L'atteggiamento italiano verso la Francia

COMMISSIONE ITALIANA
DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA
CONVEGNO DI FRIEDRICHSHAFEN

giugno 1942

 

 

Presidenza

Atteggiamento italiano verso la Francia e suoi motivi ispiratori.

L'atteggiamento italiano verso la Francia può dirsi motivato da un vario ordine di considerazioni:

1) in primo luogo da motivi di carattere storico, in vista cioè:
- della costante frizione tra l'Italia e la Francia dagli albori dell'unità italiana sino alla dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940;
- dalla persistente ostilità francese nei riguardi dell'Italia sin dalle prime manifestazioni della nostra indipendenza nazionale e della nostra espansione mediterranea;

2) in secondo luogo dalle rivendicazioni che l'Italia ha sempre affermato nei riguardi della Francia, fondate su elementi storici, razziali, politici, geografici, strategici, ecc.; e ciò indipendentemente da altri problemi da regolare a guerra vittoriosamente conchiusa per assicurare all'Italia lo spazio vitale che le compete;

3) In terzo luogo dal carattere dei rapporti italo-francesi dalla conclusione dell'armistizio del 24 giugno 1940 sino ad oggi, che attesta il perdurare e l'aggravarsi dell'ostilità francese nei nostri riguardi.

I tre punti citati (per ognuno dei quali è stata predisposta un'ampia documentazione) si integrano a vicenda e costituiscono i motivi ispiratori del nostro atteggiamento verso la Francia. In particolare il punto 3) costituisce il motivo principale della nostra diffidenza verso quella nazione, indipendentemente dai motivi di carattere piú generale e politico che giustificano l'intransigenza dell'Italia nella tutela dei propri diritti. Tuttavia non si può non rilevare che il pervicace disconoscimento da parte francese di tali nostri diritti si riflette sulla situazione armistiziale, e deve pertanto esser tenuto presente come uno degli elementi piú importanti per determinare l'atteggiamento e l'azione della CIAF.
Il pensiero di questa Presidenza in merito all'argomento in esame si può pertanto riassumere sotto i seguenti capi:

a) La Presidenza della CIAF non ritiene che si possa né si debba far alcun valido affidamento sulla lealtà francese. Secondo il punto di vista italiano l'apparente disposizione della Francia alla collaborazione non è se non il risultato di considerazioni di opportunità nei dirigenti, e della situazione di fatto in cui la Francia si trova, che la costringe a sottostare alla volontà del vincitore. In realtà tutto porta a ritenere che l'atteggiamento francese permanga immutato nonostante le dichiarazioni collaborazionisti che dei suoi attuali dirigenti. Questi, a parte la collaborazione economica in atto colla Germania (da imputare anche, tra l'altro, all'appartenenza dei predetti dirigenti alle classi economicamente potenti, grande industria, alta finanza ecc. e alla necessità di dare occupazione e pane alle classi operaie), non hanno sin'ora dato alcuna prova concreta di volersi scostare da quell'"attesismo" che costituisce la caratteristica saliente della politica francese dopo la sconfitta. Da parte italiana non si può non rilevare d'altronde che, se la volontà di collaborazione esiste, essa sin'ora si è diretta, a parole ed a fatti, soltanto verso la Germania, e che l'Italia è stata esclusa, in maniera oltremodo significativa, da tutte le dichiarazioni del governo francese in proposito. Quanto all'atteggiamento della massa, non vi può essere alcun dubbio che esso rimane decisamente e pervicacemente ostile all'idea del nuovo ordine e della collaborazione europea: Germania e Italia sono unanimemente odiate; per gli SUA vi è unanime simpatia; una limitata categoria di francesi odia l'Inghilterra ma ben pochi le sono cosí avversi da preferire la vittoria dell'Asse e quella degli anglo-americani.

b) La Presidenza della CIAF, in considerazione di quanto sopra, ritiene estremamente inopportuna e pericolosa qualsiasi concessione sostanziale diretta a rafforzare l'efficienza bellica francese, specie nel Nord Africa. In conseguenza del mancato affidamento sia dei dirigenti che della popolazione francese, ritiene che l'eventuale rafforzamento francese potrebbe, a breve scadenza, ritorcersi a nostro danno. In sintesi, l'apparente lealtà della Francia è in proporzione inversa alla sua efficenza bellica; facilmente, trovandosi in una posizione migliore di quella in cui è stata posta dagli armistizi, la Francia muterà tono verso di noi. A ciò si aggiunge la mancanza di affidamento riscontrata, in genere, negli elementi civili e militari del Nord Africa, che sconsiglia concessioni tendenti a rafforzare l'apparecchiatura militare di una zona che è alle spalle di quella libica ove l'Asse si trova impegnato in una lotta durissima.

c) La Presidenza della CIAF ritiene che gli episodi, anche recenti, di resistenza francese all'aggressione anglo-sassone (Mers el Kebir, Dakar, Siria, Madagascar, ecc.) non siano motivo sufficiente per mutare il giudizio sopra espresso. Tali episodi, sul cui valore e sulla cui portata vi è motivo d'altronde di fare le piú ampie riserve, devono riferirsi anche a considerazioni di opportunità contingente: il desiderio francese di evitare nei limiti del possibile le legittime rappresaglie dell'Asse per una aperta acquiescenza alla volontà dei nostri nemici, e di "salvare la faccia" con una resistenza piú che altro simbolica, artatamente amplificata dalla propaganda di Vichy.

In conclusione, per queste importanti considerazioni e per le ragioni, non meno importanti, di carattere strettamente militare già esposte in altri documenti, la Presidenza della CIAF ritiene che non vi sia motivo di mutare l'atteggiamento sin qui seguito nei riguardi della Francia, atteggiamento ispirato a prudente attesa ed a marcata diffidenza, e diretto a mantenere la Francia in uno stato di incertezza e di timore per l'avvicinarsi della inevitabile resa dei conti. Da parte italiana si permane perciò su di una linea di intransigenza nelle concessioni militari che riguardano la Francia metropolitana, il Nord Africa e il Mediterraneo. Potranno fare eccezioni quei piccoli rafforzamenti di carattere difensivo che, d'accordo colla cta, si ritenesse di accordare in Marocco o quegli assestamenti, in genere, nelle forze armate francesi che non ne aumentino il potenziale bellico.
La CIAF - per precise istruzioni ricevute dal Comando Supremo - considera impossibile recedere da tale atteggiamento sino a quando la Francia non avrà dato prove concrete di volersi inserire lealmente nel nuovo ordine europeo e soprattutto di salvare la partita tutt'ora aperta con l'Italia per le sue rivendicazioni.
Tale atteggiamento italiano, del resto, non è dettato soltanto dalla difesa, sia pure legittima di particolari interessi italiani, ma deriva dalla visione complessiva degli interessi dell'Asse, al quale la sua prevalenza nel Mediterraneo e il dominio - o almeno la neutralizzazione - delle sue sponde africane appaiono, nella presente situazione della guerra, indispensabili.