Il Gran Consiglio del fascismo, udita la situazione interna ed
internazionale e la condotta politico-militare della guerra sui fronti
dell'Asse,
rivolge il suo fiero e riconoscente saluto alle eroiche Forze
Armate italiane e a quelle alleate, unite nello sforzo e nel sacrificio
per la difesa della civiltà europea, alle genti della Sicilia invasa,
oggi più che mai vicina al cuore delle altre genti, alle masse lavoratrici
dell'industria e dell'agricoltura che potenziano col lavoro la Patria in
armi, alle camice nere ed ai fascisti di tutta Italia che si serrano nei
ranghi con immutata fedeltà al regime;
afferma il dovere sacro per tutti gli italiani di difendere fino
all'estremo il sacro suolo della Patria, rimanendo fermi nell'osservanza
delle alleanze concluse;
dichiara che a tale scopo è necessario e urgente il ripristino
integrale di tutte le funzioni statali, attribuendo al re, al Gran Consiglio,
al Governo, al Parlamento, al Partito, alle corporazioni i compiti e le
responsabilità stabilite dal nostro statuto e dalla nostra legislazione;
invita il capo del Governo a chiedere alla Maestà del
re, verso il quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la nazione,
perché voglia assumere l'effettivo comando di tutte le Forze Armate
e dimostrare così al mondo intero che tutto il popolo combatte serrato
ai suoi ordini, per la salvezza e la dignità dell'Italia.
ORDINE DEL GIORNO SCORZA
Il Gran Consiglio del fascismo, convocato mentre il nemico, imbaldanzito
dai successi e reso tracotante dalle sue ricchezze, calpesta la terra di
Sicilia e dal cielo e dal mare minaccia la penisola,
afferma solennemente la vitale e incontrovertibile necessità
della resistenza ad ogni costo.
Certo che tutti gli istituti ed i cittadini, nella piena e consapevole
responsabilità dell'ora, sapranno compiere il loro dovere sino all'estremo
sacrificio, chiama a raccolta tutte le forze spirituali e materiali della
nazione per la difesa dell'unità, dell'indipendenza e della libertà
della Patria.
Il Gran Consiglio del fascismo, in piedi:
saluta le città straziate dalla furia nemica e le loro
popolazioni che in Roma, madre del cattolicesimo, culla e depositaria delle
più alte civiltà, trovano l'espressione più nobile
della loro fermezza e della loro disciplina.
rivolge il pensiero con fiera commozione alla memoria dei caduti
e alle loro famiglie che trasformano il dolore in volontà di resistenza
e di combattimento;
saluta nella Maestà del Re e nella dinastia sabauda il
simbolo e la forza della continuità della nazione e l'espressione
della virtù di tutte le Forze Armate, che, insieme con i valorosi
soldati germanici, difendono la Patria in terra, in mare, in cielo;
si unisce reverente al cordoglio del Pontefice per la distruzione
di tanti insigni monumenti dedicati da secoli al culto della religione
e dell'arte.
Il Gran Consiglio del fascismo è convinto che la nuova
situazione creata dagli eventi bellici debba essere affrontata con metodi
e mezzi nuovi.
Proclama pertanto urgente la necessità di attuare quelle
riforme ed innovazioni nel Governo, nel Comando supremo, nella vita interna
del paese, le quali, nella piena funzionalità degli organi costituzionali
del regime, possono rendere vittorioso lo sforzo unitario del popolo italiano.