PAOLO UCCELLO
"La prospettiva"
di Marco Maggioni
Marco Maggioni
un esperto di orientamento al MANAGEMENT
LUI - allora, qual è il tema di oggi?. L'esperta sei tu, di che o di chi vogliamo parlare?
LEI - vediamo se indovini: non è difficile. L'artista di cui vorrei parlare è il primo che nel '400 praticò il metodo dei punti di distanza
LUI - vuoi dire, applicati alla prospettiva? Un punto di qua a sinistra, uno a destra, tiri due linee e voilà hai uno spigolo di un cubo in prospettiva, adesempio!
LEI - esatto. E questo artista ha il merito anche di aver tenuto conto per primo delle dilatazioni anamorfiche della visione su un piano
LUI - aspetta aspetta, oggi parti difficile.. dilatazioni anamorfiche! per quello che ne so l'anamorfosi è una visione deformata...un effetto ottico
LEI - sì, più esattamente è la rappresentazione di una scena deformata da una opportuna prospettiva, in modo tale che, per chi guarda, la visione corretta può averla solo da un determinato punto di vista, che non è mai quello frontale
LUI - è come la cartina geografica della Terra, dovendola mettere sul piano di una carta, tocca per forza deformare un poco la forma sferica, appiattirla insomma
LEI - ottimo esempio. infatti, sono molte le differenze tra l'immagine prospettica e la visione naturale, quella del nostro occhio. In particolare, mentre la prospettiva proietta, utilizza, linee rigorosamente rette, il nostro organo visivo le percepisce come curve, e perché? perché la nostra retina è sferica
LUI - E' il motivo per cui una scacchiera, ad esempio, che è costituita da linee rette, sembra incurvarsi, mentre una scacchiera curva appare, al nostro occhio, piana
LEI - sì proprio così. Quindi in pratica questo artista ha considerato la possibilità di una pittura a tre dimensioni con quattro secoli di anticipo sugli sviluppi successivi, pensa un pò!
LUI - Embè, ora è chiaro a tutti di chi si tratta. Ho fatto un pò finta di non saperlo, per farti contenta, ma sin dall'inizio l'ho capito: Paolo Uccello! E' del resto il mio preferito! Uno come lui non si capisce se doveva vivere qualche secolo dopo o, come qualcuno afferma, retrocedere al periodo gotico
LEI - la critica è ancora divisa al riguardo, figurati
LUI - perché se ci si pensa bene, poveretto, è vissuto in un'era....che non gli apparteneva, un periodo eccezionale certo, ma che non condivideva affatto
LEI - e già, un'epoca in cui personaggi come Masaccio e Brunelleschi recuperano per primi certi valori, tipo la dignità dell'uomo, il naturalismo, l'oggettività matematica applicata alla prospettiva, capirai!
LUI - Cosuccie che hanno dato una svolta alla cultura occidentale. E lui no....
LEI - e lui... è come se fosse da un'altra parte, in un mondo suo, senza influenze esterne. con una visione personalissima, problematica, sofisticata, astratta del fare arte
LUI - soprattutto astratta, dici bene ...e spesso anche aperta al fantastico. Personaggio certamente anomalo nel suo tempo
LEI - nonostante tutto, amico dei più grandi artisti del momento, però. Donatello, Brunelleschi, e il matematico Manetti
LUI - certo, doveva avere comunque un bel cervello se stava in tanta compagnia. io, da profano, devo dirti che amo in modo particolare Paolo Uccello, lo sento vicino a me più di tanti altri grandi del suo periodo. Che dici? ne parliamo?
LEI - certo, volentieri, mi spiegherai il tuo punto di vista, mi interessa
LUI - innanzi tutto non è un caso se nelle sue opere, cinque secoli dopo, troviamo delle analogie sia con il cubismo che con il surrealismo. Per forza che lo sento vicino
LEI - riguardo al cubismo e al surrealismo, lo sai che fu Carlo Carrà, il nostro grande pittore del '900, il primo ad associare il cubismo con Paolo Uccello? quel suo modo di scomporre su uno stesso piano pittorico tante facce di una stessa azione o evento, l'uso della prospettiva multipla, è stato appunto il criterio del cubismo
LUI - Già, vedere una stessa cosa da più punti di vista e angolazioni, contemporaneamente, su uno stesso piano, il piano della tela, e averlo messo in pratica nel lontano '400, accidenti, non è sorprendente?
LEI - Fu il primo ad applicare, anzi a scoprire, le leggi della prospettiva pittorica. Non è poco
LUI - visto che ne dobbiamo parlare tanto, facciamo una premessa, ti va? Cos'è la prospettiva, partiamo da lì...
LEI - La prospettiva, come tutti sanno, è il metodo scientifico che ci permette di presentare una scena come la si vede da un determinato punto di vista: le conferisce un effetto tridimensionale pur usando due dimensioni sole
LUI - a questo punto qualcuno potrà dire: ma come, ma se veniva praticata da secoli, la prospettiva! Non è mica una scoperta del '400! È vero, è vero,solo che, prima, gli artisti si affidavano all'intuizione, alla percezione dello spazio e niente di più, non sapevano che la prospettiva fosse regolata da leggi speciali, da regole fisse, matematiche. Semplice, no! Paolo Uccello, insieme a Brunelleschi e a Masaccio, la teorizzarono e la misero in pratica per la prima volta.. e con quale convinzione!
LEI - ecco, mi interessa ora sentire cosa ne pensa un profano quale tu sei o credi di essere. fammi capire perché ti piace, Paolo Uccello, cosa ti attira di lui, cosa lo fa così attuale ai tuoi occhi?
LUI - Vediamo se riesco a spiegarmi. Cosa mi piace di lui e perché. Mi piace innanzi tutto come personaggio, il pensare a questo eccentrico signore che per tutta la vita sta appresso a numeri, calcoli, linee, che con avidità mette alla prova le sue scoperte matematiche nel linguaggio che conosce, di cui è pratico, la pittura, me lo fa sentire vicino, familiare, la sua mania mi affascina. E poi ovviamente la sua opera, soprattutto. L'effetto onirico delle sue rappresentazioni, ad esempio, sono una sorta di momenti incantati, fiabeschi, talmente slegati dal tempo e da uno spazio reale, che si rivelano costruzioni mentali, metafisiche, dove tu spettatore puoi permetterti di navigare col pensiero, creare forme di struggente bellezza, fatte di gioco soprattutto, un gioco costruito con tanti punti di vista, ecco questa è spregiudicatezza. molti pensano invece che sia retaggio del gotico, quindi conformismo, a me sembra il contrario, perché supera a piè pari quel periodo, compreso il rinascimento, solo oggi possiamo capire il valore della sua avventura artistica, ha semplicemente anticipato i tempi, l'uso del colore ad esempio è magistrale, a lui non interessa essere credibile, realistico, ma verosimile, se colora di verde un cavallo lo fa per difendere un concetto, non la rispettabilità del cavallo che verde non è mai. Evidentemente io personalmente sono portato a questo genere di gioco, dove la forma tattile, visiva, pittorica, rimanda ad una forma mentale, surreale, di sogno. Ecco perché lo amo. Ma ora basta parlare delle mie preferenze
LEI - accidenti stai formulando una specie di trattato su Paolo Uccello, ti consiglio di darlo alle stampe, perché al di là della qualità dei tuoi concetti, c'è vera passione, quella che manca oggi, ci vorrebbe proprio un pò di passione in più per riabillitarla l'arte
LUI - che vuoi! Forse è la sua di passione che mi ha contagiato! Il suo nome, fin da quando mi sono avvicinato alla sua opera, evoca nella mia mente un misto di arte e scienza, cioè quell'insieme di cognizioni e di logica, di fantasia, intuito e volontà che hanno dato vita al suo linguaggio espressivo
LEI - non c'è dubbio. Paolo Uccello, è artista e teorico insieme, il suo è un lavoro fatto di immaginazione e razionalità, trasforma ogni oggetto in puro pretesto per applicare regole di geometria, leggi di ottica, di prospettiva
LUI - il cerchio, la figura del cerchio è per lui essenziale, è la 'misura per tutte le immagini' diceva. le parti, i frammenti, tutti confluiscono nell'unica forma perfetta
LEI - in una stessa opera ci sono, infatti, punti di fuga diversi, consentono l'osservazione da tutti i lati, come un cerchio! crea così una complessità spaziale, un frazionamento dello spazio e degli oggetti, che...ecco come anticipa i cubisti del '900! ma noi sappiamo da dove ricava tante cognizioni teoriche
LUI - sì lo so.... dai trattati di ottica medievali, del matematico Vitellione, in particolare. È lì che si descrivono gli effetti di riflessione degli specchi concavi, da cui si può vedere una sola immagine, scambiata, rovesciata, incurvata
LEI - Nello stesso libro, mi pare, viene associato l'effetto meteorologico dell'arcobaleno a una lente concava
LUI - già. è probabile che ne abbia tenuto conto infatti nell'eseguire l'affresco del Sacrificio di Noè, nel chiostro Verde di Santa Maria Novella, a Firenze
LEI - E ancora, si parla degli effetti di riflessione degli specchi convessi, e si fa notare come essi producano figure circolari, cioè sferiche. Nelle Battaglie di Londra e di Firenze, ne abbiamo un esempio, Paolo Uccello riveste così le corazze di foglia d'argento....
LUI - oggi diventata bruna per effetto degli agenti atmosferici...
LEI - ... unicamente perché facciano da specchi
LUI - se è per questo si dimostra anche che, mediante specchi convessi, si possono ottenere immagini deformate, e l'estroso Paulo cosa ti fa? nella sua Battaglia del Louvre, sostituisce un sistema di ellissi al sistema di cerchi
LEI - è vero! tutti gli elementi all'interno di quest'opera sono come investiti da una lieve deformazione, sembrano ruotare, come su un perno, in un unico scorcio immobile, vertiginoso
LUI - Di Paolo Uccello resta memorabile il ritratto che ci ha lasciato Giorgio Vasari in chiusura della Vita a lui intitolata. scrive che la moglie dell'artista "soleva dire che tutta la notte Paolo stava nello scrittoio per trovar i termini della prospettiva, e che quando ella lo chiamava a dormire egli diceva: oh, che dolce cosa è questa prospettiva!"
LEI - non solo, scrive anche che si sarebbe affannato tanto sui problemi delle regole prospettiche, da rovinarsi il carattere," solitario, strano, malinconico", da non curare più i propri affari e finire con il compromettere i risultati stessi del suo lavoro
LUI - Teso infatti a "investigare alcune cose di prospettiva difficili e impossibili" Paolo, secondo lui, avrebbe sacrificato la bellezza delle figure e introdotto nelle opere "un so che di stento, di secco, di difficile, e di cattiva maniera che muove a compassione chi le guarda, piuttosto che a maraviglia", testuale!. Capisci quanto aveva capito del nostro Paolo?
LEI - oggi diamo ragione a Vasari solo su una cosa. La rovina economica di Paolo Uccello, ad esempio, fu reale. Scrisse di suo pugno nel 1469 :" truovomi vecchio e sanza in usamento e no mi posso esercitare e la dona inferma", la moglie cioè. E' invece completamente mutato il giudizio sulle sue opere: proprio per gli aspetti che a Vasari sembravano più condannabili, Paolo Uccello oggi ci appare uno dei più affascinanti pittori del Quattrocento italiano, non c'è dubbio
LUI - per cominciare, chi era costui?
LEI - figlio di Dono di Paolo, chirurgo e barbiere, e di Antonia di Giovanni del Beccuto nacque a Firenze nel 1397. Aveva appena dieci anni che risulta garzone di bottega del Ghiberti, nel periodo dell'esecuzione della prima porta del battistero di Firenze
LUI - a metà degli anni quaranta Paolo Uccello è pittore di vasto successo nel panorama fiorentino
LEI - Non compilò un trattato sulla prospettiva, ma aprì la strada a chi, dopo di lui, trattò sistematicamente l'argomento. Parlo di Piero della Francesca e del suo De prospectiva pingendi
LUI - Sarebbe però sbagliato ridurre Paolo Uccello a un mero compilatore di diagrammi geometrici. La sua era un'epoca ancora dominata dallo stile gotico internazionale
LEI - gli influssi si vedono negli affreschi con le Storie della Genesi, per il chiostro verde di Santa Maria Novella, li esegue subito dopo il suo ritorno a Firenze, oggi sono molto rovinati
LUI - risalta il realismo dei particolari naturalistici insieme a un ritmo decorativo nella postura delle figure: tipico del gotico internazionale
LEI - La scoperta della costruzione prospettica avvenne subito dopo. Non in funzione realistica, come fece Masaccio, ma di volta in volta ebbe fini diversi: da un lato Paolo Uccello enfatizzò la prospettiva, sino al punto di dare un aspetto surreale alle scene dipinte; dall'altro volle avvicinarsi il più possibile alla verità della visione oculare
LUI - quindi, eccesso teorico da una parte, eccesso naturalistico, dall'altra. l'uomo infatti solo in teoria vede la realtà com'è raffigurata dalle regole prospettiche. In realtà lo sguardo è mobile, i corpi sono variamente orientati e in ogni momento la visione oculare cambia, si rinnova: muta il punto di vista, cambia il punto di fuga delle ortogonali
LEI - di conseguenza Paolo Uccello proprio questo vuole fare: vuole abolire il rigido punto di vista unico, in una stessa scena si serve di più fuochi visivi
LUI - diamo qualche esempio. Il Monumento equestre a Giovanni Acuto, affrescato in Santa Maria del Fiore a Firenze, nel 1436. Un enorme cavallo su cui siede il condottiero che aveva guidato i fiorentini alla vittoria di Càscina del 1364. È una forma aulica e scultorea, trattata per essere vista frontalmente. Invece, il sarcofago e i mensoloni su cui poggia il gruppo equestre, sono rappresentati con un forte scorcio prospettico dal basso, cioè secondo quello che risultava essere il punto di vista reale dello spettatore, dal basso verso l'alto
LEI - un altro esempio sono gli affreschi delle Storie di Noè, del chiostro verde di Santa Maria Novella. In una stessa lunetta, sono uniti due diversi episodi, il diluvio con la costruzione dell'arca sulla sinistra e la recessione delle acque con l'uscita dall'arca sulla destra. La forma dell'arca ricorre due volte e i personaggi dei due episodi si mischiano, ma la separazione dei temi è garantita dalla rappresentazione dell'imbarcazione in base a due diversi punti di fuga. Si prendeva certe libertà, inconcepibili allora!
LUI - Per i Medici poi eseguì verso il 1456 le tre tavole note come la battaglia di San Romano
LEI - Le tre famose Battaglie di Paolo Uccello. Oggi si trovano separate: una a Londra, al National Gallery, una agli Uffizi a Firenze, e l'altra a Parigi al Louvre
LUI - Giostre, le definì Vasari, e non aveva torto. in effetti c'è poco di drammatico in quell'evento, tutto è trasfigurato, un effetto dovuto alla geometria così evidenziata delle forme naturali e all'utilizzo di tante linee prospettiche, di tanti punti di fuga, quindi
LEI - Il risultato è una surreale guerra araldica piena di dinamismo, ma da cui è assente un vero pathos
LUI - del resto è questo il grande fascino di queste tavole. Il pannello oggi agli Uffizi quale raffinato artificio compositivo! : cavalli e fanti a semicerchio, tagliati a mezza altezza dalla lunga asta che atterra il cavaliere senese Bernardino della Ciarda; gli scorci dei cavalli, uno impennato, l'altro che scalcia, un terzo caduto; le lance spezzate che segnano sul terreno un reticolo ortogonale; gli uomini, chiusi entro fastose armature da parata. In lontananza, su una collina si svolge una caccia, agili levrieri lanciati all'inseguimento di conigli
LEI - Più che una scena di battaglia con sangue, morti, e feriti, sembrano arazzi splendidamente decorativi
LUI - Niccolò da Tolentino, è un capitano di ventura, amico e alleato di Cosimo de' Medici, fa bella mostra di sé, al centro del dipinto, con il suo ricco cappello rosso e oro. E i cavalli? sembrano bardati per una parata di festa solenne, con i finimenti decorati in oro zecchino. i colori, in origine erano ancora più smaltati di quanto non appaiano oggi. Le lance dorate, il vessillo al vento, e la profusione di arance, completano l'atmosfera da salone d'onore
LEI - In effetti, quando i tre dipinti furono per la prima volta catalogati risultarono collocati nientemeno che nella sala privata di Lorenzo il Magnifico
LUI - Era stato Cosimo, il capostipite a commissionarli a Paolo Uccello circa quaranta anni prima per celebrare la vittoria che i fiorentini avevano riportato sui senesi nel 1432 presso San Romano
LEI - Sembra che la battaglia fosse stata in realtà poco più di una scaramuccia, ma, nelle intenzioni del committente, doveva assumere ben altro significato simbolico se fu rappresentata in ben tre momenti diversi che dovevano costituire le varie fasi di una unica narrazione
LUI - Era la celebrazione insomma non tanto di una semplice vittoria in battaglia, ma dell'assurgere della famiglia Medici al ruolo di casato dominante sulla città e sui suoi nemici. Ecco dunque la ragione di tanto sfarzo e splendore
LEI - Come d'abitudine, Paolo Uccello, anche in questo dipinto, mostra un interesse particolare per la prospettiva e per la resa della profondità: le lance posate a terra che indicano la direzione del punto di fuga, i corpi scorciati dei soldati morti, dei cavalli, dello stesso Niccolò da Tolentino
LUI - Questi strumenti normalmente conferiscono realismo alle scene rappresentate, in questo caso, però l'artificio della prospettiva sembra accrescere il carattere decorativo del pannello, primo piano e sfondo appaiono troppo ravvicinati per non sembrare le quinte di uno spettacolo teatrale
LEI - i soldati che combattono in lontananza sembrano impegnati in un gioco medievale piuttosto che in un combattimento e i colori risultano troppo vivaci e brillanti per ricordare quelli di un evento realmente accaduto
LUI - in questa concezione della guerra come spettacolo, della caccia come idillio cortese, c'è tutto lo spirito aristocratico dei committenti di Paolo Uccello cui il pittore offriva una pittura moderna ma lontana dal realismo borghese di Masaccio
LEI - Altre opere di Paolo riprendono questa concezione. Le due tavolette con San Giorgio e il drago. l'episodio drammatico anche qui svanisce, diventa una favola di corte, astratta dal tempo e dallo spazio
LUI - l'irrealtà fantastica è data dallo scorcio del cavallo, dalla prospettiva sfuggente del paesaggio verso l'orizzonte
LEI - In questo clima di revival tardogotico si pone anche la caccia notturna posteriore al 1460. originariamente costituiva il fronte d'un cassone dipinto. In quest'opera della vecchiaia c'è evidente un ritorno alla passione naturalistica giovanile, per la cura dei particolari, la presenza di vari animali, però è indubbia una maggiore sapienza compositiva, da grande professionista
LUI - E' forse il quadro più romantico del quattrocento italiano. nella sua apparente dispersività è molto controllato, per la convergenza dinamica di uomini, cani, cavalli, verso il cervo braccato, per il ritmo regolare dei quattro alberi in primo piano, che dividono l'affresco in parti uguali, sembrano colonne sulla facciata di un tempio antico
PAOLO UCCELLO - scusate, visto che sono circa sei secoli che se ne parla, avrei piacere una buona volta di dire la mia, vorrei mettere i puntini sulla "i"
LUI - o dio! È lui! Da dove spunta! Non ci speravo più ormai..
LEI - pare sia lui sì! Maestro, che onore averti qua...
PAOLO - mi permetto di intervenire in prima persona, non tanto per gloriarmi o giustificarmi, solo per mettere a punto alcune considerazioni sul mio conto, su molti sentito dire, illazioni, interpretazioni spesso avventate e inesatte. Non è mia abitudine espormi, ma siccome mi pare che stiate parlando bene di me, ho piacere di intrattenermi un poco con voi. Vedete, siccome io c'ero, e siccome si tratta proprio della mia modesta persona, ve ne parlo io stesso
Il mio nome è Paolo del Dono, ma gli altri mi hanno sempre chiamato Paolo Uccello, pittore. "uccello" perché fin da piccolo ho avuto la fissazione di pittare figure di uccelli, buona parte da me inventati, su tutte le pareti di casa, con buona pace dei miei genitori prima e di mia moglie poi. Ho appreso l'arte da giovane, a Firenze, mia città natale. Piu tardi fui a Venezia dove lavorai ai mosaici della Basilica di San Marco. Fu nel 1431 che, tornato a Firenze, ebbe inizio la mia vita ritirata, popolata di animali e di uccelli ma ancor piu di cerchi e linee e punti: tracciare il volo di un uccello, collocarlo in spazi mai rappresentati, grazie alla magia di regole matematiche. Lo studio della matematica mi assilla. Ne sa qualcosa il mio amico Manetti, matematico insigne. E' tale a volte la concentrazione che non sento neanche la voce di mia moglie che chiama...chiama...
La scambiano per solitudine i miei amici, ma è affollata e rumorosa la mia mente! Sapessero con chi mi tengo compagnia! Un fascio di linee in prospettiva è ben piu concreto di un albero rappresentato su di un dipinto. Anche il volo dell'uccello è apparente finché non colgo il senso della sua traiettoria. Io stesso del resto appaio, qualcuno ha detto "io non son io, son questi che mi cammina accanto e ch'io non vedo". E' proprio vero. E' facile dire: eccomi. Toccarsi e dire: ci sono. Guardarsi, magari allo specchio, e dire: vedi? Son io. Dipende anche dalla natura dello specchio. Se è convesso, diresti che hai per occhi due fessure e sembianze di topo. Se è concavo, sembra che ridi e magari stai piangendo. Arduo è quando il piano dello specchio è piano. Tocca a te deformare la tua immagine non piu come la vedi ma come la pensi. Mah! Dicono che ho la manìa della matematica e della prospettiva... troppa scienza va a discapito dell'arte...chissà...al mio amico Brunelleschi non l'ho mai detto, ma la sua prospettiva non è la mia. La capisco e la giustifico la sua. Ma io me ne servo per rappresentare la qualità dei piani prospettici e non delle cose, le cose sono funzione dello spazio che le contiene, come i colori. Non possono capire loro. Certo sono i piu degni rappresentanti dell'arte di oggi, hanno fiducia nell'uomo e nei fatti. Per questo mi sento diverso e mi fanno sentire diverso. Perché invece io son pieno di dubbi. al riguardo vorrei farvi sentire cosa dicono di me, sapete, di soppiatto ho registrato un loro colloquio, parlavano appunto della mia opera, vi darà un'idea più precisa dell'incomprensione che ho dovuto subire tutta la vita. Si tratta di Donatello e di Brunelleschi, amici sì, ma tanto tanto critici sulla mia opera..
D.- Filippo, hai visto l'ultima tavola di Paolo, quella Madonna col bambino..
B. - ti riferisci a quella bizzarria di dipingere le orecchie del bambino in quella strana forma a punta?
D. - L'arte è verosimiglianza, non si può deformare la natura che è opera di dio
B. - dai, non possiamo parlar male del nostro amico Paolo. Cos'altro gli rimproveri?
D. - Nulla, salvo che avrebbe fatto bene ad andare anche lui al Carmine a studiarsi le pareti affrescate dal giovane Masaccio
B. - Poveretto! Morire così giovane! Ha fatto in tempo però a rivoluzionare la pittura...quanto a Paolo, non gli si può rimproverare di fare una pittura diversa da quella di Masaccio
D. - A parte il fatto che lui nel frattempo stava a Venezia a...L'arte è anche varietà, d'accordo, come varia è la natura, ma lui esagera..
B. - ma tieni conto, Donatello, che oggi a Firenze nessun pittore è in grado di stargli alla pari nella scienza della prospettiva
D. - Su questo non c'è dubbio. Quante notti mi ha costretto a discutere problemi di geometria a me, scultore. Io le forme geometriche me le vedo spuntar dalle mani
B. - spero anche dalla tua mente!!
D. - cerca di capire, è l'eccesso suo che mi irrita, si avventura in campi che non hanno molto a che vedere con la pittura..
B. - Bravo, hai toccato il nocciolo della questione: Paolo è capace di 'lasciare il certo per l'incerto' a causa di questa manìa per la prospettiva. Però, attenzione, d'altra parte, la prospettiva è la scienza per osservare la natura
D. - ...è la scienza del vedere
B. - e chi ne segue le regole non può errare; dunque, a rigor di logica, se è maestro riconosciuto in questa scienza ne consegue che nella sua pittura la natura si riflette nella sua esatta armonia, così come la distingue l'occhio ...giusto?
D. - Sì certo, ma vedi ogni scienza ed ogni arte pretende una misura e Paolo francamente non ne ha: segue e s'ammattisce dietro la prospettiva in modo smisurato, e 'getta così il tempo dietro il tempo'. Affatica il suo ingegno, rende sterile e difficile ciò che è fertile e facile
B. - Non posso negare che, pur essendo suo amico, ci sia qualcosa di maniacale e ossessivo in questi suoi studi..
D. - Ma hai mai visto nella sua bottega le casse ricolme di disegni di linee, ghiribizzi, forme astratte,....e questa manìa del mazzocchio? Tirato in prospettiva in mille modi diversi..
M. - Quasi che in questo comune copricapo sia nascosto il segreto della geometria!!
PAOLO - eccetera, eccetera, li avete sentiti i miei amici??
LUI - Non fanno che criticarti! Mi sa che ti apprezzano di più come matematico che non come pittore! Come mai?
PAOLO - Ma sai, semplicemente non possono capire. Sono integrati loro
LEI - Vuoi dire che fanno parte integrante di questa epoca del resto tutta in subbuglio, dove i valori umani forse per la prima volta sono espressi in forma artistica?
PAOLO - Sì, in questo i miei amici sono in sintonia col sistema politico culturale e morale vigente, anche perché ne sono gli artefici
LUI - Al contrario tu, ti senti diverso, non sarà per il tuo carattere così scorbutico e poco socievole?
PAOLO - Sarà anche, ma di fatto sento che quello che faccio non è compatibile con lo spirito del tempo, non è facile del resto il mio linguaggio
LEI - Alcuni dicono che esprimi qualcosa di sorpassato, che sei fermo alle concezioni medievali..
PAOLO - Non so, confesso comunque che non condivido tutti gli ideali di questo periodo di innovazione che chiamano rinascimento...ed è vero...mi sento legato alla tradizione gotica per quel misticismo della forma che mi distingue..
LEI - C'è chi dice invece che tu rappresenti un ponte tra la cultura gotica e l'arte del primo '900, il cubismo e il surrealismo soprattutto, non è un po' azzardato?
PAOLO - Se è vero che concepiscono lo spazio come frazionato e visualizzato contemporaneamente da molteplici punti di vista e interpretano la realtà con la visione dello spirito e della cultura prima che con l'intelligenza degli occhi, ebbene devono certo qualcosa a me, ai miei studi e alla mia pittura
LUI - Non devi stare molto a tuo agio allora in un'epoca che non ti capisce e con amici che ti deridono pur stimando il tuo ingegno
PAOLO - Sì è vero, non mi trovo a mio agio, in un periodo in cui primaria è la scoperta dell'uomo, l'uomo è al centro del mondo. Bella scoperta! Io l'ho sempre dato per scontato. E' da un pezzo che non faccio altro che pensare a me stesso! Sono un uomo, lo so, posso darlo per scontato, quindi no? esisto
LEI - Vuoi dire che non è come per Beato Angelico, per lui tutto è naturale e edificante
PAOLO - a me interessano di piu le leggi che sono alla base della natura, ti faccio un esempio, anche il semplice copricapo, il mazzocchio è per me pretesto per applicare queste leggi e individuarne di altre
LEI - Che poi tutti i pittori applicheranno del resto
PAOLO - E poi l'Angelico concepisce la storia solo come provvidenza, io insomma vedo tutto con piu distacco le cose dell'uomo e della vita, sono un gioco, son quasi ridicole certe forme...se le osservi in un certo modo
LEI - la prospettiva insomma non ti serve per rendere la cosa reale ma per collocarla nello spazio, e se l'immagine risulta innaturale e inverosimile, tanto peggio per la natura e per la storia, come dice l'Argan, grande storico dell'arte
PAOLO - Esatto! È indubbio che io debba molto all'arte di Masaccio per la capacità di dare profondità alle figure con l'uso appropriato delle luci e l'eliminazione dei contorni
LUI - E soprattutto il colore..
PAOLO - Già, il colore. So che i miei contemporanei lo apprezzano per come rende l'intensità delle passioni umane.. appunto grazie al colore.. ma questo francamente a me interessa meno. Il colore, se faccio i campi azzurri, le città di colore rosso come afferma criticandomi il buon Vasari, è perché i colori per me sono una qualità dei piani prospettici o dello spazio e non delle cose
LEI - All'Angelico al contrario interessano soprattutto le cose e la luce, per te sono solo funzione dello spazio
LUI - Al riguardo, credo che la tua lontananza da Firenze dal 1425 al '30...eri a Venezia ..non ti ha certo giovato per la tua carriera
PAOLO - In che senso?
LUI - Perché il tuo compagno di bottega Masaccio ebbe la disgrazia, poveretto, così giovane, di morire subito dopo il tuo ritorno e ciò contribuì a celebrare la sua arte a discapito della tua, vero?
PAOLO - Può darsi, ma vorrei aggiungere che non è per invidia che non ho partecipato al lungo pellegrinaggio alle pareti del Carmine, dopo la sua morte. Sai, quello che aveva imparato lui lo abbiamo imparato insieme dallo stesso maestro, il Ghiberti. Insomma puoi quindi immaginare in questo clima di esaltazione come la mia pittura fosse guardata con sospetto e malevolenza
LEI - Anche se la tua formazione tecnica e artistica la devi esclusivamente alle teorie del Brunelleschi e del matematico Manetti..
PAOLO - Sì, miei cari amici..
LUI - Del resto hai sempre perseguito la convinzione che gli studi matematici siano gli unici che portano ad una perfezione intellettuale e disinteressata
PAOLO - È vero, la nobiltà delle proporzioni e la semplicità matematica delle composizioni di Filippo mi affascinano. Solo che lui è un uomo di questo secolo, per lui due parallele si incontrano in un punto, lo so che lo fa per tirar acqua al suo mulino
LUI - Vuoi dire cioè che così lui giustifica una visione antropocentrica del mondo, dove l'uomo è presenza di sé dovunque, nelle opere, nelle azioni
PAOLO - Punto centrale del tutto. Per me non è così, è anzi il contrario. Due parallele non si incontrano mai, per me è essenziale rappresentare tutti i piani e le direzioni possibili, perché sono vere tutte quante, l'unità avviene nel concetto
LUI - È il presupposto che informa il contenuto!
PAOLO - Bravo! La rappresentazione è pura composizione formale, dove il segno è la metafora di se stesso...
LUI - Uno scrittore dei nostri tempi, Louis Borges ti somiglia parecchio...stesso carattere scontroso, anarchico, un po' fissato : riconduce tutto nel labirinto della memoria letteraria antica e fiabesca. Ecco, mentre lui si compiace di impigliarsi nella rete della letteratura intesa come sintesi di scrittura e fantasia, così tu ti compiaci di perderti nelle tecniche della prospettiva per rappresentare il tuo mondo poetico e non l'ideologia imperante
PAOLO - Ma vedi, prima di me i pittori collocavano le loro figure nell'ambiente circostante utilizzando l'intuizione, senza sapere cioè che la prospettiva è regolata da leggi speciali e specifiche. Ecco io per primo mi vanto di aver utilizzato queste leggi nei miei affreschi e quadri, è un metodo scientifico che permette di presentare un oggetto come lo si vede da un determinato punto di vista conferendogli un effetto tridimensionale pur usando due dimensioni sole, quella della tavolozza
LUI - E per fare questo bisogna certamente avere una mentalità matematica
PAOLO - Quando infatti tornai da Venezia e Masaccio era appena morto, io mi rifugiai dal mio maestro Ghiberti, è da lui che imparai un tipo di prospettiva analitica, descrittiva
LEI - E ti interessava meno la prospettiva come la concepiva Masaccio, intesa più a costruire plasticamente lo spazio attraverso forme e colori
PAOLO - a me interessavano ad esempio gli studi cosmografici sulla Commedia di Dante, l'Alighieri, sono stati determinanti per me
LEI - Già, il tuo amico Antonio di Tuccio Manetti, con le sue ricerche sul sito, la forma e le misure dell'Inferno
PAOLO - Uno studio molto interessante! Che si serve di considerazioni matematiche e geometriche, per misurare uno spazio rappresentato con la poesia, la conca infernale!... quale occasione per me! stavo appunto cercando un modo di guardare con occhi diversi una natura più vasta e favolosa, dove l'esperienza, non comprende soltanto ciò che si conosce, come sarà per Leonardo, ma si allarga anche all'apparenza, alla naturale meraviglia, alla sorpresa del gioco... Bene. Ho parlato troppo. "getto il tempo dietro il tempo", come diceva Donatello, tanto per criticarmi... e si dia inizio!
LEI - inizio di che cosa? Maestro, maestro...andato..
LUI - bah! Inizio della fine, forse, e già, è l'ora! si chiude, ciao cara, è stato bello, alla prossima
LEI - ciao ciao