Rapporto della Polizia politica
sulle reazioni suscitate dal discorso di Mussolini
alla Camera dei fasci e delle corporazioni
del 2 dicembre 1942
Roma, 8 dicembre 1942
ECHI E COMMENTI AL DISCORSO DEL DUCELa prima delusione del popolo italiano è stata quella di osservare che il DUCE, come nel febbraio 1941, ha tenuto il Suo discorso in luogo chiuso e ad un uditorio che per la natura stessa delle sue funzioni non poteva non sottolineare con particolari applausi e favorevoli commenti i punti salienti del suo dire. L'uomo della strada, malignamente osserva che le ragioni per le quali il DUCE non parlerebbe piú direttamente al popolo italiano sarebbero da ricercarsi quasi esclusivamente nel timore di un parziale successo. D'altro canto, disgraziatamente, questa idea è suffragata dal fatto che nel penultimo e nell'ultimo discorso, il DUCE non poteva certamente dichiarare cose che potevano far piacere al popolo stesso.
In queste nostre chiose, si ritiene doveroso sviluppare la parte negativa dei commenti ed all'uopo si è portata a termine un'indagine accurata e precisa in quegli ambienti e fra quelle persone meno ortodosse e quindi piú sincere.
I piú superficiali nei commenti del discorso si sono particolarmente soffermati ad alcune circostanze; cosí; il DUCE citando il Presidente degli Stati Uniti come l'uomo unico responsabile della guerra, non ha inteso escludere la responsabilità di tutti gli altri Capi politici già precedentemente individuati o addirittura alcuni ambienti: Churchill, Stalin, Reynaud, le democrazie, la massoneria, il giudaismo, l'alta banca, ecc. Gli stessi superficiali critici hanno rilevato il piccolo errore nell'individuare lo "smoking" (anziché il tight) come l'abito col quale gli inglesi prendono il tè. Altrettanto superficiale è la critica secondo la quale il DUCE avrebbe affermato di essere riluttante a parlare anche in tempi di pace o normali; anzi i maligni dicono che la collezione degli "Scritti e discorsi del DUCE", nella edizione nazionale Hoepli, daranno modo al DUCE stesso di pentirsi piú di 75 volte su cento di aver parlato. Tali commenti, in un vero grande discorso politico, sarebbero tanto insignificanti da non essere rilevati.
Negli ambienti cosiddetti intellettuali invece i commenti negativi sono stati unanimi, piú acri e maggiormente sostanziali. Li citeremo nell'ordine di sviluppo dello stesso discorso.
1) Avendo il DUCE affermato di tenere un rapporto politico-militare, piú militare che politico, tutti hanno creduto in un discorso di palpitante attualità e ciò invece non è stato, ove si eccettui la citazione del discorso del Premier inglese. Infatti nessun accenno alla Cirenaica, al fronte tunisino, a quello russo e agli altri teatri di guerra.
2) Molti si sono domandati perché il DUCE non abbia parlato per il Ventennale: o era ammalato (circostanza nota agli italiani i quali non hanno però mai né parlato né supposto un "bisturi maldestro e quindi... assassino!") o la vittoriosa offensiva del nemico in Libia lo hanno consigliato; comunque certo sarebbe stato meglio che il DUCE non avesse data cosí chiara conferma di aver deciso di parlare il 29 ottobre scorso.
3) Mentre la relazione del Generale F. S. Grazioli convinse il DUCE "che c'era qualcosa di nuovo ad oriente e che l'esercito russo era qualcosa di ben diverso da quelle truppe raccogliticce che sotto le mura di Varsavia nel '20 si fecero battere da truppe non meno raccogliticce..." fu solo una visione cinematografica (che si è fatta ripetere col rallentatore) di una parata rossa (non di una esercitazione) a convincerlo che ad oriente si era formato un potente stato, strettamente militarista. Tale mezzo di convinzione è parso non solamente un'offesa a tutti coloro che pagati dalla Nazione hanno seguito da vicino lo sviluppo della potenza russa (ambasciatori, consoli, addetti militari, addetti navali, aeronautici, commerciali, addetti stampa, sim ecc.) ma un mezzo troppo superficiale ed elementare per affermare la conoscenza di quell'esercito che ha sbalordito il mondo e non poteva essere lo stesso (e tanto meno con le stesse armi) che aveva sfilato in parata.
4) Il reale rapporto che il Giappone con la "sua" alla nostra guerra è dato dallo stesso Capo del Governo con una espressione quanto mai sibillina e cioè che il Giappone "è imbattibile, perché irraggiungibile". Con questa enunciazione si è maggiormente maturata l'idea che il Giappone combatte per la sua grande Asia, disinteressandosi o quasi dei fatti degli altri. Si noti che la mancata dichiarazione di guerra del Giappone alla Russia ha deluso buona parte dell'opinione pubblica dell'Asse.
5) Sulle immediate reazioni dell'Asse allo sbarco anglo-americano nell'Africa del Nord, il DUCE, tacendo completamente su ciò che si svolge a Tunisi e a Biserta, ha finito - in conclusione - di dare ragione a Churchill il quale ha affermato che gli unici atti concreti da parte dell'Asse sono stati l'occupazione della Corsica e la passeggiata in riviera.
Gli italiani comprendono bene che il segreto militare deve essere rispettato ed ha le sue esigenze, ma è anche vero che erano nel loro diritto di sapere qualche cosa di piú di ciò che avviene in Tunisia e in Cirenaica; e tale aspettativa appare ancora piú legittima ove si consideri che il DUCE stesso aveva affermato di non fare un discorso politico, ma un rapporto quasi strettamente militare.
6) La parte statistica riflettente i danni e le vittime delle incursioni nemiche sulle diverse città italiane, non è stata considerata veritiera. Le cifre dei morti sono sembrate troppo ovattate di rosa e si ritiene che non siano state eccessivamente gradite alle popolazioni dei centri maggiormente colpiti.
7) Strettamente legato a questo argomento è il culto della verità che scrupolosamente viene osservato nella redazione del bollettino di guerra. Ogni italiano, nei due anni e mezzo di guerra ha seguito l'evolversi di tanti avvenimenti ed ha potuto farsi un'idea precisa ed altrettanto categorica in proposito. D'altro canto non si è mai notato che l'italiano affermi essere il bollettino menzognero, ma piuttosto lo considerava vago, impreciso e reticente.
8) Estremamente doloroso il passo che riguarda l'inumano trattamento della quasi totalità dei nostri 232 mila prigionieri. Una è la segreta speranza della madre, del padre e del figlio che il proprio caro prigioniero [sic]: la illusione di saperlo bene. In parte questa illusione è caduta. Il dubbio, spesso atroce, dato dai lunghi silenzi, oggi nell'animo di qualcuno si è tramutato in lugubre certezza. Ciò non è umano, anche se fosse vero. Un governo forte, quale è il nostro, attraverso i suoi organi, attraverso gli Enti internazionali ed infine attraverso a tutti gli altri mezzi a disposizione, ha il dovere non di enunciare le crudeltà del nemico, ma di reprimerle, tutelando i propri prigionieri di guerra.
Ciò in via di massima. In realtà, tutte le famiglie dei prigionieri di guerra leggono "L'Osservatore Romano" ed ascoltando la Radio-Vaticana, la quale spessissimo emana dei bollettini ove si afferma, attraverso la serena parola dei Vicari o dei Nunzi Apostolici le condizioni di spirito e lo stato di salute dei prigionieri di guerra italiani nei vari campi di concentramento.
L'odio, quindi, che si vorrebbe far affiorare verso il nemico attraverso tali dichiarazioni, si ritorce spesse volte su chi con fredda e semplicistica determinazione lo tenta.
9) Un errore è stato giudicato il ricordare la lungimiranza del Governo Fascista per quello che concerne lo sfollamento delle città. Soltanto oggi, ed in via molto tenue, vengono presi i provvedimenti riguardanti le scuole; lo stesso telegramma del DUCE ai Podestà perché non è stato fatto all'atto della dichiarazione di guerra?
D'altro canto che lo sfollamento delle città era, in mente di Giove, lo si rileva dai provvedimenti a suo tempo attuati per il periodo delle villeggiature. Chi non ricorda ancora la lunga pratica burocratica per trasferirsi da una provincia all'altra? Ed ancora: perché si è troncato lo "sfollamento" naturale dichiarando il 31 agosto chiuso il periodo delle villeggiature?
10) Lo sfollamento semipermanente poi non può essere attuato in Italia per due ragioni sostanziali: la prima, il basso livello delle paghe e degli stipendi; la seconda perché non tutti i capoluoghi di provincia hanno un retroterra capace di accogliere centinaia e centinaia di migliaia di sfollati: esempio tipico: Roma. Si aggiunga inoltre come ragione secondaria l'attuale deficienza di treni e di ferrovie vicinali che non consentono un esodo adeguato giornaliero.
11) Una enormità è stata giudicata la affermazione che per i ricoveri antiaerei si siano spesi centinaia e centinaia di milioni di lire, senza ottenere che i medesimi siano da ritenersi "ricoveri a prova di bomba". Ora è mai possibile che lo Stato (che non è intervenuto nelle spese per l'approntamento dei ricoveri di ogni singolo edificio) abbia speso per quei quattro sacchetti di terra o sabbia e per alcune tavole di legno centinaia e centinaia di milioni? È palese - e purtroppo oggi svelato - la truffa colossale compiuta dagli Organi preposti a tali primitive sistemazioni. Del resto chi non sa che nella Capitale l'appaltatore di tali lavori non è stata un'impresa edilizia o affine, ma un commerciante in vetrerie e cristalli?
12) Punto delicato del discorso è quello riguardante il valore del soldato italiano. Non è vero che il Primo Ministro britannico abbia messo in dubbio minimamente il valore e l'eroismo dei soldati italiani. Ciò è affermato dalla stampa italiana che piú volte ha riportato gli spontanei ed umani riconoscimenti della stampa inglese sui nostri combattenti. Ma a parte ciò la Nazione ha oggi appreso che il soldato italiano non ha reso quello che avrebbe potuto per difetto di armamento e per insufficienza mentale dei generali. Ma queste colpe non sono da addebitare al Ministro della Guerra? Né d'altro canto si ritiene accettabile che il passo del discorso sia stato dedicato al generale Rommel che ha bestialmente sacrificato le nostre divisioni di fanteria ad El Alamein.
13) "Non si fa la guerra senza odiare il nemico". Dolorosa e tardiva constatazione. Solamente dopo due anni e mezzo di guerra ci si accorge che il popolo italiano, nonostante la chiacchierata serotina di Ansaldo, Appelius, Alessi, ecc., non odia gli inglesi? E se fin qui non l'ha odiato, quanto tempo ancora ci vorrà per riuscire ad instillare tale odio? Le deficienze mostrate dal Governo in tutti i settori, dalla alimentazione alla difesa antiaerea, non giustificheranno ad abbondanza gli eventuali danni che il nemico ci infierirà?
La verità vera e che non si ha il coraggio di enunciare da parte di chicchessia è che l'odio per il nemico è stato sostituito dall'odio verso il Regime. Odio compresso che negli animi e nei cuori si è venuto accumulando in venti anni di abusi e di soprusi, di corruzioni e di viltà, di compromessi e di riserve mentali, da parte di coloro che avrebbero dovuto forgiare il cittadino italiano balzato ad una maturità politica dalle trincee del Carso e del Piave.
E questo il DUCE lo ha capito quando terminando il discorso ha ripreso il fondamentale concetto della propaganda nemica: l'Inghilterra vuol distruggere il Fascismo ed ha invocato per la prima volta la Nazione di combattere, dando cosí l'impressione che in tasca non ha piú la carta della vittoria.
Anche le cifre riguardanti i prigionieri - si sostiene negli ambienti militari - sono complete; mancherebbero nella somma le sei divisioni perdute nell'offensiva dell'ottobre-novembre u.s. in Cirenaica da parte del nemico. Ciò risulterebbe dall'Ufficio Prigionieri al Ministero della Guerra, da dove molto probabilmente è stata diffusa l'indiscrezione. La gente al cospetto delle cifre dei morti e dei prigionieri ha commentato che non vi è stata tanta sproporzione nemmeno nella dolorosa ritirata di Caporetto. Inoltre: la lettera letta dal DUCE sul trattamento dei prigionieri avrà come ripercussione che la censura militare britannica farà ritardare ancora di piú il passaggio della corrispondenza. Ora se è ammesso che la lettera suddetta sia passata inosservata al censore, non è ammissibile che ne siano passate molte da giustificare l'allarme gettato dal Capo del Governo sul trattamento generale dei nostri prigionieri. E se il caso - purtroppo feroce - può essere verissimo, è peraltro singolo, non doveva essere raccolto e generalizzato. La conseguenza sarà una ritorsione peggiore da parte del nemico. Inoltre il soldato sa ora - per bocca del DUCE - che deve andar a morire o sul campo di battaglia o nel campo di concentramento e tale alternativa non è un roseo invito ad elevare il morale delle truppe.
Le citazioni storiche di inglesi che hanno stramaledetto il loro Paese possono avere riscontro con altrettante di italiani illustri (Machiavelli, Carducci, lo stesso Dante) che in un momento di abbandono hanno lanciato invettive all'indirizzo della loro Patria.
Sono state ancora notate delle stoccate alla Germania: 1) il DUCE ha affermato che il popolo italiano è fra i piú intelligenti, se non il piú intelligente, del globo (i tedeschi, dunque, se mai, verrebbero dopo); 2) la dichiarazione che la Russia come potenza militare non è stata una sorpresa per il DUCE (e lo è stata invece una tremenda sorpresa per il Fuehrer che l'ebbe a definire ancora nel 1941 come oramai vinta e terminata!); [3)] che occorreva infine che il DUCE ordinasse a Berlino di agire contro la Francia non occupata per finirla con le promesse dei capi militari e politici di Vichy.
La polemica con Churchill - che ha avuto indubbiamente un successo per il modo con il quale il DUCE l'ha condotta - doveva però limitarsi a poche battute, facendo veramente risaltare che tra il Duca Churchill e il figlio del Fabbro, forgiatore della nuova Italia imperiale, era assai piú signore quest'ultimo. L'uomo della strada ha giudicato male le offese ributtate in faccia al Premier inglese.
Ed infine un'altra osservazione che da piú parti è stata fatta: l'elogio fatto dal DUCE al soldato russo, ha fatto sorgere l'impressione che qualche cosa di vero vi sia nella voce che da un mese corre su una eventuale pace separata tra Russia e Germania in modo che quest'ultima potrebbe poi scagliare tutta intera la macchina potentissima delle sue armi contro l'Inghilterra. La Russia - visto e considerato che ad un certo momento avrebbe contro anche gli attuali alleati i quali non permetterebbero mai un'invasione comunista dell'Europa sulla quale vorrebbero invece dominare incontrastati - preferirebbe risparmiare uomini e mezzi e si accontenterebbe di riavere le sue terre polacche, l'Ucraina ecc. Non è semplice la risoluzione, ma non è - almeno sulla carta e come soluzione fittizia - nemmeno da escludersi.Si aggiunge che le critiche e i commenti al Discorso del DUCE che dovrebbe passare alla storia come il "discorso della verità" sono stati veramente aspri, specialmente nel popolo che dal discorso ha soltanto tratto le cose piú significative e a lui piú direttamente dette. Noi li abbiamo soltanto registrati e messi insieme, attenuando di piú le cariche tinte dei giudizi raccolti negli ambienti politici e popolari.
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