie misure da poter usare come, portapane, oppure porta dolci, per biscotti, caramelle e cioccolatini.
Oggi il laboratorio che lavora già da diversi anni creando disegni e manufatti da esperte ricamatrici ha una produzione vasta di lenzuola, tovaglie, tende, asciugamani, decorazioni per la casa e per l'abigliamento come anche veli da sposa.
Il merletto a Gorizia
Gorizia si Trova al confine tra l'Italia e la Slovenia allo sbocco dell' Isonzo nella pianura friulana ed è un importante centro agricolo e industriale. Di origine medievale, fu una contea sovrana fino verso il 1500 periodo nel quale la città ricevette prosperità sia culturale che economica. Pochi decenni dopo venne disputata tra Austria e Venezia. Rimase sotto gli Asburgo fino ai moti del 1948 quando si rese conto della sua vera appartenenza al popolo italiano.
A Gorizia nel 1672 arrivarono sei suore di Liegi dell'ordine delle Orsoline provenienti da un convento di Vienna. Esse aprirono un collegio e iniziarono l'insegnamento e la lavorazione del merletto a tombolo.
Questi merletti delle Orsoline hanno avuto un buon successo e una grande richiesta, in modo particolare per la lavorazione di paramenti sacri, come vesti liturgiche e tovaglie per altari.
Dal 700 in poi il lavoro del merletto si divulgò con successo anche nella vicina Istria.
Dal 1979 Gorizia ha una scuola di merletto inserita nella struttura regionale e con il passare degli anni ha aperto 70 sedi sparse in tutta la regione del Friuli, frequentate da più di mille allieve. La frequenza era gratuita e veniva anche dato il materiale occorrente per compiere quell'attività didattica.
Questa scuola è l'unica in Italia che dopo un esame a fine corso consegna un Diploma di Maestra Merlettaia. Per ottenere questo diploma bisogna frequentare un corso di sei anni, nei primi tre si lavora solo al tombolo imparando la tecnica e la pratica eseguendo 31 campioncini, questa prova è obbligatoria per poter passare ai tre anni sucessivi.
Durante gli ultimi tre anni si continuano gli esercizi e si eseguono 59 campioncini e si apprende la storia dell'arte del merletto, con particolarità di esecuzione di punti, disegni etc. del uso del disegno e della progettazione artistica.
L'esame è di otto ore e viene sostenuto davanti ad una commissione regionale, presentando una tesi sulla storia dell'arte o del merletto, con l'esecuzione di un disegno e di un merletto. In più per chi vuole c'è anche un corso di specializzazione che consiste in ancora un anno di frequenza.
Oggi la scuola vuole formare dei veri artisti con ricerca continua suggerendo uno stile innovativo. La scuola viene sempre più richiesta presso le università della terza età e le scuole d'obbligo. Inoltre ha preso parte a varie manifestazioni e concorsi meritandosi prestigiosi premi.
La tipica tecnica di Gorizia sono le barrette ritorte eseguite con un unico filo, allacciature eseguite con il metodo del pippiolino antico, la fettuccia disegna motivi a volute e riccioli.
Il merletto a fuselli punto Fiandra è un finissimo merletto a nastrino continuo, lavorato con pochi fuselli e nato nel novecento nei pressi di Gorizia.
Punto Fiandra questo nome però fa pensare alla riscoperta stilistica e tecnica di antichi merletti del Nord Europa però non ci sono testimonianze da nessuna parte, si tratta quindi di un bel lavoro ideato dalle donne goriziane che hanno voluto creare un intreccio particolarmente sottile la cui caratteristica sono le barrette ritorte fatte con un unico filo.
In occasione del Millenario di Gorizia è stata realizzata per il comune con la tecnica del merletto a tombolo, un'opera d'arte che è intrecciata anche con fili metallici.
Il merletto a Scanno
Centro dell'Abruzzo in provincia di Aquila. Località di villeggiatura estiva e di sport invernali. Agricoltura e pastorizia, artigianato, lavori in filigrana.
Scanno una piccola e simpatica città dell'Abruzzo che si trova al centro di una delle zone più belle dalla provincia dell'Aquila. Il tombolo aquilano è unico in Italia per il tipo di lavorazione che è completamente lavorato a fuselli e è molto simile al merletto di Bruges in Belgio. A rendere stupendo questo merletto è il filato e il lungo tempo di lavorazione. Famosi e caratteristici oltre i lavori di ricami al tombolo i (merletti) sono anche le coperte e i centri fatti all'uncinetto, nonchè le bamboline che riproducono il costume tradizionale in argento e oro e che vengono confezionate a mano dalle bravissime trinaie.
Quì il merletto si perde nella notte dei tempi, forse le sue origini si possono fare risalire alle "sfilature" cioè ai tentativi appunto di sfilare la tela per renderla più sottile e dare elasticità al tessuto.
Già dal XV secolo in poi questa tecnica è stata arricchita e perfezionata sia nel disegno che nella delicatezza dell'esecuzione, fino ad arrivare a Venezia al vero e proprio merletto fatto interamente con l'ago senza più il tessuto.
Non è possibile stabilire nè il periodo, nè il luogo in cui si afferma il merletto a fusilli. Il suo aspetto popolare completamente in contrasto con l'aristocratica trina veneziana, si diffonde in tutta la nostra penisola e il lavoro a fusello prende una fisonomia e un nome diverso in ogni regione. Quando sia arrivato sino a noi è la causa di pareri contrastanti, qualcuno crede che fu importato dai veneziani, che sbarcarono nei nostri porti e visitavano spesso le fiere della nostra regione per acquistare pelli conciate e tessuti, mentre altri sostengono sia dovuto all'influenza di paesi confinanti. Qualunque sia l'origine, la lavorazione del merletto da noi si afferma più che altrove in modo particolare per l'ambiente e per il carattere degli abitanti.
Nei lunghi giorni invernali le donne di Scanno dedicavano il loro tempo, la loro fantasia all'arte del lavoro a tombolo. Non ci fu mai un censimento delle produtrici scannesi, anche se quando è nata la scuola "Figlie di Maria Ausiliatrice" prima degli anni sessanta, non è mai esistita una scuola ufficiale, dove imparare questa preziosa arte che però era già fiorente e produceva. Nelle strade dentro le case sulle "cimmose" (scalinata davanti alla porta) si sentiva il ticchettio dei "mezzerielli" che delicatamente si incrociavano e facevano nascere dei pizzi meravigliosi.
Le maestre, donne che con intelligenza, creatività e gusto raffinato erano solite quando non erano troppo gelose dei loro punti, mettere a favore delle più giovani il lavoro da loro svolto, dietro ricompensa o di lavori, per creare applicazioni per asciugamani, lenzuola o l'occorente per corredo della sposa, oppure anche una "bella scolla" da sfoggiare con il proprio costume nei giorni di festa. Il punto antico è fatto con una rete su cui si creano farfalle, fiori e iniziali. Il punto nuovo invece sono i disegni geometrici.
Alla metà degli anni sessanta per merito della suora Maria Vecchio nasce a Scanno la scuola "Figlie di Maria Ausiliatrice" che inserisce una nuova tradizione del lavoro a tombolo. Lei ha seguito e insegnato l'esecuzione tecnica dei fondi di lavorazione, il punto rete, punto tela, come il mezzo punto, un perfetto sincronismo di filetti, curve e soprattutto il disegno che per le nuove tecniche a disposizione, questo metodo di insegnamento ha permesso di avere ai giorni nostri lavoratrici del merletto a tombolo, con grande abilità e esperienza e che hanno ridato vita a un'arte che ormai praticavano donne più anziane. E ha fatto apprendere la lavorazione del Cantù, disegni nuovi con fiori che ricordano l'antica Milano e il lavoro a archetti che è caratteristico del lontano Oriente.
Il cuscino da sempre viene confezionato con materie semplicie povere come il crine o la paglia con la quale si riempie un sacchetto al quale poi con delle cuciture viene data una forma cilindrica. Le merlettaie più anziane e esperte questo cuscino lo appoggiano allo schienale di una sedia che viene chiamata col nome di "sedia bassa", invece i "mezzarielli" fuselli sono dei bastoncini fatti a mano con legno di acero lunghi circa 10-12 centimetri nella parte superiore hanno un restringimento che serve per avvolgere il filo che però quasi sempre viene avvolto a mano,oppure con l'apposito incannatoio, questo filo poi serve per l'esecuzione del lavoro. Mentre la parte inferiore è di proporzionipiù grandi in modo che le dita possono aderire meglio ai fuselli dai quali nascono i preziosi merletti di Scanno. Gli spilli sono di media grossezza con la capocchia tonda che è proporzionata al filo, questi attrezzi sono indispensabili per il lavoro a tombolo, bisogna pensare che per fare una trina piccolissima ce ne vogliono un numero smisurato. Oggi questi spilli sono in acciaio perciò si mantengono sempre belli e il lavoro non viene rovinato dalla ruggine, mentre il filo che viene usato è sempre di cotone.
Le donne usavano il filo dei rocchetti o delle spagnolette di purissimo cotone col quale ottenevano dei risultati raffinati e delicati e per fare un merletto importante come la "scolla" si usava il filo di seta, questo filo inserito nella lavorazione della fascetta a punto tela crea, sul fondo di cotone un rilievo delicato, che dà al merletto un effetto particolare luminoso (fettuccia Lustra).
Il modello la base di tutto il lavoro purtroppo a quei tempi veniva realizzato su di un foglio non trasparente, ma le ingegnose antenate per rendere il lavoro più facile e aggirare l'ostacolo hanno escogitato un sistema: sulla metà di un foglio riportavano un quarto del lavoro a sua volta questo foglio si piegava in due e si bicherellava il quarto del disegno con degli spilli in modo da raddoppiarlo. Questo prezioso foglio con metà del pizzo da eseguire veniva fissato con degli spilli ad un cartoncino non molto raffinato ma resistente che permetteva lo svolgersi del lavoro. Però la tecnica ottenuta con quel materiale così semplice e povero che però nonostante questo realizava dei bellissimi pezzi, però non permetteva una perfetta simmetria dell'esecuzione come avviene con i disegni di oggi.
Molto caratteristico bello e prezioso è il "costume nuziale", per i vari colori. "Ju fasciature" è di seta colore azzurro e viene chiamato "viulitt" attorno al viulitt viene messo a forma di turbante una striscia di seta colore cremisi e ricamata d'oro. La gonna di panno è di tinta immarcescibile, paesana e tagliata a toga o stola lunga sino ai talloni che viene lavorata con le loro abili mani. I lacci dell'abito sono di seta di colori vivi e splendenti. I bottoni del corpetto sono d'oro o d'argento dorato la "mantera" è di seta bianca o di altri colori e tutta a fiori, le calze chiare e le scarpe con la tomaia rivestita della stessa stoffa della mantera. L'uso delle donne scannesi di vestirsi in "roba talare" con fimbrie e ricami e con il turbante a velo annodato e pendente in dietro ha l'aspetto grazioso e venerando che possiamo ammirare nelle pitture dell'antichità.
Questi alcuni riferimenti della piccola e graziosa Scanno htt://www.scanno.org che io ringrazio di avermi cosi gentilmente dato informazioni per il mio lavoro.
Il merletto a Pescocostanzo
Importante località di villeggiatura estiva e di sport invernali, con l'industria dei merletti, della filigrana, ferro battuto, dei latticini e con le sue caratteristiche case medievali, con la famosa collegiata del XI -XV secolo, nella quale ancora oggi rimangono esempi di gran pregio, riguardo a questo si dice che i vecchi maestri avessero un loro segreto e che mescolassero succhi d'erbe delle montagne al ferro fuso facendolo diventare più morbido e più facile da lavorare.
Nasce a Pescocostanzo il merletto che giunge a una perfezione non meno perfetta di quella di Venezia e di Valenciennes. Non si sa con certezza come questa arte del merletto sia giunta in Abruzzo, si racconta che la diffusione del merletto a tombolo nell'aquilano risale al 700 e che fu opera di un gruppo di suore benedettine arrivate da Cluny che hanno insegnato questa loro arte alle ragazze del luogo.
Però potrebbe anche essere che fosse giunta dal settentrione, oppure anche dalla Turchia.
La lavorazione del merletto piace ancora molto alle donne di Pescocostanzo, dove quest'arte vive ancora. Il tombolo sebbene venga lavorato in tutto il territorio sembra però più diffusa soprattutto nell'Abruzzo montano.
Pescocostanzo, l'Aquila e Scanno infatti sono i centri più importanti per questo raffinatissimo artigianato femminile. La ragione di questo sviluppo di artigianato artistico potrebbe anche essere legata sia all'ambiente che al fatto che per molti mesi la gente doveva rinunciare al lavoro dei campi causa ai lunghi inverni delle zone montane. Questo il motivo per cui le donne hanno avuto più tempo a disposizione per dedicarsi a questa arte, come anche le tante ordinazioni di questi bellissimi lavori fatti a mano con tanta pazienza, davano alle donne la possibilità di dedicarsi interamente alla creazione di corredi. questi manufatti abruzzesi avevano un mercato vastissimo e era considerato il più bello, il più raffinato e il migliore di tutto il regno di napoli. Una buona testimonianza e da tenere in considerazione questi meravigliosi pizzi è la signora scannese Colomba Mancinelli che tra il settecento e l'ottocento insegnava tintura e tessitura della stoffa nella Real Fabbrica Borbonica di San Leucio presso Caserta.
I due più importanti centri dove maggiore è il lavoro delle merlettaie sono Pescocostanzo e Scanno, però le origini dei ricami sono diverse, anche il metodo di lavorazione è diverso, il ricamo di Pescocostanzo è a filo continuo e il filo utilizzato è di lino molto grosso, mentre quello di Scanno è di cotone olto sottile, inoltre a Pescocostanzo vengono usati da un minimo di sei coppie di fuselli per il pizzo rinascimentale, ad un massimo di trenta per quello sciolto. Invece a Scanno si usano da un minimo di tre ad un massimo di dodici. Le esperte mani delle merlettaie riescono a usare da sei a sessanta fili senza difficoltà. Il cuscino su cui si lavora il tombolo ancora oggi fa immancabilmente parte del corredo nuziale di ogni donna di questi paesi, il tombolo e la scheda fanno parte del loro lavoro da sempre.
Un tempo erano solo le nonne, le mamme, le zie a insegnare alle giovani generazioni la fantasia, la pazienza, la velocità e la realizzazione con una successione di schede- modello per meravigliose creazioni ornamentali. Questo impegno ora lo hanno preso le scuole e tra queste la scuola comunale di merletto a tombolo di Pescocostanzo fondata nel 1992. Essa si è presa l'impegno di mantenere, tramandare e rendere sempre più grande un patrimonio femminile che oltre a essere risorsa economica è soprattutto una identità culturale.
Punto dopo punto con un metodo di tessitura che rende unico il merletto a tombolo riguardo a tutti gli altri simili, dall'intreccio di fili di cotone o di lino, da cui sbocciano fiori, cuori, uccelli, bambole, e animali, oltre a segni simbolici e magici, che costituiscono un linguaggio segreto e allusivo e bellissimi bordi di pizzo, gli stessi meravigliosi lavori che nei lunghi e freddi inverni in montagna le donne creavano sedute davanti ai focolari lavorando e raccontandosi storie.
Questa antica e stupenda arte non ha vissuto solo nel passato ma è viva oggi, perchè viene insegnata nelle scuole che sono piene non solo di donne adulte ma anche di giovani donne e di bambine, che nelle loro case hanno visto da sempre le bellissime tovaglie, lenzuola, asciugamani del corredo della nonna e ricordano di quando osservavano incantate queste donne anziane che con mani agili e sicure davano vita a quei meravigliosi merletti in un caotico movimento di fuselli e spilli. E oggi la storia si ripete le giovani pescolane lavorano al tombolo mentre il loro pensiero è lontano nel passato.
A Pescocostanzo, il merletto a fuselli viene lavorato sul tipico cuscino cilindrico chiamato "tombolo". Su di esso si appoggia il disegno da riprodurre e da questo intreccio magico di fili con lo spostare velocemente e contemporaneamente fuselli e spilli, nascono figure leggere e sottilissime come il filo col quale si tessono. Si continua il lavoro facendo compiereai fili audaci giri attorno agli spilli e si segue la stessa procedura che un tempo si usava per tessere, due coppie di fuselli diriggono l'impianto generale, mentre le altre (di solito non vengono usate meno di sei coppie) servono per definire il disegno. Le diverse forme composte sul tombolo poi si uniscono insieme con un uncinetto per poter avere finalmente delle composizioni dall'aspetto fine e delicato però con una insospettata resistenza. Mentre i merletti di Venezia e Valenciennes sono lavorati ai fuselli in piccole forme e poi vengono cuciti insieme, il merletto abruzzese viene eseguito in un unico pezzo e questo aumenta enormemente la difficoltà di lavorazione rendendo ancora più prezioso il merletto
Il merletto a Santa Paolina
Santa Paolina si trova vicinissima a Avellino, in bella posizione panoramica, il paese sorge al centro di un territorio molto fertile. Il territorio è ricco di sorgenti, di acqua potabile tra cui quella del Marco e Fontelle. L'attività principale è l'agricoltura, eccelente il vino bianco "Greco di Tufo". Rilevante la Chiesa Madre nella quale si può ammirare bellissimi quadri del 1600.
E' proprio a Santa Paolina che la lavorazione del tombolo o "pizzillo" ha origini secolari, ed è tipicamente un'ocupazione femminile che anche le bambine già da sei anni in su possono iniziare, prima con facili disegni per poi passare a quelli più impegnativi per i quali si devono usare diversi fuselli.
A Santa Paolina i fuselli vengono chiamati "tommarielli" e non sono altro che dei semplici bastoncini di legno intagliati sulla cima e sulla cui estremità superiore viene avvoltoil filo di cotone con il quale si esegue il lavoro. Il filo che viene usato è generalmente bianco o ecrù e ben raramente si trovano lavori fatti con fili colorati. Per poter eseguire un merletto o pizzo a fuselli (tombolo) ci vuole un cuscino di paglia che normalmente è di forma cilindrica che si appoggia su uno scanno. Su questo cuscino si fissa un cartone sul quale è già stato tratteggiato o disegnato con dei fori il disegno che si vuole eseguire. Poi al punto iniziale si fissano con due o tre spilli tutti i "tommarielli" (fuselli) indispensabili per quel lavoro, alcuni dei quali vengono tenuti in mano dalla "pizzillara" merlettaia, gli altri vengono lasciati pendere dal cuscino. I due fili estremi eseguono una corsa in avanti e indietro, invece quelli al centro restano fermi per essere intrecciati dal sinuoso cammino dei fili esterni.
Da questo intreccio e abile uso, piano, piano, il pizzo o merletto prende forma, esso può avere una trama più o meno larga. I tipi di lavorazione sono due che vengono eseguiti a Santa Paolina e anche i disegni cambiano conformemente se si usa la tecnica antica o quella moderna. La tecnica antica è un intreccio che parte da un minimo di cinquanta fuselli che però può arrivare anche a 238 fuselli, se si vuole realizzare la comunemente chiamata "foglia d'uva" che è uno dei caratteristici del tombolo di Santa Paolina, insieme alla "spina di pesce" storia alla via nova e al rummolillo. Anche se fino a poco tempo addietro si credeva che il tombolo si lavorasse esclusivamente a Santa Paolina, mentre oggi ci si è dovuto cambiare oppinione constatando che anche in tante altre zone d' Italia, dell' Europa e del mondo, esiste la lavorazione del merletto.
Però Santa Paolina ha un' esclusiva e sono i disegni della lavorazione antica che prendono spunto da motivi che si ispirano prevalentemente alla natura, come la foglia d' uva, la spna di pesce e la via nova che invece copia il motivo a tornanti della linea di contorno della vecchia strada per Foggia. La storta è una trama che non segue un preciso disegno, invece il rummolillo è un motivo geometrico fatto a rombi. Mentre nella tecnica moderna il numero dei fuselli è decisamente inferiore e ne occorrono circa quattordici e comunque sempre in numero pari.
Con questo tipo di lavorazione è possibile ottenere una trina che rappresenta l'intreccio di base sulla quale si costruisce poi una vera e propria trama realizzata con i "torcini" (un filo attorcigliato), le "rosette" (un disegno a tre petali) di cui due a trina e uno a torcino, oppure a "mezza passata" che si ottiene facendo muovere solo uno dei due fuselli esterni e ottenendo così una trama forata, inoltre è possibile anche realizzare il così detto "cantù" o "cacchiariello" che è un disegno particolare che forma dei giri intorno al lavoro realizzato come per completarlo e renderlo più bello.
Nella moderna lavorazione invece una volta fatto il disegno lo si riempie con una trina che corre su e giù formando a sua volta delle volute e i vuoti lasciati tra le trine vengono riempiti dalle legature, che sono dei cordoncini applicati con l' uncinetto nel momento in cui si finisce una parte di disegno o di lavorazione con i tommarielli.
Nel tombolo moderno le "legature" tipiche hanno lunghezze che possono cambiare dai due millimetri ai due centimetri e possono essere semplici o multiple, i pizzilli possono essere usati sia come bordi che come applicazioni. In questo caso il pizzo realizzato ad esempio si fissa su un lenzuolo di lino, oppure su una tovaglia e lo si applica con ago e filo col quale poi si forma un vero e proprio cordoncino. Poi la stoffa viene tagliata al di sotto lasciando così il disegno traforato.
Il merletto a Roccavivara.
Roccavivara è un piccolo centro in provincia di Campobasso, sulla cima a un colle in un ambiente naturale e suggestivo. Di rilievo l'antico santuario della madonna di Canneto di cui si hanno notizie già dal VIII secolo come possono testimoniare i numerosi ritrovamenti archeologici. La chiesa dei Benedettini della metà del XII secolo, di notevole interesse il pulpito riccamente decorato del 1223. La statua della Vergine con Bambino e il Crocifisso, entrambi del XIV secolo.
A Roccavivara tra le diverse tradizioni locali è storicamente provata la lavorazione del merletto, della tela e dei ricami in genere, che sin dalla più tenera età veniva tramandata da madre in figlia. E ogni ragazza ancora in giovane età si dava con passione alla preparazione della propria dote, che prima del matrimonio veniva esposta ed ammirata da tutta la comunità. Naturalmente attraverso la "dote" si poteva individuare anche il ceto sociale a cui la giovane sposa apparteneva. (personalmente lo trovo poco riguardoso per le famiglie che non avessero avuto grandi possibilità). Ma per fortuna col passare degli anni queste tradizioni si persero, però i bellissimi ricami sono rimasti. Tuttavia sempre ancora elementi ornamentali importanti che hanno svolto dettagli per il futuro tali che alle caratteristiche di alta qualità e raffinatezza hanno saputo coniugare le moderne neccessità di funzionalità e design. Una veloce fantasia, materie prime selezionate con diligenza ed una sempre più grande facoltà di colori hanno consentito di seguire anche le più recenti disposizioni dando libero sfogo alla creatività.
Diverse sono le lavorazioni che individuano la tradizione rocchese nel settore dei ricami, dei merletti e tessuti d'arte.
Il punto intaglio è il ricamo per massimo grado di perfezione, un arte che era divenuta popolare nel XVI secolo ed è tutt'oggi di gran moda per la decorazione di: lenzuola, tende, tovaglie, vestiti etc.
Di grande eleganza e effetto questo lavoro e può sembrare difficile questa convinzione va invece tolta. Perchè è importante capire il procedimento.
Per fare il ricamo a intaglio basta del tessuto sul quale provare due punti: il punto intaglio e il punto festone,
invece per il punto inglese e per il cordoncino ci vogliono un paio di forbicine ben affilate, per esercitarsi nel taglio del tessuto sotto le barrette ed il gioco dei pieni e dei vuoti è subito fatto.
Questo tipo di ricamo bastano, un pò di attenzione, un pò di pazienza e soprattutto tanta buona volontà.
Ora parliamo del "uncinetto filet" Naturalmente anche per questo tipo di lavoro è neccessario come prima cosa, buona volontà pazienza e soprattutto passione, per questo lavoro manuale quello che occorre sono
uno schema base da seguire, un uncinetto e un gomitolo e questo è tutto. Con questo sistema si possono realizzare tante cose, dalla semplice presina a un centro tavola, alle tendine fino al copriletto, e varie trine.
"Uncinetto filet a ferro pieno". Ecco un lavoro le quali origini si perdono nella notte dei tempi e che oggi solo poche nonnine e qualche signora sa tradurre in realtà. Questo tipo di lavoro permette solo la realizzazione di trine semplici ma molto belle che le nostre nonne usavano per fare bordi per gli asciugamani, lenzuola e per le credenzine. Si inizia realizzando tanta catenella in base a quanta trina si vuole e la base per la lavorazione è la stessa dell'uncinetto a filet. Una volta si usava un uncinetto tutto particolare, ma che purtroppo oggi è molto raro trovare. Naturalmente si può anche utilizzare un semplice uncinetto.
"Filet su tessuto" Un lavoro soprattutto bello e delicato è il filet su tessuto che rende ogni lavoro più romantico e prezioso. Per eseguire questo lavoro così bello bisogna usare un pezzo di tessuto di lino però non troppo sottile, filo da ricamo e delle forbicine con la punta. Prima di tutto si sceglie lo schema da eseguire, si possono usare anche quelli utilizzati per l'uncinetto. Si mette il tessuto su di un telaio in modo che resti sempre ben teso e si inizia a contare i buchi che sono neccessari per il disegno. Poi a intervalli si deve tagliare i fili dell'ordito e della trama fino a realizzare una rete, sulla quale poi si dovrà ritessere con ago e filo il disegno che si desidera realizzare.
"Lavori a telaio" Un altro lavoro molto ricercato, prezioso e senz'altro che desta ammirazione è il lavoro eseguito su telaio.
Di questo lavoro si parla già nell' Odissea in quel epoca così lontana ma che ancora oggi qualche signora piena di, fantasia, buona volontà e con grande pazienza lo realizza.
Con questo bellissimo lavoro si possono fare, delle tende, tovaglie, asciugamani, copriletti e altri lavori molto eleganti, per rendere la casa elegante, oppure anche per la casa di ogni giorno. Per chi ha passione può realizzare anche camicette, vestiti, e bordi che renderanno un capo di vestiario particolarmente personale oltre a raffinato. Se volete lavorare al telaio è neccessario una bella stanza dove sistemare il telaio, dopo si arrotolano dei fili su una mazza chiamata "sugglio" questi poi si infilano dentro i "licci" e si può iniziare a lavorare. I pedali situati in basso sono un pezzo molto importante e a seconda come si schiacciano si realizza il tessuto liscio che si usa quasi sempre per asciugamani, lenzuola, oppure a quadri per tovaglie o altro. Per chi ha la passione per le cose di un tempo e ha una grande pazienza, questo è il lavoro adatto.
Il merletto a S.Patrignano... un nome una speranza
La missione della comunità di S.Patrignano è quella di accogliere e recuperare alla vita persone con problemi di emarginazione e tossicodipendenza.
Il metodo per curare queste persone consiste presentando loro un percorso educativo basato su principi universali quali l'onestà, la dignità, la responsabilità e il rispetto per se stessi e per gli altri. La creazione professionale e la ricerca per approfondire nei vari campi in cui operano sono fra gli strumenti più importanti per rendere i ragazzi protagonisti del loro cammino nella crescita e facilitare il loro rientro in società.
S.Patrignano vive del suo proprio lavoro ed è soprattutto l'immagine di una autonomia solida ritrovata giorno dopo giorno, con grande sacrifici e fatiche.
Il merletto
Nel 1998 nasce a S.Patrignano la scuola di merletto all'interno del settore tessitura e offre alle ragazze della comunità la possibilità di conoscere e di imparare una delle arti più belle e più antiche, l'arte del merletto.
Questo è un metodo bellissimo perchè l'arte del merletto stimola nelle ragazze la gioia di vedere qualche cosa di molto bello nascere dalle loro mani prima un pò incerte... ma poi sempre più sicure. con esso può tornare il desiderio di rivivere, la gioia di essere nuovamente entrate nella luce del giorno, di sorridere nuovamente alla vita, vedere nuovamente la bellezza la felicità di ricevere e di donare. Non sentirsi più escluse e isolate ma fare nuovamente parte di noi e della vita, lontane dall'emarginazione in cui la droga le aveva gettate.
Oggi ricordo
Un triste cammino della vita è quello sul quale tanti giovani non consapevoli delle proprie azioni, stanno aviandosi verso un'atroce fine delle loro giovani vite.
Quanti sogni... quanta calma... in quelle polverine di morte, disperazione, lacrime in famiglie dove la luce del sole non scalda più gli animi, ma dove è scesa la notte buia e triste.
Peter un bimbo con cappelli biondi e occhi azzurri, figlio di una mia amica, abitavamo nello stessa casa e era sempre da me. Nei lunghi pomeriggi d'inverno giocavamo a canasta, per Natale facevamo i biscotti insieme. In primavera quando al pesco in giardino dietro casa spuntavano le prime gemme correvamo attorno a lui su quel prato verde ridendo e scherzando.
Il ragazzo era cresciuto e io lo persi di vista, ogni tanto lo vedevo si era fatto un giovane, i suoi cappelli biondi ora li portava lunghi, ma i suoi occhi azzurri erano senza luce guardavano nel vuoto e parevano non vedermi, non era mai solo e mi sfuggiva.
Un giorno sono venuta a sapere dalla madre che il ragazzo era scappato in Grecia e lo hanno trovato lungo un fiume con altri in una baracca. Lo riportarono a casa ma lui era scappato ancora.
Un giorno ha avuto un grave incidente con una macchina e è stato ricoverato per lunghissimo tempo in un ospedale di Innsbruck tra la vita e la morte. Riuscì a farcela e tornò a casa... il pesco nel prato ogni primavera butta le sue gemme... ma Peter non se ne accorge nemmeno, non è più il bel ragazzo intelligente e pieno di vita di un tempo, ma un povero essere che vaga per le casa senza gioia, quasi non esistesse.
Questa la triste realtà di Peter... che ha distrutto la sua giovane vita per una bustina di polvere bianca.
Il Merletto nel mondo
di Elsa Dal Monego
Il merletto in Inghilterra
Prevalentemente pianeggiante e fertile, clima oceanico, mite però molto umido per le piogge e le nebbie.
Agricoltura, grano, orzo, legumi, foraggi. Allevamento bestiame, bovini, ovini, equini. Risorse principali, la pesca, richezze minerarie, carbone, ferro, zinco, piombo e rame. Importante industria tessile, cotone e lana, e la metallurgica.
Nel XVII secolo, in Inghilterra si è stabilita l'industria del merletto che ha impegnato tante donne, uomini e anche bambini. I merletti venivano lavorati su grandi cuscini rotondi e piatti e anche le tecniche erano diverse secondo il luogo di provenienza. Il materiale veniva distribuito alle merlettaie direttamente dai mercanti di merletti, dal filato ai disegni. Invece i grandi mercanti usavano diversi mediatori per comperare i prodotti in modo particolare i filati che poi venivano distribuiti alle merlettaie. Le merlettaie più valenti non erano obbligate a lavorare per uno o l'altro dei mercanti ma avevano la possibilità di scegliere a secondo dei disegni e fuselli che venivano loro proposti.
Carlo I nel 1636 proibì l'importazione del merletto da altri paesi, però nel 1662 questa legge è stata revocata dal Parlamento perchè la richiesta del merletto era molto alta e questo lo provava il gran numero di merlettaie che lavoravano in questa industria, nel 1698 nel Bedfordshire 500, nel Downton 336 e a Salisburgo 1081.
Quando salì al trono Carlo II ha rimesso in vigore la legge he vietava l'importazione del merletto, anche se lui stesso non rispettava questa legge, perchè ordinò tre cravatte a Venezia.
Nel 1724 De Foe riportava che nei villaggi Hertfordshire, Bedfordshire e Buckinghamshire si eseguiva la lavorazione del merletto dell'osso. Verso il secolo XVIII nel Devonshire si realizzava dell'ottimo merletto e in seguito sia la lavorazione che i disegni hanno ricevuto una spinta maggiore.
I più grandi luoghi di produzione sono stati, Honiton (nel Devonshire) nell'Est Midlon, l' Est Anglia e Bukinghamshire.
A Downton risalgono al XVII secolo i primi cenni storici del merletto ma alla fine del XIX secolo a causa dell'arrivo del merletto meccanico ebbe il suo declino. Nel museo di Salisbury e del sud Wiltshire in una mostra permanente c'è una presentazione di disegni campioni di merletti a fuselli e di merletti, che prova la presenza di questa industria e lavorazione del passato. Tutto il materiale storico si può trovare al secondo piano.
La bellezza del merletto di Downton ha fatto è entrato anche nella casa reale, orlando i fazzoletti della regina Elisabetta per il giorno del suo matrimonio e oltre a questi anche quelli della principessa Margaret. E nel 1860 hanno hanno fatto parte al corredo della regina Alessandra e anche del corredino da neonato di Carlo VII.
Un centinaio di disegni sono stati conservati che ancora hanno evidenziato il nome dei punti di allora e sono: "l'asso del diamante" "la margherita di Downton" "tre gimm" e "uova e fetta di lardo".
La signorina Edith F. Glyn e il sostenitore per l'industria delusi per
Però la signorina Edith ha manifestato delle parole molto lusinghiere riferendosi all'industria del merletto, esprimendosi con queste parole: "L'industria a dato gloria a questo paese e per questo è degna si essere ricordata con dignità e con stima e non doverla dimenticare con indifferenza. Aggiungendo che l'antica industria del merletto di Downton presto finirà di esistere, questa arte che era nata con il proposito di guadagnare, mentre ora si guadagna molto di più a esercitare qualsiasi altro lavoro. Ormai escluso quattro merlettaie delle quali due sono molto anziane, non è rimasto più nessuno e cosi è logico che non è possibile tenere in piedi un industria. Ci sarà una commissione speciale che dovrà decidere il futuro del merletto. Questa arte ora è diventata un passatempo perciò non abbiamo più motivo di esistere. Sono parole piene di delusione e di dispiacimento.
A Salisburgo due componenti del Gruppo Industriale di Archeologia hanno già iniziato un lavoro di raccolta di tutti i pezzi che sono stati adoperati per la lavorazione del merletto e tutto il materiale verrà consegnato al museo di Salisburgo.
Est Midland, il merletto nel Est Midland era caratterizzato da una griglia di sfondo chiamata Point Ground e che attualmente viene chiamata Bucks Point. A Bedfordshire il merletto si è sviluppato nel XIX secolo, quando la tecnologia e la moda erano ancora in fase di grandi cambiamenti.
A Londra nel museo Albert e Victoria ci sono sedici merletti provenienti dall'Italia e dalle Fiandre, Francia con la data del 1600 -1800.
E' stata Anne Buck che ha condotto i primi studi sul merletto di Luton e ha scritto un libro dove racconta la storia di Thomas Lester mercante di merletti che ha combattuto contro la divulgazione del merletto meccanico e la sua industria ha creato merletti di rara bellezza e pregiati.
Anne non solo ha scritto un libro sulla vita di Thomas Lester, ma ha anche ristampato un libro scritto novanta anni fa. In questo libro si legge la biografia di Catherine Channer una merlettaia che aveva vissuto nel ottocento. A questa biografia Anne ha aggiunto altri particolari che riguardano questa grande merlettaia che aveva insegnato l'arte del merletto a fuselli. In questo libro Anne Buck racconta anche che Catherine ha vissuto in un villaggio chiamato Ravensthorpe in più fa una molto accurata analisi dello sviluppo e del declino del merletto nella regione di Bedfordshine.
Nel museo di Luton la galleria di merletti è conosciuta a livello internazionale. In questa collezione ci sono quattrocento anni di storia del merletto inglese e continentale. E questo museo è anche a disposizione a tutti coloro che volessero approfondire gli studi su questa antica arte nel Bedfordshire.
Thomas Lester vinse diversi premi partecipando a mostre internazionali e anche in america. E nel 1820 ha iniziato una attività di non solo di progettazione ma anche di lavorazione del merletto, era un grande artista e i suoi disegni erano unici come originalità e anche nella ricerca. Thomas Lester aveva anche una bella collezione di merletti, che la nipote Anne Lester nel 1947 ha donato alla "Galleria d'arte Cecil Higgins" e oltre ai merletti ci sono anche brutte copie, disegni, schizzi, medaglie e tutto il materiale che attesta questa grande industria durata 75 anni.
Bedfordshire, in questo posto si pensa che il merletto sia stato introdottoda Caterina d'Aragona moglie di Enrico VIII quando nel 1531 si trovava nel villaggio di Ampthill prigioniera. E era probabile che per trascorrere meglio il tempo in attesa degli atti del divorzio da Enrico VIII insegnò l'intreccio dei fuselli alle donne del villaggio. Già a partire dal XVI secolo il merletto veniva collegato alla povertà. Anche in questa regione si sfruttavano i bambini moltissimo, specialmente nei orfanotrofi che venivano sottopagati perchè piccoli, però il lavoro doveva essere perfetto. Spesso i bambini cantavano delle canzoni e al posto delle parole c'erano i numeri che venivano uguagliati ad un certo intreccio dei fuselli.
In questa regione il merletto ha dato una grande fama al merletto inglese. Qui sono state aperte delle scuole con metodi molto rigidi rivolte ai giovanissimi e questa lavorazione è continuata fino al XIX secolo, fino a quando la tecnologia e la moda erano in fase di grandi cambiamenti. Con l'invenzione del merletto meccanico automaticamente cambiò la tecnica e la qualità per rendere il lavoro diverso. La tecnica che è stata apportata era quella maltese e la trama doveva avere un effetto più rado.
Nel 1890 il numero il numero delle merlettaie precipitò, cooperative e associazioni si diedero da fare per riportare la fama al merletto. Ma i conflitti mondiali e le diverse crisi economiche hanno trasformato l'industria del merletto in un passatempo per gli appassionati. Le merlettaie nel 1973 si sono riunite e si sono trovate d'accordo che se anche il merletto era diventato un passatempo, questo aveva permesso la sua sopravvivenza e già in quella occasione si è sentita l'esigenza di formare una associazione.
Il merletto in Belgio
Stato dell'Europa nord-occidentale, confinante con l'Olanda, la Germania, il Lussenburgo, e la Francia.
Il Belgio ha un aspetto pianeggiante e molte vallatericche di coltivazioni, pascoli e boschi. Il clima è piovoso e brumoso, ma mite d'inverno. L'economia del paese assai ricca si basa sui prodotti dell'agricoltura, cereali, barbabietole da zucchero, lino e prodotti ortofrutticoli. La sua svilupatissima industria che è alimentata da ricchissimi giacimenti carboniferi, metallurgica, meccanica, automobilistica, aeronautica, chimica, tessile, gomma, etc.
Sono le Fiandre e il bramante, le due zone belghe dove il merletto ha avuto da molti secoli grande diffusione.
Si sa per certo che nel 600 da qui partivano grandi quantità di merletto per l' Europa e persino in Svezia, la quale adotta ancora la tecnica belga per la lavorazione divulgatasi anche in quel paese.
Una notizia dell'epoca dice che nel 1669 a Bruxelles, lavoravano 80.000 merlettaie e che nel 1775 erano arrivate alla cifra di 1000.000 merlettaie. In quel periodo il merletto era diventato a Bruxelles la principale attività. Però questa attività non veniva ben compensata e molte di loro lavoravano anche 18 ore al giorno, ed ecco così si spiega perchè tra i documenti storici molte merlettaie, filatrici e tessitrici arrestate risultarono tra le prostitute.
Secolo XVIII, era il secolo in cui il Belgio venne annesso alla Francia e segnò la brutale discesa del merletto che ne sentì della decadenza dei nobili per causa della rivoluzione francese. Nel 1786 le merlettaie a Bruxelles erano 10.000 e nel 1846 erano solo 4000. Dal 1850 in poi c'è stato un cambiamento di tendenza e per non perdere l'arte acquistata da secoli, in diversi villaggi delle Fiandre sono state aperte scuole di merletto. A far parte del commercio, in questo periodo entrerà una nuova figura di merlettaia, una anziana signora che valuterà con la sua esperienza l'esecuzione di quei stupendi lavori e il suo valore. Con questo sistema le merlettaie si sentono più protette e meno sfruttate dai mercanti. E' in seguito che le merlettaie si sentiranno l' esigenza di rendersi indipendenti e verso la fine del XIX secolo è stata aperta la maison bruxelloise Mine-Dansaert, un fiore all'occhiello del vilaggio di Haalteert. E la proprietaria di questo laboratorio ha confezionato un vestito per la principessa Clementina del Belgio.
I vari punti che rendono il merletto diverso da tutti sono: il fond de rose, il punto di fata, per il quale ci vogliono dai 300 ai 700 fuselli, ed il nido d'ape e il punto Bruxelles.
Vicino all' Atlantico sul limitare della Bretagna nel Pays de Retz, nel tempo passato le donne portavano le cuffie che venivano ornate con dei bellissimi merletti provenienti da Bruges da Malais e da Binche e anche oggi c'è ancora chi con dedizione si occupa per la loro manutenzione e il restauro.
Bruges, anche già nei secoli Bruges è stata sinonimo di "merletto". La città di Bruges si trova nelle Fiandre è una città bellissima attraversata da canali e viene chiamata " la Venezia del nord". Quì si trova "Il lago dell'amore". La città dedica tutti gli anni una settimana all'insegna del merletto e per le strade si vedono le merlettaie con i loro costumi tradizionali, esibirsi con i loro fuselli. In questa città nel 1981 si sono date appuntamento le appassionate del merletto, è stato un incontro a livello internazionale, che ha segnato la fondazione dell' OIFDA "organizzazione internazionale di amatori del merletto a fusilli e ad ago". Nel 2002 è stata capitale europea della cultura.
Il merletto di Bruges è caratterizzato da due tecniche: ad ago e ad fuselli. Con la tecnica a fuselli si fanno dei lavori a mano con moltissimi motivi floreali realizzati con la tecnica a fili discontinui. Bisogna fare delle distinzioni tra i fiori fini di Bruges e il duchesse di Bruges. Nel primo caso il disegno e il filato sono meno preziosi del duchesse che è più raffinato.
Nel 1245 a Bruges è stato fondato un edificio per la convivenza delle beghine (mogli dei crociati) le quali essendo sole per tanto tempo aiutarono persone in difficoltà e orfani. Per guadagnare un pò di soldi e per continuare le loro opere di beneficienza si sono dedicate alla lavorazione del cotone e del lino, si pensa che da questa lavorazione possono aver avuto origine a Bruges i primi intrecci di filo.
Oggi sono le suore Benedettine che occupano questo edificio. Invece nel 1717 arrivarono quì le suore Apostoline, sotto la direzione di Jacoba Cliviers. Dopo aver ristrutturato un piccolo monastero in decadenza, le suore avviarono una scuola dove si insegnava l'arte del merletto. Ben presto arrivarono donne e bambini in questa scuola per imparare il lavoro del merletto e avere un mestiere.
Giuseppe II figlio di Maria Teresa d' Austria nel 1783 decide di chiudere 13 monasteri a Bruges. Ma forse ricordandosi che sua madre amava molto i merletti, Giuseppe lasciò continuare alle suore il loro insegnamento, che continuò per ancora molti anni, nel castello di Shönbrunn a Vienna si può vedere un grande dipinto che la ritrae in un abito fatto interamente a merletto a fuselli e realizzato dalle merlettaie belghe.
Oggi si possono leggere leggende che legano il merletto a Costantinopoli e magari a Bruges, il merletto è arrivato proprio attraverso "le guerre sante" in Oriente. Dice anche la storia che il duca di brabante nel 1235 accompagnò la futura regina di Gerusalemme al matrimonio con Federico II di Svevia, regione storica della Germania meridionale.
A Bruges "Il Kantcentrum" è il centro per il merletto ed è una associazione "no profit" che è stata fondata nel 1970 e si trova vicino alla chiesa Jerusalem. In questo santuario del merletto c'è la possibilità di imparare a qualsiasi livello di formatazione, ed opera in tutti i periodi dell'anno, ci sono anche corsi per bambini e per amatori e formazione professionale. Le merlettaie spesso danno delle dimostrazioni e nella piccola boutique si possono trovare tutto quanto serve per la lavorazione del merletto. Il centro ha scritto diversi libri sul merletto e ha anche una sua rivista trimestrale.
Il museo del merletto si trova all'ombra della chiesa di Jerusalem, fra le case restaurate Dieu, dove vivono molte merlettaie anziane. Tutto l'anno si trova una collezione permanente formata da esemplari unici del Kentcentrum e privati e c'è anche una temporanea esposizione che cambia in funzione del tema prescelto. E nelle bacheche si possono ammirare merletti del XVIII e XIX secolo, oltre ai merletti delle fiandre e di Bruges ci sono dei merletti neri di Valenciennes e di Chantilly.
Museo delle beghine, nella casa delle beghine è aperta al pubblico una piccola stanza adibita a museo del folklore dove viene ricordata la vita molto modesta della comunità di allora.
Museo municipale "Hotel Arents", in questo museo si può trovare una rassegna del merletto attraverso i secoli, ci sono aqueforti, disegni e tavole dipinte, dove i più grandi ritrattisti del XVII, XVIII e XIX secolo percorrono la storia del costume con i loro vari stili.
Binche è una piccola città medievale, situata a sud di Bruxelles è molto famosa per i stupendi merletti e per il carnevale che risale al 1395. Mentre l' arte del merletto risale al XVII secolo e la prima documentazione testimonia che la prima apparizione del merletto è stata nel 1697 e verso la metà del XIX secolo ha avuto la sua massima diffusione, le merlettaie di Binche in quel periodo godevano di una certa agiatezza producendo e vendendo i loro lavori di merlett, nel 1750 a Binche c'erano circa mille merlettaie. Non si è sicuri e non ci sono testimonianze che possono dimostrare se le merlettaie si fossero messe in associazioni però sembra più probabile che lavorassero separatamente e che eseguissero gli ordini di qualche mercante che veniva da Parigi o da Londra. Questi mercanti facevano fare i merletti su disegni sempre diversi e nuovi, in modo da offrire ai loro clienti lavori di prim' ordine. Ma con l' arrivo della rivoluzione francese e la caduta della nobiltà, vi fu un momento di crisi per il merletto e si dovette attendere per ridargli vita l' impero di Napoleone Bonaparte.
Le merlettaie di Binche nei primi dell' ottocento hanno avuto un grandissimo onore è stato loro commissionato di eseguire il velo da sposa per la principessa Luisa-Maria d' Orleans. Per causa dell' arrivo del merletto meccanico, come è successo in tutta Europa, anche a Binche non avendo più interesse economico è scomparso e nel 1915 ci sono state solo poche merlettaie già anziane che ancora lo rappresentarono. Si cercherà di organizzare dei corsi nel 1977 e questi saranno un inizio per la rinascita del merletto a Binche.
Il merletto di Binche viene realizzato a fili continui e intrecciato con un filo molto sottile e molto leggero che fa parte della famiglia dei valenciennes, lo si distingue per i suoi fondi come il "fondo a neve" e il "Point de Paris".
Le dentelle di Binche vengono eseguite su un tombolo piatto e la merlettaia che lo ha iniziato lo deve finire. Questo merletto per la sua tecnicaci vogliono moltr ore di lavoro.
"Il centro del merletto e dei mestieri d' arte di Birche" Questa è una associazione senza fini di lucro ed è stata fondata nel 1989 con l' intenzione di promuovere la tradizione del merletto e l'arte. Dalla sua fondazione essa dispone di un posto per l' esposizione chiamato "Le Fuseau". Le artiste merlettaie in questo luogo si esibiscono nei loro lavori per i visitatori, che hanno cosi l'occasione di vedere la realizzazione e l' esecuzione di vere opere d' arte. Qui si può trovare anche l' occorente per l' esecuzione del merletto, come: fuselli, cuscini, filati, spilli e anche libri per imparare.
Bruxelles, in questa città la tecnica più conosciuta e ancora eseguita pare essere la "Duchesse" che consiste nella tecnica a fili tagliati e si esegue con sottilissimi fili, i motivi più attuali sono i fiori e le foglie. Il giorno del suo matrimonio con il principe Filippo la principessa Matilde ha indossato un velo di merletto di Bruxelles. Era un velo della seconda metà del XIX secolo, lavorato a ago e a fuselli in lino, su un fondo di cotone meccanico e tulle. Questo stupendo velo per la prima volta è stato portato nel 1877 dalla bisnonna del Principe Filippo, questo velo nel corso degli anni è stato sottoposto a due restauri.
A Bruxelles c'è il "Museo del costume e del merletto", dove si trovano da ammirare merletti e costumi contemporanei e anche dei tempi passati, acessori e ricami, documenti originali a iniziare dal XVIII secolo. Tutto questo è un notevole patrimonioper questo museo che è tempio consacrato al merletto di Bruxelles, celebre in tutto il mondo.
Malines, è una città delle Fiandre famosa per i merletti, le lanerie e le telerie, ed è situata lungo il fiume Dyle. La tecnica di questo merletto viene eseguito a fili continui, una volta si eseguivano delle vere opere d' arte. Il fondo caratteristico è fatto da tanti esagoni chiamato "fondo di ghiaccio" e i motivi ricorrenti si ispirano alla natura.
La scula di merletto di Beveren e il suo museo si trovano presso il castello Cortewalle. Questa scuola prende parte al programma "Comenius" che come scopo ha l' insegnamento ai più giovani dell' arte del merletto. Questa scuola è stata anche ospite al Museo Municipale di Idrija in occasione del festival del merletto 2003.
Jette, dei ricordi gradevoli di un merletto del passato sono rimasti anche nella città di Jette. La città ha dedicato nel 2002 una mostra al merletto con il titolo: "Industria del passato, hobby del presente", eseguita dal Centro culturale Armillaire. In questa mostra si è venuti a conoscere una ricca collezione privata che conteneva guarnizioni per paramenti sacri, per biancheria da casa e per l' abbigliamento, a partire dal 1800 fino ai nostri giorni.
Nel 1980 i coniugi Pincen hanno formato un gruppo folkloristico "I Meigraaf" nato con l' intenzione di tenere vive le tradizioni con la lavorazione del merletto a fuselli e a ago, il ballo e il canto. Quando si esibisce questo gruppo indossano dei costumi molto antichi che si rifanno al 1600 e 1700 ognuno di questi componenti sceglie e confeziona il suo costume con molta cura e lo fa assomigliare il più possibile all'originale adornandolo di particolari dell' epoca e le camicieche indossano le donne sul collo e sui polsi sono arricchite di preziose trine. Questo gruppo ogni settimana si incontra per dedicarsi all' insegnamennto delle diverse materie.
A Courtrai vi è un museo ricco del merletto, vi sono vetrine per la lunghezza di 110 metri dove si possono annirare una preziosa e unica collezione di antichi merletti una eredità di tradizioni e glorie, degli avi.
E' una rassegna in cui si può vedere come il cambiamento del costume nei secoli, si possono vedere: paramenti sacri, biancheria da letto, e da casa, abbigliamento intimo, vesti per neonato e altri lavori a mano realizzati in fibra di lino. In questo museo viene evidenziato l'importanza che il merletto ha avuto nella vita dell' uomo, nel tempo passato e come l'uomo sia stato accompagnato da esso nel percorso della sua vita, da un cosi pregiato manufatto e pieno di buoni auspici, essendo fatto con tanto amore e costanza.
Anversa è la città di Rubens, pittore che visse in Italia e fu alla corte dei Duchi Isabella e Alberto di Anversa e è la città dei diamanti e inoltre è stato un grande centro per la lavorazione del merletto. Ed ancora oggi esso rimane radicato nella tradizione. I più bei merletti lavorati a fili continui e ricercati per la loro perfezione si sono eseguiti in questo paese.
Presso la chiesa di Carlo Borromeo, vi si trova il museo Anversa con una ricca presentazione di merletti e di disegni di una collezione privata donata alla chiesa.
Museo Le Mo Mu, questo museo della moda, dell' abbigliamento e del tessile ad Anversa è stato aperto nel 2002 nell' Europa Occidentale, questa collezione segue cinque secoli di moda assieme ai merletti ed i tessili.
Il merletto in Olanda
L'Olanda è una terra molto particolare con i suoi villaggi pittoreschi, con i suoi mulini a vento, le sue distese di tulipani e altri fiori che coprono ettari e ettari della campagna olandese i suoi corsi d'acqua e le tante piste ciclabili. Ed è anche la terra di Van Gogh e delle sue tele.
L'agricoltura è tra le più moderne e progredite del mondo. Colture di cereali, patate, fiori, grandi allevamenti di bovini, importante la pesca. Industrie: zuccherifici, caseifici, distillerie, cioccolata, chinino, come industrie metallurgiche, meccaniche, e chimiche, grande sviluppo hanno i commerci internazionali.
Le religioni praticate sono, la protestante e quella cattolica.
In Olanda il merletto viene chiamato con due nomi molto caratteristici i quali sono: "cavolfiore" o "crisantemo" questo nome viene dato per il suo particolare disegno.
Non si sa con certezza quando in Olanda sia nato il merletto. però si sa invece sicuramente che il filato di lino è stato portato dalle fiandre e che poi è stato candeggiato ad Harlem in Olanda e veniva anche considerato il miglior filato del mondo. Nei dipinti del XVI secolo si possono vedere delle testimonianze dove si vedono dei costumi olandesi ornati di merletto.
Dei viaggiatori inglesi nel XVII secolo tornando dall'Olanda avevano raccontato che i loro capi di abbigliamento erano tutti ornati di un bellissimo merletto e anche le case olandesi di allora erano rese belle con tanti merletti. Persino i loro scaldini e scaldaletto venivano avvolti in merletto, e quando nasceva un bambino usavano avvolgere attorno all'ottone che stava sul portone di casa e veniva usato da battente del merletto, cosi chi bussava non faceva rumore e non svegliava il bambino. Quello che distingue il merletto olandese è quello di un lavoro fatto solido e robusto.
A partire dal 1850 si sono trovate testimonianze di scuole di merletto al tombolo e si pensa che in quel periodo in Olanda questa attività artigianale abbia avuto il suo massimo splendore.
L'arte del merletto scomparve dopo il 1900 però ricomparve nel 1970 e in questo periodo sono nate anche diverse associazioni e le loro rappresentanti hanno sentito il bisogno e il desiderio di raggrupparsi per scambiarsi conoscenze e esperienze.
Il tombolo olandese è molto diverso dagli altri, in Olanda si usa un tombolo piatto che viene appoggiato sopra un tavolo e i fuselli vengono sportati e non presi in mano come si fa per il tombolo cilindrico. Nel novembre del 1970 nasce il Lookk (Organizzazione Nazionale dell'arte del merletto). L'interesse dell'Organizzazione era quella di mantenere relazioni con tutte le realtà nazionali che progredivano l'arte del merletto attraverso incontri e mostre.
Questa Associazione ha un suo bollettino quadriennale sul quale si danno le informazioni sui concorsi, sulla mostre, le uscite di libri e altre notizie che riguardano l'arte del merletto.
Il merletto in Francia
Stato dell'Europa occidentale, clima temperato, economia mista, molti pascoli, prodotti principali, cereali, vino, patate, barbabietole da zucchero. Risorse minerarie di ferro, carbone, produzione di energia elettrica, molto sviluppata l'industria meccanica di costruzioni ferrovie, navali, automobilistiche, macchine agricole. Tessili, sete, cotone, abbigliamento, porcellane, orologi.
La Francia, può vantarsi una lunga tradizione nel merletto sia a fuselli che a ago.
Caterina de Medici che aveva sposato nel 1533 Enrico II d' Orleans, re di Francia, era stata lei ad aver introdotto in Francia e fatto conoscere alla corte francese la bellezza dei merletti italiani e ne lanciò la moda.
Il primo ministro "Ministro Colbert" sotto la raggenza del Re Sole tramite l' ambasciatore francese a Venezia, riuscì a portare in Francia delle merlettaie veneziane per insegnare l'arte del merletto alle artigiane francesi. Si racconta che per raggiungere questo scopo Colbert fece sposare delle merlettaie francesi ai maestri vetrai francesi, inviandoli poi a Venezia per scoprire i segreti delle arti veneziane.
Sono state invitate in francia con lusinghieri compensi diverse merlettaie veneziane per insegnare l' arte del merletto. Colbert istituì le manifatture Reali di Sevres e il merletto che veniva prodotto si chiamava "merletto Colbert" oppure "punto di Francia" ben presto furono aperte molte scuole e in pochi anni il merletto francese riuscì a essere in forte concorrenza con il merletto in Italia. L' industria del merletto ha dato lavoro a 80.000 persone e Colbert ha vietato l' importazione di merletti da altri paesi. Il doge ha fatto richiamare le merlettaie a Venezia e per quelle che non ubbidirono al suo ordine ha fatto emettere la condanna a morte. E più avanti anche Napoleone ha protetto l' arte del merletto a fusilli.
In Francia oggi si pratica daperttutto la lavorazione del merletto e in onore a questa antica arte vi sono moltissimi musei nei quali si può vedere come il merletto abbia fatto parte della cultura, della storia e della vita dei francesi sia oggi come nel passato.
La Federazione Francese del Merletto e del Ricamo "FFDB" esiste in Francia dal 1935 e raggruppa quattro settori il ricamo a mano e meccanico e il merletto. E' proprietaria dei marchi depositati "Merletto di Francia e ricamo di Francia e Merletto di Calais". .
Questa associazione comprende più di 3500 dipendenti e più di cento imprese, il 65% del fatturato viene esportato all' estero. Essa si propone di ricercare, rinnovare e sviluppare, la promozione dei prodotti, dei colori, dei disegni e dei mestieri, in qualsiasi forma essi vengono rappresentati (meccanici informatizzati o manuali).
Le ricamatrici e le merlettaie mettono a disposizione la loro grande bravura, alle più prestigiose firme dell'alta moda come: Dior, Balmain e Chanel.
Chantilly è molto rinomata per le porcellane, i bellissimi castelli e soprattutto per i suoi merletti. In tutto il mondo si conosce lo stupendo merletto di Chantilly realizzato in seta nera e anche in seta bianca, questa raramente.
Nel 1830 in questa città e nei suoi dintorni lavoravano quattromila merlettaie. Alla fine del 700 fino al 1850, il merletto di seta si chiamava "blonda" per il suo colore della seta naturale che aveva i riflessi lucenti e biondi come i capelli. Quando poi la seta veniva tinta di nero, il merletto si chiamava "Blonda nera". E dal 1850 in poi la blonda nera ha cambiato completamente nome e viene chiamata "Chantilly". Questo bellissimo merletto ha avuto il suo massimo splendore sotto l' impero di Napoleone III e infatti la moglie Eugenia di Montijo di origine spagnola fu lei che lanciò la moda del velo nero. E alla fine di questo impero il merletto Chantilly venne eseguito con grande successo anche in altre località come: Le Puy, Baieux e anche in Belgio.
A Chantilly c'è il museo del merletto nel quale vi si trovano dei stupendi pezzi di merletto e anche la loro storia. In questo museo ci sono anche le merlettaie che si esibiscono in questa bellissima arte e richiamano sempre molti visitatori. Ma purtroppo questa attività è molto in disuso ormai e sopravive solo per la costanza e la passione di poche merlettaie.
Bailleul, si trova nelle Fiandre dove un tempo si producevano merletti in grande quantità, ma questa arte è scomparsa nel XVI secolo. Alla fine del XIX secolo si insegnava nelle scuole ai bambini l'arte del merletto e per ottenere un buon grado di finitezza del lavoro dovevano applicarsi anche dieci ore al giorno. I bambini più bravi iniziavano già a cinque anni, l'età in questa arte era molto importante, perchè chi iniziava verso i 12-13 anni non avrebbero mai avuto nelle loro dita l'agilità di chi iniziava invece a cinque anni.
A Bailleul nel 1800 c'erano circa una decina di scuole di merletto, anche se in quel periodo era già iniziato il declino di questa arte. Da queste scuole uscivano delle brevissime merlettaie capaci di realizzare dei splendidi merletti ed ogni allieva si specializzava nel tipo di lavorazione nel quale era più abile. Finchè erano ragazze lavoravano dodici ore circa al giorno e questo dava a loro la possibilità di condurre una vita più dignitosa che quella della campagna. Ma dopo sposate lavoravano di meno fecevano sei ore e i loro lavori venivano venduti a intermediari che facevano da tramite con i commercianti. Questi merletti venivano poi venduti a Parigi, in Normandia e a Bruxelles.
Il tombolo di Bailleul e di questa zona è quadrato e ha cm. 45 circa di lato è imbottito al centro di crine e poi ricoperto da un tessuto di lino. In questo paese la patrona del merletto è S.Anna.
C'è una storica testimonianza si conferma che una merlettaia dell' epoca realizzava in un ora 1 cm. di merletto per una lunghezza di 8 cm.
A 510 metri di altitudine si trova Retournac ed è un villaggio dell'alta Loira che gode di un microclima mediterraneo.
In questo villaggio c'è un importante museo del merletto che viene riconosciuto dalla direzione dei musei di Francia del Ministero della cultura. In questo museo si può seguire la storia della famiglia Experton, che erano fabbricanti di merletti e prosegue con una esposizione di merletti antichi, poi vi sono importanti documenti che narrano la storia del merletto e le sue origini in Europa. La collezione è costituita di 4000.000 pezzi. E in questo museo si possono anche vedere le dimostrazioni delle merlettaie
Valenciennes si trova a nord della Francia e confina con il Belgio. E' appartenuta fino al 1678 alle Fiandre belghe poi è stata ceduta alla Francia. Il valenciennes è un meletto molto elegante e leggero lavorato a fili continui con un fondo resistente e uniforme, fatto con un incrocio di trecine. Fino al XIII secolo i motivi erano caratterizzati da fiori e volute.
Risalgono al 1624 i primi segni storici documentati che parlano di quando è iniziato l' arte del merletto a fuselli e quando le monache di Santa Agnese insegnavano l' arte del merletto all' interno della loro scuola.
Ci racconta la storia che ancora nel 1661 all' età di 37 anni Francoise Batar creò una comunità "La congregazione delle figlie della sacra famiglia" per insegnare alle giovani e povere ragazze del posto, l'arte del merletto. Tocca a lei l'onore di aver dato radici profonde a questa arte a Valenciennes. Aveva imparato le tecniche del merletto a Anversa e che poi diffuse a Valenciennes, il punto Fiandra e Venezia. Creò un fervido commercio aprendo diversi ateliers avendo lei dei rapporti con Anversa e il Belgio. Aprì ancora altri ateliers a Quesnoy ed a Arros, e morì nel 1677.
Nel XVIII secolo il merletto di Valenciennes era uno dei merletti a fuselli più costoso e più ricercato, per la sua raffinatezza del fondo e dei disegni e per il colore del suo filato, bianco avorio, molto raffinato.
Verso i primi del settecento questo merletto era ritenuto il più bello in assoluto, sia per la resistenza che per la leggerezza e il segreto stava nella qualità dei filati e nell'acqua che veniva usata per lavorare il filato grezzo. Questo merletto veniva lavorato in cantine umide per mantenerlo sostenuto e bello. Le ragazze giovani che provenivano da famiglie povere per un misero compenso lavoravano in cantine umide e buie a intrecciare fili di lino e all' età di trent' anni i loro occhi già non ci vedevano più. Questo merletto veniva pagato molto bene e i mercanti facevano affari d' oro. Si è venuto a conoscenza da documentazioni esistenti che molti merletti che venivano realizzati nei paesi confinanti erano poi stati venduti per merletti di "Valenciennes" però la qualità e il pregio non erano uguali e molte donne di allora per i corredi delle figlie hanno speso delle fortune per essere state imbrogliate. Tra il 1720 al 1780 a Valenciennes lavoravano dalle 3000 alle 4000 merlettaie.
Dopo la rivoluzione francese Valenciennes e anche il merletto hanno avuto un brutto periodo, però il segreto della lavorazione del merletto sono stati ben custoditi e nel 1908 la camera di commercio avvia una scuola del merletto. Ma arrivata la la prima guerra mondiale e la scuola è stata chiusa.
Nel 1926 ritorna con prosperità il merletto per merito di persone con grande amore e passione per questa antica tradizione. Dal 1959nella scuola di Belle Arti si danno lezioni di merletto e si è fondata una associazione per la sua promozione.
Nel XIX secolo era il Belgio il più grande produttore di Valenciennes, allora si parlava di Valencienne del Brabant". Nel 1850 il merletto sarà invaso dal valenciennes meccanico. Vicino a Valenciennes in un villaggio di 2000 abitanti vive Rosanna Orgiu intenditrice del merletto e esperta merlettaia.
La biblioteca di Valenciennes possiede una stupenda collezione di merletti che con la loro bellezza e qualità prova la storia del merletto in Belgio e in Francia tra il XVIII e XIX secolo. La collezione è formata da merletti fatti ad ago e fuselli, punto di Parigi e di Venezia, duchesse di Bruges, bordi di Chantilly etc.
Inoltre c'è una grande documentazione che testimonia la solida operosità del merletto da parte di ateliers, di negozianti, o ancora più semplicemente, nel silenzio dei conventi.
A Valenciennes c'è il "Museo delle belle Arti" li si possono ammirare dei meravigliosi merletti come anche le merlettaie che lavorano il merletto. I più prestigiosi pezzi attualmente in mostra sono generosamente stati donati da collezioni private. Molti merletti storici e preziosi che erano conservati nell' Hotel de Ville nell'incendio che si sviluppò nel 1940 sono andati distrutti.
Craponne è un paesino dell' alta Loira di 3000 abitanti, conosciuto per i suoi dieci secoli di storia e per i suoi meriti. Fino a cinquan' anni fa in questo paese c' erano delle piccole imprese che vendevano i merletti fatti dalle "piccole mani" a Puy en Velay. Oggi c'è ancora qualcuno che si dedica al merletto a fuselli ma solo per un piacere personale. Le dentelle di Craponne si distinguono dai motividi fiori che sono messo in risalto da un cordoncino che segue il loro contorno per far risaltare la loro bellezza. Con il motivo di questo merletto è stato realizzato un pannello che dimostra l' attività dell' associazione dell' Aubade de Quercy.
Nella chiesa di Craponne una cappella è dedicata al santo Regis che è il patrono delle merlettaie francesi.
L'Associazione L' Aubade di Quercy è stata fondata nel 1983 e si impegna di divulgare e conservare la cultura locale e le tradizioni come, i costumi, canti, danze etc. e dal 1996 è stata avviata anche l' arte del merletto a fusilli. Il professore Andrè-Pierre-Limouzin una volta al mese si incontra con sette merlettaie per praticare varie tecniche del merletto a fuselli. Questa attività è nata con lo scopo di effettuare dei merletti per abbellire i tradizionali costumi e poi confezionarli come si faceva una volta. E' stato anche creato un sito dell' associazione dove si possono vedere i componenti del gruppo del merletto e i lavori.
Cluny ha il suo merletto che è a fili continui che significa che dall' inizio fino alla fine si adopera lo stesso numero di fuselli e il filato è più grosso di quello Binche o Duchesse, per poter ottenere un lavoro molto traforato, ma di una certa resistenza. I punti del Cluny sono questi, il punto spirito che è triangolare o rettangolare però quello che viene più usato è l' ovale e sono delle piccole foglie che secondo come sono messe possono dare anche l' effetto di un piccolo fiore. Ci sono anche tante trecce a quattro fili con picot, che si incrociano e formano dei motivi di fondo, a volte c'è un motivo che da rilievo al lavoro fatto con tre fuselli che si chiama "punto Venezia". I motivi quasi sempre sono geometrici e vengono realizzati a mezzo punto e a punto tela.
Si pensa che sia stato verso il XVI secolo quando è comparso a Puy il merletto ma si sa con certezzache nell' Alta Loira nel XIX secolo lavoravano circa 1000.000 merlettaie.
Una leggenda racconta che Isabelle Mamur che era una giovane ricamatrice in occasione del Giubileo voleva realizzare un velo raffinato e sottile per la Vergine Nera. Isabelle non sapeva cosa inventare, allora costruì un cuscino e con l' aiuto di alcune navette e dei spilli ha inventato un intreccio di fili e da questo sembra che a Puy sia nato il merletto a fuselli.
A Velay nel 1665 è stato fondato "l' Istituto delle dame e dell' istruzione", con l' intenzione di far vulgare l'arte del merletto e la religione. I creatori sono stati Anne Marie Martell insieme all'abate Teodoro. L' Istituto ha avuto il suo successo e molte donne dalle campagne vicine impararono la cultura e l' arte che poi a sua volta hanno insegnato ai loro figli.
Questa notizia l' ha scritta M. Aymard, tra il 1715 e il 1716 a Velay ha iniziato una grande crisi del merletto, le vendite precipitavano i commercianti non acquistavano più e i magazzini erano stracolmi. Per sette anni durò questa situazione che mandò in miseria la popolazione, che non riusciva più a pagare le imposte.
Una etichetta blù con la scritta dorata "Dentelle di Puy" è il marchio che garantisce l' origine del merletto di Puy.
Dompierre, questo piccolo paese ha avuto la sua comparsa del merletto sotto Luigi Berryer castellano di Dommpier e segretario del Grande consiglio del Re XIV.
Nel museo "Museo del ferro e del filo" di Dompierre si possono ammirare merletti a fuselli e a ago di eccezionale qualità e bellezza.
Lille, in questa città dal 2001 c'è "l'Accademia del merletto" che si propone di salvaguardare e diffondere il patrimonio di questa tradizione artigianale cosi antica. Il punto del merletto ha preso il nome della città "punto Lille" è un punto di fondo leggero e sottile. Il patrono di questa città è San Nicola.
"Centro d'insegnamento del merletto a fuselli" CEDF la fondazione di questo centro è stata nell' anno 1974 e il fondatore fu M.Fouriscout, che ha portato tra le associazioni un contributo e una ventata di novità, nel rinnovamento dei fuselli, cuscini, nei disegni per l'esecuzione del merletto e nella lavorazione. Tutte le insegnanti hanno requisiti e diplomi per poter dare un insegnamento con le qualità neccessarie per la formazione professionale. Le tecniche insegnate sono: Valenciennes, Guipure, Danaise, Cluny, Torchon, Russo, fiori di Crapanne, disegni su carta, e merletto figurativo. Ci sono anche dei corsi per corrispondenza i corsi e la pratica vengono fatti tutto l'anno.
Il CEDF nella parte vecchia della città ha una sua esposizione permanente, dove sono esposti merletti antichi e contemporanei, in più anche materiale per la lavorazione del merletto di ieri e di oggi. In esposizione c'è anche il tombolo più grande del mondo con 1989 fuselli e c'è anche il merletto più largo. Realizzati in occasione del bicentenario della Rivoluzione Francese.
Questa associazione fa parte della "Società d' incoraggiamento ai lavori artistici.
Nella sala Teodoro Falcon all' interno del museo Crozatier, c'è una grande collezione di merletti sia ad ago come a fuselli che va dal XVI al XX secolo. Falcon era un fabbricante di merletti ed è stato lui a creare questa grande rassegna di merletti. C'è anche un importante libro che raccoglie i campioni dei merletti e una macchina per produrre il merletto meccanico.
Il merletto a Sir-Lanka
Lo stato dello Sri Lanka oppure Ceylon è un' isola a sud dell' India da cui è separata dallo stretto di Palk.
Quest' isola è occupata da un vasto territorio di fitte foreste, clima caldo e umido. Produce prodotti tropicali come: tè, olio di cocco e fibre di cocco, gomma, cannella, grafite, la pesca delle perle e pietre preziose.
Questo paese è indipendente dal 1948, prima era stato invaso nel 1587 dai portoghesi e nel 1640 dai tedeschi e inglesi.
Il merletto pare sia stato introdotto dai portoghesi. A Sri-Lanka il merletto molti anni fa non veniva considerato un lavoro pregiato che faceva parte di un' arte meravigliosa e apprezzata, ma purtroppo non conoscevano le origini e la storia, perciò il merletto a tombolo veniva usato come una attività domestica qualsiasi, senza pregio e stima. Questa attività del merletto avveniva lungo la costa del sud, in modo particolare a: Galle, Habaradura, Balapitya, Ambalangoda, e Dodanduwa.
C'è qualche scrittore del luogo che dice che il merletto è una attività indigena. Il nome comune col quale veniva chiamato il merletto è renda, però è una parola di origine portoghese e con il passar del tempo è cambiata. Oggi infatti i fuselli si chiamano "bilru" (si pronuncia beeralu) il tombolo si chiama "beeralu kotte" e il disegno da eseguire per la realizzazione del lavoro si chiama "beeralu mostara". In portoghese "mostara" vuol dire disegno.
Weligama è un paese di mare con una spiaggia bellissima, questo paese è famoso per le sue merlettaie e i suoi pescatori. A pochi chilometri da Weligama c'è un villaggio di nome Pasgama che conserva ancora le strutture delle case e il modo di vivere come era nel 1940 e quando qui arriva uno straniero viene trattato come un ospite.
In questo villaggio esistono molti tipi di artigianato e tra questi viene anche molto praticato l'arte del merletto a fusilli, che le donne realizzano imitando un pò i merletti dei villaggi del sud del paese.
A 115 chilometri da Colombo la capitale, c'è Galle una città famosa oltre che per il turismo anche per le sue merlettaie e dove si possono anche acquistare dei merletti molto belli realizzati a fuselli. Nel passato questa città era stata conquistata dai tedeschi, portoghesi e olandesi. Oggi l'attività del merletto in questa zona così radicata tra tra questa gente ha bisogno di aiuto, perchè a causa della negligenza delle istituzioni locali, potrebbe scomparire.
Il Dottor M.H.Goonatilleka professore all'Università delle Belle Arti di Kelanya e studioso della storia dello Sri-Lanca e del Portogallo, lancia questo segnale di pericolo, mentre si chiede come mai nel suo paese che nonostante avesse un Centro di Sviluppo Nazionale e un Consiglio Cittadino dei Mestieri, non si possa riuscire a unire le forze per promuovere questa attività così stupenda del merletto a fuselli. Ci sarebbe anche già una sala espositiva e le merlettaie sono già state contattate e sono disponibili e allora il Dottor M. H. Goonatilleka si chiede come mai tutto ciò è fermo? Forse sviluppare e portare avanti questa attività, insegnando alle giovani generazioni potrebbe essere anche una fonte di guadagno per l' isola e facendo questa considerazione si rivolge al Ministero delle Industrie del suo paese.
Questo paese ha dedicato un francobollo al merletto locale. L'ebano dello Sri-Lanka viene usato per fare i fuselli da collezione in tutto il mondo.
Il merletto in Portogallo
Clima mediterraneo, un paese ancora economicamente arretrato, la principale produzione agricola è costituita da vigneti di Madera e dalla Valle del Douro per i loro vini famosi, olio e cereali. Dalle foreste ricavano grossi quantitativi di sughero e grande importanza ha la pesca delle sardine e del tonno. Tessile, cotone e lana, maioliche per mattonelle.
I tomboli in Portogallo si chiamano "almofadas" e sono grandi e voluminosi in modo da poter reggere il peso di molti fuselli, che vengono chiamati "libros".
I paesi dove maggiormente si è diffusa la lavorazione del merletto sono: Vila Do Conde, Setubal, e Peniche.
A Vila Do Conde, in questo paese di pescatori e marinai il merletto a fuselli esiste sino dal XVI secolo. E vi è anche un documento storico che certifica che in questo paese che già nel 1616 il merletto a fuselli era una attività di interesse economico. Dopo nel 1700 è diventata la prima attività più importante, però negli anni successivi a causa di una legge che che dava un parere contrario alla lavorazione del merletto a fuselli l'intero paese di Vila Do Conde andò a finire in miseria. Ma una coraggiosa merlettaia la signora Joana Maria de Jesus però andò risoluta in direzione della reggia del re, chiedendo e ottenendo il permesso di praticare liberamente la lavorazione del merletto a fuselli.
Nel 1919 il Ministro del Commercio ordinò per decreto ufficialmente l'apertura di una scuola e la signora D. Julieta Castro Estrela è stata la prima grande merlettaia che insegnò in questa scuola. Questa istituzione fu fatta per lo sviluppo e la divulgazione del merletto a fuselli con lo scopo di tramandare alle nuovegenerazioni un' arte acquisita da tanti secoli.
Nasce nel 1920 l'Associazione "Rancho Da Praca" per opera del Dr. Josè Maria Amdrade Ferreira con l'intenzione di unire in un solo gruppo il folclore portoghese l'arte e l'artigianato per conservarlo nel tempo. Questo gruppo è famoso in tutto il Portogallo per le sue dimostrazioni di merletto, canto e danza. In questo gruppo vi sono anche dei dei bambini che rappresentano la nuova generazione e anche loro imparano con entusiasmo l' arte del merletto. Nel 1926 entra a far parte del direttivo di Vila Do Conde Rui Morais Vaz che porterà il merletto vilacondese ad una rinascita, recuperando i vecchi disegni e punti e modificandoli con studio e intelligenza e con proposte nuove e moderne. Con regolarità vengono stabiliti corsi di perfezionamento e di apprendimento, sia nella tecnica che nel disegno. In questa scuola vengono chiamate anche insegnanti dal dalla Reppublica Ceca e dal Belgio. Le merlettaie di Vila Do Conde colgono le varie occasioni di esposizioni e mostre per confrontarsi con le altre merlettaie europee e organizzano conferenze e workshop sul prezioso merletto.
Nel 1978 venne effettuata una mostra nazionale di artigianato e fu questa l'occasione in cui il merletto di questo paese venne conosciuto da tutti, come caratteristico prodotto di Vila Do Conde. Infatti questo merletto ha una lavorazione molto accurata e raffinata con una ricercata fantasia di punti e motivi.
Nel 1980 per conservare il patrimonio di tradizioni si è formata una Associazione che prese l' impegno a proteggere e rendere noto l' artigianato locale. Nel 1991 viene aperta ufficialmente una scuola di merletto ed un museo di artigianato locale dove si può vedere una grande collezione di merletti.
Girando per le vie del paese ancora oggi si incontrano le merlettaie sul loro uscio di casa che lavorano al tombolo.
Lo scultore Ilidio Fantes nel 1993 realizza una statua dedicata alle merlettaie.
Nel 1991 viene restaurato dall'amministrazione locale di Vila Do Conde un palazzo che si trova nel centro storico "Casa del Vignal" per adibirlo a "museo del merletto". Quì si trova una grande esposizione dei ricercati lavori realizzati dalle artiste merlettaie di Vila Do Conde, di tomboli e fuselli provenienti dalle varie parti del mondo.
Peniche, in questo paese che si affaccia sull' immenso Oceano Atlantico, la realizzazione del tombolo, merletto a fuselli è comparso nel 1625 e a quel tempo risale anche il primo storico documento. Questa arte del merletto potrebbe essere stata importato anche dal Brasile, lo si suppone perchè Peniche è situata sul mare e potrebbe essere stato possibile un interscambio con le coste sudamericane.
Il merletto brasiliano viene chiamato "Rendas da Praia" perciò c'è una somiglianza, in più c'è questo detto popolare che dice, che i marinai di Peniche hanno seminato a Vera Cruz per questo avrebbero potuto aver portato delle donne bresiliane in Portogallo e che poi hanno insegnato l'arte del merletto a fuselli alle donne portoghesi, ma potrebbe anche essere accaduto il contrario. Ma nel secolo XVII tantissime donne di Peniche avevano il tombolo per lavorare il merletto e nel XIX secolo più di mille merlettaie iniziavano a lavorare al tombolo a intrecciare i fusell, già a iniziare all'età di quattro anni, questo è quanto ha scritto Pedro Cervantes de Carvalho nel 1882 nel suo libro sul merletto penichese.
Nel 1987 venne aperta una scuola col nome: "Scuola industriale del merletto" e è stato in quel anno che il merletto si fece conoscere a Peniche e si impose con un suo stile. La caratteristica di questo merletto è che sia il diritto che il rovescio sono completamente identiche e non si distinguono. Più tardi quando arrivò il merletto fatto a macchina ha avuto una decadenza e è diventata una attività secondaria. A Peniche il simbolo delle imbarcazioni che rappresente un'imagine marinara è molto gradita ai turisti, attualmente il merletto a fuselli, questo tipo di artigianato attira moltissimi turisti, in più viene considerata nu'arte a tutti gli effetti.
Quattro sono le Associazioni che difondono e sostengono la lavorazione del merletto a fuselli e sono, l' Associazione del merletto, "l' Associazione dell' artigianato", l' Associazione locale delle arti" e la "Scuola del merletto". Le merlettaie in estate si esibiscono per la gioia di tantissime persone locali e turisti.
Setubal è una città che si sporge sul mare, che è stata educata a una propria disciplina nella lavorazione del merletto. Il quale si distinge da un filo "perlè" perchè più grosso e anche più scuro, dal resto della lavorazione, che forma il disegno creando un rilievo.
Questo tipo di merletto artistico è stato esposto nell'anno 1864 ad una Esposizione Nazionale dell' industria, ottenendo un premio di grande valore. Attualmente per diffendere il patrimonio tradizionale, si occupa una Associazione "socio culturale" che ha il compito di tramandare e tenere salda questa stupenda lavorazione.
Inno alle merlettaie
Un illustre poeta il Dr. Artur da Cunha Araujo, scrisse per il "Rancho da Praca" un inno alla merlettaia, una canzone cantata e conosciuta in tutto il mondo.
Bei merletti fatti a mano
io vi do se volete
il cuore per cuscino.
Suore di Santa Chiara,
belle monache fattucchiere,
c'è il resto delle vostre grazie
nella bocca delle merlettaie.
Coro:
Oh, vieni alla finestra
che la notte è bella,
vieni a vedere il luogo,
bella merlettaia.
lascia il cuscino,
vieni a udirmi cantar.
Il merletto in Austria
Stato federale indipendente dell'Europa centrale, confina con: Svizzera, Germania, Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia, e Italia. E' un paese alpino e l'economia è fondata soprattutto sulle industrie manifatturiere, lanerie il loden, l'industria meccanica, materiale ferroviario, autoveicoli, motoveicoli, trattori, apparecchi eletrici, machine per cucire, cuscinetti e sfere e strumenti musicali, le industrie chimiche principali sono quelle della gomma sintetica e delle fibre artificiali. L'agricoltura produce soprattutto patate, patrimonio zootecnico, bovini e suini, notevole risorse forestali per il legno e la cellulosa.
Non si riesce a capire quando in Austria è stato introdotto il merletto, però si sa con certezza che in Istria e esattamente ad Indrija il merletto è stato introdotto dalle mogli degli esperti minerari che sono arrivati in quel paese per lavorare nella miniera di mercurio. Nell'Archivio della camera di corte di Vienna vi è conservato un documento dell'anno 1696 nel quale si testimonia la presenza del merletto di Idrija e per questo si suppone che in Austria sia già esistito prima di quella data. Nel 1920 in Austria c'erano molti artisti che disegnavano i motivi per i cartoni che poi servivano per fare dei ricercati merletti a fuselli e realizzati alla Wiener Werkstatte il rinomato atelier di Vienna, nato alla fine dell'ottocento e che rappresentava il sogno imprenditoriale di designer e architetti. In questo laboratorio si fabbrica di tutto dalle sedie ai cestini di fiori e anche ai pizzi, veri modelli di qualità e di arte che vengono usati come primo esemplare, la produzione in serie destinata al grande pubblico.
A Vienna nel castello di Schönbrunn c'è un grande e bellissimo ritratto di Maria Teresa D'Asburgo, ritratta con un stupendo abito lungo tutto lavorato in merletto a tombolo, che fu donato dalla cittadina di Mecheln e realizzato dalle merlettaie del Brabant (Belgio). Questo dipinto è stato realizzato da l'artista Martin Van Meytens, nell'anno 1755 circa e che era il pittore di corte. Questo ritratto si può ammirare nella "sala delle cerimonie" (Zeremoniensaal) ed è il più celebre dipinto che la rappresenta come "Prima donna d'Europa". L'imperatrice amava tantissimo i merletti e i suoi abiti erano tutti abbelliti da preziosi merletti.
Nel 1806 in Bavaria le divise dei generali di cavalleria portavano dei merletti ai polsini delle camicie.
Il merletto in Normandia
La Normandia si trovò unita all'Inghilterra quando questa fu occupata dal duca Guglielmo il Conquistatore nel 1066.
Ha avuto notevolissima importanza durante la guerra mondiale, il 6-7 giugno 1944 con lo sbarco angloamericano.
Regione storica della Francia settentrionale. E' una delle più ricche regioni della Francia. Le coltivazioni sono, grano, orzo, mais, meli (da cui viene estratto il sidro), allevamento di bestiame, con produzione di latticini, pesca.
Industrie tessili, fabbriche di prodotti chimici, cantieri navali, raffinerie di petroli, cartiere.
Nel XVII secolo il merletto era molto diffuso in tutta la Normandia, ma nel 1850 iniziò il suo declino. Per ridare gloria al merletto in questa regione il sindaco di Argentan e il presidente delegato della "Federazione francese merlettaie e ricamatrici" con la collaborazione dei grandi nomi della sartoria francese hanno avuto una splendida iniziativa quella di fondare la "Strada delle sette città del merletto", queste sono le città che ne fanno parte: Corseulles, Bayeux e Argentan per il merletto ad ago, Alencon, Villediu-les-Poeles, La Perriere merletto a filet e Caen. Il motivo è quello di valorizzare raggruppare e sviluppare l'arte del merletto in Normandia. Hanno aderito subito una trentina di merlettaie e si è fondato un centro per l'indegnamento, inoltre si sono aperti degli ateliers per la produzione. Le merlettaie con la loro capacità e abilità insegneranno la perfezione dei lavori di merletto e cosi veranno aperti altri e si rinnoverà l'offerta con nuovi prodotti .
Era il 1680 quando a Bayeux è stato introdotto il merletto a fuselli da alcune suore "Le suore della Provvidenza" e è diventata una attività artigianale di una grande tradizione e di grande rilievo, che però rallentò durante la rivoluzione francese, ma ha avuto grande espansione durante l'impero napoleonico.
Le merlettaie di Bayeux hanno usato varie tecniche per la realizzazione dei loro lavori di merletto, dai punti di Bruges, Valenciennes, Chantilly, Cluny, Parigi a quelli di Bruxelles e le blondas di Caen. In questo paese nel secolo XVIII si sono insediate le manifatture del merletto, la compagnia delle Indie, Carpentier e Tardif. I merletti di ineguagliabile raffinatezza di Bayeux e per questo a partire dal 1829 sono stati prodotti a livello industriale, quando aprì la manifattura Lefebure che forniva con le sue preziose opere tante corti reali. E' stata Lefebure a prendere l'iniziativa di rinnovare anche la ripresa del merletto ad ago come l' Alencon riproducendolo su antichi disegni e poi modernizzandone la lavorazione e lo stile. Questa manifattura ha ridato notorietà e splendore al merletto di tutta la Normandia. I filati che venivano usati erano di seta pregiata e di lino. E precisamente con la seta nera tinta e lavorata a Baieux sono stati realizzati dei grandi ventagli, scialli e anche ombrellini da sole in merletto Chantilly. Con questi grandi e splendidi scialli nelle fresche sere le dame sopra i loro abiti scollati si avvolgevano le spalle. I motivi di questi grandi merletti erano ghirlande, fiori o disegni geometrici. Per poter realizzare merletti di cosi grandi dimensioni si lavoravano delle strisce a fuselli che poi venivano unite con l'ago con punto invisibile chiamato "punto raccroc".
L'attrattiva per questa lavorazione era quasi scomparsa verso il 1950 per la mancanza di interesse economico e è stata una anziana maestra merlettaia nel 1970 a ridare vita alla scuola del merletto di Bayeux. Di recente si sono aperte due scuole dove viene insegnato il merletto tradizionale, il merletto antico e il merletto moderno. Il merletto di Bayeux viene distinto per i suoi motivi figurativi in modo speciale quelli floreali.
Il museo del Barone Gerard di Bayeux possiede una grande e bellissima collezione storica di merletti.
Scuola mereletto di Aure = "Dentelles au file de Aure"
A due chilometri da Bayeuxsi trova Aure e qui nella quete della campagna viene insegnato l'arte del merletto, la scuola è aperta tutto l'anno e l' insegnante è Florence Quinette. Si possono eseguire dei periodi di addestramento al lavoro sul merletto di: Cluny, Baieux, Torchon e Danese.
"La compagnia delle indie" nel 1867 ha esposto a Parigi dei merletti a fuselli di Bayeux e ad ago di Alencon e per queste stupende opere ha ricevuto la medaglia della Legione d' Onore ed altre onoreficenze. Sarah Bernhard, la celebre diva ha posseduto un ventaglio impreziosito di un delicato merletto nero di Chantyli, fatto dalla manifattura Lefebure
Nel 1982 a Bayeux nasce il conservatorio del merletto che è una Associazione che si è prefissa l'obbiettivo della rinascita del merletto in Normandia e raduna al suo interno deucento merlettaie, beneficia di aiuti e di un locale da parte del comune. L' Associazione pianifica la rinascita del merletto, comunicando e facendo conoscere il pregio di questo patrimonio cosi prezioso e tutti gli anni viene organizzata una mostra di collezioni private di merletto.
In queste manifestazioni prendono parte anche le merlettaie di tutta la Francia, per dare la dimostrazione della loro bravura e hanno anche collaborato con i grandi nomi dell' alta moda come: Lapidus, Dior, Hermes e Balmain e sono anche in contatto con grandi artisti dell' arte contemporanea dai quali possono prendere spunti per avere idee innovative. Presso questa associazione si possono seguire corsi di apprendimento delle varie tecniche: Danoise, le Puy, Cluny e Bayeux. In questo conservatorio c'è anche uno spazio dedicato a museo dove si possono vedere le merlettaie al lavoro.
Courseulles, il merletto tipico di questa città viene realizzato con sete policrome e la sua tecnica è unica nel suo paese. Con sapiente maestriala merlettaia avvolge più fili colorati di seta, sullo stesso fusello, in modo da poter avere una policromia omogenea come se fosse un pittore. Potrebbe darsi che questa tecnica sia stata ideata da una dentelliere la Madame Robert nel 1896, che dovendo realizzare dei fiori voleva riprendere l'effetto naturale come li ha creati la natura.
Madam Robert chiese a Felix Aubert, che studiava pittura e amava disegnare la natura, se avrebbe disegnato dei fiori per lei.
In seguito a questa esperienza, Felix Aubert era diventato un bravo disegnatore di merletti. E nel 1904 pubblicò una raccolta di decori destinati all'arte del merletto.
Caen, famosa per i suoi "Blond di Caen" i suoi stupendi merletti realizzati in seta. A Caen nel 1624 si sono stabilite le monache dell'ordine delle "Orsoline" che hanno introdotto il merletto a fuselli lavorato con filo di lino.
E quando verso la fine del seicento a Caen arrivò la seta proveniente da Chine una città francese, da allora si è iniziato a realizzare i merletti in seta, ed ecco che nasce la "Blond di Caen". Non solo a Caen ne venne prodotta in grande quantità ma anche fuori dalla Normandia. Se si pensa che nel 1850 a Caen c' erano un centinaio di commercianti di merletto. Il 1800 segnò lo splendore e la caduta del merleto però nel XX secolo è nata l' Associazione del merletto "Blonda di Caen e Courselles" che fa ricordare la bellezza e la stupenda lavorazione dei merletti di allora e si sono fondati dei corsi di apprendimento. Associazione DBCC (Dentelle e Blonda di Caen e Courselles).
Claudette Bauvot è la fondatrice dell' Associazione che nasce nel 1998, Claudette ha scritto anche tre libri sulla meravigliosa arte del merletto a fuselli.
Villedieu - les Poeles, questo paese è famoso per due cose, per il merletto a fuselli e per le campane. Il motivo più importante nella lavorazione del merletto è la rosa, il trifoglio, e la margherita. Nel secolo XIX a parigi i parrucchieri si sono rivolti alle merlettaie di Villedieu per realizzare delle cuffie fatte di capelli, che dovessero sembrare dei chinon. Qui si trova anche il museo del merletto dove si snoda un percorso nel tempo, che raccoglie lo svolgersi della storia delle merlettaie di Villedieu. All'interno del museo si possono vedere anche le merlettaie di oggi che si esibiscono alla lavorazione del merletto.
Il merletto a Cuba
Cuba, La più grande e la più ricca isola delle Antille, montuosa soprattutto alle due estremità, clima tropicale oceanico, ha una grande produzione di zucchero di canna, caffè, mais, patate dolci, frutticoltura e tabacco, ed è il più importante centro mondiale della produzione dei sigari, inoltre anche cramite, nichel, minerali, petrolio, gas naturali e zolfo.
E' stato Cristoforo Colombo che nel 1492 ha scoperto Cuba. Nel 1510 dopo aver sterminato gli indios che popolavano l' isola, gli spagnoli fondarono la loro colonia. Il dominio dei spagnoli durò per tanto tempo, tanto da radicarne le tradizioni e la cultura.
Un tempo quì si lavorava il merletto a tombolo, però poi scomparve. Nei primi anni del novecento a Cuba venivano importate grandi quantità di merletto dalla Spagna.
Nel 1994 si è ridato vita ai lavori di artigianato collegati ai manufatti con il filo e fu annunciato un concorso dando così risalto e vita alle antiche tradizioni dell'isola, l'associazione che porta avanti questa iniziativa si chiama "Hermandad de Bordadoras". Presso la Casa del Museo dell' Opera Pia sede dell' associazione accorsero ragazzine dai sette ai sedici anni, desiderose di imparare fra le varie tecniche anche quella del merletto a fuselli.
Per l' associazione attualmente è una grande soddisfazione nel vedere queste giovani che si dedicano con passione ad una tradizione che sembrava scomparsa e che però adesso con gli sforzi del direttivo vede germogliare le attività del merletto che sono molto apprezzate da tutti e anche in modo particolare dal turismo.
Il desiderio dell' isola è anche quella di dare l' occasione alle nuove generazioni di crearsi una indipendenza economica.
Il merletto in Portogallo
Clima mediterraneo, un paese ancora economicamente arretrato, la principale produzione agricola è costituita da vigneti di Madera e dalla Valle del Douro per i loro vini famosi, olio e cereali. Dalle foreste ricavano grossi quantitativi di sughero e grande importanza ha la pesca delle sardine e del tonno. Tessile, cotone e lana, maioliche per mattonelle.
I tomboli in Portogallo si chiamano "almofadas" e sono grandi e voluminosi in modo da poter reggere il peso di molti fuselli, che vengono chiamati "libros".
I paesi dove maggiormente si è diffusa la lavorazione del merletto sono: Vila Do Conde, Setubal, e Peniche.
A Vila Do Conde, in questo paese di pescatori e marinai il merletto a fuselli esiste sino dal XVI secolo. E vi è anche un documento storico che certifica che in questo paese che già nel 1616 il merletto a fuselli era una attività di interesse economico. Dopo nel 1700 è diventata la prima attività più importante, però negli anni successivi a causa di una legge che che dava un parere contrario alla lavorazione del merletto a fuselli l'intero paese di Vila Do Conde andò a finire in miseria. Ma una coraggiosa merlettaia la signora Joana Maria de Jesus però andò risoluta in direzione della reggia del re, chiedendo e ottenendo il permesso di praticare liberamente la lavorazione del merletto a fuselli.
Nel 1919 il Ministro del Commercio ordinò per decreto ufficialmente l'apertura di una scuola e la signora D. Julieta Castro Estrela è stata la prima grande merlettaia che insegnò in questa scuola. Questa istituzione fu fatta per lo sviluppo e la divulgazione del merletto a fuselli con lo scopo di tramandare alle nuovegenerazioni un' arte acquisita da tanti secoli.
Nasce nel 1920 l'Associazione "Rancho Da Praca" per opera del Dr. Josè Maria Amdrade Ferreira con l'intenzione di unire in un solo gruppo il folclore portoghese l'arte e l'artigianato per conservarlo nel tempo. Questo gruppo è famoso in tutto il Portogallo per le sue dimostrazioni di merletto, canto e danza. In questo gruppo vi sono anche dei dei bambini che rappresentano la nuova generazione e anche loro imparano con entusiasmo l' arte del merletto. Nel 1926 entra a far parte del direttivo di Vila Do Conde Rui Morais Vaz che porterà il merletto vilacondese ad una rinascita, recuperando i vecchi disegni e punti e modificandoli con studio e intelligenza e con proposte nuove e moderne. Con regolarità vengono stabiliti corsi di perfezionamento e di apprendimento, sia nella tecnica che nel disegno. In questa scuola vengono chiamate anche insegnanti dal dalla Reppublica Ceca e dal Belgio. Le merlettaie di Vila Do Conde colgono le varie occasioni di esposizioni e mostre per confrontarsi con le altre merlettaie europee e organizzano conferenze e workshop sul prezioso merletto.
Nel 1978 venne effettuata una mostra nazionale di artigianato e fu questa l'occasione in cui il merletto di questo paese venne conosciuto da tutti, come caratteristico prodotto di Vila Do Conde. Infatti questo merletto ha una lavorazione molto accurata e raffinata con una ricercata fantasia di punti e motivi.
Nel 1980 per conservare il patrimonio di tradizioni si è formata una Associazione che prese l' impegno a proteggere e rendere noto l' artigianato locale. Nel 1991 viene aperta ufficialmente una scuola di merletto ed un museo di artigianato locale dove si può vedere una grande collezione di merletti.
Girando per le vie del paese ancora oggi si incontrano le merlettaie sul loro uscio di casa che lavorano al tombolo.
Lo scultore Ilidio Fantes nel 1993 realizza una statua dedicata alle merlettaie.
Nel 1991 viene restaurato dall'amministrazione locale di Vila Do Conde un palazzo che si trova nel centro storico "Casa del Vignal" per adibirlo a "museo del merletto". Quì si trova una grande esposizione dei ricercati lavori realizzati dalle artiste merlettaie di Vila Do Conde, di tomboli e fuselli provenienti dalle varie parti del mondo.
Peniche, in questo paese che si affaccia sull' immenso Oceano Atlantico, la realizzazione del tombolo, merletto a fuselli è comparso nel 1625 e a quel tempo risale anche il primo storico documento. Questa arte del merletto potrebbe essere stata importato anche dal Brasile, lo si suppone perchè Peniche è situata sul mare e potrebbe essere stato possibile un interscambio con le coste sudamericane.
Il merletto brasiliano viene chiamato "Rendas da Praia" perciò c'è una somiglianza, in più c'è questo detto popolare che dice, che i marinai di Peniche hanno seminato a Vera Cruz per questo avrebbero potuto aver portato delle donne bresiliane in Portogallo e che poi hanno insegnato l'arte del merletto a fuselli alle donne portoghesi, ma potrebbe anche essere accaduto il contrario. Ma nel secolo XVII tantissime donne di Peniche avevano il tombolo per lavorare il merletto e nel XIX secolo più di mille merlettaie iniziavano a lavorare al tombolo a intrecciare i fusell, già a iniziare all'età di quattro anni, questo è quanto ha scritto Pedro Cervantes de Carvalho nel 1882 nel suo libro sul merletto penichese.
Nel 1987 venne aperta una scuola col nome: "Scuola industriale del merletto" e è stato in quel anno che il merletto si fece conoscere a Peniche e si impose con un suo stile. La caratteristica di questo merletto è che sia il diritto che il rovescio sono completamente identiche e non si distinguono. Più tardi quando arrivò il merletto fatto a macchina ha avuto una decadenza e è diventata una attività secondaria. A Peniche il simbolo delle imbarcazioni che rappresente un'imagine marinara è molto gradita ai turisti, attualmente il merletto a fuselli, questo tipo di artigianato attira moltissimi turisti, in più viene considerata nu'arte a tutti gli effetti.
Quattro sono le Associazioni che difondono e sostengono la lavorazione del merletto a fuselli e sono, l' Associazione del merletto, "l' Associazione dell' artigianato", l' Associazione locale delle arti" e la "Scuola del merletto". Le merlettaie in estate si esibiscono per la gioia di tantissime persone locali e turisti.
Setubal è una città che si sporge sul mare, che è stata educata a una propria disciplina nella lavorazione del merletto. Il quale si distinge da un filo "perlè" perchè più grosso e anche più scuro, dal resto della lavorazione, che forma il disegno creando un rilievo.
Questo tipo di merletto artistico è stato esposto nell'anno 1864 ad una Esposizione Nazionale dell' industria, ottenendo un premio di grande valore. Attualmente per diffendere il patrimonio tradizionale, si occupa una Associazione "socio culturale" che ha il compito di tramandare e tenere salda questa stupenda lavorazione.
Il merletto in Finlandia
Finlandia, la terra dei mille laghi. La natura ha plasmato un magnifico porto accanto al quale commercianti e marinai hanno fondato una città. Oggi quel porto è il più grande della costa occidentale e la città è quella di Rauma.
Rauma un caratteristico agglomenerato urbano di edifici interamente costruiti in legno dei quali i più antichi risalgono al 1600, un vivace centro cittadino dove gli artigiani, orafi e merlettai lavorano in piccoli studi. Nel centro tra l'altro si trovano negozi specializzati nella produzione dei tipici pizzi di Rauma. La settimana dei pizzi di Rauma si svolge puntualmente nell'ultima settimana di luglio.
Rauma si trova sulla costa ovest della Finlandia, dove si è diffuso il merletto a fusilli "Pitsi Finlandia" e che ancora oggi mantiene la sua tradizione.
A Rauma le merlettaie incominciavano sino dalla tenera età a imparare l'arte del merletto, perchè provenivano da famiglie povere, perciò molte di loro lavoravano a questa arte per dare un contributo alle misere entrate.
L'angolo Kiviniemi, era una zona dove vivevano molte merlettaie e quì è vissuta anche Karoliina Wahlberg (1851-1912). Karoliina non si era mai sposata, però ha voluto dedicare la sua vita con grande entusiasmo e passione all'arte del merletto a fuselli. La bellezza dei suoi lavori ha richiamato moltissime persone a Rauma. Oggi questi stupendi merletti sono esposti presso il museo.
Nel sud e nel centro dell'Europa durante il rinascimento, mentre la moda dell'alta società richiedeva merletti ampi e di grande effetto, lo stile locale di Rauma era molto più modesto. Le guarnizioni di merletto venivano attaccate ai colletti e ai polsini delle camicie di lino, che venivano indossate sotto i pesanti abiti di tessuto in lana.
La fiorente epoca delle merlettaie finlandesi è stata però nel XVIII secolo e nei primi del novecento, quando erano di gran moda le cuffie di pizzo, queste cuffie erano di seta con merletti realizzati a fuselli. In quel periodo la cuffia non era solo un capo di abbigliamento oggetto di bellezza e grande effetto ma era un simbolo, che convalidava ma significava l'appartenenza ad una funzione sociale e tutte le donne della città e dei paesi erano desiderose di possedere una cuffia di grande effetto.
Verso il XIX secolo le cuffie hanno preso una nuova forma e si ridimensionarono le lunghezze dei merletti. Queste cuffie si sono viste indossate fino al secolo XX dalle donne alle funzioni religiose. Una dimostrazione tra le offerte votive, della moda del merletto finlandese lo si può trovare nella chiesa di Holy Cross a Rauma.
Nel 1948 nei ambienti della scuola "Rauma Adult Education Istitute" venne fondata una associazione di merlettaie che organizzarono per decenni molti corsi che ancora oggi continuano ad essere operativi. Attualmente l'associazione si chiama "Lace - Makers Association" e ha un negozio dove si possono comprare i lavori fatti a mano con tanta bravura dalle merlettaie.
Nel museo di Rauma si trova una grande e permanente collezione di merletti, di fotografie, e disegni e ogni anno in estate dal 1920 il museo organizza delle dimostrazioni delle merlettaie, che richiama molte persone da tutte le parti della Finlandia.
Ma oltre a questo museo di Rauma, c'è nè un altro è una semplice casa e in questa casa è nata una merlettaia tutt'oggi vivente e dove hanno lavorato tante merlettaie e si sono costruiti fuselli e tomboli.
Sono state molto amate le merlettaie di Rauma e nel 1976 in loro onore è stata eretta una bella statua realizzata dall'artista Raike. Questo simbolico monumento si trova nella piazza Helsingitori.
Il merletto in Russia
La Russia è la più grande Repubblica del più vasto paese del mondo. Il clima è del tipo continentale piuttosto umido, con lunghi inverni rigidi e estati fresche. La Russia possiede i fiumi più lunghi d'Europa. Si coltiva l'avena, la segala, l'orzo, la barbabietola, i girasoli, il grano, le patate, la canapa e il lino. Le risorse minerarie sono, carbone, ferro, mercurio, salgemma. Ha un limitato sbocco al mare, l'unico mare è l'oceano artico.
In Russia il merletto ha fatto la sua comparsa a partire dal XIII secolo, essa infatti la si trova in un storico libro, il quale ci riconduce al 1252 quando il principe Daniil Galitsky in un incontro con il re d' Ungheria indossava vestiti abbelliti di merletto. Fino dal secolo tredicesimo si è accertato che in Russia esisteva già qualche cosa che assomigliava molto al merletto, come le trecce e i galloni d'oro e d'argento, che abbellivano i vestiti insieme a pietre preziose e perle.
Fra il XV e XVI secolo è certo che esistevano camicie ornate di merletti di seta e di oro. Il grande cambiamento si vedrà solo dopo il XVII secolo. Il merletto che è stato importato dall' Europa occidentale è stato realizzato e imitato a fuselli con seta e altre fibre tessili. Il merletto folkloristico è nato dalle mani delle donne che vivevano in campaagna usando la loro fantasia insieme ai vivaci colori e ai motivi.
Sophia Davidova nel 1892 ha scritto un libro sulla storia delle merlettaie e del merletto russo e lei stessa ha raccolto testimonianze e memorie.E dalle poste russe sono stati emessi dei francobolli postali in onore al merletto russo.
In questo merletto il motivo che viene più usato è il fiore e a volte è anche di grandi dimensioni. Sono molto originali i motivi di fondo creati da intrecci geometrici di grande effetto visivo. All'interno del punto spesso viene inserito del filo più grosso che crea un rilievo per un motivo moltogradevole che colpisce l'occhio e fa seguire le curve sinuose del disegno. In Russia si usano cuscini più grandi della media, perchè vengono realizzati dei merletti di grandi dimensioni.
Kirishi fa parte della regione di Leningrado e si trova a settecento chilometri a nord di Mosca, la città è situata sulle rive del fiume Volkohov. La lavorazione del merletto in questa città si è sviluppato verso il XVIII secolo, che allora si chiamava "merletto di Zakhozhe" questo era il nome di un paese il quale riuniva in gruppo questi tre villaggi: Dunyakovo, Ikanovo e Motokhovo nei quali si lavorava il merletto. Le famiglie contadine che vivevano solo della vendita dei loro prodotti della terra hanno avuto un grande aiuto con il commercio del "merletto di Zakhozh'e".
Questi lavori venivano eseguiti con il lino, ma quando il merletto venne eseguito in scala industriale, allora i commercianti hanno importato anche la seta.
Una sola caratteristica delle merlettaie russe era che la sera si radunavano in gruppo spostandosi da una casa all'altra e si raccontavano leggende e storie mentre lavoravano, creando cosi le loro stupende opere e anche bellissime giacche e vestiti. Il motivo che veniva usato di più era il fiore e con un fondo in rete sbieco e spesso veniva abbellito con dei "chicchi d'orzo" uniti tra loro. Questo merletto è molto diverso da quello di Volodga.
Nel museo di Kirischi si può ammirare una presentazione molto interessante del merletto a fuselli, si tratta di circa trecento metri realizzati in tempi recenti.
Murmansk, In questa città esiste una scuola nella quale non viene insegnato solo fisica, letteratura, e matematica, ma viene insegnato anche l'arte del merletto a fuselli.
A Vologda, verso la metà del XVIX secolo secolo in questa regione c'erano centinaia di merlettaie che professionalmente si dedicavano a questa bellissima arte. A San Pietroburgo nel 1883 è stata fondata una scuola del merletto e nel 1917 un' altra a Mosca "La scuola di Kalinin".
A Vologda l'otto marzo 1928 si è fondata una scuola professionale del merletto, questa scuola è nata per dare forza e allargare l'arte del merletto. Col passare degli anni la scuola ha aquistato una grande esperienza che li ha permesso di essere ai giorni d'oggi un moderno istituto che crea artisti e maestri. E' stato anche in quel tempo che si decise l'unione del merletto di Vologda, con l'organizzazione manifatturiere "Snezinka" (fiocco di neve).
Di questa regione la caratteristica del merletto è il disegno artistico e elaborato, la perfetta esecuzione e le sue grandi dimensioni. Molti progettisti e disegnatoridi merletti hanno ricevuto l'onorificenza di "Repin State Prize".
La fettuccia che gira e compone i motivi si chiama "Polotnyanka". Sono stati messi in circolazione anche dei francobolli e è stato scritto un brano musicale con il titolo "Vologa lace", per onorare il merletto di questa regione. Vologda ha anche un museo del merletto e nel 2001 è uscito un libro sul merletto.
Cooperativa Snezinka, questa organizzazione oggi ha seimila aderenti che agiscono nell' artigianato tra questi il merletto a fuselli.
Il contrasegno di Vologda è "Snezinka" che è la garanzia della sua autenticità. Le giovani merlettaie sono istruite alla perfezione per realizzare stupendi merletti di una finezza molto particolare nella forma del disegno e nei punti. Nel 1870 a San Pietroburgo Snezinka vinse un ambito premio, in più a preso parte a diversi concorsi internazionali: Chicago, Helsinki, Parigi, Montreal, Leipzig, Bruxelles, New York e Delhi. E all'azienda sono state assegnate molto spesso medaglie d'oro, d'argento e di bronzo, certificati onorari e diplomi. Oggi si realizzano capi di abbigliamento anche di grande dimensioni come: soprabiti, giacche, scialli, colli, sciarpe e panelli.
Sulle rive del lago Onego si trova Petrpzavodsk, e vicino a San Pietroburgo, quì esiste un centro di insegnamento per le tradizioni russe, le arti,la danza e il canto e oltre questo si insegna anche il merletto a fusello, una di queste insegnanti si chiama Irina Vlassova ed è una grande appassionata del merletto.
Cherepovets è una città nella regione di Vologda e dal 1895 ha un museo che attualmente sta svolgendo un progetto di conservazione del folklore e delle arti della regione, per i bambini. Ma oltre alla storia, la danza, bambole, pittura, costumi e proverbi, viene loro imparato anche lavorare il merletto e alla fine di questo progetto tutti i lavori vengono esposti al museo.
Già dal XIX secolo la città di Yelets è famosa per i suoi merletti a fuselli, questa città si trova nella regione di Lipetsk. Il compositore Tikhan Khrennikov è stato premiato dell'Unesco a Mosca della medaglia Mozart, un premio molto ambito per lo sviluppo della cultura nel mondo. E in questa occasione gli è stato dato una icona della "Nostra Signora di Yelets" lavorata a merletto di Yelets che è la città dove è nato e qui lui ha aperto una scuola di teatro e musica e una d'arte per i giovani.
Mikhailov si trova nella regione di Riazan. A confermare che il merletto nella regione di Riazan risalga al XIII secolo sono gli scavi archeologici che lo dimostrano e anche per il ritrovamento dei reperti che hanno portato A.Mongait che è un famoso archeologo russo, a tali conclusioni.
A Mikhailov sono specializzati nella realizzazione dei merletti con fili colorati e di lino bianco e si sa per certo che in questa città la tintura del lino sia avenuta già nel secolo XVIII. Questo lavoro è stato effettuato per rendere il prodotto più originale in confronto ai altri posti della Russia dove si lavora il merletto. Questi merletti sono stati graditi subito e il loro commercio non ha subito concorrenze. Questo merletto ha delle caratteristiche proprie sia nei colori come nella lavorazione, il colore più importante è il rosso, poi si è aggiunto l'azzurro, il verde, il giallo, il bianco e il nero. Mentre la caratteristica del merletto bianco e blù è di Vilenki, un villaggio vicino. Il disegno è sempre geometrico che nell'antichità si chiamava "cruzhivo" e oggi si chiama merletto a fuselli. L'unica tecnica del suo genere era chiamata "contata" e il merletto veniva lavorato senza supporto del disegno. Si tramandava questa norma di generazione in generazione con l'unico aiuto la memoria, senza disegni o documentazione scritta. Non era solo ornamentale questo merletto, ma secondo una convinzione popolare proteggeva dalle malvagità e portava anche fortuna. Spesso tra questi merletti si possono trovare dei simboli che ci fanno pensare alla la natura come, i motivi ondulati che assomigliano alle onde del mare, mentre il cerchio ci fa venire in mente il sole.
Il merletto di Mikhailov è caratterizzato da soggetti come: conchiglie o ventagli chiomati, cappe pavlinki, campane e balalaike. Oltre questi vi sono anche altri motivi di disegno, i pesciolini e il fiume (la fettuccia).
Sulle tecniche di questo merletto è stato scritto un libro da Iraida Belozerova e Ludmilla Kostromova che poi è stato tradotto in queste lingue: "tedesco, inglese, francese, russo e olandese.
Le merlettaie di Milkhailov si sono unite e hanno fondato "The Mikhailov ProductionNeedlework Association" inoltre hanno partecipato a molti concorsi internazionali e la direttrice dell'Associazione è Lokhova Galina.
A novanta chilometri da Mosca c'è la città di Klin e in essa si trova il museo del famoso musicista Chaikovski. Nell'interno si può ammirare una stupenda tovaglia ornata di un bellissimo merletto colorato, di Mikhailov. Questa tovaglia era stata data in regalo all'artista da Emma Zenton che era una signora francese che si era trasferita in Russia dove visse. I merletti di Mikhailov si possono trovare in molti altri musei del mondo.
Kirov, nche in questa regione si esercita la lavorazine del merletto.
E a Tambov, c'è la "Tambov State University" nella quale si apprende tra molte altre materie anche il merletto di Yalets.
A Mosca nel Museo Decorative-Applied and Flok Asts, vi è una grande collezione di lavori fatti a mano del artigianato russo, fra questi c'è anche una esposizione di opere di merletto che si compone di mille pezzi provenienti da tutta la Russia, dei quali molti sono di Yelets, Vologda e di Mikhailov.
L'uniforme della fanteria russa nel 1720 ha avuto un cambiamento è stato aggiunto sulla spalla sinistra del cappotto un merletti colorato.Sono stati i commandantidei reggimenti a d avere questa iniziativa per distinguere i soldati. E dal 1760 è stata data si colonnelli la possibilità di scegliere il colore. Nel 1731 i granatieri alla loro divisa hanno agiunto un piccolo merleto attorno al colletto e ai polsi. I fucilieri e i granatieri portavano un copricapo nero che si chiamava "tricorno" abbellito con del merletto bianco e per gli ufficiali era dorato.
Anche gli ussari nella loro tunaca avevano bordi e polsi in merletto nero e in estate gli ufficiali indossavano camicie bianche con il collo ornato con merletto dorato.
Il merletto in Slovenia
Regione montuosa e boscosa della Jugoslavia. Confinante con Austria, Ungheria, Croazia, e Italia.
Clima con carattere alpino, agricoltura, vite, frumento, mais, segale, avena, orzo. La regione fece parte dell'Austria fino al novembre 1918 quando fu compresa nella Jugoslavia.
In Slovenia il merletto a fuselli (tombolo) ha un'importante storia. Le testimonianze scritte risalgono al XVII secolo, ma è certo che esso abbia radici più antiche.
Nell'archivio della camera di Corte di Vienna c'è un documento prezioso che afferma l'esistenza della lavorazione in Slovenia già nel 1696. Le sue origini risalgono a quando le famiglie dei minatori ed esperti minerari provenienti dalla Cecoslovacchia e anche dalla Germania emigrarono in Slovenia. Sono state le mogli dei minatori a insegnare alle donne del luogo l'arte del merlettoe che poi si è sparso in tutte le regioni della Slovenia.
Ai primi del 900 ad Idrija c'erano ben 1790 persone che lavoravano il merletto, poi 2000 a Zirovsko e 950 a Zelezniki.
Una cosa forse un pò inconsueta era che fra tutte queste merlettaie c'erano anche degli uomini. Comunque è sempre Idrija la città dove maggiormente sia nel passato che anche oggi continua la lavorazione e la conservazione del merletto. Durante l'estate ancora oggi si possono vedere le donne intente a lavorare il merletto davanti all'uscio di casa, oppure organizzano degli incontri nei loro giardini dove poi vengono scambiati consigli e opinioni.
Nel 1876 a Idrija è stata fondata una scuola del merletto e che ancora oggi dopo tanti anni lavora per la diffusione e lo sviluppo del tanto prezioso merletto d' Idrija. La scuola ha preso parte a diverse mostre internazionali a Vienna e Parigi raccogliendo ambiti premi.
Pur essendo in Slovenia diverse scuole del merletto quella di Idrija è la più famosa e la più grande, fondata nell' ottobre del 1876 per merito di una merlettaia, la signora Ivana Ferjancic. Da allora a oggi la scuola è sempre stata operante e è quasi impossibile calcolare l'innumerevole numero di ragazze che si sono lasciate affascinare dall'arte bellissima del merletto. Oggi la scuola merletti lavora insieme alla "Jurij Vega Grammar School" a Idrija. L'insegnamento viene fatto anche ai bambini delle scuole materne e elementari.
Questi corsi si svolgono fuori dal orario scolastico, c'è un programma a lungo termine per i bambini dai 8 ai 12 anni, che frequentano questi corsi di 4 ore alla settimana per diversi anni. Nei primi tre anni imparano le varie tecniche e la perfezione nella lavorazione e dal quarto anno in poi possono scegliere i modelli da eseguire con tecniche più impegnative. Imparano anche la conoscenza del disegno con il metodo tradizionale o i nuovi programmi attraverso al computer. La scuola che collabora con il Ministero dell' Educazione, organizza dei corsi di aggiornamento per le maestre del merletto della Slovenia che mantiene così sempre un alto livello di professionalità.
Al di là di queste attività la scuola organizza anche corsi per adulti. Le maestre della scuola fanno parte della OIDFA che è un'organizzazione che raccoglie a livello mondiale le merlettaie.
A Idrija è possibile trovare molti disegni molto belli per la realizzazione dei merletti, molti dei quali sono eseguiti dall' artista Irma Pervanja.
Tutti gli anni in agosto si svolge il festival del merletto a tombolo.
La manifestazione inizia il venerdì che precede la penultima domenica. Il festival viene inaugurato con la mostra dei merletti creati dalla scuola nella Galleria civica di Idrija. Il sabato la gente può anche ammirare altre mostre di merletto e la manifestazione ha poi il suo culmine nella piazza deve si troveranno le merlettaie di qualsiasi paese e di qualsiasi età per prendere parte ad una gara. E in una sezione a parte alla competizione prendono parte anche i bambini.
La settimana successiva è piena di appuntamenti sull'approfondimento della tecnica e sulla conoscenza della realtà del merletto.
In un meraviglioso castello "Castello di Gewerkenegg" proprio come nelle favole del secolo XVI vi sono 500 anni di storia di Idrija. Questo edificio medievale era la sede amministrattiva della miniera di mercurio di Idrija. Fra le tante esposizioni si può anche ammirare una preziosa collezione stabile di merletti a fuselli e tra questi si trova una tovaglia interamente lavorata a fuselli che misura m.3 x 1.80. Questa stupenda tovaglia è stata eseguita tra il 1976 e il 1977 come regalo di nozze per il presidente Tito quando si è sposato con la signora Jovanka Broz.
Alla realizzazione di questo capolavoro hanno preso parte dalle 15 alle 20 merlettaie e ci sono volute 5000 ore di lavoro per un periodo di sei mesi.
Il merletto in Argentina
In Argentina la grande richezza è costituita dall'agricoltura di, cereali, frumento, segala, mais, avena,orzo, riso, arachidi, girasole, canna da zucchero, pomodori, vite, patate, tabacco, e semi di lino. Allevamenti di bovini, ovini, suini e equini. Industrie di carni in scatola e congelate. Lingua ufficiale spagnola, religione cattolica.
Una documentazione storica che esiste attualmente attesta che nel passato vi furono stati dei commerci di merletti a fuselli tra l' Argentina e la Spagna e una lettera con la data: "Buenos Aires 1896" che era stata scritta da un importatore argentino, nella quale chiede alla Spagna di poter ricevere dei merletti per poterli poi commerciare in Argentina. Questa documentazione afferma la collaborazione tramite posta fra le due parti e che è continuata fino all'anno 1917.
Al museo Etnografico di Ponto do Porto (Spagna) si può visionare la documentazione. Tutto questo fa suporre che l'Argentina sia un paese nel quale la tradizione del merletto non abbia una grande tradizione o storia. Però potrebbe essere che le signore argentine osservando questi lavori a mano spagnoli ne siano rimaste entusiaste della loro bellezza, tanto da voler provare a copiare la tecnica. La fonte da prendere più in considerazione probabilmente è quella di Graciela Martine la quale racconta che l'arte del merletto è stata tramandata dagli avi perchè in Argentina vivono molte persone di origine spagnola, italiana, russa e di tanti e di altri paesi europei e fra questi tanti di loro hanno avuto bisnonne, nonne, mamme o zie, capaci di lavorare con il tombolo e i fuselli. Mentre purtroppo le le nuove generazioni hanno dimenticato questa arte e ora c'è la neccessità di ritrovare le tradizioni perdute degli antenati.
Ci sono delle istituzioni in Argentina che preparano corsi con merlettaie che hanno imparato la tecnica a Galicia, Catalogna o a Camarinas. L'insegnante di Graciela, Ines Fernandez, ha imparato l'arte del merletto in Colombia da una merlettaia europea. E ad iniziare dell'anno 2000 questa signora si dedicò a organizzare degli incontri fra appassionate del merletto e così anche molte altre signore hanno preso esempio e imitato la sua iniziativa.
Il centro Catala di Rosario faceva anche delle dimostrazioni per le strade nelle sue feste nazionali e attualmente ci sono circa duecento merlettaie che si dedicano a questa arte. Nel 2003 nel mese di giugno a Montevideo c'è stato un incontro di diverse istituzioni interessate a introdurre il merletto a fuselli in Parana, Mendoza, Cile, Paraguay, Cordoba e Pergamino. In Argentina attualmente si è formato un circolo cioè un punto dove si incontrano tutte le appassionate di merletto, dove si uniscono anche le numerose merlettaie di tutto il paese. Si chiama "Casal de Cataluna de Buenos Aires" in questa sede si scambiano le loro espressioni e si danno consigli sul lavoro e si confrontano i loro lavori.
Graciella Martinez Yantorno che è la portavoce del gruppo dice testualmente "il cerchio come forma geometrica è segno di rispetto e di unità e in questo circolo ogni persona, alunna o insegnante mantiene la sua personalità anche se realizza il su lavoro fatto a mano con tecniche differenti". A dare una mano a questo gruppo di signore è stato il centro Callego che ha inviato presso il circolo delle insegnanti oriunde della Spagna (Josefina Martinez del Carril di mar del Plata e Josefa Puerto di Balcarce) per far apprendere l'arte del merletto in un seminario durato tre mesi. L'intento del circolo è quello di relazionare con più merlettaie e di diffondere l'arte del merletto.
Così le insegnanti un pò sparse per l' Argentina, con grande tenacia comunicano quanto hanno imparato.
Carmen Pose ed Esperanza Campana, lo facevano da bambine in Camarinas prima di recarsi in terra argentina.
Ines Fernandez, che imparò l'arte del merletto in Columbia, Pepita Closa, lo imparò in Catalonia ed insegna a Rosario.
Nel anno 2002 il circolo si è formato ufficialmente dall' idea di chi desiderava divulgare l'arte del merletto in Argentina e cercare relazioni nuove anche fuori dal suo paese, per uno scambio culturale e artistico. Questo sodalizio è stato iniziato da Ines Ferdinandez e poi a seguire Gracella Martinez. Così in poco più di un anno questo circolo è riuscito a farsi conoscere in diversi parti dell' Argentina.
In Argentina oggi c'è un centro, un punto di incontro che raccoglie le tantissime merlettaie e le appassionate di tutto il paese e si chiama "Circulo de Encajeras de Argentina Il punto d'incontro per le merlettaie è al Casal de Cataluna de Buenos Aires. E' in questa sede che vengono scambiate le loro esperienze e confronti. Graciella Martinez Yantorno che è la portavoce del gruppo dice esattamente: "Il cerchio come disegno geometrico è segno di rispetto e di unità e in questo circolo ogni persone sia essa insegnante o alunna conserva il suo carattere, anche se realizza il suo lavoro con tecniche diverse".
Il centro Callego ha inviato presso il circolo delle insegnanti originarie della Spagna fra queste Josefina Martinez del Carril di mar del Plata e Josefa Puerto di Balcarce, per insegnare la loro arte sul merletto in un seminario durato tre mesi e ha dato cosi un grande aiuto a questo gruppo di signore. Il circolo ha uno scopo preciso, quello di tenere sempre al corrente e di diffondere l'arte del merletto.
Pepita Closas che imparò l'arte del merletto in Catalogna e che ora insegna a Rosario.
Carmen Posee Esperanza Campana lo lavoravano da bambine a Camarinas prima di andare in Argentina.
E Ines Fernandez che imparò l'arte del merletto in Colombia.
Queste sono le insegnanti un pò sparse per l'Argentina che con grande volontà insegnano con la loro esperienza l'arte del merletto.
Il merletto in Portorico
Il Portorico è la minore e più orientale delle Grandi Antille. Clima caldo, umido nella parte settentrionale e con stagione secca in quella meridionale. L'ingua ufficiale l'inglese e lo spagnolo, l'ingua d'uso lo spagnolo, religione cattolica. Capitale e porto principale S.Juan, risorse principali le culture della canna da zucchero, del tabacco e del caffè. Turismo.
Scoperta da Cristoforo Colombo nel suo secondo viaggio 1493 e fino al 1897 è stata colonia spagnola dal 1898 passò agli U:S:A: sotto i quali ha avuto un rapidissimo sviluppo economico. Attualmente è uno stato indipendente.
Anche in questa terra così lontana da noi c'è qualche cosa che ci accomuna... delle abili mani anche se scure che lavorano con grande successo quest'arte così bella del merletto.
In Portorico nasce il primo merletto che si chiama "Torchon" e sarebbe un pizzo a trama grande chiamato anche "merletto del mendicante" però questi grandi merletti ben presto venivano considerati di basso pregio e si incominciò a lavorare merletti di più piccole dimensioni e più raffinati che erano anche ricercati dai collezionisti. Per effettuare questo merletto si usano fuselli di diverse maniere e vari tipi di legno. Le zone dove è più diffuso il merletto sono: Aguadilla, Aguada, Moca e Isabela.
Moca fondata nel 1772 è questa la capitale del merletto a fusilli, esattamente non si sa quando questa attività in questo paese sia iniziata, però si pensa verso la fine del XIX secolo.
La prima maestra del mundillo (merletto) pare sia stata spagnola anche se qualcuno afferma che fosse stata francese. Ma si chiamava "Dona Tete" una delle prime maestre merlettaie.
La tela con la quale si lavorava era il lino e veniva dal Giappone o dall'Arabia.
Le prime maestre in questo paese hanno insegnato alle giovani di buona famiglia che avevano la possibilità di pagarsi i corsi di insegnamento, questo dimostra che le prime merlettaie frequentavano l'alta società.
A far cambiare le cose è stato il trasferimento del Portorico da parte degli spagnoli agli Stati Uniti, così molte spagnole ritornarono alla Madre Patria. La già notorietà del merletto aveva comunque preso piede per merito delle prime maestre merlettaie. Le donne macane insegnarono alle amiche e alle loro figlie l'arte del merletto, senza distinzione di ceto economico o sociale.
Oggi ovunque si possono trovare dei negozi che vendono merletti e anche tela, cotone, aghi etc. cioè tutto il materiale neccessario per la lavorazione dei merletti stessi. Inoltre ci sono anche delle modiste che creano bellissimi abiti da sposa, articoli per neonati e per corredi, anche su ordinazione.
Questi preziosi articoli vengono molto richiesti e le merlettaie lavorano a pieno ritmo. Nella comunità macana dipende da questo artigianato l'economia di tante famiglie.
Nel mese di giugno di ogni anno si celebra l'anniversario di "Moca Capitele del Merletto" con il "Festival del Mundillo" che viene organizzato dal Centro Culturale di Moca.
La presidente dal 1971 al 1973 di questa associazione è Rosa Elewna, una esperta merlettaia che è stata registrata "Artigiana " nel 1978 dall'istituto della cultura portoricana del registro degli Artigiani.
Lei oggi è una grande disegnatrice e insegna a lavorare il merletto e le regole fondamentali del disegno, all'università di Boricua. Il suo merletto è stato esposto in Colombia al museo di storia naturale di New York. Il suo grande desiderio sarebbe quello di aprire un museo nel suo paese a Portorico al quale vorebbe donare i suoi merletti e disegni.
Nella città di Moca c'è anche una esposizione di manufatti dell'opera coloniale dove si possono ancora vedere dei vecchi merletti e l'esposizione si trova presso "L' Hacienda Enriqueta".
Aguadilla, è un famoso centro per le sue bellissime spiagge, infatti viene chiamata "Il giardino Dell'Atlantico" e è altretanto famosa per i suoi preziosi merletti.
Old San Juan la fondazione di questa città risale al 1521 ad opera del suo sccopritore l'esploratore spagnolo Juan Ponce de Leon.
Old San Juan è la capitale del Portorico centro economico e politico dell'isola. Quì presso il convento Domenicano c'è il centro "Folk Arts Center" dove si possono vedere le merlettaie al lavoro e si possono anche avere informazioni sui posti dove vendono i merletti e ogni anno nel mese di agosto si svolge l' "International Old Lacers Convention" dove si ha l' occasione di conoscere l'antica tradizione del merletto.
Nella città di Isabela annualmente nel mese di aprile viene presentato il "Festival della Tessitura" dove vengono esposte al pubblico le forme di artigianato legate all' intreccio dei fili.
Il merletto in Brasile
Reppublica presidenziale e federale. E' il più grande dell'America Latina La lingua ufficiale è il portoghese, (fu colonia portoghese fino al 1822) e la religione più praticata è quella cattolica. Il Brasile è il secondo produttore mondiale di carne bovina e dopo l'India possiede i più grandi greggi di bovini. Possiede grandi piantagioni di canna da zucchero, cacao, caffè, mais, soia, frumento e fagioli neri. Il ferro è una delle più importanti risorse minerarie, ma dispone anche di altre ricchezze, rame, uranio, bouxite, oro, diamanti e gemme varie.
In Brasile il merletto lo hanno portato le donne portoghesi e dell'isola delle Azzorre e dell'isola Madeira. Ioro fratelli e mariti erano marinai e pescatori, navigavano per i mari fino alle coste dell'isola di Santa Catarina e alle coste brasiliane.
C'è anche un detto popolare che dice: "Dove c'è pesce da pescare là c'è anche il merletto".
I posti più significativi dove ancora viene praticato questa lavorazione sono: Aquiraz, Cascavel, Recife, Pernambuco, Fortaleza, Santa Catarina, Trairi, Paracuru, Guarapari, Aracati, Acarau, e Iguape.
In Brasile il tombolo in base dove vivono le merlettaie cambia anche nome, se leggete "il merletto di Predoi" vedrete che ha una somiglianza con questo paese. Sia il lavoro che i punti prendono il nome di "caracol" (lumaca) "traca" (traccia) "margarida" (margherita) "carocinho de arroz" (chicco di riso) "barata estrada de ferro"
(ferrovia) "bico de pato" (becco d'oca) "meia-luna" (mezza luna) e poi ve ne sono tanti altri, il disegno di cartone si chiama cartao o desenho. Le giovani che incominciano l'arte del merletto iniziano con 12 fuselli, poi con l'esperienza arrivano a 36 o a 64.
Iguape che si trova a cinquanta chilometri da Fortaleza è il paese in cui si dice che le donne nascono già merlettaie "Rendeiras". Mentre a Aquiraz che è a ventisei chilometri da Fortaleza in questo paese si possono trovare merletti e ricami. Un immagine molto caratteristica e soprattutto insolita è quella di Cearà questo Stato che da sempre è legato alle donne che lavorano il merletto il quale è conosciuto come "renda de bilro" o "renda da terra" perchè la lavorazione avviene in una posizione molto inconsueta cioè da inginocchiate a terra. E' un'attività che viene esercitata da molte donne del luogo e la sua produzione è distribuita in tutto il litorale.
Le merlettaie dello Stato di Cearà oggi danno un grande contributo all'economia oltre che all'attività della pesca.
Cearà Stato costiero del Brasile settentrionale con 4.500.000 abitanti, produttore di zucchero, caffè, cotone e gomma, capitale la città omonima detta Fortaleza con circa 850.000 abitanti sull'Atlantico.
La prima donna di Cearà che venne in Europa e portò la sua arte del merletto fu nel 1748. In questo Stato vicino a Lagoa da Encantada vive una tribù di indios dei Payaku, formata da 220 persone e le donne si dedicano anche al merletto.
A Guarapari nel passato non esisteva una casa dove non ci fosse una merlettaia che con pazienza e attenzione lavorasse il merletto. E quando non c'era l'elettricità le merlettaie lavoravano davanti al portone di casa per sfruttare tutte le ore di luce. Nel 1949 viveva ancora una merlettaia di 120 anni lei aveva ancora tre sorelle e tutte e quattro insieme avevano imparato l'arte e la passione per il merletto dalla madre, che era una famosa merlettaia.
Nel passato quando i collegamenti tra le città non erano facili come oggi, c'era chi faceva commercio dei merletti, comprandoli dalle merlettaie e rivendendoli, mentre oggi sono le merlettaie stesse che vendono i loro manufatti, anche per corrispondenza. Però purtroppo si sta perdendo la passione per questa arte cosi bella e antica, perchè a rispetto di un tempo le merlettaie sono diminuite del 90% e le giovani donne non amano lavorare con i fuselli.
Per un turista che arriva in questo posto, esso appare loro come una visione da sogno, le case che si affacciano sulla baia azzurra, le donne che lavorano al loro tombolo, mentre gli uomini sistemano le reti da pesca e tutto intorno vi è un'atmosfera di bellezza calma piena di serenità. Le merlettaie mentre lavorano amano cantare, altre recitare dei versi o poesie e c'è anche chi lavora con calma e tranquillità.
In questa zona i fuselli vengono fatti anche dalle merlettaie stesse, oppure anche da persone che poi li rivendono, questi fuselli chiamati "bilros" vengono realizzati da una asticciola che ha a una estremità il seme di una noce di cocco fatto a forma di pallina che cresce nella zona e dall'altra parte, un altro piccolo seme di piripiri. I fuselli vengono tramandati dalle merlettaie come patrimonio di famiglia. Invece il tombolo viene riempito con le foglie seccche dell'albero delle banane. Per quello che riguarda il disegno e lo stile viene cercato di portare delle innovazioni e i punti principali sono: pano fechado, pano aperto, pano baiano, matachim, trancinha, aranha e trocadinho.
Presso Lagoa di Conceicao c'è una zona dove le merlettaie una volta vendevano i loro merletti, che è una delle più grandi tradizioni dell'isola. Nonostante che ancora oggi ci sono circa cento merlettaie "rendeiras" in questo paese, purtroppo le giovani generazioni non hanno più interessate a portare avanti questa arte, ma preferiscono dedicarsi ad altri lavori più reditizi. Per fare un merletto lungo tre metri si calcola che ci si impiega circa sei mesi lavorando parecchio, per poi guadagnare R$ 300,00 circa.
Nel 1971 ci fu una controversia alla Camera del Consiglio nella quale il consigliere Dakir Polidoro sosteneva che il merletto era una attività non artigianale, ma bensì industriale e per questo non erano urgenti le tutele per conservare la tradizione di questa lavorazione. Però alcune di queste abili merlettaie hanno continuato la loro lavorazione, sicure delle loro capacità e della loro arte, la loro tecnica e abilità le ha portate a realizzare circa cinquanta punti diversi.
Fra queste merlettaie c'era la signora Normèia Barcelos Felisperto di anni 55 e anche lei come tutte le altre merlettaie imparò l'arte dalla madre quando aveva solo cinque anni. Poi c'è la signora Silvia Maria Viera di 42 anni specializzata nella "renda da arco" lei terminò un merletto in sei mesi, lavorando per otto ore al giorno. Aveva chiesto R$ 500,00 per questo suo lavoro, ma le è stato molto difficile trovare un compratore.
La regione di Paraiba, terra che nel passato era stata conquistata dai spagnoli e dai portoghesi, è famosa per tante forme di artigianato e tra queste spicca il lavoro del merletto a fuselli.
Anche nella città di Maceio (ha ricevuto il titolo di Capitale americana della Cultura) si possono vedere le merlettaie chine ed intente sul loro lavoro al tombolo.
Nell'isola di Santa Caterina (nelle Azzorre) il simbolo del paese sono le merlettaie (tejedoros de puntillos) e le barche dei pescatori. C'è una "Casa das Rendeiras" dove si possono comperare i merletti.
Nello stato di Maranao la più grande forma di artigianato è il merletto e si deve riconoscere alle donne maranesi la costanza e la bravura nel continuare questa forma di artigianato artistico.
In Brasile nel 1974 è uscito un francobollo raffigurante un merletto e nel 1976 uno raffigurante una merlettaia.
Walter Rodrigues lo stilista brasiliano rimase colpito da una immagine del XII secolo, questa immagine lo ispirò a realizzare dei vestiti con applicazioni di merletto a fuselli in filato di colore nero e recentemente ha portato una sua sfilata in Francia.
Il merletto in Svizzera
La Svizzera o Helvetia è uno stato dell'Europa centrale, confinante con la Germania, Austria, Italia, e Francia. Paese montuoso con pittoreschi laghi tra i più ricchi del mondo. Si coltivano piante da foraggio, grano, patate, e barbabietole, grande allevamento di bovini e suini, industrie di orologi, cioccolata, sigarette, formaggi, latte condensato. Importantissimal'industria alberghiera e turistica.
Già dal 1700 in Svizzera nasce la tradizione del merletto a tombolo. Una statistica dice che a Neuchatel nel 1817 la lavorazione del merletto a fuselli è tra le primae attività artigianali con 6500 lavoranti e non solo ma tra questi 650 erano uomini. Questa è stata anche la regione dove si è sviluppata di più l'are del merletto svizzero, che veniva paragonata e considerata un attività come quella degli orologi. La vendita del merletto svizzero si diffuse in Francia, Germania e anche in America.
In conseguenza al cambiamento della moda, anche in svizzera il merletto ha avuto un calo di richiesta e il lavoro ritornò a livello familiare, succedeva che spesso le merlettaie si univano in società per ridurre i costi. Esse lavoravano per circa sei ore al giorno senza tregua e solo le più brave potevano richiedere una buona retribuzione.
Dopo la metà del XIX secolo questo lavoro è stato interrotto e le merlettaie si rivolsero ad altre forme di artigianato più reditizio.
Nel 1907 nella regione della Gruyère venne avviato il merletto da M.me Balland, proprietaria del castello di Gruyères. Nel 1919 è stata formata una Società Anonima di merlettaie che si sviluppò tra alti e bassi fino ai nostri giorni, oggi è ancora attiva. "l'Associazione Dentellières de Gruyere" che organizza durante le feste paesane corsi e dimostrazioni.
Il tradizionale costume femminile di questa regione, è arricchito da un fazzoletto che si porta al collo, ornato di pizzo a fuselli.
Dal 1983 le merlettaie svizzere si sono unite in una federazione, la "Federation des Dentellières Suisse" che conta oggi mille aderenti. E il 21 giugno 2000 le poste svizzere hanno emesso un francobollo speciale del merletto di Saint-Gall del valore di cinque franchi svizzeri ed a tiratura limitata.
In Svizzera a Valangin, nel Canton di informazioni, c'è un castello antico che risale al XII secolo. Questo castello è adoperato come museo e nel suo interno vi è una sala dedicata alle merlettaie. In questo castello si trovano le più belle collezioni di merletti a fuselli della Svizzera. In questo antico castello si trova la sala delle merlettaie che si chiama "Sala Guillemette de Vigy" Guillemette era una castellana vissuta nel 1500.
Marie-Louse Montandon ha scritto un libro sulla storia del merletto nella regione di Neuchatel "La dentelle di Neuchatel". Questa signora ha anche diretto il gruppo di merlettaie per molti anni che facendo rivivere la tradizione al castello di Valagin.
Nel 1982 in questa regione è stata fondata una associazione di merlettaie e attualmente ne fanno parte 35 appassionate del merletto che ogni settimana si ritrovano, esse fanno anche parte della "Federazione Merlettaie Svizzere" e dell' Associazione "Dentellières del paese di Neuchatel".
Lo scopo dell' Associazione è quella di far rivivere le antiche tradizioni, cominciando a insegnare ai bambini e prendendo parte con operosità con le loro dimostrazioni, al museo dell' orologeria a Locle e nel Castello di Valangin. Al museo dell' orologeria si può assistere alle loro presentazioni tutte le seconde domeniche di ogni mese.
Le donne e le bambine della regione di Neuchatel, molti e molti anni fa già praticavano la lavorazione del merletto. Oggi in questo paese le merlettaie continuano la tradizione di questa antica arte e fanno spesso delle dimostrazioni all' interno del castello.
Steckborn, non è molto chiara in questo paese l'origine del merletto, quello che si conosce risale ad una signora proveniente dalla Germania e che si è stabilita quì, la quale potrebbe aver diffuso questa arte, già conosciuta nel suo paese.
I ritrovamenti dei primi merletti fanno risalire la possibilità della loro realizzazione partendo dal 1800.
Verso il 1900 vennero stampati dei cataloghi di disegni e in un libro viene menzionata in quella data che in quella zona esisteva la lavorazione del merletto di crine e paglia, a Steckborn c'è anche un museo che espone una collezione di merletti al tombolo.
Anne Warner sulla storia del merletto in Steckborn ha scritto un libro.
Merletto in Cina
Quella terra così infinitamente grande, sconosciuta e lontana, dalla quale cerco di trarre qualche notizia sulla meravigliosa arte del merletto. Sarà possibile? Ci riuscirò? La volontà non mi manca... ma mi manca tutto il resto!
Cina terra di enorme estensione, con i suoi svariati territori dagli sterminati deserti alla fascia montuosa. Con tante religioni il confucianismo, maumettanesimo, budismo, taoismo e circa 3 milioni e mezzo di cattolicesimo.
Si coltiva, riso, frumento, tè, tabacco, cotone, canna da zucchero, queste le coltivazioni più importanti.
Allevamenti di bovini, suini, volatili. Risorse minerarie, carbone, petrolio, rame, stagno etc.
La popolazione cinese è di 916.000.000
Non è molto quello che ho trovato, però qualche cosa di merletto c'è...
Il merletto a fuselli (tombolo) in Cina è stato portato dai missionari verso il XVIII secolo. E la storia ha avuto questo inizio, i sacerdoti cattolici osservarono che durante una carestia nei paesi europei, molte persone si sono salvati vendendo i lavori fatti a mano. Così una volta arrivati in questi paesi asiatici poveri, pensarono bene di diffondere i lavori fatti a mano alle genti come sostegno per le loro famiglie. Una testimonianza che risale al 1920 riporta che i venditori dei merletti, con i loro prodotti dentro alle ceste camminavano moltissimo per vendere la loro merce. Nella Cina tradizionale però più del merletto è in uso il ricamo e sulle coperte nuziali che sono sempre di seta rossa, vengono ricamate spesso farfalle che sono il simbolo della grazia femminile, della gioia, dell'amore e di un matrimonio felice. I ricami sono diversi secondo la regione di provenienza, quelli realizzati a Canton sembrano miniature con motivi estremamente fini, mentre il "punto Pechino" sembra invece una pittura.
Ricercatori appassionati hanno voluto trovare le origini del merletto in antiche leggende di Roma, come quello di Aracne, raccontata da Ovidio, o in ritrovamenti precristiani anche in Cina ed in Giappone.
Il costume delle minoranze cinesi. La minoranza etnica Bai si concentra nella valle dove passa il fiume Nujiang, nella parte occidentale della provincia dello Yunnan, tra le foreste su alte montagne.
Viene chiamato Hewuoqu il grembiule che indossano le donne Bai. Di questi grembiuli ne esistono ben distinti tipi a seconda dell'età delle donne, sia per forma, lunghezza e disegni. Per esempio quello con colori e disegni semplici per la ragazza e per la giovane donna che ha avuto un figlio, dimostra che il fiore della bellezza non è ancora venuto o già passato. Quando una ragazza si sta avvicinando al fiore della vita, si impegna con tutte le forze nel rendersi bella, consacrandosi al ricamo del grembiule che rivela la sua maturità, la ricerca e l'aspirazione dell'amore. Ciò testimonia che la ragazza ha raggiunto l'età adulta e può incominciare a fare amicizia con un ragazzo e naturalmente agli incontrarsi con il fidanzato non dimenticherà mai di indossare il suo grembiule. Questi grembiuli minuziosamente ricamati dei quali si dice che: "I grembiuli delle donne Bai non sono altro che un movimento affettuoso!" Esso è composto da cintura, colletto, nastro da legare, espansione, merletto e bordo, invece il grembiule delle donne adulte ha disegni differenti su ogni parte, con significato simbolico. Sul petto fatto con una grande pezza di tessuto nero vengono ricamate le peonie, la farfalla, il gallo d'oro e la fenice.
Nel 1890 Flemish Sisters insegnarono l'arte del merletto alle donne che vivevano nelle zone agricole del sud dell' India. Esse erano donne orfane o vedove e l'avvio a questa forma di artigianato le avrebbe rese indipendenti, questo almeno era l'intento. Oggi approssimativamente ci sono tremila donne indiane che praticano la lavorazione del merletto nel sud dell' India.
Il merletto in Sud Africa
Nel 1652 il Sudafrica era una terra colonizzata, prima dagli olandesi e poi dagli inglesi e rimase fino al 1815. Lingue ufficiali l'inglese e l'ofrikander (dialetto olandese parlato dai boeri).
Capitale Città del Capo che è sede del parlamento, Pretoria sede del Governo, numerosi fiumi.
Paese minerario e pastorizio, grandi giacimenti di oro, i minerali contengono anche uranio, giacimenti di diamanti a Kimberley e nel Transvaal. Enorme patrimonio zootecnico specialmente ovini. Esportazionedi oro, lana e diamanti.
I diritti politici sono riservati solo ai cittadini di origine europea.
In questa terra il merletto a fuselli non ha certo una storia come in Europa. Sono state le ricche signore, mogli dei colonizzatoriche portarono i loro merletti ereditati dai parenti europei in queste terre.
Dopo la guerra del 1900 tra boeri e inglesi, arrivò in Sud Africa una operaia inglese Emily Hobhouse con l'intenzione di aiutare il paese distrutto dalla guerra. Lei ha dedicato tutta la sua vita per la causa boera aiutando donne e bambini e intervenendo contro i campi di concentramento. Era una donna coraggiosa e forte che è riuscita con la sua volontà a organizzare una attività all'arte del merletto in quel paese e pensò che come le donne in Italia e in altre parti d' Europa riuscivano a sfruttare vantaggiosamente questa arte, allora perchè non portarla anche in quel paese distrutto dalla guerra? Emily e Jhoanna Rood (una ragazza di 19 anni) nel 1908 partirono per l' Europa e andarono a studiare a Venezia, Burano e Milano, dove appresero anche la capacità di organizzare l' industria del merletto. Fu così che incominciarono ad aprire scuole in vecchie baracche e fattorie.
Al principio insegnarono il merletto lavorato ad ago perchè era costituito solo da fili e ago e per questo più economico. I primi campioni dei lavori svolti hanno avuto un esito molto positivo che sono stati valutati dalla Ass. Amelia Ars che in Italia rimase subito impressionata dalla perfezione del lavoro. E Hanna Kriel si dimostrò subito una artista del merletto.
A Koppies è stata aperta una famosa scuola del merletto che però nel 1938 dovette chiudere per difficoltà finanziarie. E tanti di questi merletti ancora oggi si trovano tra le collezioni private, a Koppies si trova anche il primo disegno per il merletto opera di Emily ed è un albero di acacia e sempre a Koppies si possono vedere delle lettere e una collezione stupenda di merletti di Emily Holbhouse.
In Sud Africa oggi si trovano merletti sparsi in musei e in diverse gallerie d'arte Ci sono due cooperative molto attive che agiscono nel territorio e diversi piccoli gruppi a livello amotoriale. Il merletto sudafricano internazionale è conosciuto per il suo metodo di lavorazione e di disegni.
Barbara da Città del Capo racconta che nel suo paese ci sono parecchie persone che costruiscono fuselli e vengono fatti con normale legno, mentre ve ne sono altri che hanno degli intarsi e ve ne sono anche in ottone o in vetro. E' stata Ellen Metcalfe a insegnare il merletto a Barbara, però Ellen Metcafe non era soddisfatta dei fuselli che si volgevano in giro sul tombolo e così è andata a cercare qualcuno che li potesse fare per lei dei fuselli quadrati.
Ad esempio un tale signor Moise ha ideato dei fuselli sudafricani con il legno normale che erano squadrati nell'impugnatura e avevano il peso giusto per la lavorazione. Il signor Moise ha creato anche dei fuselli commemorativi e la prima copia l' ha aquistata un museo africano per metterla in esposizione insieme ad altri fuselli sudafricani.
Il museo del merletto si trova a Franschoek ed è un museo privato, il proprietario del museo è Nick Croser, insegnante e collezionista del merletto. Mr. Mike Bester di Città del Capo ama molto costruire dei bellissimi fuselli e chi lo incita in questa nuova attività è la moglie che è una brava e valente merlettaia.
La cooperativa del merletto di Witwatersrand ha avuto inizio nel 1980 con un gruppo di persone poco pratiche e anche poco conoscitrici del merletto, ma con molta volontà di imparare. Non si trovavano i materiali e così un pò per volta le merlettaie hanno imparato a costruire il loro tombolo e i fuselli sono stati fatti dal marito di una signora che si era impegnato a costruirli. A distanza di anni la cooperativa è molto operosa ed è formata da un gruppo sostenuto di brave merlettaie che vendono le loro opere.
In Sud Africa c'è un signore Mr. Maine Kriel che è un appassionato di merletto a fuselli e dei pochi che sono nel mondo del merletto con grande interesse.
P.S. è da notare che anche in Svizzera nel 1817 vi furono una gran parte di uomini che lavoravano al merletto a fusilli.
Il merletto nelle Filippine
Arcipelago fra il mar cinese meridionale, il mar di Celebes e il Pacifico. Gli abitanti sono malesi, negritos, meticci misti di sangue malese e spagnolo, giapponesi, cinesi, spagnoli, nord americani, la popolazione è in maggioranza cattolica. Il clima è equatoriale a precipitazioni e favorisce l'agricoltura, riso, mais, canna da zucchero, polpa di cocco e olio di cocco, tabacco, canapa, e pesca. Prodotti delle miniere, oro, argento, ferro, e in qualità limitata, platino, manganese e rame.
Sono state le sorelle missionarie belghe del "Sacro Cuore Immacolato di Maria" che curano gli ammalati di lebbra in un lebbrosario a Santa Barbara. E qui da cinquant'anni lavora una organizzazione la: "Women United Through Handcrafted lace" WOTLE che lavora insieme con l'Istituto religioso e cosi danno una speranza di vita agli ammalati di lebbra. Questa organizzazione nel 1996 è diventata una coperativa.
Nel 1991 è stato introdotto il merletto a fuselli, ma in questo sanatorio il programma era iniziato con il ricamo.
E' stata suor Madelen Dieryck che ha avuto questa idea che le venne quando le fu regalato un fazzolettino dalle figlie dell'ospedale. Suor Madelen rimase cosi meravigliata per la bellezza del lavoro, che domandò alle due ragazze e anche a altre esperte del fusello di farne degli altri per i benefattori e ospiti del sanatorio.
La bellezza di questi fazzolettini ha avuto un grande successo e arrivarono tantissime ordinazioni.
Con l'occasione di una visita in Belgio suor Madelen aveva imparato a lavorare il merletto, che dopo ha insegnato a suor Suzette Villan a sua volta questa suora insegnò questa arte ai pazienti dell'ospedale, per i quali sarebbe piaciuto imparare questo lavoro artigianale.
In questo Istituto di cura la Madre Superiora (che lo dirige attualmente) sostiene che questo lavoro è molto adatto per le persone sofferenti di questo terribile male, perchèper loro maneggiare i fuselli è più facile che altri strumenti come l'ago che è impossibile da tenere in mano, perchè le articolazioni non lo permettono più.
Una delle merlettaie dell'organizzazione WOTLE, Manang Delia che quindici anni fa ha avuto questa malattia, lei ora dedica al merletto a fuselli ogni giorno circa otto ore di lavoro, secondo la difficoltà del merlettoe dalla quantità di lavoro che le viene ordinato.
Oltre alla signora Manang Delia c'è anche un'altra merlettaia Manang Florenda che riesce a lavorare anche con ben trecento fuselli i suoi merletti sono molto richiesti e il suo lavoro aumenta di molto nel periodo natalizio.
L'ambasciatore del Belgio Ronald Van Remoortele nel giugno del 2002 è stato in visita all' ICM e si è congratulato con le poche suore anziane che sono ancora rimaste per il loro lavoro. La moglie dell'ambasciatore Silye ha convinto le suore a prendere parte a mostre internazionali con il meraviglioso merletto che viene lavorato nel loro Istituto, augurando ad esso cche possa avere notorietà e fama come quello di Bruges.
Il merletto in Spagna
Dopo la Svizzera è il paese più montuoso d'Europa. Il territorio è formato da un arrido altipiano, da una catena montuosa a nord e da pianure che declinano sulla costa orientale. La lingua ufficiale della Spagna è lo spagnolo o castigliano. E' una delle regioni europee abitata da tempi più remoti.
Regione agricola, frumento, olio, vite e agrumi, vino sughero, allevamento bovino e pescadi sardine e tonno.
Giacimenti di piombo, argento, rame, mercurio, manganese, zinco e ferro.
In Spagna l'arte del merletto di preciso non si sa quando abbia avuto origine, però si può dire per certo che a partire dal XVIII secolo sia stato con la moda delle mantiglie, che il merletto a fuselli ha avuto il massimo splendore.
Ad Almagro, verso la metà del XVI secolo sembra che il merletto a fuselli a introdurlo siano state le mogli degli esperti minerari che erano stati chiamati per la miniera di mercurio ad Almoden. Questi esperti erano provenienti dalla Germania. Si riteneva che la tecnica del merletto fosse una cosa eccezionele, che veniva insegnato nelle scuole per la buona educazione di una bambina, questo metodo durò fino agli anni cinquanta.
La lavorazione del merletto veniva eseguita in comunità, nelle stradine, quando la temperatura lo permetteva e questo era anche un motivo per potersi incontrare e uno scambio di consigli fra le donne dei piccoli paesi.
Il merletto a fuselli ad Alamagro è l'attività artigianale più rappresentativa. Durante i secoli era una forma artigianale che avveniva solo in piccole fabbriche, però alla fine del XVIII secolo ha avuto il suo massimo splendore.
Manuel Fernandez e Rita Lambert sposati da poco, nel 1776 hanno fondato una grande industria del merletto i questa industria vi lavoravano 11.000 persone fra donne e bambini. E nel 1796 venne avviata la lavorazione di blonda per le mantiglie. I modelli che erano catalani avevano motivi floreali, poi vennero introdotti dei motivi di stile gotico, uno stile che in questa zona non si trova in altre forme artistiche. Questa lavorazione ha reso famosa Almagro che forniva le mantiglie a tutta la Spagna e nelle colonie americane.
Guadalupe Alcazar è una merlettaia che discende da quella generazione ed è una delle rare encajera di Almagro di blonda che dice: confezionare una mantiglia in seta costa più di un milione di pesetas e che ci vuole oltre un anno per finirla.
Una popolare canzone almagrena ha queste parole:
"El encajera di Almagro hanno il callo sulla pancia, questo callo si è formato per appoggiare il tombolo"
Questo canto si alzava dalle piazze e strade in un tempo passato, quando le merlettaie lavoravano per guadagnarsi il pane, realizzando pregiatissime mantillas.
Oggi il merletto per molte donne è una terapia e in tutta la Spagna si sono formati dei gruppi di encajera che desiderano far continuare una tradizione che si era quasi un pò dimenticata. Santa Ursula e Santa Catalina sono le sante patrone delle merlettaie spagnole. Nel 1995 nel giorno del suo matrimonio la principessa reale Elena indossava un velo realizzato al tombolo.
Nelle vie della città davanti alle porte delle loro case, ancora oggi si possono vedere le merlettaie che lavorano, ma solo per diletto. L' Università Popolare di Almagro organizza anche corsi per il perfezionamento della lavorazione del merletto.
In Spagna ci sono diversi tipi di tombolo (mundillo) ma quello tradizionale è un cilindro, circa della lunghezza di 70 cm. per un diametro di 20 cm. riempito di paglia o crine. Durante il XIX secolo i tomboli venivano appoggiati su supporti in legno. I bolillos (fuselli) nel XVI secolo venivano chiamati "majaderuelos" perchè assomigliavano al pertello del mortaio che veniva chiamato "majar" ed erano fatti di legno pregiato. Oggi invece vengono fatti in legno di pino e il loro suono è molto diverso da quello di un tempo!
I fili che si usano per la lavorazione sono diversi e possono essere di cotone, lana, lino, seta, e anche metallo, in Spagna si usa molto abinare colori e materiali diversi, la tecnica caratteristica è il "Torchon". I paesi dove viene praticato maggiormente questa arte del merletto sono: Toledo, La Palma, Alicante, Cataluna Almeria, e Almagro e dove la tecnica più diffusa è il Guipur.
Camarinas, in questo paese il merletto è stato importato dall' Europa per causa di un susseguirsi di invasioni, per mezzo i soldati i marinai e i vari commercianti fino dal secolo XIV. Si racconta anche che una nave italiana sia naufragata al largo delle coste spagnole e è stata data ai naufraghui ospitalità e che una donna italiana che si trovava fra loro per gratitudine ha insegnato il merletto a fuselli alle donne spagnole. Questa arte è diventata subito una attività per dare un aiuto alle famiglie che vivevano in ristrettezze economiche. Si dice che alla fine del XV secolo era già una industria economica e nel XVIII secolo aveva raggiunto il massimo splendore. Il merletto di Camarinas agli inizi del XX secolo veniva esportato anche in america con l' indicazione sulle bolle di accompagnamento "Merletto di Camarinas", ci sono anche documenti che testimoniano la esportazione del merletto non solo in america ma anche al Cile, Equador, Messico, New York, Cuba e Uruguay. Dopo i conflitti mondiali, le crisi coloniali e la cattiva organizzazione del settore hanno fatto si che questo settore è entrato in una forte crisi dalla quale ancora fa fatica ad uscirne. Però nonostante questo Camarinas è la capitale del merletto in Galizia e circa 3500 merlettaie si dedicano a questa lavorazione e stabilendo Camarinas il posto con la concentrazione più alta di encajera nel mondo. Durante il periodo della bella stagione si possono vedere le merlettaie in gruppetti davanti alle porte delle loro case. L'età media delle merlettaie è 38 anni circa. Il tombolo di Camarinas è particolare, ha la forma di un cilindro schiacciato, largo cm.30 e alto cm.50 e di sopra sporgono due cilindri di legno che si usano per appoggiare il tamburo su una parete o sedia durante la lavorazione, dove tradizionalmente cadono i fuselli per farli scivolare meglio viene messo un rettangolo di cuoio.
In gran parte viene usato il cotone e molto molto meno la seta. Dal 1991 nel periodo di Pasqua in questo paese si svolge una mostra di merletto a fuselli per tenere alto il prestigio della lavorazione del merletto e per conservare nel futuro questa tradizione artistica. La mostra è il motivo per fare il punto della situazione e anche per avere sempre più spazi commerciali in Spagna e anche in Europa. E la Regina Sofia è la Presidente Onoraria di questa mostra. In questo paese c'è anche un "Centro per la promozione del merletto" e un "museo del merletto a fuselli". Questo museo è nato per recuperare e difondere questa forma di artigianato.
Il museo è nato nel 1996 e si trattava di un vecchio progetto che finalmente prese forma nel mese di novembre di quell'anno. E' stata una iniziativa municipale per creare una importante esposizione del merletto a fuselli che in questa regione nasce da una grande ricchezza etnografica. In questo museo si raccoglie una importante testimonianza della ricchezza e del valore storico dell' artigianato. All' interno di questo museo si trova anche una collezione stabile che comprende il materiale storico per l' esecuzione del merletto dal cuscino e i fuselli ai disegni di nuova e vecchia creazione, poi oltre al tipico merletto di Camarinas vi sono anche merletti provenienti dalla Francia, dall' Italia, Finlandia, Belgio, Repubblica Ceca, Portogallo e Gran Bretagna. Nella mostra temporanea si possono vedere nei diversi periodi dell' anno le mostre sul merletto a tema.
Il museo è a disposizione anche per chi si dedica alle ricerche e allo studio di questa antica arte.
Pola de Siero-Principado de Asturias, in questo paese le merlettaie hanno sentito la neccessità di unirsi in gruppo ed è così che nel 1999 nasce l' Associazione artigianale "Xana Bolillos" che serve per, potersi incontrare, conoscersi, e scambiare esperienze sul mondo del merletto. Però l' Associazione non si è fermata a questo e ha creato un suo sito nel web per far conoscere al mondo intero il loro lavoro e impegno e così conoscere anche altre merlettaie e nuove realtà che condividono la stessa passione. Il 31 maggio del 2003 lì Associazione organizzò il terzo incontro delle merlettaie spagnole e una scuola di Binche (Bruxelles) è stata loro ospite.
La Palma (Cartagena) è stato il 1953 quando in questa regione è stato introdotto il merletto a fuselli, per merito di Virginia Lopez-Higuera-Seiquer, che con la sua bravura e conoscenza insegnò il merletto alla scuola di Arti Applicate di Murcia. "Santa Florentina" è un' associazione che esiste attualmente e che ha lo scopo di mantenere e recuperare la tradizione e inoltre organizza incontri e corsi tra le merlettaie della regione. L'associazione ha aperto un museo dove custodisce i lavori migliori della regione con una mostra permanente e una temporale.
Il merletto a Honiton
Il Devon è un'isola dell'Arcipelago Artico Americano, contea dell'Inghilterra. Regione agricola di allevamento e mineraria, flora: alghe pteridote, equisetali, fauna: corallari, echinodermi, trilobiti, gasteropodi, lamellibranchi, cefalopodi, insetti: miriapodi, pesci, ganoidi, e vertebrati.
Il Devon è rappresentato in tutti i continenti; in Italia, nelle alpi Carniche e in Sardegna.
Honiton è una città che è stata resa famosa per le sue merlettaie, le quali hanno sempre avuto l'abilità e la capacità di tenerla viva di interesse.
Si suppone che l'industria del merletto a fuselli di Honiton sia stata creata dai rifugiati fiamminghi che si erano salvati dalla persecuzione di Alva nel 1568 al 1577. Questa industria a Ottery, honiton, S.t Mary e Colyton è con sicurezza di origine fiamminga. Uno dei primi segni storici diretto alle merlettaie è stato trovato nel 1577 nelle lettere di famiglia di Sir Anthonie di Gueuara a Hellowes, nelle quali narra di aver visto una donna "prendere il suo cuscino per il merletto a ossi e i rocchetti da intrecciare".
I commercianti londinesi di filati attorno al 1620 hanno fatto una protesta con l'affluenza degli artigiani rifugiati, i quali tenevano nascosto il segreto del loro mestiere. Questo non solo indica la gelosia nei confronti del laboriosoimmigrante, ma anche l'importazione del merletto a fuselli che era più veloce a lavorarlo che il merletto a ago. Già nel 1620 il merletto di Honiton veniva ricordato da Westcote e spesso viene anche citata la scritta che si trova sulla lapide della tomba di Jannes Rodgen "Bone lace Siller" con la data 1617 nel cimitero di Honiton. Questo dimostra che il merletto in quell'epoca aveva già un grande valore e che questa industria era già insediata bene sotto il regno di Giacomo I. Questo merletto di Honiton in quel epoca doveva essere somigliante ai collari e agli inserti che Van Dick amava tanto dipingere, fili ritorti e intrecciati di origine italiana. In quel epoca non esistevano ancora dei veri modelli di merletto, però esistevano testimonianze come monumenti e sculture del XVII secolo che conservano l'indicazione di merletti di forma geometrica come il monumento di Lady Doddridge nella Cattedrale di Exeter dell'anno 1614 e il monumento di Lady Pole nella chiesa di Colyton, con la data dell'anno 1623. Questi merletti testimoniano la lavorazione del merletto del luogo.
La signora Treadwin ha riprodotto i motivi di questi merletti su disegno e che poi sono stati realizzati. Si possono ammirare questi merlettti nel Museo di Exeter con la denomivazione di "Brevetto punto Van Dick" Gli spilli che sono stati introdotti dalla Francia verso il 1626 quando furono importati i lavori dei merletti in Inghilterra e resero più facile il lavoro.
La corporazione Fiamminga che nel 1567 si era insediata a Medstone ha portato una nuova attività, quella della filatura, che fino ad allora veniva considerata come un caratteristico lavoro olandese.
L'industria del merletto inglese ha sempre avuto grandi difficoltà per la qualità inferiore del lino locale che non poteva competere con quello delle Fiandre. Nei primi del secolo XVII le autorità di Maidstone si lamentavano che i produttori dei filati davano del filo scadente a confronto a quello importato dalle Fiandre.
La contessa di Leicester nel 1636 scrisse: "Questi merletti se sono di qualità buona, sono cari"... e l'anno dopo scrisse... "Sono estremamente cari". Nel 1630 - 1675 era il quindicesimo anno di regno di Carlo II quando è stato promulgata una legge per incoraggiare la manifattura per vestiti di tutti i tipi di tela e tessuto di lino e canapa, in qualità della quale qualsiasi straniero o inglese avrebbe potuto fondare una uguale manifattura in qualsiasi parte Dell'Inghilterra e del Galles, senza pagare nessuna tassa.
Il Devon è diventato famoso per le sue filande tanto apprezzate, come anche quelle di Kerton che stabilirono un record a quel tempo. In questa città 140 fili di lana sono passati attraverso la cruna dell'ago di un sarto e questi sono rimasti li in mostra per tantissimo tempo. Nel 1698 da una richiesta di istanza, quando è stato stabilito di annullare la precedente proibizione sul merletto straniero e stato convalidato, che gli inglesi producono un merletto bello e ricercato come quello delle Fiandre. Il merletto fiammingo si esportava in: Danimarca, Germania, Olanda, Portogallo, Svezia e Spagna, mentre il Devon lo produceva per il suo paese e per le sue tradizioni.
Cetia Fiennes che viaggiava molto scrisse nel suo diario, nel periodo del regno di Guglielmo III e di Maria II "vengono fatti dei paragoni tra il merletto fiammingo e di Honiton" Si produce un merletto bello e simile a quello di Antwerp e delle Fiandre a condizioni che non sia lavato da aver l'aspetto di un prodotto lavorato con del filo difettoso.
Nel 1700 venne proposta una tassa nei confronti delle merlettaie che reagirono e protestarono. Il lavoro di merlettaie in quel periodo era molto praticato e largamente diffuso e praticato come un industria e in effetti era il secondo mestiere del regno. Nel 1700 i merletti che venivano prodotti in Inghilterra assomigliavano alle applicazioni di Bruxelles, realizzati con i pippiolini e con il punto tela, per fare questo lavoro si doveva unire tutti i fili da un lato e prenderli con l'uncinetto formando una nervatura o un cordoncino che nelle Fiandre veniva chiamato "brodes". In questo periodo nel Devonshire il merletto ha aquistato una sua particolarità traendo radici da quello antico di Bruxelles e quello di Honiton. Ancora oggi si fa come guarnizione l'uso del cordonetto esterno formato da un insieme di fili.
In un vecchio diario nel 1799 vi sono le scritte come: "Brusselles Honiton" riferendosi alle guarnizioni di merletto del vestito da sposa di Lady Harriet Strangeways. In seguito anche Vancouver scrisse sul Devonscire che le sue principali manifatture sono di diversi tipi di vestiti di lana e anche di merletto. L'industria del merletto inglese ha avuto sempre grandi difficoltà per la qualità inferiore del lino locale che non poteva competere con quello delle Fiandre. A Londra nel museo Victoria and Abert vi si trovano tre campioni di merletto che vengono riconosciuti perchè si avvicinano all'antico merletto di Honiton. Due di questi merletti sono lavorati grezzi e fatti su un disegno antico, mentre nel terzo vi sono fiori, piante e altri motivi di abbellimento, dove si vedono i cordoncini e dove tutti i pezzi sono stati uniti da una rete di sfondo. Questo merletto è stato ritenuto un modello che proveniva dal museo di Arti Decorative di Bruxelles che per sbaglio era stato attribuito a Honiton. Quando era di moda la rete di fondo l'HHomiton era uguale come il Bruxelles Punto d'Inghilterra, era fatto da diversi pezzi realizzati col tombolo che poi si mettevano insieme dalla rete, sempre sullo stesso cuscino.
Il Honiton Lace Museum del Devon ha lanciato un appello sulle sue pagine web per vendere i suoi merletti e per ricevere donazioni. In questo museo c'è anche una grande collezione di merletti e si vedono anche le merlettaie al lavoro.
Fairlynch Arts Centre e Museum Budleigh Salterton. E' in questo museo che si può trovare la storia di questo paese come anche la storia del merletto e spesso ci sono merlettaie che si esibiscono poi c'è pure un locale dove si trovano documenti per le varie ricerche.
Axe Valley Heritage Museum Seaton. Qui si trovano esposizioni speciali del merletto di Honiton e di costumi vittoriani.
Museum Exmouth. Si possono ammirare esibizioni di merlettaie e anche antichi merletti.
Il merletto in Thailandia
Sulla Thailandia c'è molto poco, per quanto ho cercato non ho trovato altro che questo, che riguarda l'arte del merletto a fuselli. Cosi ho pensato di darvi un pò di notizie su questa terra cosi lontana da noi.
La Thailandia grazie alla sua posizione geografica ha raccolto per secoli e mischiato la lingua gli usi, costumi e le tradizioni dei due grandi sistemi culturali dell'Asia, l'indiano e il cinese.
La capitale è Bangkok che in thailandese significa "la città degli angeli". Il popolo thailandese grazie alla sua cultura tramandata di generazione in generazione conduce una vita completamente diversa da quella ocidentale, maggior parte nelle città di provincia, invece nei centri frequentati dai turisti, a causa del progresso e dell'influenza degli occidentali il tenore di vita dei thailandesi è completamente cambiato e si è avvicinato moltissimo al consumistico sistema di vita americana.
Chiang May si trova nella Thailandia del nord e può vantarsi di molte cose e tra queste le sue meravigliose sete e con queste anche le molte persone che amano l'arte dei lavori a mano, in modo particolare i merletti.
Una signora Janya Sugunnasil, ha pensato bene di realizzare con queste magnifiche sete degli splendidi merletti a fusello e che le hanno fatto vincere il primo premio ad un concorso in Olanda.
Janya ha imparato l'arte del merletto in Malesia da una insegnante olandese. Lei realizza anche dei fiori tridimensionali fatti a merletto e su ordinazione crea anche delle opere importanti. A Chiang May ha un piccolo negozio situato nella parte vecchia della città che si chiama "Sarapee lace" dove organizza anche dei corsi insegnando le basi del merletto, dalle tecniche più facili al "Cluny" o al "Bedfordshire".
Jonya ha insegnato anche il merletto a signore giapponesi e di Thai.
Frasi famose dedicate alle merlettaie
Il pittore Gioacchino Toma (1836 -1893) caposcuola della pittura napoletana, venne rinchiuso nelle carceri di Isernia, per motivi politici. Le inferiate della sua cella davano in una piazzetta dove poteva scorgere le teste delle merlettaie intente con i loro fuselli. Ne nacque un dipinto intitolato "Le merlettaie" che venne esposto nel 1872
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John Steinbeek, Premio Nobel per la letteratura scrive su ciò che ha visto a Positano
"Le dita agili delle bimbe, che lavoravano con centinaia di rocchetti fanno venire le vertigini, ma esse alzano la testa tranquille e ridono e chiacchierano come se non avessero la minima consapevolezza delle loro magiche dita.
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Nel castello di Schönbrunn a Vienna c'è un grande dipinto di Maria Teresa d'Asburgo ritratta con un lungo abito realizzato interamente a tombolo, dono della cittadina di Mecheln e realizzato dalle merlettaie del Brabant (Bruxelles). L'artista che ha realizzato l'opera è Martin von Meytens nell'anno 1755 circa.
Tale ritratto si trova nella "Sala delle cerimonie" ed è il più celebre che la rappresenta come !Prima donna d'Europa".
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Rosalba Carriera (1675 -1757 fu l'artista più famosa del periodo Rococò. Era la figlia maggiore della merlettaia veneziana Alba Foresti. Famoso è il suo autoritratto che si trova agli Uffizi a Firenze.
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Nel presepe storico della Reggia di Caserta ornano le gonne di numerosi personaggi femminili le "kurore" fasce di rete d'oro realizzate al tombolo.
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Il principe Filippo del Belgio e la principessa Mathilde d' Uedekem d' Acoz si sono sposati il 4 dicembre 1999.
La sposa indossava un lunghissimo velo di merletto realizzato al tombolo, dando lustro al merletto belga.
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"S.Teresa del Bambin Gesù" nacque ad Alecon.
Sua madre organizzava il lavoro a domicilio delle merlettaie che realizzavano i celebri pizzi di Alecon.
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La compagnia di danza classica nazionale russa "Berioska" ha interpretato un balletto intitolato "Le merlettaie" con le coreografie di Mila Koltzova.
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Cesare Vecellio (1521-1601) nipote e allievo di Tiziano Vecellio è stato un grande incisore di disegni per il merletto a tombolo. Disegnò abiti da realizzare interamente a merletto.
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L'attrice francese Isabelle Huppert ha interpretato un film nel 1977 intitolato "La merlettaia". Grazie a questa interpretazione vince un ambito premio, il David di Donatello nel 1980 (come migliore attrice) raggiungendo la notorietà.
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Bernard Keil (1624-1687) detto Monsu Bernardo, pittore danese fu allievo di Rembrant ad Amsterdam.
La caratteristica dei suoi dipinti sono i soggetti popolari, ne dedicò uno alla "merlettaia".
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Il re di Francia Enrico II di Valois, lanciò la moda dei "fraises" (colari rigidi) che le merlettaie realizzavano e poi inamidavano con miele oli e essenze.
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Colbert, abile ministro del re Luigi XIV chiamò alla corte francese le merlettaie veneziane, per realizzare ed insegnare l'arte del merletto.
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Teresa Manganiello (1849-1876) è in corso la sua beatificazione, viene sopranominata "la merlettaia di Dio"
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Naomi Cambpell ha sfilato a Londra nel 1997 con un abito bianco di merletto realizato a fuselli dalle merlettaie di Offida. L'abito si trova presso il Museo del Merletto di Offida.
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