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SANDRO BOTTICELLI
"La bellezza"
di Marco Maggioni

 

Marco Maggioni
un esperto di orientamento al MANAGEMENT

 

LUI - qual è il tema di oggi?

LEI - la bellezza, caro mio!

LUI - ecco un argomento "bello", per l'appunto! Cominciamo a parlare della tua, di bellezza, allora, della mia....meglio non parlare

LEI - neanche la mia è granché, suvvia, ai nostri ascoltatori non interessa affatto

LUI - peccato, io saprei come decantare e descrivere la tua bellezza...avrei tante cose da dire

LEI - bè risparmiale per parlare invece di un autore che ha passato la vita per lasciarci le più belle rappresentazioni del bello, del bello ideale

LUI - ah! Bè. Un bello ideale? allora non mi interessa, a me piace la bellezza reale, quella che vedo.... che tocco, magari...

LEI - immagino, immagino, ma lui invece seguiva i canoni del neoplatonismo, hai presente? affermava la supremazia dello spirito, capito, lo spirito? sulla materia in un movimento mistico che conduce l'anima immortale, attraverso l'intelletto e l'amore, verso dio

LUI - intelletto e amore, ho capito, non sono cose per me, d'accordo, ma questi sono sicuramente i temi cari a Sandro Botticelli, scommetto, l'artista più neoplatonico del '400

LEI - proprio così, di lui parleremo, ti va?

LUI - naturale che sì, basta che mi fai dire la mia...al momento opportuno, perché.. insomma, sulla bellezza, sull'amore e sull'intelletto qualcosa da dire ce l'ho anch'io

LEI - non lo metto in dubbio! basta che non esci fuori tema, sempre del Botticelli si deve parlare, d'accordo?

LUI - d'accordo, promesso

LEI - allora, nella puntata precedente, ricordi? si è parlato di sfuggita del declino di Firenze

LUI - sì, stavamo ad Urbino a seguire le vicende di Piero della Francesca

LEI - ecco, ora torniamo a Firenze, vediamo un pò cosa succede nella seconda metà del Quattrocento

LUI - immagino che vuoi parlare dell'età di Lorenzo il Magnifico. è stata sempre considerata come l'apice della storia artistica fiorentina. Sarà vero?

LEI - intorno alla figura di Lorenzo, a partire dal Cinquecento, si costruì una leggenda: al primo posto fu messo il mecenate, il letterato, l'adepto della filosofia neoplatonica, al secondo posto l'uomo di stato

LUI - Non è reale questa impostazione?

LEI - non del tutto. è più verosimile il contrario, semmai. La signoria di Lorenzo, che durò circa 28 anni, cioè dal 1464 al 1492, secondo gli storici del tempo, doveva essere un'epoca di pienezza della vita civile e spirituale della città

LUI - sulla scia di una illustre tradizione, quella legata al granduca Cosimo I, suo predecessore, mi pare

LEI - Ma, ad una analisi più attenta, il quadro della cultura fiorentina ai tempi del Magnifico andrebbe idealizzato meno

LUI - ma come, Lorenzo capì subito, ad esempio, che gli artisti potevano essere i migliori ambasciatori della politica di prestigio e di nuove alleanze condotta da Firenze

LEI - infatti, è vero, inviò, quasi fossero ambasciatori, appunto, a Napoli architetti come Giuliano da Sangallo, gli scultori suoi prediletti Antonio Pollaiolo e Andrea Verrocchio a Roma e Venezia

LUI - ho capito dove vuoi arrivare.. li inviò, sì, ma li tolse da Firenze, si privò quindi della loro opera lì, in loco, o se li lasciò scappare; non valorizzò abbastanza questo grande patrimonio di geni che aveva in casa, insomma

LEI - esatto, grave fu la perdita di Leonardo, ad esempio, che passò a Milano dagli Sforza. I pittori più affermati, Sandro Botticelli, Domenico il Ghirlandaio andarono a Roma ad affrescare la cappella Sistina

LUI - idem fece Filippino Lippi, se è per questo

LEI - e quanto alle opere realizzate a Firenze, si fece ben poco. Per di più le commissioni più importanti non vennero dai Medici, ma da altre famiglie aristocratiche

LUI - Il fatto è che, forse, Lorenzo era un grande diplomatico, ma capì troppo tardi che trattenere a Firenze questi grandi artisti avrebbe significato magnificare ed esaltare ancor di più la sua signoria

LEI - c'è un altro fenomeno di cui si deve tener conto, comunque; accanto alla fuga degli artisti fiorentini, si afferma, nell'epoca, la filosofia neoplatonica, che tante conseguenze porterà comunque alle vicende artistiche di Firenze

LUI - piu' o meno nefaste, come poi vedremo. Per questo parlavi di declino, vero?

LEI - già! Poco si capirebbe delle creazioni artistiche di quel periodo nei maggiori centri rinascimentali se non si tenesse conto, infatti, di quel sottofondo filosofico che per un certo periodo costituì l'ideologia stessa dei ceti più alti della società italiana

LUI - i più noti chi erano?

LEI - letterati e filosofi del calibro di Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Cristoforo Landino, Leon Battista Alberti, Angelo Poliziano: tutti neoplatonici!

LUI - Ma cerchiamo di spiegare che cos'era questa filosofia neoplatonica

LEI - Il merito maggiore è del Ficino. non soltanto fece conoscere Platone con la traduzione di tutte le sue opere, ma elaborò una teoria tutta sua, neoplatonica chiamata, appunto

LUI - Intelletto e amore, come dicevamo, questi sono i temi..

LEI - sì. E lo fa grazie alla riscoperta del mito. La sintesi è questa: mentre la dea Pallade rappresenta la ragione che doma gli istinti, la bestia che è in ciascuno di noi, Venere, madre di tutte le cose, è l'amore: nella bellezza ideale che l'intelletto riesce a concepire, l'amore, a sua volta, unico grande motore del mondo, ci conduce a Dio ...è questo il ragionamento

LUI - sono questi del resto i temi delle più note opere di Botticelli

LEI - infatti lui è un interprete fedele di queste teorie

LUI - posso ricapitolare? Dunque: l'uomo occupa nel mondo un posto privilegiato, può arrivare a contemplare il divino, se guidato dalla ragione, può anche, al contrario, ridursi ai livelli più bassi, seguendo la materialità dei propri istinti. E' così? Vado bene?

LEI - perfetto. Il dramma dell'uomo educato al neoplatonismo sta nella coscienza dei suoi limiti, del suo dover tendere a un ideale irraggiungibile

LUI - ecco da dove nasce quel tono di mestizia, di elegia, di nostalgia tipica di tante opere artistiche ispirate al neoplatonismo

LEI - parlerei di malinconia, forse è questo il sentimento più adatto, è l'intonazione più caratteristica delle maggiori manifestazioni figurative e letterarie fiorentine dell'età di Lorenzo il Magnifico

LUI - del resto è questo uno schema che influenzò non solo le arti figurative, ma anche la letteratura, mi pare. Il Ficino, ancor più Pico della Mirandola, furono certamente i più convincenti nel rivalutare la cultura antica

LEI - infatti, all'inizio del secolo XV c'era una scissione tra cultura laica, che faceva riferimento alla virtù degli antichi come esempio etico per la vita civile, e quella religiosa, che condannava l'antichità in quanto pagana

LUI - Il problema quindi era: come conciliare queste due concezioni così distanti, non è così??

LEI - esatto. i neoplatonici vollero colmare questa frattura: proposero una teologia che saldava il cristianesimo alla cultura classica

LUI - non si ispiravano quindi solo a Platone

LEI - no, ma a tutta una corrente di misticismo pagano tardo antico che garantiva la profonda religiosità delle culture precristiane

LUI - è come dire che anche i fatti della bibbia assumono valore cristiano; era un modo per anticipare i tempi del cristianesimo, anche prima di Cristo..

LEI - in parte, anche. perfino il mito, riabilitato, poteva essere raffigurato con lo stesso impegno, la stessa forza drammatica sino ad allora riservati ai temi religiosi. In pratica, le tematiche tradizionali ereditate dal medioevo furono soppiantate da temi mitologici

LUI - una mitologia spesso oscura, per quello che so: nascondeva un messaggio, spesso complesso, oggi non sempre facile da comprendere, non è vero?

LEI - certo, e soprattutto i temi della bellezza e dell'amore erano centrali nel sistema neoplatonico

LUI - finalmente ! un tema interessante, suvvia! Si parla d'amore, io ho un sacco di cose da dire al riguardo

LEI - sì sì, già l'hai detto. E poi, guarda, che qui si parla soprattutto di amore platonico...ovviamente...

LUI - ahh! Beh! Allora non è per me... scusa, a parte gli scherzi, lo so, per il neoplatonismo l'amore spinge l'uomo dal regno inferiore della materia a quello superiore dello spirito. è la bellezza ad attivare questo sentimento. Giusto?

LEI - bravo. Venere, la dea dell'amore, la divinità più peccaminosa dell'Olimpo pagano, è reinterpretata dai filosofi come il principio del moto universale, diventò così una delle figure più popolari della decorazione profana

LUI - assieme al suo figlioletto Cupido, immancabile!

LEI - La figura della dea era vista in due modi: la Venere celeste che sospinge l'uomo, tramite l'amore, all'ascesi spirituale (amore platonico) e la Venere terrena che invece lo ricaccia nel regno bestiale degli istinti e delle passioni sfrenate

LUI - tutto il contrario di oggi, insomma!!

LEI - sei in vena di spirito oggi, anzi sei sempre così, per fortuna! Dunque, ricapitoliamo. Alla morte del Magnifico, nel 1492...

LUI - ....anno della scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo..

LEI - ...la situazione fiorentina, precipita. Il figlio Piero de' Medici è scacciato da una rivolta popolare, la città diventa repubblica, subisce l'occupazione dei francesi di Carlo VIII

LUI - che saranno allontanati soltanto con il pagamento di fortissimo riscatto

LEI - non dimentichiamoci poi che tra il 1494 e il 1498 si svolse l'avventura di Girolamo Savonarola, il frate domenicano divenuto l'ispiratore della vitapolitica e culturale fiorentina

LUI - affascinante quest'uomo! Le sue invettive visionarie, i suoi ammonimenti, mescolava un pò di tutto: dal rinnovamento morale, al gusto medievale delle profezie, compresa l'aspirazione alla perfezione, che, guarda caso, era propria dei neoplatonici

LEI - era forte il messaggio di Savonarola, molto forte: fu così che un insolito zelo religioso attraversò tutta la città. Ci fu un'ondata di puritanesimo

LUI - Non più feste, giochi, lusso, amori viziosi, ma virtù cristiane, e pubblici roghi delle ricchezze peccaminose, e non solo delle ricchezze, come sappiamo...Che tempi! L'impatto sugli artisti immagino quanto sia stato forte

LEI - altroché, le divinità antiche per qualche tempo furono messe al bando e l'arte dovette adeguarsi, fu posta al servizio della religione così riformata

LUI - in tutta questa atmosfera e con questa premessa, arriviamo al nostro Sandro, il Botticelli, vero?

LEI - bravo, perspicace sei! Comunque non era l'unico; l'ultimo Lippi, il Pollaiolo e il Verrocchio si pongono lo stesso problema: non più l'azione volitiva e storica, ma il sentimento umano come modo di essere nel mondo

LUI - era ora! entrano nella storia dell'arte, finalmente, i sentimenti!

LEI - Il problema poteva aveva molte soluzioni: il sentimento come aspirazione al trascendente, al divino; come interesse a conoscere la realtà naturale, a partecipare della vita profonda del cosmo; come soddisfazione di vivere in un dato ambiente, in una certa società umana; come nostalgia di un tempo passato e irrecuperabile; come irrequietezza, gusto di capire tutto, subito e andare oltre. Insomma, come vedi, suscitò parecchie reazioni e parecchi modi per esprimerlo

LUI - ogni modo un artista. Altre soluzioni saranno proposte più tardi, basti pensare a quella, profondamente etica, di Michelangelo: ma, stando a quelle da te indicate, già abbiamo un'idea delle varie tendenze fiorentine negli ultimi decenni del quattrocento. personalità di varia grandezza, e tutte significative, dal Botticelli a Leonardo, dal Ghirlandaio a Piero di Cosimo, e Filippino Lippi e così via

LEI - La fortuna critica di Sandro Botticelli è simile a quella dell'Angelico. L'Angelico è stato considerato un mistico puro, il Botticelli è stato considerato invece un mistico del bello ideale, un puro esteta

LUI - è stato considerato così, ma non è del tutto vero. La sua pittura, a guardar bene, è carica di problemi, anche religiosi e morali. indubbiamente, mira a realizzare un bello ideale, sì, perché questo era il fine, etico e culturale, della cerchia neo-platonica, a cui del resto era molto legato. Ma da dove veniva Botticelli?

LEI - Nasce nel 1445 e muore nel 1510. Il suo maestro è Filippo Lippi, frequenta il Verrocchio e nella bottega del Verrocchio avviene l'incontro col Pollaiolo e con Leonardo da Vinci, più giovane di soltanto sette anni: l'antitesi delle due personalità spiega, in gran parte, la pittura di Sandro e quella del periodo fiorentino di Leonardo

LUI - Spiega, soprattutto, perché il Botticelli venga considerato l'ultimo dei grandi maestri del Quattrocento e Leonardo il primo grande ingegno del Cinquecento

LEI - Spirito 'sofistico', come dirà il Vasari, il Botticelli risale all'origine del contrasto tra natura e storia. Ma il suo scopo è di superare l'antitesi, di trovare qualcosa che sia ugualmente al di là della natura e della storia...

LUI - e lo trova con La Giuditta, col tema del sentimento! è un'opera chiaramente collegata all'ultimo Lippi, una meditazione sul tema del sentimento, appunto

LEI - La Giuditta, ce l'hai presente? E' raffigurata sulla via del ritorno, nella tremula luce dell'alba; la brezza increspa i veli della veste, il movimento indefinito delle pieghe dissimula il moto del corpo, rende incerto l'equilibrio e il passo...

LUI - sei poetica, rende bene, ....è la malinconia, la rappresentazione della malinconia questa, il senso di vuoto che succede all'azione: non è dunque un sentimento definito, ma uno stato d'animo, un aspirare a qualcosa di vago senza sapere se sia attesa del futuro o nostalgia del passato

LEI - Inutilità dell'azione, della storia, direi, dove tutto avviene senza una volontà che decida. Basta vedere il San Sebastiano, descrivilo tu, poeticamente però...dai

LUI - difficile eguagliarti! Comunque: la figura a mezz'aria; la bella forma del corpo sottile, allungata, si contrappone alla luminosità del cielo: un cielo vuoto, sembra più lontano dalla lunga prospettiva del paesaggio

LEI - La forma è diafana, ma non si riempie di luce come quella di Piero della Francesca

LUI - è vero, si illumina solo ai margini, come per assottigliare la materia, è una linea che ritaglia le zone d'ombra e sottolinea quelle di luce contro lo sfondo del cielo

LEI - Non c'è l'esaltazione dell'eroe, qua, ma solo malinconia: la sua bellezza è offesa, ferita

LUI - è una bellezza diafana, dunque, diafana...mi piace questa parola, una bellezza che il mondo non può comprendere, la sua ragione è al di là dell'orizzonte mondano, fuori del tempo storico... e della natura, anche

LEI - è evidente che, con il suo continuo aspirare a una trascendenza inafferrabile, impalpabile, Botticelli non è sorretto dalla certezza formale di un Piero della Francesca; anche se non v'è dubbio che avesse, in questo, tutta la solidarietà di Leonardo

LUI - non è poco!

LEI - gli era più vicino per lo spirito dubbioso, critico, anti-dogmatico per eccellenza di Leonardo

LUI - anche se Leonardo si spinge dentro la realtà, la analizza, ne scopre i segreti: vuole, cioè, l'esperienza. Botticelli no, vuole oltrepassarla, trascenderla, non contaminarsi con l'esperienza

LEI - vuole, cioè, l'idea. E questo, all'interno del comune fronte anti-dogmatico o anti-Piero, è comunque il contrasto tra il più anziano e il più giovane dei discepoli del Verrocchio

LUI - ma com'è che non arriva nessuno, non ha capito che stiamo parlando di lui? O è reticente.. Maestro Botticelli, maestro

LEI - no, che dici, basta evocarlo ed eccolo qua

BOTTICELLI - sempre a disposizione, scusate ero qui ad ascoltare le cose interessanti che dite, non volevo disturbare. ho la sensazione però che mi volete fare nero, vi prego non infierite, ho avuto tanti dubbi e tanta tristezza nella mia vita! Sapete, quando gli ideali sono irraggiungibili o troppo elevati, qualcosa si è sbagliato, è evidente; ecco, ora vorrei trovare una ragione di tutto ciò. Mi aiutate in questo? Ci proviamo?

LUI - magari! sei il benvenuto in questo salotto, dove, non ti preoccupare, si può anche essere un pò ironici, o un pò cattivi ma sempre con argomenti, mai per partito preso, noi ti rispettiamo moltissimo, visto che ancora oggi milioni di persone vengono ad ammirare le tue opere, cosa credi!

BOTT. - davvero? Ne sono compiaciuto. Vi spiego cos'era l'idea del neo-platonismo fiorentino, su cui tanto mi arrovellai: non si trattava propriamente dell'archetipo platonico; non è nulla di definito, è un vago essere al di là, rispetto alla natura o allo spazio e alla storia o al tempo. Anche il bello, è qualcosa di incorporeo: più che altro sfiducia nella realtà, più che immagine perfetta

LUI - è come dire davanti ad uno specchio, quello là dovrei essere io, ma chi me lo dice? Come faccio ad essere sicuro che quello che so di me corrisponda davvero a quello che vedo nello specchio? È un pò così, maestro?

BOTTICELLI - abbastanza calzante e suggestivo, grazie, sì. Ma non dimenticate che il neoplatonismo è, come oggi direste voi, una filosofia della crisi: crisi dei grandi valori affermati dall'Umanesimo del principio del secolo, ma anche delle grandi aspirazioni politiche e culturali di Firenze. Lorenzo il Magnifico è un politico abilissimo, certo, sa risolvere le situazioni più difficili, ma sa anche di non poter invertire il giro della ruota della storia: il suo stile diplomatico è perfetto ma, come la sua poesia, la sua politica è tutta pervasa dal pensiero pessimistico: non è un caso che lui scriva "chi vuol esser lieto sia, di doman non v'è certezza"

LUI - non vuol dire anche: approfitta fin che puoi della vita che ti è stata donata, goditela oggi, perché domani potrebbe andare meno bene? Io l'ho interpretata sempre così...

BOTTICELLI - chiaro perché la tua è un'epoca diversa, meno mistica, più...

LUI - terra terra, vuoi dire?

BOTTICELLI - non mi permetterei... ci mancherebbe, del resto io conosco solo la mia di epoca

LEI - per tornare a noi, Maestro, per i filosofi e i letterati della cerchia neo-platonica, dunque, l'idea è al di là del tempo: il cristianesimo preesisteva, come idea, alla venuta storica di Cristo e se ne ha la prova nell'antichità ebraica e in quella greco-romana, che sono soltanto anticipazioni della rivelazione cristiana

BOTTICELLI - sei bene informata, mi fa piacere. l'antico non è la storia vissuta, è un'idea della natura, rispetto alla quale le sembianze delle cose sono solo allegorie. Ad esempio, avete presente la mia Primavera?

LUI - eccome, splendida tavola dipinta a tempera, ora sta alla Galleria degli Uffizi, a Firenze...è la tua opera più nota, forse!

BOTTICELLI - bene. i significati allegorici della Primavera, che dipinsi nel 1478, sono vari e complessi. ognuno poi ha detto la sua, ma il significato concettuale io l'ho ricavato dal poeta Poliziano, forse è un pò oscuro, sarà chiaro soltanto ai filosofi, anzi agli iniziati; ma tutti potranno coglierlo, non so... nell'amenità del boschetto e del prato fiorito, nel ritmo delle figure, nell'attraente bellezza del corpo e dei volti, nel fluire delle linee, nei delicati accordi dei colori. Anzi voglio leggervi il passo delle Stanze del Poliziano da cui ricavai l'idea pittorica. Vi va? Sentite, il poeta immagina " una donzella non con uman volto/ da' zefiri lascivi spinta a proda/ gir sopra un nicchio; e par che 'l ciel ne goda./ vera la schiuma e vero il mar diresti,/ e vero il nicchio e ver soffiar di venti: / la dea negli occhi folgorar vedresti, / e 'l ciel ridergli a torno e gli elementi: / l'Ore premer l'arena in bianche vesti, / l'aura incresparle e' crin distesi e lenti: / non una, non diversa esser lor faccia, / come par che a sorelle ben confaccia./ giurar potresti che dell'onde uscisse / la dea premendo con la destra il crino, / con l'altra il dolce pomo ricoprisse;/ e, stampata dal piè sacro e divino, / d'erbe e di fior la rena si vestisse; / poi con sembiante lieto e peregrino / dalle tre ninfe in grembo fusse accolta, / e di stellato vestimento involta"

LUI - bello, bravo il poliziano! efficace. Sembra di vederla la tua Primavera! Ma se il vostro obiettivo non era piu' di inquadrare e spiegare la realtà, ma, all'opposto, di superarla, tutte le novità positive della pittura fiorentina della prima metà del secolo? cadono, cade anche la grandiosa costruzione teorica di Piero della Francesca

LEI - già, cade la prospettiva come struttura dello spazio, cade la luce come realtà fisica, cade la ricerca della massa e del volume come concretezza delle cose e dello spazio

LUI - non è un po' troppo? Cade tutto, tutto quello che stava rivoluzionando la cultura occidentale, cose da niente!!

BOTTICELLI - non siate sarcastici, cercate di comprendere! Probabilmente per difendere un concetto, un ideale, ho forse valorizzato di più aspetti figurativi e valori superati, ma l'ho fatto in totale buona fede e convinzione

LUI - ci mancherebbe, maestro, chi lo mette in dubbio!

BOTTICELLI - Ad esempio, nella Primavera, voi vedete l'allinearsi dei tronchi paralleli o il ricamo stesso delle foglie sul fondo della Primavera: nulla diprospettico! E perché? è da quel fondo senza profondità e dalla cadenza di quelle parallele che acquista valore il ritmo lineare che volevo dare alle figure, e così pure i tenui passaggi del colore che risaltano, rispetto al preciso stagliarsi degli scuri degli alberi sul chiarore del cielo. Insomma perseguivo una mia idea

LUI - e in questo sei stato sicuramente coerente, nonostante i tuoi dubbi esistenziali ed espressivi

LEI - Parlaci del tuo periodo romano. Mandato a Roma da Lorenzo de' Medici, con altri maestri fiorentini, tu, maestro, dipingi, nel 1481-82, tre affreschi nella cappella Sistina. Fu un grande onore per te, no?

BOTTICELLI - Certamente. La missione ebbe uno scopo politico religioso come quello dell'altra, sfortunata missione di Pico della Mirandola, che voleva persuadere il papa e i cardinali della Curia della verità del Cristianesimo eterno, sopra-storico

LEI - insomma Lorenzo signore di Firenze ti manda a Roma per divulgare la filosofia neoplatonica di cui era adepto

BOTTICELLI - in un certo senso... non era così esplicita la cosa. Sono io che volevo renderla chiara ed evidente con le mie opere. Come avrete notato gli affreschi hanno soggetti biblici ed evangelici, ma non sono trattati come quadri di storia: le storie della vita di Mosè, per esempio, vogliono essere una prefigurazione della vita di Cristo. Negli altri, i temi hanno, ugualmente, significati allusivi: il sacrificio del lebbroso e la Tentazione di Cristo, allude alla fedeltà di Cristo alla legge mosaica e quindi alla continuità di Vecchio e Nuovo Testamento; la Punizione di Korab, Dathan, Abiron allude anch'esso alla continuità della Legge e alla conferma divina delle sanzioni contro chi l'infrange, e così via

LEI - Ma legando idealmente episodi storicamente distinti non si rischia di distruggere l'unità spazio-temporale e perfino il senso del racconto?

BOTTICELLI - è vero, ma è il ritmo che fa da legame, il ritmo, notate? I fatti sono raccordati da improvvise riprese del ritmo lineare dopo lunghe pause; non più fluente e melodico ma pieno di scatti e dissonanze, al ritmo e solo al ritmo è affidata la drammaticità che non può esprimersi nell'azione o nel gesto dei singoli personaggi, ma vedete come è fluido il percorso visivo...

LUI - maestro, così dicendo mi sembra che non stai descrivendo un quadro, piuttosto una musica. se penso alle tue opere, vedo infatti linee in superficie, procedere verso l'alto o verso il basso, continuativamente, armonicamente, dolcemente, senza sbalzi, senza fratture, senza interruzioni. Come le note successive di una melodia, che devono essere il più è possibile contigue, o comunque vicine, più alte o più basse, senza salti bruschi. Melodia, dunque, quella tua, non polifonia. E' una voce sola che canta su un sostegno, il piano di fondo; non è la molteplicità delle voci coordinate su più piani sonori, come nelle complesse prospettive di un Piero della Francesca, ad esempio

BOTT. - interessante questo accostamento, posso solo dirti che non sapendo nulla o poco di musica, confermo invece questa mia necessità di .."cantare" coi colori, è vero, si tratta di intenzione musicale, infatti se notate, sempre la Primavera, il racconto si snoda da destra a sinistra come se fosse una pellicola increspata, con tante onde di colori e di forme, morbida come una melodia. Grazie, accetto questa similitudine. Sapete, con tutte le critiche che ho avuto nella mia vita, sentire voi mi rallegra

LUI - certo che avevi contro tutti e tutto. È per spirito polemico, dunque, dopo il ritorno a Firenze, maestro, che inasprisci il tuo stile: la purezza della linea, l'aridità del colore ormai insensibile alla luce. E fu così che nacque la "nascita di Venere", scusa il bisticcio

BOTTICELLI - La Nascita di Venere non è affatto una pagana esaltazione della bellezza della donna, come qualcuno ha detto; tra i significati impliciti c'è anche quello del mito della nascita di Venere dall'acqua marina e dell'idea cristiana della nascita dell'anima dall'acqua del battesimo. Il bello che volevo esaltare è, in ogni caso, un bello spirituale e non fisico: la nudità di Venere significa semplicità, purezza, mancanza di ornamenti; la natura è espressa nei suoi elementi, aria, acqua, terra. il mare increspato dalla brezza soffiata da Eolo e Borea è una superficie verde-azzurra su cui le onde sono schematizzate in segni tutti uguali; simbolica è anche la conchiglia. Nel gran vuoto dell'orizzonte marino si sviluppano, con intensità diversa, tre episodi ritmici distinti: i Venti, Venere sorgente dalla conchiglia, l'ancella che accorre col manto fiorito. Tre volte il ritmo nasce, sale all'intensità massima, si spegne, come un flusso di onde di mare. Questa era la mia intenzione

LUI - ma infatti, si vede, tutto è governato da una ispirazione profonda, dal dèmone platonico, dal furore che il Ficino chiamava malinconicus, l'aspirazione a qualcosa che non si ha o la nostalgia di qualcosa che si è perduto. tutto l'affresco ne è pervaso

BOTTICELLI - vedete, ero posseduto da un'ansia spirituale, che riuscivo a descrivere solo nel ritmo, come dicevo, nella ritmica della rappresentazione, con brusche interruzioni di linea, che assumevano un accento ascetico. fate attenzione. non limitatevi alla interpretazione simbolica delle mie opere, se hanno un valore non consiste nella presentazione dei temi, a me interessava come renderlo il tema, il modo! La linea, che nasce dall'insegnamento fiorentino, mi serve per idealizzare le immagini. Non è però costruttiva e funzionale, come faceva il Perugino, la linea è un segno, inesistente in natura, che contorna gli oggetti, e così li estranea dalla realtà, li restituisce non come sono, ma come li immaginiamo mentalmente. Ecco, a questo volevo arrivare

LUI - e ci sei arrivato sicuramente e con efficacia. ma a differenza dell'ascetismo del Beato Angelico, ad esempio, è visibile un fatto, non so se posso permettermi di dirti..

BOTTICELLI - ma figurati, me ne hanno dette tante, una più una meno...

LUI - sembra che il tuo ascetismo non è sorretto dalla certezza della fede

BOTTICELLI - hai ragione, ma non me ne vergogno, e poi, ero in una tale situazione! Con il passare degli anni e il precipitare degli eventi, la morte di Lorenzo, il martirio del Savonarola, il declino politico ed economico della borghesia fiorentina, le prime avvisaglie dell'imminente crisi religiosa della Riforma, l'ansia, che volete! diventa angoscia, solitudine, disperazione. La fede senti che devi metterla continuamente alla prova! Il ritorno di Leonardo a Firenze, nel 1500, quello, fu un colpo per me. La pittura che Leonardo mostra ai fiorentini ammirati era proprio l'opposto del mio ideale: non ha contorni netti né tersi colori, è tutto un moto di masse, un turbine di luci e di ombre. Non trascende la realtà, ma la penetra, la fruga, l'analizza. Non accetta l'autorità storica, né crede al significato ideale dell'antico, una vera e propria anarchia, bè, diciamo, era troppo per me

LEI - Proprio in quell'anno, il 1500, l'anno della fine del mondo, dicevate voi neoplatonici, fu allora che dipingi la Natività mistica; forse il piu ascetico, maanche il più polemico dei quadri del tuo ultimo periodo. E l'accompagni con una scritta apocalittica, che prevede immense sventure per il secolo che nasce. Che ti successe, come mai questo drastico ritorno al passato?

BOTTICELLI - ma non capite? mentre Leonardo spiega la sua nuova scienza, la mia voce è ormai sola, sono l'unico che ammonisce, avevo il dovere di farlo, ero molto ispirato allora: tornate indietro, alla mistica dei primitivi, alla loro ingenuità, buttate via tutto ciò che ha messo la pittura sulla via della scienza, via la prospettiva, via le proporzioni, l'anatomia, l'antico.., via la storia. Sono istigazioni del demonio, tentazioni! Liberatevene! abbracciatevi creature celesti e creature terrene, la mia è una visione profetica, della liberazione dell'umanità dopo l'avvento dell'anticristo, riscattatevi! Dove siete, anime dannate, son qui a purificarvi, addio, addio, devo andare, devo andare, ho un compito da assolvere, scusate....

LUI - certo, è davvero andato, in tutti i sensi! Hai sentito! Poveretto, è troppo segnato dalle agitazioni politiche che avevano condotto alla condanna del Savonarola. una tale visione così tragica e profetica! la sua opera si colloca ormai al di fuori della storia. Ma è così pazzesca la sua Natività mistica?

LEI - nella Natività mistica, una tempera su tela ora al National Gallery di Londra, immagina uno spazio assurdo, in cui le figure vicine sono più piccole delle lontane, perché così facevano i 'primitivi', così diceva, e le linee non corrono a un punto ma saettano a zig-zag in un paesaggio da miniatura gotica, tra un mulinello di angeli

LUI - non sarà impazzito? Questo furore quasi masochistico secondo te non può avere a che fare con un bisogno di purificazione ? con un certo senso di colpa?

LEI - perché dici questo? Che colpe?

LUI - bè, si sa ad esempio che fu denunciato per sodomia, metti che fosse vero, si spiegherebbero tante cose, tutto quel furore era anche rivolto contro se stesso, contro la propria depravazione. Voleva riscattarla con l'opera, la denuncia mistica, che so

LEI - chissà, non è stato accertato, peccato potevamo chiederlo a lui, ma se ne è andato.. eppure, seppe ...Nelle storie di San Zanobi ad esempio si propone come modello l'Angelico, con l'incanto dei suoi miracoli, la purezza dei suoi colori, le sue candide prospettive. Sono tra le opere più alte che abbia mai dipinte. Quindi come vedi impazzito non era affatto

LUI - a parte che le ha dipinte un pò di tempo prima della natività, esprimono comunque una disperazione lucida, stridente. È molto evidente. La prospettiva, rigida fino all'assurdo, non fa lo spazio, ma il vuoto; fissa nello stesso luogo e tempo episodi successivi, ma così fulminei da non avere uno sviluppo e da annullare, appunto, ogni ragione di spazio e di tempo. Il ritmo è precipitoso, contraddittorio: converge e diverge, si spezza e riprende

LEI - E' come in un balletto, figure si formano e si disfano con gli alti e bassi del ritmo, ma il colore puro, piatto, stridente fissa il moto sulla superficie levigata e fredda, come una tarsìa di pietre dure

LUI - poesia e musica, ecco cos'è. Qual è il senso di questa coreografia tragica? Siamo ormai nei primi anni del Cinquecento: nel salone del palazzo della Signoria Leonardo e Michelangelo dipingono, in gara, due storie di guerra. Il tema della disputa è il movimento: movimento cosmico, sostiene Leonardo, che dalla natura si comunica agli uomini, li coinvolge, suscita le loro passioni, che sono come i turbini e le tempeste; movimento eroico, sostiene Michelangelo, che non soltanto si estende allo spazio, ma lo coinvolge, lo implica nella forza del gesto. In tutto questo Botticelli è lontano mille miglia

LEI - anche se Michelangelo è un pò più vicino al Botticelli, esce dalla stessa cerchia neoplatonica; ma il Botticelli non può accettare la tesi di un'origine fisica del moto, figuriamoci! Per lui non è la Provvidenza che determina il moto, è un gesto della volontà divina, il cui significato rimane, per gli uomini, oscuro, come il destino

LUI - un gesto che agli uomini può apparire arbitrario, ma che è invece il segno della grazia o della salvezza

LEI - Così il Botticelli duramente condanna tutta la cultura del proprio tempo, rivolta a porre tra l'uomo e dio il tramite logico della natura e della storia

LUI - in fondo col suo arcaismo polemico, nel suo ridurre gli uomini a burattini agitati da una mano invisibile, anticipa il furore spirituale di Martin Lutero che, di lì a poco, si riverserà in tutta Europa. Come finisce il nostro?

LEI - si sa che l'astro del pittore impallidirà lentamente, nell'indifferenza dei più, entusiasmati dalle novità di Leonardo, o dalla spiritualità del primo Michelangelo. Inasprito e sfiduciato, il Botticelli trascorrerà gli ultimi anni nell'amarezza di una scelta artistica riduttiva: si sforza di percorrere all'indietro il cammino della vita e della storia. Era diventata una vera ossessione

LUI - eh! Lo abbiamo visto e sentito!

LEI - La stessa vicenda umana degli ultimi giorni prenderà una piega patetica, viva ancora nei ricordi dei contemporanei . E' il Vasari che racconta: "dicesi ancora che egli amò fuor di modo coloro che egli conobbe studiosi dell'arte, e che guadagnò assai, ma tutto, per aver poco governo e per trascurataggine, mandò male. Finalmente condottosi vecchio e disutile, e camminando con due mazze, perché non si reggeva ritto, si morì, essendo infermo e decrepito, d'anni sessantacinque"

LUI - e guarda che coincidenza, muore il 17 maggio 1510 proprio nel periodo in cui Martin Lutero soggiornava a Roma

LEI - Se si fossero conosciuti!

LUI - ...non avremmo avuto il tempo di raccontarlo, ah ah


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