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RAFFAELLO
"L'armonia"
di Marco Maggioni

 

 

Marco Maggioni
un esperto di orientamento al MANAGEMENT

 

LUI - bella giornata oggi!

LEI - la prendi così alla larga? che ti prende?

LUI - do il via al tema di oggi: dì un pò! se la giornata è bella, è merito suo o merito nostro che la vediamo così?

LEI - ma sai, il concetto di bello è soggettivo

LUI - bene, e quand'è invece che diventa oggettivo??

LEI - bè, quando tutti, ma proprio tutti sono d'accordo nel considerare una stessa cosa 'bella'

LUI - lo vedi, siamo arrivati al dunque...non siamo forse tutti d'accordo che le opere di un certo grande pittore siano senza dubbio, irresistibilmente e oggettivamente belle?

LEI - sìììì

LUI - Se sì, c'è solo lui allora: ( in coro) Raffaello!

LEI - eh, l'avevo capito dove andavi a parare.. comunque, il nome di Raffaello Sanzio va a braccetto con quello di Leonardo e Michelangelo, è tradizione!: la cosiddetta triade solare del rinascimento italiano

LUI - Raffaello, anch'egli detto 'divino', come Michelangelo, ritenuto il massimo fra i pittori, anzi il pittore per eccellenza, colui che dipinge per grazia infusa, per dono naturale, senza sforzo, senza ricerca, per arrivare dove? alla perfezione

LEI - si creò subito il mito, già da vivo. un mito tramandato alla storia pressoché intatto, direi

LUI - Ora, se è vero che le sue qualità innate sono in lui straordinarie e che la sua mano ha il segno felice per natura, è anche vero che la sua formazione artistica è stata graduale

LEI - Si è formato e modellato grazie ai vari ambienti culturali che frequentava...assorbiva tutto

LUI - ...per raggiungere poi la propria inconfondibile personalità, certo

LEI - L'argomento della cultura di Raffaello è interessante...anche sconcertante. Non parliamo degli studi letterari, che devono essere stati scarsi. Dico invece della cultura in senso più ampio, quella acquisita attraverso i contatti con gli ambienti neoplatonici, soprattutto quella visiva: non c'è opera che egli abbia visto, non c'è maestro che abbia conosciuto, del quale non risenta in maniera evidente

LUI - altroché! si faceva influenzare con una facilità sorprendente, sì, anzi, spesso può sembrare che Raffaello copi le opere altrui senza nemmeno curarsi di nasconderlo

LEI - Ma ciò che in altri meno dotati, sarebbe plagio, in lui diventa cultura, arte allo stato puro, questo è il bello!

LUI - una qualità rara la sua, è vero! Raffaello guarda, studia tutto ciò che gli si offre e ne trae spunto per arricchire le sue capacità espressive. assorbe tutto come una spugna e ripropone in un diverso contesto che è il suo, personalissimo

LEI - E' questa la sua grandezza!

LUI - anche se nella storia della critica i giudizi sono stati spesso estremi, o tutto bene o tutto male

LEI - beh è una virtù dei grandi, comunque i motivi si possono capire

LUI - per esempio?

LEI - Per esempio era più preoccupato di fare 'bene' un quadro piuttosto che esprimere un dubbio che lo premeva dentro

LUI - cioè vuoi dire che privilegiava l'estetica all'impegno.. e questo a qualcuno può non piacere, ho capito

LEI - la sua preoccupazione maggiore era rappresentare nel modo piu' bello possibile il tema affidatogli. per questo era un grande comunicatore, sia nella vita che nell'arte

LUI - a lui premeva in sostanza essere efficace nel comunicare un messaggio. E lo diventava, efficace, utilizzando tutto l'armamentario espressivo e tecnico che fino ad allora era stato utilizzato

LEI - in pratica non si sente depositario del contenuto del messaggio. Era compito di altri, questo

LUI - e allora, riassumiamo: Raffaello non è grande perché ha inventato il nuovo, è grande perché ha dipinto opere bellissime

LEI - lapidario, ma giusto! con lui, non è avvenuta quella identificazione intellettuale tra committente e artista, come tra Michelangelo e i papi, ad esempio. No, lui asseconda con grazia il mandato che gli si affida

LUI - e forse la sua grandezza sta in questa debolezza culturale, egli fa quello che i vecchi maestri dell'umanesimo non avrebbero mai osato fare: ritenevano troppo banale e mortificante immaginare lo spazio pittorico come un semplice 'abitare' nello spazio degli antichi come fa Raffaello

LEI - è vero, lui schiera le sue figure, niente di più. Alt! Almeno pare...è questa apparente semplicità che inganna!

LUI - infatti, al contrario di Michelangelo, che comunica il sublime cercandolo, perché la sua vera grandezza sta nello sforzo, nella potenza di una sfida. Raffaello no, è il contrario, lo rappresenta il sublime, sembra che dica toh! Eccolo qua l'assoluto, avete cercato tanto e che ci vuole? in realtà, è stato il frutto di attenzioni calibratissime, di impegni tecnico espressivi, altroché

LEI - bisogna considerare anche un'altra cosa: il fenomeno Raffaello è speculare alle condizioni della Chiesa in quel momento

LUI - che vuoi dire?

LEI - la Chiesa allora si sforzava di essere trionfante, vincente, ma, di fatto, era parecchio debole; per questo risulta superficiale o meglio...ambiguo il messaggio politico delle opere di Raffaello. Non lo è, però, il messaggio estetico. Questo è chiarissimo, lampante! Ecco dov'è la sua grandezza, insisto! è stata questa, di aver superato una carenza culturale con la potenza della sua capacità rappresentativa

LUI - ha vinto il bello! Evviva. L'estetica si appropria del messaggio che non c'è...o per lo meno supplisce alla carenza del messaggio!

LEI - Per giudicare l'opera di Raffaello, bisogna comunque tenere ben presente il momento storico di Roma, in quel periodo di transizione fra il Quattro e il Cinquecento

LUI - innanzi tutto il papato! le notizie provenienti dal settentrione d'Europa non faceva certo star tranquille le autorità vaticane... da anni scoppiavano eresie sempre nuove

LEI - Martin Lutero, il monaco tedesco, ad esempio, aveva lanciato una grossa sfida contro l'autorità vaticana

LUI - la Chiesa Romana, tu dici, a maggior ragione voleva riconquistare la presa sulle masse, e aveva stabilito per questo di fare della capitale del Cattolicesimo una vera città di Dio

LEI - Roma era piena di artisti e una città di dio in che modo la promuovi?

LUI - Oggi ci penserebbe la pubblicità, allora c'erano gli artisti, già, e che artisti!

LEI - è verissimo quello che dici... Leonardo, Luca Signorelli, Michelangelo, Bramante, Lotto, Sodoma, e.. tanti altri, sai quale pubblicità avrebbero offerto per una immagine rinnovata della Chiesa?!

LUI - questa era la situazione, direi ottimale, per un giovane dalle sorprendenti qualità, come Raffaello, ma da dove veniva quest'uomo, lo diciamo?

LEI - eccoci qua: Raffaello Sanzio nacque ad Urbino il 6 aprile 1483. Suo padre era pittore di corte presso i Signori di Montefeltro. Rimasto orfano all'età di undici anni, fu allevato dalla matrigna e da uno zio canonico, il quale lo mandò, sedicenne, a Perugia, centro della Scuola Umbra, per impararvi la pittura sotto la guida del Perugino. Il Perugino era un pittore che mirava alla armonia delle forme: un tipo di bellezza da lui inventato e applicato nei suoi quadri con sempre nuove varianti

LUI - di cui ben presto Raffaello si impadronì e assimilò

LEI - per liberarsene presto, intendiamoci!. c'è un'opera in cui l'indipendenza di Raffaello dal Perugino è molto chiara: è la tavolacon lo Sposalizio della Vergine del 1504. Aveva vent'anni. Il distacco è evidente

LUI - sono espliciti invece i riferimenti a Piero della Francesca, mi pare, alla cultura matematico-prospettica, e, quindi a Leon Battista Alberti e al Bramante...una nobile tradizione direi!

LEI - altrochè, aveva ben chiare le fonti più innovative dell'arte del suo periodo

LUI - Mi descrivi il quadro?

LEI - subito: in primo piano le tre figure del sacerdote, di Maria, madre di Cristo, e del falegname Giuseppe. Il sacerdote, al centro, delicatamente avvicina la mano destra degli sposi tenendola per i polsi; Maria porge il dito per ricevere l'anello nuziale che Giuseppe, di fronte a lei, ha in mano

LUI - c'è però un personaggio più importante di tutti! Quello che domina dal fondo con la sua imponente volumetria!

LEI - hai ragione, naturalmente è il tempio, che si erge alle loro spalle...

LUI - ...concepito come un organismo armonioso, dominato da un ritmo circolare....

LEI - tutto ha un carattere essenzialmente architettonico più che pittorico, infatti......

LUI - ....il tempio si allontana... in prospettiva... grazie al digradare delle lastre del pavimento... fino ad abbracciarle le figure...è così che diventa il vero personaggio dell'affresco

LEI - La bellezza come ordine geometrico: ecco la lezione di Piero della Francesca!

LUI - il suo è un tempio tridimensionale, isolato, funzionale, non è un banale fondale scenografico e, del resto, neanche un puro esercizio prospettico...difficile rendere un'armonia del genere

LEI - difatti! Solo Piero della Francesca ci riuscì

LUI - sì, ma solo Raffaello sa aggiungere quel calore ambientale che infonde anche nelle sue opere più strutturate

LEI - bene. Voltiamo pagina? Vogliamo seguirlo nella sua evoluzione artistica?. Anche se...per necessità di spazio temporale dovremo parlare solo di alcune tra le sue opere, le più significative

LUI - ne ha fatte tantissime, infatti, nonostante sia morto in giovane età, aveva 37 anni...ma se qualcuno dovesse dirmi: quali sono le opere a cui associ immediatamente il nome di Raffaello, io andrei sparato, direi ovviamente le Madonne, poi gli affreschi vaticani e poi ancora i ritratti, che dici, procediamo?

LEI - e già, il tema della Madonna col bambino, per cominciare. Un tema del resto ricorrente anche in Leonardo e in Michelangelo

LUI - le Madonne di Raffaello! Rappresenteranno per secoli l'iconografia popolare della madre di Cristo

LEI - E quante ne ha fatte!

LUI - In alcune c'è qualcosa di Leonardo, dove utilizza cioè l'intreccio dei movimenti, dei gesti dei personaggi per esprimere i moti dell'animo, delle emozioni

LEI - ce ne sono altre, invece, dove Raffaello recupera un vigore plastico e una monumentalità di volumi suggeriti certamente dalle opere di Michelangelo. Vedi ad esempio la madonna detta La bella giardiniera

LUI - è indubbio però che recupera sempre la sua autonomia espressiva e stilistica, è talmente riconoscibile la sua mano! Questa sua splendida naturalezza....

LEI - come nella pala d'altare dipinta per Firenze, la Madonna del baldacchino, hai presente? Raffaello imprime tra le diverse figure un'animata circolazione di moti e di sguardi che danno una naturalezza sconcertante... e umanità ai personaggi religiosi

LUI - e nello stesso tempo supera la staticità della tradizione. La tradizione imponeva la simmetria, no? i santi ai lati della Vergine, di qua e di là. lui no, sceglie posizioni congeniali all'ambiente, pur di rendere tutto più naturale, appunto

LEI - la soluzione della Madonna del baldacchino è molto importante: diventerà il principale modello per le pale d'altare fiorentine del secondo decennio del secolo, non so se mi spiego..

LUI - quello che impressiona di più a guardarli i suoi quadri è che sembra che non siano frutto di grandi sforzi, nessuno penserebbe che dietro c'è un lavoro duro, preciso

LEI - Per molti Raffaello non è altro che il pittore di dolci madonne ormai tanto note che non si riesce quasi più ad apprezzarle come pitture

LUI - e' la conseguenza dell'eccesso di riproduzione visiva, la visione raffaellesca della Madonna è una icona della nostra civiltà, è stata adottata dalle tutte le generazioni successive, proprio come è successo con la concezione michelangiolesca di Dio Padre, no?

LEI - siamo portati quindi a concludere che pitture capaci di suscitare una eco così vasta debbano essere un poco "facili", verio?

LUI - In realtà, la loro apparente semplicità è frutto di una profonda meditazione, di attento calcolo e di immensa saggezza artistica

LEI - certo che sì, un quadro come la Madonna del Granduca, ad esempio, è veramente "classico", nel senso che per generazioni e generazioni fu il paradigma della perfezione, proprio come era avvenuto per le opere di Fidia o di Prassitele

LUI - Non ha bisogno di essere spiegato! in questo senso è "facile"

LEI - è certo debitore della calma bellezza delle figure del Perugino, ma vediamo pure la differenza!

LUI - Ce ne corre fra la regolarità un po' vuota del maestro e la pienezza di vita dell'allievo!

LEI - Il modo con cui Raffaello modella il viso della Vergine che sfuma nell'ombra, e come ci fa sentire il volume del corpo avvolto nel manto che ricade in libere pieghe, la tenerezza e la saldezza con cui Maria regge il Bambino

LUI sì, è vero, tutto contribuisce al perfetto equilibrio dell'insieme. Sentiamo che, mutando anche un minimo particolare della composizione, l'armonia generale ne sarebbe stravolta

LEI - Eppure non c'è nulla di voluto o di cerebrale nell'opera. Non potrebbe essere diversa, è come fosse stata così fin dall'inizio del tempo

LUI - a proposito di tempo, è tempo di sentire la viva voce del maestro, chissà se ci sta già ascoltando oppure è immerso nella visione di qualcosa di bello che noi non vedremo mai!

LEI - certo, maestro, ser Raffaello!

RAFFAELLO - sì, sono qua ...è vero.. mi avete distratto, stavo pensando infatti a come potrei oggi, ai tempi vostri cioè, rappresentare la perfezione

LUI - impossibile, maestro, ci basta quello che ci hai lasciato tu, è ancora lì che fa da modello a chiunque aspiri a rappresentare il meglio, come dici tu!

RAFFAELLO - chissà! Comunque vi spiego, mi fa piacere intrattenermi con persone che capiscono la mia fatica e la apprezzano. Vedete, mentreMichelangelo cerca nel blocco di marmo l'idea di una forma che già c'è, basta saperla tirar fuori, frutto di un'unica esperienza, io parto invece dalla molteplicità di questa esperienza, voglio raggiungere l'idea attraverso il filtraggio, la sintesi ideale di ciò che vedo nella vita. In altri termini giungo all'immagine ideale, quella pensata. Per questo posso essere apprezzato da persone di qualsiasi livello culturale, malgrado l'intellettualismo delle mie figure, ciascuno può sempre riconoscere un'immagine familiare nelle mie figure

LEI - E' la teoria del Vasari, maestro, sai, uno storico dell'arte venuto subito dopo di te..

RAFFAELLO - io non analizzo me stesso o il mio processo intellettuale e pittorico come fanno Leonardo e Michelangelo. Io dico sempre che per dipingere una bella cosa ho bisogno di vederne tante, le più belle, per scegliere il meglio. mi servo di certa idea che mi viene alla mente.. è in pratica una visione che mi si presenta in testa indipendentemente e al di sopra di ogni oggetto reale.. non mi capita come Leonardo: la sua inquietante analisi della natura, nel breve spazio di un quadro è capace di rappresentare il senso cosmico della vita. Non tento di capire, al di là dell'apparenza, l'essenza delle cose. Per me l'essenza è già lì dove la vedo, e tale e quale la rappresento. Il rapporto tra le persone è un rapporto di affetti semplici, familiari e la natura circostante è il luogo amico e piacevole dove esse vivono. Mi spiego?

LEI - sei chiarissimo maestro, ma perché adesso non ci parli un pò del tuo periodo romano. Ha dato così tanti frutti..

RAFFAELLO - volentieri, voi sapete che nel 1508 il Bramante mi fa venire a Roma e mi presenta al Papa, Giulio II, che non tarda a manifestarmi una simpatia speciale, e mi affida l'incarico di rifare i dipinti del Signorelli

LEI - Questo lavoro bastò a consacrare le tue qualità. Presto il Vaticano fu pieno delle tue pitture!

RAFFAELLO - era il tempo in cui il grande Michelangelo cominciava a lavorare attorno alla Cappella Sistina. Giulio II affidò a me l'incarico di decorare le pareti di alcune stanze del Vaticano

LEI - nelle Stanze vaticane, mi pare, erano già impegnati artisti come Perugino, Peruzzi e i settentrionali Sodoma, Bramantino, il Lotto. Ma quando arrivi tu, maestro, il papa licenzia tutti gli altri pittori e affida a te l'intera responsabilità dell'opera, bè, per un artista rappresenta una bella soddisfazione oltre ad essere stata la tua prima grande occasione ufficiale, ne sarai orgoglioso!

RAFFAELLO - sì, certo, non c'è dubbio, ma ad essere sinceri, mi sentivo molto sicuro di me, non saprei dirvi perché, ma era così, forse perché capivo quello che volevano e quello che si aspettavano da me, mi bastava.
Il progetto era veramente importante, e fu così che la visione diretta della grande statuaria classica romana, mi portò alla ricerca della monumentalità, quella stessa che avevo accennato nella Madonna del baldacchino per trasferirla su un piano ancor più ampio e solenne, più adatto al difficile incarico romano

LUI - Ma soprattutto hai avuto una eccezionale sensibilità storica e abilità di invenzione figurativa

RAFFAELLO - ho dovuto prima di tutto chiarire a me stesso le confuse aspirazioni del pontefice, poi ho trasformato nella sostanza i temi tradizionali da lui proposti. Giulio II ha intuito che io come pittore più di ogni altro forse ho la facoltà di visualizzare le sue idee, le trasformo in pittura, insomma. la sua concezione affrontava temi teorici di estrema difficoltà, io riuscivo a passare dall'astrazione dell'idea alla concretezza della visione. Io non sono un teologo né un filosofo, i contenuti esposti sulle pareti sono stati proposti dal papa, con un programma steso, nei dettagli, dai letterati della curia. Io sono un artista, a me il compito di dare corpo a questi contenuti attraverso il linguaggio pittorico. ma non mi sento un semplice traduttore di queste idee. Penso anzi di interpretarle, sono le idee della chiesa, esse coincidono con quello che sento, sono convinto della loro validità, la loro formulazione anziché nella logica di un discorso composto di parole, mi si presenta davanti agli occhi come un discorso composto da immagini. tutto qui.

LUI - ti pare poco!

RAFFAELLO - In queste opere io ho conferito vigore volumetrico ai miei personaggi, calcolate che all'epoca, come ho già detto, lavorava accanto a me alla Cappella Sistina il maestro Michelangelo. Ho capito qual è il significato dell'arte di Michelangelo: la statua, e quindi la pittura che si fa statuaria, non esprime un fatto transitorio, di passaggio, ma l'eternità dell'idea. Così egli rende, con la forza plastica, la potenza e l'importanza del pensiero dei filosofi.. però io, al tormento, al dubbio ai contrasti angosciosi di Michelangelo, sinceramente non sono portato, la mia è una visione più luminosa...di un mondo ordinato, con solide basi, dominato dall'intelletto. in questo mi sento erede di Piero della Francesca, con un qualcosa di più... umano, però, che in lui francamente non c'era, la sua era una pura concezione geometrico matematica, un pò troppo astratta per i miei gusti.

LEI - scusa la domanda Maestro, ma tu..hai mai sofferto nella tua vita?

RAFFAELLO - ci mancherebbe, cero! Sono un uomo come tutti! però, però forse, so soffrire senza dolore, è la ragione che mi consola subito, non altera i miei sentimenti. Per questo nella mia pittura non c'è posto per il dubbio. Lo so che nella vita umana esiste il dramma, la sofferenza, ma credo nella perfezione di quello strumento divino che è la ragione, capace di superare e dominare le passioni terrene. Ho avuto certo rapporti assidui con l'arte antica, ma non tanto per questo, quanto credo per un mio innato equilibrio interiore, mi sento comunque un classico, tutto mi pare naturale, spontaneo, come se non facessi nessuno sforzo a fare quello che faccio, è vero, ma non significa che io non pensi, non significa che il risultato finale non sia frutto di studio e di fatica, di applicazione soprattutto. E' solo così che mi riesce di essere estremamente chiaro, talmente convincente che ogni difficoltà non traspare, voglio liberare lo spettatore dal pensiero di come ci sono arrivato, voglio che goda del frutto della mia opera, di quello che ho prodotto. Ci vuole misura, non bisogna varcare mai i limiti segnati dalla naturalezza

LUI - perbacco! Questa frase l'ha pronunciata Shakespeare qualche secolo dopo...

LEI - La tua grandezza, Raffaello, sta proprio nella tua capacità di rendere vivo, visibile e immediatamente espresso nelle forme dell'arte, il contenuto concettuale delle immagini, hai una capacità organizzatrice che coinvolge ogni elemento della rappresentazione, c'è perfetta coincidenza di forme e contenuti, insomma

LUI - come nella Disputa del Sacramento e nella Scuola di Atene, ce ne parli, maestro?

RAFFAELLO - certo! La Verità teologica e la Verità razionale che si incontrano. la rivelazione cristiana e la sapienza antica si affrontano nei due affreschi, stanno uno vicino all'altro... In entrambe ho trattato lo spazio come il simbolo più eloquente della situazione spirituale rappresentata. è il vero protagonista lo spazio!.. e la prospettiva è il tramite per crearlo....la verità dei contenuti dottrinari sta lì, nella grandiosa ampiezza dell'impianto spaziale, nella geometrica precisione di struttura delle scene. So che molti hanno detto che metto le figure un pò a casaccio, ma avete mai visto un ambiente grande come l'aula di una chiesa? e le persone che la percorrono rispettano forse una simmetria astratta? Sì certo, se le colloco in ginocchio dietro a dei banchi paralleli a pregare. Ma io volevo rendere l'idea di una casualità costretta. Chiarisco. Gruppi di persone, singoli individui, angeli o santi li voglio collocare in uno spazio sicuro, talmente garantito nella sua armonia che chi ci sta dentro può permettersi di nuotare, di vagare, di esserci senza obblighi formali o strutturali. Non so se sono riuscito a spiegarmi

LUI - perfettamente. Anche perché questa vaghezza è solo apparente, è tenuta molto stretta, regolamentata, dalla impostazione centralizzata che tu comunque dai alla composizione...

RAFFAELLO - sì, è vero, c'è un fuoco prospettico preciso, centrale, che è il nucleo ideale delle rappresentazioni, nella Disputa, ad esempio, è costituito dall'ostia consacrata, e nella Scuola di Atene dai due sommi filosofi dell'antichità, Platone e Aristotele, i simboli dell'idealismo e del realismo. Per finire, il tipo di spazio che volevo non era uno spazio solo strutturale, freddamente definito nelle sue geometrie, volevo uno spazio creatore di ambiente, di atmosfere

LUI - come Leonardo!.. mi viene in mente allora un affresco esemplare rispetto a questo che stai dicendo, maestro, non so se sei d'accordo, ma l'occasione è quel grande affresco di soggetto classico che il banchiere Agostino Chigi ti ha commissionato

RAFFAELLO - sì, durante l'assenza del papa da Roma per la sfortunata campagna in Italia settentrionale, sono stato incaricato di decorare una sala della Farnesina, la villa che progettò Baldassarre Peruzzi, con un affresco che raffigurasse il Trionfo di Galatea. il tema deriva da una strofe di Angelo Poliziano, tratta da un poemetto che aveva ispirato pure la Nascita di Venere del Botticelli

LEI - cosa descrive?

RAFFAELLO - Il goffo Polifemo canta una canzone d'amore alla ninfa Galatea che, correndo sulle onde sopra un cocchio trascinato da due delfini, ride di lui, mentre un gaio gruppo di divinità marine e di ninfe le fa da corona

LEI - non si finirebbe mai di contemplare questa mirabile e lieta pittura, maestro. Ogni figura sembra controbilanciarne un'altra, ogni movimento rispondere a un movimento contrario

RAFFAELLO - vedete, la mia ambizione era quella di non provocare disordine o squilibrio, ma comunque ottenere un effetto di moto continuo

LUI - È per questa suprema maestria nella disposizione delle figure e per la perizia consumata nella composizione che gli artisti di tutti i tempi hanno avuto per te tanta ammirazione

RAFFAELLO - anche Michelangelo aveva raggiunto la padronanza perfetta del corpo umano. che volete! Non ho voluto essere da meno, così sono riuscito a toccare la meta verso la quale aveva teso invano la generazione precedente la mia: la composizione perfetta e armoniosa di figure in libero movimento. Bene signori, ora devo andare, siete stati estremamente gentili con me, per aver ascoltato le mie ragioni. Per qualsiasi altra cosa sono a vostra disposizione

LUI - squisito, direi, no? Di modi e di pensiero...

LEI - non c'è che dire, conforme alle aspettative..

LUI - e quindi, a noi: al ritorno del papa, Raffaello riprende i lavori in Vaticano

LEI - l'incertezza in cui versa la santa sede e la necessità di una drastica riaffermazione dell'alta autorità del papato, spingono Giulio II a cercare negli affreschi delle stanze vaticane, destinate alle pubbliche udienze, due cose: una era l'esplicita rappresentazione dell'appoggio divino alla Chiesa nel corso della sua storia e l'altra l'esaltazione della propria politica universalistica

LUI - è così che Raffaello abbandona il tono limpido e dimostrativo della Stanza della Segnatura, affronta i soggetti storici della Stanza di Eliodoro, riuscendo a sviluppare un linguaggio insolito per lui.. molto efficace... di rappresentazione drammatica

LEI - inconsueto per le sue corde...è vero, ma a che livelli arriva! crea violente tensioni dinamiche, grazie a movimenti drammatici e concitati delle figure

LUI - E' così che rende più efficace l'intervento divino

LEI - Per esempio, la straordinaria suggestione emotiva della Liberazione di san Pietro. è dovuta soprattutto all'insolito trattamento della luce. la luce diventa veramente la protagonista dell'immagine

LUI - si è conclusa così un'età ideale...dove l'arte era concepita come creatrice di un universo formale di astratta perfezione., quasi di distacco. lo stile di Raffaello invece è del tutto comunicativo: mira a stabilire con lo spettatore un'intensa comunicazione emotiva

LEI - ed è con la ritrattistica che esercita meglio questo nuovo stile

LUI - sì, perché nonostante parta dagli schemi conosciuti del rinascimento, introduce nei ritratti notevoli variazioni. Riesce ad animare dall'interno i personaggi, li scava nell'animo, ne coglie la più profonda e autentica individualità...

LEI - è evidente nel Ritratto di Giulio II. La dignità del personaggio non è più data da un modo metafisico di trattare la geometria, ma nasce ora dalla rappresentazione della personalità fisica e psicologica dell'uomo

LUI - dal suo carattere!

LEI - sì, vedi come è espressivo quello sguardo abbassato carico di tutta la tensione emotiva e come esprime la stanchezza del vecchio papa

LUI - il bello è come lo risolve questo stato emotivo! Questa immediatezza che stabilisce con l'osservatore, quasi a stabilire un rapporto personale!

LEI - tutto grazie al punto di vista rialzato al taglio diagonale della figura e della stanza, che danno in chi guarda l'illusione di trovarsi in piedi a fianco dell'anziano pontefice

LUI - La popolarità del divino pittore qua tocca il culmine. Nel frattempo morì nel 1513 Giulio II, e il nuovo papa Leone X si affezionò a Raffaello ancor più del suo predecessore...certo, si faceva voler bene il nostro!

LEI - Grazie agli interessi artistici e al generoso mecenatismo del nuovo pontefice, Raffaello può allargare enormemente il campo delle sue esperienze, spazia dall'attività pittorica alla pratica architettonica, a quella decorativa, all'indagine archeologica

LUI - é un camaleonte.. è eccezionale, certo, la sua capacità di valutare il momento storico e la sua prontezza nell'afferrarne i mutamenti e sintonizzarsi con essi

LEI - E' per questo che Raffaello divenne famoso nel corso dei secoli. Forse coloro che collegano il suo nome solamente a madonne bellissime e a figure idealizzate del mondo classico possono persino stupirsi vedendo il ritratto eseguito da Raffaello all'altro papa, Leone X de' Medici affiancato da due cardinali

LUI - la conferma di un nuovo stile qui è ancora più evidente...Non vi è nulla di idealizzato nel volto leggermente flaccido del papa miope che ha appena esaminato un manoscritto antico. I velluti, i damaschi nei vari toni caldi che aumentano l'atmosfera di lusso e di potere, è facile indovinare che quegli individui accanto a lui non si sentono a proprio agio, si legge un certo disagio in loro, non ti pare?

LEI - Erano tempi difficili, infatti, perché, ricordiamolo, proprio nel periodo in cui Raffaello dipingeva questo ritratto, Lutero aveva attaccato il papa per avere lanciato una raccolta di denaro per la nuova basilica di San Pietro

LUI - E guarda caso, fu proprio Raffaello a essere incaricato da Leone X di questa impresa dopo la morte di Bramante

LEI - egli divenne quindi anche architetto, progettò chiese, ville e palazzi, studiando le rovine dell'antica Roma

LUI - certo che era ben diverso dal suo grande antagonista, Michelangelo. Raffaello andava d'accordo con tutti , era un pacioso e diplomatico. riuscì a organizzare perfino un'attivissima bottega

LEI - lo credo, gli serviva eccome una bottega. Riceveva tante di quelle richieste di nuove pitture! Non poteva eseguire personalmente tutto

LUI - ...e non possedeva la severità morale di un Michelangelo, che lavora solitario nel perseguimento del proprio ideale creativo

LEI - sicuramente! ricorre quindi sempre più largamente all'opera di collaboratori. è intricata e ancora discussa la vicenda sulla maggiore o minore partecipazione degli allievi nelle tante opere di questi anni attribuite al maestro

LUI - Non avevano parti secondarie, gli allievi, come era in uso da secoli

LEI - La scuola di Raffaello deve essere considerata come un'équipe, coordinata sempre da lui, certamente, che gode, però, di larga autonomia, al punto di ricevere talvolta pagamenti diretti LUI - Certo molte pitture che vanno sotto il nome di Raffaello sono raffaellesche solo nell'impostazione generale, non possiedono le sue qualità

LEI - Quando il maestro interviene personalmente, si vede eccome, il livello è altissimo, anche negli ultimi anni della sua breve esistenza

LUI - se è per questo, anzi, mostra di aver raggiunto una maturità e una profondità interpretativa ancora maggiori.. così è nei ritratti, come s'è detto

LEI - non si limita a inserire uomini noti contemporanei nel contesto di narrazioni complesse. Concentra la nostra attenzione sulle caratteristiche spirituali, le rivela attraverso l'uso del linguaggio pittorico

LUI - Non copia il modello, lo capisce

LEI - è così, trasmette allo spettatore la sua interpretazione, e si serve da gran maestro qual è, del rapporto tra i colori, le luci, le ombre, le forme..

LUI - come nel ritratto di Baldassarre Castiglione ad esempio, dove coglie l'ideale dell'uomo equilibrato, colto, dominatore sovrano delle passioni

LEI - e sono sempre i colori i protagonisti, sono loro che ci suggeriscono tutto questo, hanno un tono ribassato, l'avana dorato del fondo ripreso sul viso, i grigi scuri o argentei della veste, il candore della camicia...

LUI - insomma è visibile un carattere! Ed è reso con quale equilibrio e serenità espressiva!

LEI - Nella pittura di Raffaello non c'è posto per il dubbio, come lui ci ha detto in modo molto spassionato e sincero. Malgrado il dramma della vita umana, Raffaello crede nella perfezione di quello strumento divino che è la ragione, capace di superare e dominare le passioni terrene

LUI - era fatto così, naturale, spontaneo. riesce ad essere talmente chiaro, talmente convincente perché conserva sempre la misura

LEI - fino a quando, purtroppo, inaspettatamente, dopo poco aver ricevuto il titolo e la carica effettiva di architetto capo, per i lavori di San Pietro, nel venerdì santo del 1520 Raffaello fu colpito da un'affezione polmonare che ne tronca la vita a trentasette anni soltanto

LUI - Possiamo immaginare la disperazione di tutti...amato com'era!

LEI - Corse persino voce che egli fosse creato cardinale quando morì. Uno dei letterati contemporanei più famosi, il cardinale Bembo, compose l'epitaffio, visibile, sulla sua tomba al Pantheon:
Ille hic est Raphael, timuit quo sospite vinci
Rerum magna parens et moriente mori.
Qui giace Raffaello, Madre natura temette, finchè egli visse, di essere da lui vinta e, quando si spense, di morire con lui

LUI - e qui giace la puntata che ha avuto l'onore di parlare della bellezza

LEI - grazie a Raffaello che di bellezza se ne intendeva

LUI - più di tutti in assoluto!


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