IL MIO BESTIARIO
di Marco Maggioni

 


°°°

Marco Maggioni
un esperto di orientamento al MANAGEMENT


L'aquila

Ascolto lo schiocco delle mie ali in volo
indugiando sul da farsi attorno attorno
la cupola là in fondo fa da sfondo
a banalità di uomini che stanno
o dicono di stare: dove vanno?

Un frollìo di parole calibrate dal vento
s'accompagna a intermittenze magnetico-televisive.

Non più il sole ma raggio di satellite
che taglia il cielo ed anche la mia strada
a seminare virgole di luce nell'incertezza della sera
quando la noia si misura in pollici schermati
mentre gli uccelli che sanno cantare cantano
e giù in fondo, la schiena veloce di un pendio
e strane case accartocciate in riga
fino alla foschia che si concilia col cielo
che conosco: è il desiderio ch'è profondo.

*

La farfalla

Vado cercando i colori delle ali
che un soffio di apatia ha portati via.

Varco il pallore di quartieri medi
i volti assiepati dietro cemento garantito
dall'attacco di topi grigi predatori
di umane sembianze che sfumano nell'opaco
sfuggenti a qualsiasi definizione di luce
quindi notturni, preziosi i colori
in scrigni o feticci di antiche allegrie
quando erano materia di fantasia.

Ecco un pò d'azzurro cielo, un campo rosso
carminio, un buco verde fondo bottiglia
un punto giallo canarino, una curva schietta scarlatta.
Rammento o rammendo? frammenti d'ali organizzate
in memoria di tecnica compositiva:
devo fare più in fretta, sono in agguato
presenze notturne che cercano me
e con me rapidi i colori volan via.


*

Il bisonte

Se ne vedono tanti dalle nostre parti
per le piazze al galoppo la sera
quando l'ombra s'arrampica su per le case
a stanare l'orma d'uno sbadiglio senza volto
su labbra bigotte di rosso vermiglio.

Neppure mi stupiva il cielo
tant'era vicino l'orizzonte
sopra di noi foschia di accavallate memorie
ciottoli dell'era quaternaria
profili smussati dal tempo
il naso di chi lascia un'Impronta
sabbia pietrificata sulle pagine
dei sussidiari e sullo sfondo
Jhon Wayne conduce alla vittoria la storia.

Cedeva la spianata di fango
in radici di città dimenticate
percorsi mai raggiunti scovando
l'anima che gioca a rimpiattino
sul mio corpo fiacco e un poco antico.

Lascio la mia pelle all'usura del tempo
e mi perdo a raccontare le mie piaghe:
folate di fantasmi non mi fanno andare.

*

La rana

Accovacciata sui tetti spioventi
di quartieri grigi fuori le mura
la paura dell'abisso quando piove
sdrucciolando su tegole sconnesse
non più quando l'acqua era amica
in acquitrini cantando col grillo
che del resto non vedo più in giro
saltando sull'aia da lievi pendii.

Vi tengo in pugno signori di sotto
andrò ancora più in alto, al vertice di tutto.

perché tutto io possa capire o carpire
con un balzo della mia spregiudicatezza.

Anticipo notizia sui giornali:
rana distratta distrutta
da spericolata altezza
soffriva di vertigine o superbia
Spiaccicato il corpo
è rimasta la sua pipa.

*

Il gallo

Come sono alte queste palizzate
di metropoli che sbandano
mentre corro per sconosciute vie
a cercare il pollaio ch'è fuggito
per cieli che vorrei trovare anch'io.

Che fatica ritrovare l'intenzione
fino all'immagine che ho di me stesso o che avevo
da quando tutto è caduto anche quello
scivolato il piedistallo
dentro i tubi della vergogna.

Come pesa ingombro direzionale
aperto da mani scaltre
di vendetta antica.

Starnazzo con voce di una volta
lo so, sono pazzo. Lasciatemi almeno
il chiacchierio dell'alba.

*

Il pipistrello

Era bello volare bassi la sera
incrociando fantasmi cavalieri
dalle lunghe braccia quando la gente ci credeva.
Oggi si muore dietro lo steccato.

Si é inceppato il radar applicato sotto
i padiglioni delle orecchie mie appuntite
in grovigli di angoli di cemento
che bucano il cielo fino a soffrirne
neanche il rifugio di antiche grondaie
per questo scivolo e m'impiglio tra fiori
d'antenne video sempreverdenichelate.

Vorrei aggirarmi soltanto nei sogni dei bambini
dove la morte è un mistero da scoprire.

Volerei senz'ali per non intimorire
non son più diavolo e neanche vampiro:
sembro topo da far schifo.
Volo allora nella notte poco buia
sbirciando i passi semicieco cercando
distanze e giuste proporzioni.

*

La chioccia

Accovacciato per necessità di madre
vado a scovare fino a che punto
tormentato sempre da bagliori acuminati
pronto alla scoperta delle capriole
dentro le acque perduto il senso di dare
se non a me stesso riverso a terra verso la fine.

Non più per le fessure
del mio desiderio crivellato:
solo un vaso di rabbia
dentro gli occhi semispenti
per vizio di capire.

 

La tigre

Dal ricamo di mano amica ecco
che corro il fiato in gola
il ruggito bloccato nel groppo
il balzo fotografato una volta per tutte
e intanto alle finestre affacciate
un bisbiglio controlla il movimento
pronti al ghigno e al passo falso
la risata spiando quel maledetto
che da sopra il tetto ha già classificato tutto.

Non preoccupatevi resto fermo
mi avrete però sempre vicino
dietro le orecchie quasi sussurro:
la mia immobilità vi stizza.

*

Il cervo

Ogni mattina inseguo le mie tracce
e perlustro rigagnoli di nausea
districandomi tra cortecce disabitate
dove ho improvvisato una fossa
i cocci sminuzzati di grattacieli
antenati di pregiata spazzatura.

Tutto riporto sull'Albero
ch'è disperso ormai
stiracchiato dal sole
cotta la pelle sul dorso
ricordo soltanto una voce di spicco
rincorrendo cerbiatta mia
se non fosse per tiro di caccia.

Abbracciato alla pietra matrona
mi fumo un sigaro di selva
stanco di niente
eppure col ghigno resisto.

*

King Kong

E' tempo ormai di ritornare nella giungla
a barricarmi contro le vostre notti buie
che da troppi anni invadono i miei sonni
mai profondi del resto perché poco approfonditi.

Una volta credevo di più alla potenza mia
di sgretolare cime dai pensieri arditi
grattacieli segnati da tecnologici pretesti.

Son sempre quelli gli spiragli della paura
ritagliati lungo le grondaie imperlate
dal vostro sudore nauseabondo annaspando
sui ciottoli lucidi degli acquitrini illuminati
dagli spettri che si aggirano; lungo le fessure
scrostate dei mattoni umidi dal vizio.

Non ha scampo quella macchia di cielo
che è azzurra per caso o per dispetto.

Potrei rappresentare ancora il mostro
se tutto è già mostrato e senza meraviglia?

 

 


RITRATTI INEDITI


Bruna

Oggi ho incontrato una farfalla dai colori
bellissimi dominante il viola pallido
o quasi turchese con sprazzi di bianco
madreperla luccicante al riverbero del sole
che accieca quando la guardi.

Il volo che scorcia ridendo un mite pensiero
e correre dietro ai fiori dove si posa
fuggendo libera quando le mani sfiorano
soltanto il vento delle ali.

*

Carlo

Precede il compiacimento di una linea
pingue che spii con mano perplesso
sulla barba a capo reclinato
con attenta distrazione (astratta)
l'ironia dell'occhio sinistro
in sospensione di bonaria sorpresa
a cogliere non tanto gli echi delle strade
sbigottito
quanto il chiarore di una parola detta.

*

Marina

Chiudo gli occhi e ti rivedo
morbida bolla di sapone
il tuo sguardo è petalo di rosa.

Eppure scopro oggi
la tua sagoma furtiva
che occhieggia impudica
alla ribalta della stanza da letto.

Il caldo seno assopito
sul palmo della mano
indugiando nel sonno.

*

Claudio

Claudio è il tuo nome e forse David
ma può essere anche che Claudio e David
o David e Claudio siano sempre
in impaccio nel bisticcio.

Come me del resto quando a volte
ti guardo attraverso la lente miope del dubbio
mi impiglio in David quando cerco Claudio
o in Claudio quando cerco David
senza tregua cercando l'amico là dove il nome tace.

Vado a scovare il gesto muto di uno sguardo
in occasione di caldi viaggi cerebrali
e trovo te correndo.

*

Alberto

Non ti fa meraviglia lo stupore degli altri
se si rivela malizia, scoperto il gioco
dal tuo labbro beffardo entrando fin dentro
dove duole capire.

L'eco della tua voce antica scopre certezze
sbilanciate a colpire ciò che fingo a me stesso
e con naturale naturalezza raccontando
assorbo rapito la bava colorata
della tua memoria giovane.

E' sempre una avventura avventurarsi
nella miniera dei tuoi occhi rotondi.

*

Pietro

In attesa del là di partenza
ti soffermi roteando il cipiglio
come colto di sorpresa da eventi
circospetti, ignoti ai più sprovveduti:
pretestuose memorie di un io interdetto.

Si libera a volte lo spunto di un'idea
o una perplessità subito risolta
da un battere di ciglia e da un
gesto repentino quasi ravveduto.

Ti scrolli di dosso il sudore di pietra
e parti per diagonali di direzione coatta.

*

Enrica

Col verso prezioso della bocca
in ostinata maschera
di dolcezza crocefissa
controlli con puntigliosa meraviglia
l'ingenuità del tuo corpo bello.

Un solco sottile ti divide
da una parte colomba d'affetto
dall'altra paura di uscire.

Guardati dal grazioso movimento
che si impone arcigno
sulla tua luce bianca.

*

Carlotta

Saresti una donna come altre
se non avessi due occhi bianchi
semispenti per tua luminosità
dietro al varco delle palpebre
sorprese al vizio di un gioco
lo sguardo in attesa dello stupore
per spostamenti ambigui rarefatti
tracce che il tempo percorre
correndo con gioia dentro la casa
dove spegni il sorriso soddisfatta
con le labbra dischiuse a capire.

§


Elena

Riconosco quell'assetto del naso. attento.
la linea anche, del collo. strategia o alterigia?
l'occhio ammicca sulla piega. occhio alla malizia!
e lo sguardo, anche quello. fedele al modello.
sostegno.
Il volto esce tra le righe. qua e là senza impegno.
speculare a quello, il movimento.
fedele comunque la memoria. nell'urgenza.
o coincidenza.
per oggi, soli. io e l'idea.
se accade qualcosa sarò il primo a saperlo?

*

Elena

Mi son svegliato al clamore dei tuoi ricci
neri che non sono scarmigliati e neanche composti
intorno al volto che li rifiuta con la malizia
del sole che non può fare a meno dei suoi raggi.

L'attenzione del tuo sguardo che spia dietro l'evidenza
si rompe a volte in sonorità d'allegrezza antica
scoprendo il dente che è maligno per esperienza che
va in fretta salvo il pudore che sale
sulle gote quasi a dimostrare l'impazienza

e guardo l'ingordigia del tuo corpo svelto.

*

Elena 2

Da lontano una bambola cammina
spigliata nel suo ingombro di festa
per consueta agiatezza di porcellana nuda

Da vicino son gli occhi che fingono
naturalezza via via più scarna
fino a risplendere per luce gaia.

Da per tutto mi impiglia la tua trama.

*

Giuliana

Annaspano le tue mani a capire
la parola che manca. lucidissima .

Si stropiccia l'occhio nell'intesa
di un pensiero bianco. rapidissimo.

Ridono i tuoi denti zuccherini
in attesa dell'eco. vicinissimo.

Si aggira inquieta la tua anima
tra miei sospiri esclamativi.
bellissima.
cortissimi.

*

Giuliana 2

Accanto, l'incanto dei tuoi occhi
quelli sì belli!
Inseguo il gesto delle mani
che non sono belle.
Rubare l'ironia e il tuo sorriso
- anche quello, bello!-
quando mi spia nudo
sul tuo corpo pudico
ché non è bello.
Per amare poi
per dirla tutta
la tua bellezza
inaccessibile.

*

Antonella

Percorro il vizio del tuo labbro pallido
conteso da due ombre rotonde buchi neri
della tua infanzia che si accendono col gioco
avido del sorriso e fin su la narice
una piega di vita finge assenza
col gesto di stupore (o è pudore?)
di una risata giovane mai dimenticata.

Accarezzo i tuoi occhi belli quasi vele
di cielo al vento che scrutano spazi rotondi
ingordi di come e di perché
per non smarrire i contorni del volto
nel vaso scoperto del dubbio.

E' quando il bagnore della fessura bianca
degli occhi sgranati che spiano il segno
che temi : da una parte denti rotondi
che mordono, disgraziata, prendendo; dall'altra
lo sguardo segreto di un dono quando
lieve ti spegni dormendo.

*

Giuliana 3

Non ha confini. A confronto è niente l'orizzonte.
E neanche il sole che finge di capire illuminando.
Ancora più in là e sarà comunque poco per raggiungerla.
Ma ieri sì, ieri invece ho capito: non è miraggio.
E' tuo il coraggio, la tua presenza ed il sorriso
ed altre cose ancora, inutili a dire sulla carta,
visto che stai qua a giustificarla nella mia visione bianca.

*

Hilary

Il fondo dell'occhio è nero
avanzano spilli di cristallo
intorno alla piega stupefatta
della belva che non scappa.
è docile il sorriso e le parole aguzze.

L'arma di un pensiero che
s'intriga, non cede di sé
neanche il saluto, tolta la mano
dal contagio e dal sospetto.

L'uomo le si affianca blasfemo
nel pugno il groviglio del suo
corpo felino ma lei non c'era.

E' ora di ammansirla col rumore
della parola che arrossisce e lo sguardo scruta il dettaglio.

Il profilo del mondo si addolcisce
è una luce la sua tutta da riempire.

*

Alberto

C'è festa sul petalo rosso del papavero
sfiorato dal ronzio di un'ape inquieta.
Il fischio della ginestra sopra il muretto
si piega ilare al gioco del vento.
E' anche il chiacchiericcio stereofonico
degli uccelli seminascosti a rimpiattino
rincorsi dal verso petulante del cane
dietro la china aspettando sera supino.

E' la festa di Alberto. E' un buon mattino.

*

Antonella 2

I miei pensieri percorrono le tracce
della tua camicia sporca di sudore
del profumo dietro al collo
dei fiocchetti rossi divertendoti la sera
del tavolo nero quando sei imbronciata
della collana colo che a te piace
del disegno dell'amica interrogativa
dei colori per stoffa per artista chissà
del quaderno segreto mica tanto però
del libro regalato che ti stanca tanto
del cofanetto di paglia o di cianfrusaglia
del tuo letto che infossa quasi una fossa
dello specchio che non rispetta i tuoi occhi belli
del riquadro di legno con pergamena dalla
ingegnosa fattura del tuo amico Marco che
riluce attraverso ricordandoti il suo amore
ché ti ama tanto
nonostante e comunque
vedi un pò tu.

*

Stefania

Seguo il bagliore dei suoi occhi
rapito da pensieri cosmici
ineluttabili.
Il vestito ha una piega che accompagna
la grazia della mano
la linea del collo s'adegua anch'essa decisa
anticipa di poco il sorriso che è in agguato
sempre complice, amico.
E' bella di per sé, prima del vestito
e del sorriso, l'intenzione.
Si fa amare con grazia.
E' la mia passione insomma
ed anche la mia malinconia.

*

Carla

Il suo sorriso spegne
l'evidenza che osa
illuminarle il volto,
chè da sè rischiara
di intenso e solitario divenire il mondo.

Percorre vie di generosità coatta.
Eppure sta fissa come stella
al passo col Leone.
Qualcosa barluccica là dentro
dove il buio è pesto
ma noi cogliamo il movimento!

Impertinente resiste
all'intenzione e
si governa così
in guerra con se stessa.

*

Carla 2

Non è del tutto vero quel che
ho detto di lei.
E' un altro giorno.
L'Enigma si aggira per la casa
convinta e convincente
per precisi compiti
che riconosce soltanto quand'è dentro.

Si basta, insomma: ecco il problema
che è soltanto nostro
impegnati a cercare tra
le movenze il movente
della sua bellezza,
che per fortuna è lì presente
per sempre? Siamo in agguato
fedeli e fiduciosi
di uno sgarro
cero irriconoscibile.

A meno che
non si colpisca il segno
con un Senso:
l'efficacia
ad esempio
della perspicacia
e della nostra pazienza.

*

Ina

Aspetta sempre qualcosa
forse un turbamento
ché il balenio degli occhi
si appresta all'attesa
come la lucertola
quando si acquatta furtiva
ma evidente nell'assolata
solitudine della pietra
- tana, l'ho presa!-
seduce con la risata
iperdotata
a beneficio del mondo che non sa
lei è altrove
forse nei meandri della sua
malinconia
che repentina assesta
nella torre d'avorio
ben organizzata.

*

Bonita

Quando si dice il nome!
Eccola non può che essere lei
trattenuto a stento da un
capetto nero il corpo bello.
Corvini i capelli come i pensieri
sempre all'erta al gatto nero!
Il suo cruccio è lì
stampato sulla faccia
piegata come litania
vuole ad ogni costo sembrare
non le basta apparire
ecco: pecca d'abbondanza.

*

Il ritratto mancato

Ti cerco in fessure di luce bianca
d'una pagina a te dedicata
ti cerco in penombre di una stanza
attraverso il velo di uno spino
ti cerco nelle pieghe del cuscino
dove traccio la sagoma del viso
ti cerco lungo il filo del telefono
che non trilla oggi perché guasto.

Ti cerco dentro il mio cammino
e ti trovo sempre
pura e scalza.

*


ALTRE POESIE


• Il REX di Ginostra
Una bava rossa di barca
ferisce di solchi il mare
attraversa il campo racconta
da un fico d'india all'altro s'avvia
per dipanare una storia da tempo conosciuta
superfici accarezzate
cedevoli al moto pronti all'onda
man mano che avanza
divarica le braccia e il tono s'addolcisce
e piatto ritorna
il racconto finisce dietro la colonna bianca del giardino.
Una breccia della memoria o scheggia
sanguina una pena che rode e poi s'illanguidisce.
Sul mare puoi fare affidamento.
Per stasera ho già pagato il biglietto
sbigottito da manciate di plancton dietro al parapetto
di cui la luna offre lo spartito.

*

• Penombre
La radio gracchia a sinistra del foglio
sulla tavola appena apparecchiata
poco più in là un bicchiere vuoto
di malvasia o nostalgia
accesa la candela nell'involucro di plastica
racchiude in trasparenza la lucentezza
insieme alla mia e all'apatia.
Fruscio di passi e scroscio d'acqua
una voce rompe il silenzio
e il buio se lo inghiotte indispettito (prepotente).

*

• Amica mia
Voglio te amica mia
ritagliata contro le rocce
scottano le linee del tuo corpo
snello morbido il mare
ed anche il sasso su cui giaci
quante volte ho perso l'occasione
traviato dai tuoi occhi
e dai tuoi umori imprevedibili.
Il pensiero corvino si scaglia
repentino
con sobbalzi d'allegria
complice il sorriso
ed anche il cipiglio
il privilegio di appoggiare
con grazia e antica ironia.
Un gesto soltanto
e la ragazza me la porto via.

*

Paola

Le fessure dei tuoi occhi
lucenti
stringono il sorriso
in profili triangolari
levantini
e predisposta all'intelligenza
la fronte
fa da arco orizzontale
complici le orecchie
ben disegnate
messe apposta lì
a bilanciare
l'ardire del naso
nobilissimo

*

Le mani affusolate
proiettate
da unghie eccessive
a coprire il caldo flusso
di affetti antichi
a stento trattenuti.
E' attenta al consumo. Sospetta.
Parsimoniosa.
Non è avarizia
ma lungimiranza.
Peggio per gli altri
che mangiano in fretta
bocconi amari di improvvido egoismo.
E' come il mare
se lo assecondi
ti riempie.
Tutto mi intriga
non ci posso fare niente
l'attesa e il sorprendente

*

A volte è largo il pensiero
come il tuo viso
Percorre l'orecchio il sopracciglio
l'attacco del naso
il cipiglio
fino al raddoppio - speculare -
è ampio il sorriso
e sonora l'ironia
rotolano sulle parole
aguzze i denti
digrignano
mirano a ferire
subito contraddetti
dalla fronte civile.
Il naso, in guardia,
coglie le occasioni
asseconda le passioni
o si propone con giudizio
Dipende dal caso
e dal rossetto.

A volte è verticale l'intenzione
stretto l'ovale risucchiato dentro
anche le labbra provvedono cupe al silenzio.

Non piace il pensiero
che si aggira nervoso
sulla linea incavata del collo
Il naso sporge sul mento
per uniformità e tristezza..
La mano è sottile
langue sulla guancia
e si accarezza
Ecco, il pensiero
esce gentile.

Si chiama Paola
non voglio partire.


*

Ti avventuri nel mondo
con passo spavaldo
centro
di sguardi
bersaglio.
Impavida avanza
intoccabile
la tua naturalezza.
Che non è spregiudicatezza.

Io ti ho offerto la mia
innocenza e ne ho
ricevuto scherno.


*

Amo in lei la sorpresa
di amarla.
Amo il suo odore
di terra bagnata.
Amo la sua incostanza
il gesto imprevedibile.
Amo il suo dare reticente.
Amo in lei
l'incognita
di esperienze
che superano
regole e il prevedibile.
Amo tutto ciò
che è possibile
basta attendere.
Amo la sua passività
quando è preparazione all'agire.
Amo la sua immaturità
perché non ristagna
prelude al movimento.
Amo il suo compiacimento
dall'ironia spesso contraddetto.
Amo i suoi occhi
perché mi ci tuffo dentro.
Amo il suo naso
perché le somiglia
nobile estroverso.
Amo le sue unghie
occasione di gioco
e di dispetto.
Amo in lei l'evidenza
della sua contraddizione:
l'essere e apparire
sono innocenti.
Amo crescere con lei
non basta mezzo secolo
a capire.
Amo la sua presenza
che mi fa stordire.
Amo la sua assenza
la più breve possibile.
Amo tutti i suoi 21 anni
quando sono
conformi al suo comportamento.
Amo gli altri dieci
perché sono in parte da riempire.
Amo il suo volto
che mi porto appresso
sempre più spesso.
Amo i suoi eccessi
perché non si vedono.
Amo il suono dei suoi tacchi alti
perché la immagino tutta
il suo corpo è snello.
L'amo ogni momento.
Ti odio: perché non mi stai dentro?


*

Le "solette" hanno
un riflesso
lo spessore di un pensiero
su misura
quando calza
bene
la scarpa.
Come corre la distanza!


*

Se la parola è il pretesto
del testo
Se il testo è il pretesto
di un'idea
Se l'idea è il pretesto
per pensare
Se la carta è il pretesto
per testimoniare
se stessa
Io vi riconosco
e protesto.


*

Non è facile
appoggiare con grazia
un pensiero
di bianca
solitudine.
Il chiasso
di un ricordo
ti sorprende
in bilico.

 

*

La mascella
si blocca
su un'idea
snella.

*

Sopravvissuti

La parola banale
ci infligge
regole quotidiane
di sopravvivenza.
Balbettiamo
tenaci
linguaggi
incomprensibili.

*

La penna trascrive
sulla carta gli spazi
inutili
del senso.
L'evidenza
si nasconde
negli intervalli
da riempire.
Concretezza.

*

Piange la corda
nell'accordo
traspare
l'eco
di un verso
o è memoria
che vola via
il suono
concilia
afasia
e poesia.

*

Breve il percorso
della linea bianca
lunga la strada
del dubbio
che paziente
ti accompagna.

*

Eppure:
ho cinquant'anni e non li sento
comincio adesso
ho tutto il tempo
ancora
per capire
se vale più la pena
di stare
o agire.
Il dubbio è sempre giovane
rinvigorisce il Senso

e la pratica del Rischio.
E' presto per fare consuntivi
aspettiamo gli altri cinquanta
e
poi vedremo.

*

Scopro solo indizi
tracce lise
assoggettate all'abuso
dell'uso, ridondanti
di inutili chiacchiere
che come scorregge
si sperdono nel vento
e con esso ....


*

Inondo di memoria
il brulichio stentato
delle sillabe nude
privilegiate sulla carta.
Accaparrano un senso
il migliore possibile
scorticato il nocciolo
da cui avviammo
con tanta sicumera
ma poca accortezza
svelte ipotesi di fuga
di notizie improbabili
indistruttibili nella rima
che solo la fatica di resistere
conducono allo scoperto
celata una volta per tutte la malizia.


*

Spesso mormora il mare.
A volte anche il vento.
Credo sia per me il loro pianto
perché io non pianga
e non maledica il mare
e non spezzi il vento
col palmo della mano.
Io ho raccolto nei miei occhi
tutta quanta l'acqua del mare.
Il mio occhio è il mondo.
Il mare piange.
Ecco perché piange il mare.


*

Oggi hanno vinto le stelle.
La città è piombata nel buio.
Le case e gli uomini confusi
sostano nel nero buio della notte
e una furibonda quiete di voci
scuote le strade
deserte di luce.
Un enorme silenzio
aspetta con ansia
la speranza del cieco.
Un grande lampadario
d'imprevedibili stelle
copre il nero del mondo
con bianche spille di fuoco.
La città ringrazia le stelle
dal buio dell'anima sua
e si offre alla luce del cielo.
Anche oggi
hanno vinto le stelle.

*

Sassi impregnati di sole
schiacciati da piedi di bimbo
sostano immobili a terra
gravati dal peso del sole.
Vorrei essere sasso
per abbeverarmi sempre
a questa manna del cielo.
Ma piedi puri di bimbo
mi strappano sapori
di gioie perdute.

 

*

E non sapevi che quando
ti spiavo dormendo
vedevo il tuo volto
quasi fosse presente
il volto di un'altra.
Era vero soltanto
quel bianco splendore
degli occhi nascosti
che un giorno mi desti
e mi tornano in sogno.

*

Cerco solo labbra di donna.
Due occhi di fiaba
denti di madreperla
e un folle amore.
Cerco solo labbra di donna.
Uno sguardo di cielo
melodie di linee
e un cuore di sangue.
Perché io possa guardarti
sorriderti
toccarti
fuggire con te nei prati incolti
della tua fertile esistenza
e morire
nell'estasi del tuo grido di donna.

*

Non era cielo
quello che vedevo.
E' azzurro il cielo.
Erano foglie
che sembravano cielo.
Una definita impalcatura
d'imprevedibili tronchi
faceva barricata sul prato.
Sostenevano immobili
la volta del cielo.
Ma è azzurro il cielo.
Erano foglie
che sembravano cielo.

*

Sapevo che andavi lontano
perché mi trascinassi straziato
in quel basso e vile pantano
che ha parvenza di vita
soltanto
se ti tengo per mano.
E speravi che andassi correndo
a cercarti sognando
a non vederti piangendo
e lasciare una tomba.
Ma non voglio scordare
come sorride di solito il mare
quando sia il tramonto del sole
perché l'acqua si sciolga in un pezzo di sale
per questo ti pongo in catene
con la santa pazienza
di mia madre coscienza
mentre fuori intravedo la pace.


*

L'ostrica.

Stravolta da un raggio di luce
l'ostrica blocca d'un colpo le valve
che apre talvolta
per fare la perla
e tenerla lontana
da colli di donna
dalla vita mondana.
Si gira s'accomoda
s'ingolfa più in basso
finché all'apparenza
diventa di sasso
e si gode la perla.

*

Domani saprai.
E' inutile oggi
uscire di fuori.
Nessuno starà
ad aspettarti.
Se credi di aver trovato
qualcosa
il tempo te lo strappa di mano
e tutto rimane passato.
Domani saprai.

 

*

Amo il silenzio
perché mi dice solo
ciò che voglio sentire.

 

*

Prendi le cose come stanno
volgiti indietro
e guarda dove vanno
seguita il gioco se giocavi
se hai paura
dì loro che sognavi.
Se vuoi fare opere pie
insegui la morte
e cancella dietro le tue vie.


*

Rimango di sasso
mi fermo di botto
guardare non posso
udire non voglio.
Se parlo mi inghiotto
se rido singhiozzo.
Ma vivo una vita
che pare sparita
e quando la scovo
vorrei che sia mia
ma è un'altra che trovo.

*

Ero uscito
voglioso
a cercare sperando
uno sguardo
del mondo
che mi desse quel tanto
per cui valga la pena
di assaggiare la vita
son tornato a casa
subito stanco
e ho trovato me stesso
avvilito.

*

Guarda che pace
mi piace stasera
ascoltare la voce
stonata del cane
che filtra a fatica
nell'aria schiarita
da un vago chiarore
di tondo di luna.
Vorrei sostare
in quel chiasso
e cantare col cane.
mi tocca guardare
soltanto
perché sappia domani
che stanotte
non stavo sognando


*

Questo punto soltanto
bianco nella notte
conosce
solitarie agonie di croci
e stanche
che sostano invano
un istante
e parte
per confini di terre lontane
dove cantilene di cori di santi
illudono sogni
di corpi di amanti.


*

Una situazione di cieli grigi
dove rotonde scatole di latta
ci privano della sfera del sole
nascondendo molecole giallastre
attraverso coperchi
riflessi di latta
gialla.
Una situazione di suoni circoncisi
alla sommità della loro impossibilità
di essere sentiti
per ascoltare flauti intensi
relegati nella loro necessità
di essere ascoltati.
Una situazione pastosa di relazioni confuse
tra una realtà cavernosa e analfabeta
e una verità che incanta l'imbecille
con l'evidenza di grossolane sensazioni
di cose non vere ma giuste.


*

Restare là dove vorrei
farmi nemico il mondo
e fratello il sole.
Assumere forme di terra
e plasmare con mani di fango
quest'amalgama sterminata.
Prenderei sembianze di cadavere
per dissetare con tutta l'acqua del mare
carni spezzate da mille martelli di sole.
Folate di vento ingaggiano lotte mortali
contro schiere di sogni giganti-
Restare là dove vorrei
per avere come bersaglio il mondo
e come alleato il sole.


*

Flebili note s'annegano nel mare di sensi
e intrecciano nodi di ebbrezza
nello stanco grigiore del sonno.
C'è un uomo che fuma la pipa.
E' sazia di fumo la stanza e le note
rimbalzano avide d'aria.
Liscia sulla carta scivola assente una penna
formando fantastiche righe annoiate e melense
e gioca la luce con languidi sbuffi di fumo.
Incurante dell'ozio presente l'uomo aspira
boccate d'aria vissuta

guarda la noia e ascolta brani
di musica antica.

*

Se vagassi per le onde del mare
sostenuto da note incantate
per intuire il silenzio del mondo
e spiare l'eterno senza vederlo
non aspetterei l'ora che viene
per carpire dei granelli di vita
ma sopporterei secoli di verità
per essere scrigno del segreto del mondo.


*

C'era solo il mare
e io lo guardavo
c'era anche lei
ma lei ara il mare.
La notte senza luna
pesava sulla rena.
E c'ero anch'io
padrone del buio
accecato dal sole.

*

Afferrarmi a quell'onda
che sbava nella notte
una schiuma biancastra.
Rotolarmi con essa
nel succhio del mare
spargere le mie ossa sulla sabbia
e penetrare nella notte
attraverso l'infinito
spazio del tempo.

*

Sinfonie di petali di raso
lambiscono la spiaggia del tuo sguardo
ed io vorrei essere il mare
per riempire di me i tuoi occhi.


*

Se volessi guardarti
non guarderei te
guarderei il sole.
Se pensassi di amarti
penserei il sole
ed amerei te.

*

Datemi tutta la mia libertà
e sarete miei schiavi.
Ribellatevi e sarete miei amici
ma prigionieri nel mondo.


*

Amo gli altri quando sono solo
odio colui che erra nella mia solitudine
perché odia se stesso
e si serve degli altri
per amare nessuno.

*

Io punirò quel tizio che mi ha dato il saluto
mi ficcherò due dita nel naso
vibrerò una lingua mondiale
e farò uno scroscio
quasi come l'onda
sulla cresta del mare
e poi
risponderò gentile al saluto.

*

Pastorale.

Poesie di voli di rondini
si scambiano sussurri di prati
e tremendi incanti di suoni
spalancano ferite di sangue.
Infiniti piccoli mondi
sostano senza fiato
e chiedono pace urlando.
Vogliono solo cullarsi nel grano
e dimenticare d'essere carne
per vagare nel mormorio pazzesco
che vibra da secoli nel mondo
e che bisbiglia voli d'uccelli.


*

Cadono parole vane.
Precipita il silenzio.
Ma resta l'eco
di parole perdute.


*

Dondola al vento
velluto di grano
le colline mute
intonano un coro.
Io che guardo
mi unisco cantando.

*

Errano vagabonde
nuvole di madreperla
celando gelose
le chiavi del cielo.

*

Uscire e trovare diversi
quei prati appoggiati sul colle
quelle case definite dal cielo
un cielo diverso
divenuto più opaco
ma che è sempre lo stesso.
Guardarsi e trovarsi mutati.
Forse son sempre stati diversi
quei prati e quelle case
che sostavano immobili
per nostalgia di morte.


*

Se dormo non piango
se piango voglio dormire.
Ma se dormo farei di ogni
desiderio un sogno.
Preferisco quindi vivere
per sognare di esistere

*

Basta. Non vedo più il mare
vedo il sole
che affonda nel mare.
Un cerchio di fiamme
m'accieca
e scompare.
Ha vinto l'acqua
fredda distesa di mare.
E affogato nel nulla
il sole
comincia a cantare.


*

Mi rivolgo a voi
Mi rivolgo a voi poveri cristi trasandati
che con ingenui sotterfugi forzate le porte delle case
per strappare le effigi stampate
dove si specchia la nostra coscienza riverente e senza pregiudizi
che vi stabiliamo appiattiti significati
col singulto magico di una cornice e di una preghiera
perfetta sigillata da silenzi sacrificati e degni
a voi tocca sopportare il nome di dio invano
quando sfiorate l'attenzione della folla
pigiati nel destino di un tramvai in fermata
se toccate il seno a madama rispettabile
se pisciate sulla mano della bimba infiocchettata
se dite al conducente che si sbaglia
se leccate la saliva al vicino arcigno
se gridate scendo subito e basta.
Non fate rumore per carità
potrebbero chiamare i pompieri
e dimenticarvi del tutto
a che servireste poi se non vi riconoscereste neppure
in quelle immagini radiose
unica garanzia per voi di rimanere in terra poca cosa che conta
soltanto se se ne parla
anche quando è inghiottita dall'avida apparenza di tanto in tanto
creduta e riconosciuta
eppure restando là sempre ferma aspettando
incantesimi di morte senza luna
recuperando occhiate sonnolente che sbirciano la vostra presenza
assente oggi in questa stanza mentre
vi concretizzo in ruvidi sogni giornalieri.

 

*

Codice
Si amavano senza pensare che oggi è proibito dal codice della strada
è vietato distrarsi sedersi per terra mai e poi mai in mezzo alla strada
sorridere al vigile baciare i semafori mettere il bollo
bene in vista là sulla destra
amare la strada la regola la striscia per terra e soprattutto
colui che ti passa che ti si accoda che ti si aggancia di dietro
ti sperona davanti
che ti fa cornuto mentre che passa
ama la macchina tua ma prima te stesso.

*

Retrò
Contro la logica del tempo
dettagliato
che ostacola la forma della mia sostanza in atto
ripasso la memoria che mi aggrada
e controllo sensazioni stupefatte
dinanzi allo scenario muto
dell'intelligenza che mi guarda.
Distinguo quel poco che è rimasto
in gocce penzolanti quasi rotte
trasparenti di immagini sbiadite.

*
Di soppiatto
Davanti allo specchio ogni mattina
rifletto sul mio volto (riflesso)
perlustrando inquietudini inedite
che varcano la soglia del silenzio
di uno sguardo assopito ma attento
e indugio sulle ombre scolorite
come fossero pertugi della notte
bucati fino ai vertici oscuri
dell'angoscia che non cambia.

E ancora ritrovo l'antico sorriso
trascorso senza noia insieme a te.

*

Chèz-elle

Cade il giorno dei pupazzi di stoffa
cala il sipario- primo piano-
facce contratte e stupite
nel dolore nascosto per vizio
si affacciano oggi bambini a capire.

Impudiche donne dagli occhi da clown
caracollano con fiera certezza
attraverso gli intricati passaggi
che il nemico spiazzato non usa.

Esce trasformata in sorriso la bile
quotidiana che s'inventa vendetta
preparando frustrazioni inedite
perché io perché io perché io.

In-coscienza armata da denti d'acciaio
il fronte è compatto ancora indistinto
mentre inciampiamo su piccoli spazi
di vano assestamento paraculo.

*

Apnea
Il rumore dominante degli ottoni
rapisce esclusivi suoni su disco
lì sul panchetto a portata di orecchio mentre scrivo.
Un vocio dietro l'angolo isolato del cortile
senza scampo
il cinguettio appeso ai rami
di cemento dei palazzi sovrastanti
- e non spira un alito di vento -
colpita dal sole una lucertola sperticata
sul muretto aspira circospetta a consueti fruscii.
C'è anche un respiro che assorda
ed è il mio
vogliono anche quello
il silenzio inghiottito che inghiotte saliva verdastra.

*

Kyrie eleison

Kyrie eleison buon dio di questo mondo dio falso dio prezioso
dio riconosciuto amato venerato temuto bestemmiato
scendi dalla tua incomprensibile sostanza immaginaria e necessaria
a crocefiggere questi poveri cristiani bastardi osservanti
che piantano chiodi spudorati sulle tempie del mondo
col ghigno mistico di ineluttabile stupidità.
Vieni tra noi questa volta con sembianze sataniche e caotiche
sconvolgi per un attimo l'autenticità di queste signore dai seni
benpensanti che occhieggiano ingenui a frodare i pensieri
più verginali di questi signori con pipa che rimbalzano sbuffi
di sentenze rispettabili contro muraglie di culi riverenti
violenta ti prego questi occhi commossi pietosi caritatevoli
ricolmi di santa comprensione cittadina
spogliati della loro beffarda superiorità crepuscolare
scandalizza le loro pudiche nari con zaffate di putiferio
trascendente dipingi per loro il colore della morte
riempi di schiaffi chi piange
strappa i denti a chi ride
disprezza i profumi d'incenso dei preti distratti
sconvolgi il traffico di mezzogiorno e incanta per un attimo
lo strepito dei clacson di questo mondo
e urla urla dentro le chiese urla dentro i portoni negli autobus
nei cimiteri nelle scuole dentro ai festival ai concerti le riunioni
dentro i cervelli intellettuali dentro i cornuti le puttane
gli analfabeti.
Rimani lì ad urlare per sempre se vuoi dentro la tua cripta
inossidabile spalanca la rabbia del mondo se ti piace
ma ti prego dio santo sopporterò due tappi nelle orecchie
se mi lasciate in pace a pensare ai fatti miei.
Requiem per uno che ti ama.
Requiem per uno che ti sopporta.
Requiem per uno che ti salva dimenticandoti.


 
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