IL PIACERE E L'EROINA
di Marco Maggioni

 

Marco Maggioni
un esperto di orientamento al MANAGEMENT

 

Eroina. Ecco, vedi, la parola stessa si fa beffa di te. Si manifesta in sembianze appariscenti, addirittura esaltanti, eroiche appunto. Ma di eroico francamente non ha nulla , a meno che non scambi per coraggio l'atto trasgressivo di compiere qualcosa di proibito e di rischioso. Semmai il rischio sta nel fatto che la tua curiosità é eccessivamente sproporzionata per difetto rispetto ad un piacere che prevarica il giudizio e la stessa intenzione che lo ha procurato. Compromette la consapevolezza col vissuto. Nel senso che si rischia la sopraffazione del primo da parte del secondo. Per accecamento. Sublime incoscienza visionaria! far coincidere il massimo piacere con la massima dipendenza ! Dov’è il problema? sta quando non puoi fare a meno di scegliere: ti fai scegliere dal desiderio di usarla. L'abuso di un piacere porta appunto a ridurre , a far regredire il senso di eros a vantaggio di uno solo dei due termini impliciti in esso; e cioè a vantaggio della parte connessa al soggettivo, al sentimento, alla pietà di sé, al senso di sé inteso come succube non come artefice.
Oltretutto, visto che facciamo riferimento ad eros, il trip allontana piuttosto che avvicinare dalla attività più vistosa di eros, cioè quella legata al sesso. Procura 'distacco' é vero, quello sufficiente per assecondare comunque una attività erotica , dato che l'erotismo sta proprio nel controllo dell'intenzione di soddisfare un piacere, per assaporarne i diversi livelli di godimento; e godere infine dello stesso godimento implica sapere di partecipare, sapere di essere lì, pronti a concedere o a privare, a vantaggio ultimo e graduale di un piacere che progredisce solo se lo controlli nelle sue qualità in atto e nelle sue ulteriori potenzialità. E' inesauribile il senso, ma soltanto se governato da malizia, che é appunto presenza di sé.
Ecco, l'eroina, di tutto questo offre solo il distacco, e non la partecipazione. Offre di te un'immagine talmente distaccata dal reale che puoi permetterti di trovare anche la giustificazione alla non partecipazione; e lo fai illudendoti di vivere livelli più alti esaltanti, eroici.
E il problema é di nuovo qui. Nel fatto che quando ci sei 'dentro' ti sembra invece il contrario, cioè ti spinge ad assuefarti a non capire, a non accorgerti che quel distacco é presunto perché si gode se stesso, é solo virtuale, non ti stimola ad assecondare la causa, ma a contemplarla, come se.
Certo, si può obbiettare che il distacco può essere inteso come un piacere in sé, perché no? legittimo sarebbe se l'asserzione non nascondesse l'ipocrisia di dovere ammettere anche la sua necessità: é vero piacere infatti un piacere che ti si offre grazie alla sua necessità di essere soddisfatto? e dov'é allora la possibilità di non sceglierla se ti diventa necessaria?
Il vero piacere non é forse quello che ti si presenta in circostanze tali che tu possa decidere di assecondarlo oppure no?, ma nella stessa misura? questa opportunità indubbiamente l'eroina la nega. A meno che si riesca a bilanciarne l'uso attraverso la forza dell'evidenza di altrettanti piaceri equivalenti da soddisfare o appetibili e quindi oggetti potenziali di scelta.
L'eroina invece é unilaterale, ha in se i presupposti dell'irreversibile. E' come il tempo; e come il tempo, scandisce una misura ineluttabile che é funzionale a tutte le infinite variabili di 'senso'' che noi gli diamo vivendo. Solo che il tempo, fino a prova contraria, ancora non lo viviamo come quarta dimensione, siamo ancora soggetti alle sue leggi, che poi sono nostre, perché ce le siamo date come necessarie per giustificare razionalmente una periodicità insita nello stesso concetto di sviluppo biologico della Natura.
Qualcuno, un pò avventato mi può allora proporre che essere in 'ero' é come vivere la quarta dimensione. Bé! a questo auto compiacimento retorico non c'é risposta, perché , se fosse vero, non ci sarebbe neanche il problema.
L'ero ti conduce in un sentiero attraverso cui vivi non più in funzione di una volontà di percorrerlo, di scoprirlo, di sapere dove e se conduce a qualcosa e perché, ma in funzione dell'atto stesso di esserci. E' totalitariamente esclusiva. Si ammanta dei suoi stessi bisogni per fingerteli come soddisfatti.
Guarda ancora più dentro. Cosa colpisce, su cosa influisce l'ero per permettersi tanto potere persuasorio? Quali sono le principali facoltà fisiche e mentali che l'eroina soppianta, erodendole fino all'avvilimento della nostra capacità di gestirla? perché é così mortuaria, esclusivamente negativa? finché si ha un margine per cui sai di uscire da una sfida vittorioso, si può ammettere qualsiasi prova. Ma dove l'incognita coincide con la morte, con la negazione stessa di ogni possibile alternativa, dov'é il giuoco? Il gioco sta soltanto se l'affrontare il massimo rischio, comporta contemporaneamente la massima probabilità di riuscita, perché solo vivendo posso provare il 'piacere' di non essere ancora morto. Sembra ovvio ma non lo é affatto per chi da dentro si pone come unica possibilità per uscirne proprio questa alternativa. E' l'unica arma: solo la consapevolezza dell'annientamento ha in sé i presupposti per contraddire l'abbindolamento del presente sempre più effimero che l'ero offre. Non é un caso infatti che una delle facoltà mentali più colpite é proprio la memoria. Poiché il ricordo che hai di te 'prima' costituisce forse l'unica arma per combatterla e stimolarti a desiderare piaceri diversi e più reali dell'ero. Più lunga é la tua memoria più ricco e vario é il tuo prima, e più probabili sono le possibilità di riuscita e di 'uscita'. Ecco quindi che il problema si sposta su un piano che non é soltanto individuale, psicologico, ma sociale. O per lo meno é parziale l'aspetto psicologico se non lo si confronta con l'evidenza delle opportunità che ognuno di noi ha nel crearsi alternative da scegliere. C'é chi non ne ha! La salvaguardia del rispetto di sé, della dignità appena sufficiente per sentirsi cittadini, civili, implica la sfera dei diritti che solo la comunità può garantire e preservare.
Non nego affatto il piacere in sé che l'eroina procura. Ne nego però la sua esclusività. Non ne parlerei se non sapessi che tale esclusività é vissuta da molti come un dramma o perlomeno come un problema, dal momento in cui, nonostante tutto, un minimo di coscienza di sé permette di capire di essere in trappola e che per uscirne occorre procurarsi non più piacere, ma temporaneo dispiacere, ché non é solo quello della cosiddetta 'rota', che é in fondo il passaggio meno arduo da superare. Quello più difficile é giustificare in seguito un allontanamento da un indiscutibile piacere, quando ci si scontra poi alla fin fine con gli stessi motivi e condizioni per cui lo si é cercato, il piacere; quel piacere. Ripristinare il senso di responsabilità di vivere é duro. Si può uscirne soltanto se questo desiderio fine a se stesso é motivato non tanto da una privazione forzata, non tanto quindi dal fatto di dover dare una immagine di sé, perché così deve essere fatto per convenzione, e dall'etica corrente, ma da una occasione potenziale per cui e contro cui misurarsi. Occasioni per nuove sfide e nuovi piaceri insomma da soddisfare. tali occasioni possiamo anche proporcele da dentro, ma devono poi avere un minimo di corrispondenza con le possibilità che ti offre la realtà esterna., col 'dopo'.


Ricetta per gli eccessi.

Uscire dal difetto
prima riconoscerlo
e l'arma? forse un altro difetto
la volontà di uscirne è equivalente alla volontà di mettersi nelle condizioni di.
il difetto sta prima, credo
non nella pratica del vizio
ma nella misura che dai al piacere.
é un calcolo che ha bisogno di confronti
nel sapere che puoi trovarne altri più soddisfacenti
a volte lo so irragiungibili.
andare fino in fondo, d'accordo
scovare un limite e via
il piacere é nel passaggio non nella consuetudine
il desiderio soddisfatto svanisce per proporne un altro
ci vuole ottimismo per dominare il limite dell'illimitato
scendere per salire la china
la tua presenza si fa gioco di me
mi compiaccio di perdermi per non propormi il coraggio di perdermi con te
preferisco perdere il vizio
il piacere mi chiama
ti sfido

La conoscenza si perde per strada la coscienza.
da una parte la Morale che agisce
dall'altra l'Etica che sancisce.
scelgo l'etica che sparisce
rimango nudo ma almeno mi riconosco.

Non ha memoria il piacere, si compiace di sé
perdo sempre ritrovando me stesso
per allegrie coatte
Si vive per questo?

Preferisco sbagliare piuttosto che assecondare
la consuetudine all'errore. E' scomodo, lo so.
Il piacere sta nel rischiare di perderlo.
Per sopravvivere ai desideri
Mi raccomando il sorriso. un riflesso
Il fondo sta sempre dove puoi guardarlo
nello stesso momento in cui sprofonda ancora più in basso
Solo così voli più in alto. Apnea
E' un modo come un altro per sfidare
la legge di gravità della stupidità.