1917 - Fatima,
    il miracolo complessivo

    di Paola Lasi



    Quattro case di pastori e contadini in mezzo alla campagna; Fatima, nel 1917, è l’immagine vivente del detto “Lisbona è il Portogallo: il resto, paesaggio”. Eppure, proprio qui, si giocherà una partita determinante per il futuro nazionale.
    Dopo la Rivoluzione popolare del 1910, in Portogallo si è instaurata la Repubblica, con una Costituzione all’avanguardia in materia di diritti civili. E’ solo l’inizio di un periodo di grave instabilità politica, tra tentativi di restaurazione monarchica, scioperi e colpi di stato. Anche il Portogallo è travolto dalle ondate di riforme, rivoluzioni e repressioni che in quegli anni sconquassano l’Europa.
    Il clero locale sostiene la monarchia e le forze conservatrici. Il nuovo Governo, di ispirazione massonico-liberale, ha risposto alle ostilità con la separazione tra Stato e Chiesa, la libertà di culto, il divieto dell’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche, la messa al bando degli ordini religiosi e la nazionalizzazione dei beni ecclesiastici, concedendo spazio anche a qualche eccesso persecutorio. Ma dal 1916, cioè dall’entrata in guerra contro Austria e Germania, la Chiesa si è accattivata il consenso popolare con la propaganda antibellicista. Nel Portogallo profondo, atavicamente cattolico, povero e per lo più analfabeta, le apparizioni della Madonna, apocalittiche o messianiche, si diffondono a macchia d’olio e provocano un’eco crescente, anche a livello nazionale. Come l’apparizione della Vergine ad un pastorello di Barral, il 10 maggio del 1917.
    Solo tre giorni dopo, il 13 maggio, a Fatima, Lucia Dos Santos, di 10 anni, e i suoi cugini Francisco e Jacinta Marto, di 9 e 7 anni, affermano di aver visto la “Signora” alla Cova da Iria, un pascolo di proprietà della famiglia. E’ solo la prima di sei apparizioni, tutte annunciate e tutte ad ogni 13 del mese; esclusa quella di agosto, posticipata al 19 perché i 3 pastorelli sono temporaneamente tenuti sotto chiave per ordine del sindaco di Ouren.
    Lucia, la più grande e leader, è l’unica a dialogare con la Madonna e sarà anche sempre l’unica a dare spiegazioni ai fedeli, ai curiosi, e alle autorità civili ed ecclesiastiche. E’ a seguito delle insistenze di queste ultime che la gonna della Vergine, troppo corta nei primi resoconti, si allunga progressivamente nei successivi.
    Francisco e Jacinta, travolti dagli eventi e intimiditi dal clamore che suscitano, rimarranno sempre in disparte, fino alla morte prematura, 2 e 3 anni dopo, durante l’epidemia di Spagnola, che spazzerà via anche altri due figli dei coniugi Marto.
    Il 13 ottobre del 1917, durante l’ultima apparizione, passata alla Storia per quello che verrà chiamato il “miracolo del sole”, Lucia annuncia con enfasi che la guerra è finita. Non è vero. Non ancora, almeno. Il Portogallo esce dal conflitto dopo il colpo di stato di destra del Generale Sidonio Pais, che segna una svolta decisiva nella Storia nazionale. Una Storia che darà a Fatima un rilievo da protagonista.

    ***

    Fatima non è in una regione montuosa, ma collinare. In particolare, la Cova da Iria (pron. Quèva da Irìa), luogo delle apparizioni dove ora sorge il Santuario, è quasi in pianura.
    Il terreno era di proprietà della famiglia di Lucia che, oltre al pascolo, vi teneva un’ampia area coltivata. Erano dunque famiglie contadine che possedevano la propria casa, le proprie terre e il proprio gregge. I bambini più piccoli si occupavano del gregge, poi, da adolescenti, cominciavano a coltivare i campi e ad imparare un “mestiere” (sartoria, tessitura ecc…); i maschi spesso andavano a scuola per 2-3 anni, le femmine no. Tutto questo si evince dalle Memorie di Lucia, che racconta anche che amavano molto andare alle feste e a ballare, tutti agghindati (lei aveva anche una madrina benestante che le faceva regali preziosi in oro). Insomma, non erano poverissimi e il tenore di vita era probabilmente nella media della popolazione rurale portoghese ed europea del 1917.

    Nel 1921, Lucia, unica sopravvissuta, entra in Collegio dalle suore Dorotee: è l’inizio di un percorso che la porta a prendere i voti perpetui nel 1934 e a diventare carmelitana nel 1948.

    Dal 1929, Lucia, tramite il Vescovo di Leirìa, cerca di contattare il Papa.
    Secondo quanto raccontava il Cardinale Carlo Confalonieri (che ne era stato segretario) Pio XI riceveva molte lettere di donne e suore con visioni mistiche e profezie e commentava, pensoso: “Mah…Dicono che io sono il Suo vicario in Terra. Se ha qualcosa da farmi sapere, potrebbe dirlo a me”.
    Pio XI (Ratti), eletto nel 1922, secondo Tosatti non accennò mai ai fatti di Fatima, ma nel 1929 banedisse un’immagine della Vergine di Fatima destinata alla Cappella del Collegio portoghese (a Roma?).
    Nel Febbraio 1939 muore Pio XI.

    Nel frattempo, il clima politico, in Portogallo, si è capovolto. Nell’ottobre 1917 è iniziata l’ascesa della destra, prima con il colpo di stato di Sidonio Pais, poi, in seguito ad alterne vicende, con la presa definitiva del potere che, dal 1926, vede l’escalation del dittatore Antonio Salazar. Amico personale del Cardinale di Lisbona Cerejeira, Salazar fa del cattolicesimo tradizionalista la sua bandiera e verrà chiamato “l’angelo del Portogallo” (in felice consonanza con le visioni dell’”angelo custode del Portogallo” raccontate da Suor Lucia). Iniziano i circa 45 anni del Fascismo delle 3 F: fado, futbol, Fatima. Nel 1927 il Vescovo di Leiria presiede alla prima manifestazione ufficiale alla Cova da Iria. Nel 1930 il Vescovo di Leiria, con l’avallo di Roma, proclama il carattere soprannaturale delle apparizioni di Fatima. Nel 1931, grande pellegrinaggio nazionale a Fatima e consacrazione della nazione al Cuore Immacolato di Maria. Nel 1936, l’episcopato portoghese riunito a Fatima fa voto di promuovere un grande pellegrinaggio a Fatima se il Portogallo verrà preservato dal comunismo (è l’anno della vittoria del Fronte Popolare in Spagna). Negli stessi anni iniziano i grandi lavori per la realizzazione del Santuario, modificato e ingrandito più volte.

    Lucia negli studi non va oltre la terza elementare, perché i preti e le suore che l’hanno presa in custodia la sottraggono al mondo e alle eccessive curiosità facendola quasi “sparire”, cambiandole il nome e avviandola ai lavori domestici. Quando scriverà, lo farà come sa. Scrive le sue Memorie e la lettera con la Terza parte del Segreto (tutte nel monastero di Tuy, in Spagna) sempre e solo su “ordine” del Vescovo di Leiria.
    Negli anni continua ad aggiungere dettagli inediti (ad esempio, che la Vergine teneva nella mano destra un Cuore, nella sinistra un Rosario) e visioni di cui non aveva parlato in precedenza (ad esempio quelle di Francisco e Jacinta sul Santo Padre o quelle dell’”angelo custode del Portogallo”). Fornisce letture, interpretazioni, aggiornamenti del segreto. E precisa: “Non saprei essere sicura che ogni parola sia esatta. Era piuttosto il senso che veniva a me, e io misi in parole quello che avevo capito”

    E’ solo nella Terza Memoria, conclusa il 31 agosto del 1941, che Lucia rivela le prime due parti del segreto, perché, dice, “i rappresentanti di Dio in terra mi hanno autorizzato a farlo”. Ma la Vergine l’avrebbe autorizza a rendere pubbliche le prime due parti del segreto già nel 1929 (perché si aspetta fino al 1941 per scriverle e il 1942 per pubblicarle?).

    La Quarta Memoria (scritta sempre su ordine del vescovo José Alves Correia da Silva: “scrivere qualsiasi altra cosa che ricordasse sugli avvenimenti di Fatima”) è datata 8 dicembre 1941. Suor Lucia fa notare tra l’altro: “vengo a deporre ancora una volta nelle mani dell’E.V. reverendissima i frutti dell’unica mia pianta: l’ubbidienza”. E poi: “Il buon Dio ha pensato bene di privarmi anche della cella, anche se qui in casa, ce n’è parecchie e vuote”. E ancora: “Devo ringraziare Dio per l’assistenza del divino Spirito Santo, che io sento mentre mi suggerisce quello che devo scrivere o dire. Se, a volte, la mia stessa immaginazione o la mia mente mi suggeriscono qualche cosa, mi accorgo subito che gli manca l’unzione divina e sospendo fino a conoscere, nell’intimo della mia anima, quello che Dio vuole dire al suo posto.” “Adesso, eccellenza reverendissima, verrà la pagina che mi costa di più fra quante l’eccellenza vostra mi ha fatto scrivere. (…) Io ho sempre ubbidito. Prima di tutto, ho ubbidito ai movimenti intimi dello Spirito Santo; poi agli ordini di coloro che a nome suo mi parlavano. (…) Immolata sull’altare dell’ubbidienza (…). Tranne una parte del segreto, che per ora non mi è permesso di rivelare, dirò tutto. (…) Non so perché, le apparizioni della Madonna producevano in noi effetti molto differenti (nota: rispetto a quelle dell’Angelo). La stessa gioia intima, la stessa pace e felicità. Ma invece di quella spossatezza fisica, una certa agilità espansiva; invece di quell’annichilimento davanti alla divina presenza, un esultare di allegria; invece di quella difficoltà nel parlare, un certo entusiasmo comunicativo (nota: nonostante le minacciose visioni e profezie?). Ma, nonostante questi sentimenti, sentivo l’ispirazione a tacere, soprattutto certe cose.”
    Questa è parte del dialogo che Lucia ricorda dell’apparizione del 13 luglio: “Vorrei chiedervi di dirci chi siete; e di fare un miracolo perché tutti credano che Voi ci apparite” “Continuate a venire qui tutti i mesi. In ottobre dirò chi sono, quello che voglio e farò un miracolo che tutti vedranno e potranno credere.”
    E’ solo qui, nella Quarta Memoria, che Lucia conclude il resoconto della Prima e Seconda Parte del Segreto con la frase: “In Portogallo, si conserverà sempre il dogma della fede; ecc…Questo non lo direte a nessuno. A Francisco, sì, potete dirlo.”
    Poi aggiunge: “Coscientemente non mi tengo nulla. Credo che mancheranno soltanto dei piccoli particolari, riguardo alle suppliche che io facevo. Trattandosi di cose puramente materiali, io non gli davo tanta importanza e forse per questo non mi si sono impresse tanto vivamente nello spirito. E poi erano tante, ma tante! Forse proprio la preoccupazione di ricordarmi le innumerevoli grazie che dovevo domandare alla Madonna, ha causato l’equivoco per cui io intesi che la guerra finiva proprio il giorno 13”.
    Annotando delle correzioni per un libro che si sta scrivendo su di loro, smentisce che lei e Jacinta indossassero un vestito celeste-azzurro, un velo bianco e, sopra il velo, una corona di fiori (anche se una donna voleva convincerle a vestirsi così, loro avrebbero rifiutato); non si evince dal testo della Memoria a quale occasione si riferisca, ma, stranamente, sembra proprio l’abbigliamento descritto nell’articolo di “O seculo” sul miracolo del sole del 13 ottobre e visibile in una foto di Jacinta riferita alla stessa occasione.

    L’unico giornale nazionale a parlare di Fatima nei giorni prima e dopo il 13 ottobre è “O Seculo”, quotidiano conservatore; gli altri due principali, “Diario de Noticias” e “O Commercio do Porto”, non ne fanno cenno.

    Lucia, nelle memorie, continua a mostrare sé stessa bambina come molto ben voluta, simpatica, stimata, gradita, preferita, ricercata da tutti, mentre i due cugini, prima delle apparizioni, non risultano dalle sue parole né altrettanto brillanti, né altrettanto simpatici e graditi.

    Il 9 gennaio 1944, Suor Lucia scrive al vescovo da Silva: “Ho scritto ciò che ella mi ha chiesto (nota: la Terza Parte del Segreto); Dio ha voluto mettermi un po’ alla prova, ma dopo tutto questa era in effetti la Sua volontà: (il testo) è nella busta sigillata ed è nei taccuini.” (2 manoscritti?)
    Secondo alcune testimonianze Suor Lucia avrebbe chiesto che il segreto contenuto nella lettera al Vescovo venisse comunicato al mondo alla sua morte e comunque non prima del 1960. Secondo altre testimonianze, Lucia dichiara: “Non è stata la Signora, ma sono stata io a mettere la data del 1960, perché secondo la mia intuizione, prima del 1960 non si sarebbe capito.” In altre circostanze la veggente era sembrata attribuire più a un’ispirazione dall’alto che a una sua particolare intuizione la volontà di mantenere segreto il messaggio fino a quella data. Secondo Capovilla, il testo non conteneva nessuna data di termine minimo o massimo e nessuno, in occasione della lettura di Giovanni XXIII, ne parlò. Secondo le testimonianze, la data del 1960 era consigliata da Suor Lucia nella lettera di accompagnamento al vescovo di Leiria. Il vescovo, a quanto pare, non legge il contenuto della busta sigillata dal monastero di Tuy e la inserisce in un’altra busta che sigilla a sua volta e mette in cassaforte. Il 3 gennaio del 1949, la rivista “LIFE International” pubblica la foto del vescovo con la busta sigillata.

    Nel 1950, Anno Santo con proclamazione del dogma dell’Assunzione di Maria. E’ l’ultimo dei dogmi sulla Madonna, alcuni dei quali stabiliti molto di recente (quello dell’Immacolata Concezione è del tardo ‘800).
    Per la chiusura dell’Anno Santo il Cardinale Todeschini comunica che Pio XII ha avuto visioni molto simili a quelle del miracolo del sole nei giorni della proclamazione del dogma.
    Sotto il pontificato di Pio XII, oltre che l’ateismo comunista, domina il neopaganesimo nazifascista.
    Secondo il Cardinale Oddi, Pio XII non lesse mai il segreto: forse attendeva il 1960, termine (solo minimo, non massimo) indicato da Lucia.

    Sintesi “ideologico-teologica” del Messaggio di Fatima: la maggioranza dei cristiani e degli uomini si può salvare non per mezzo di una Chiesa “missionaria” (dedita all’azione, all’assistenza sociale e alla promozione dei popoli “sottosviluppati”), ma per mezzo di una Chiesa “orante”. Pregare e sacrificarsi per la conversione e la salvezza degli uomini. Il Rosario è la “preghiera di Maria”, la preghiera che si fa “a” e “con” lei. Altro messaggio di Fatima: le guerre e le catastrofi naturali sono castighi di Dio per i peccati degli uomini.
    Pio XII: “C’è un terribile mistero che non mediteremo mai abbastanza: la salvezza di molti dipende dalle preghiere e penitenze volontarie dei membri del corpo mistico”.

    Anche dopo il 1948, a dispetto della clausura e del filtro delle autorità ecclesiastiche, ha parecchi contatti e colloqui, da cui emergono quadri non sempre coerenti.

    Nel 1956, il Cardinale Roncalli, allora Patriarca di Venezia, celebra a Fatima il 25° della consacrazione del Portogallo.

    All’inizio del 1957, dopo la visita a Fatima del Pro-Prefetto del Sant’Uffizio Cardinale Ottaviani, arrivò da Roma la richiesta al vescovo di Leiria affinché inviasse in Vaticano gli scritti di Suor Lucia. Tutti. Poiché il Terzo segreto era in una busta sigillata e non poteva essere riprodotto, fu richiesto di mandarlo così come era.

    Dal 1958, hanno cominciato a circolare indiscrezioni sul contenuto del Segreto: attendibili o false che siano, sono tutte di carattere più o meno apocalittico e fanno riferimento ad una grave crisi interna alla Chiesa, se non addirittura all’apostasia. Alla fine degli anni ’50 comincia a farsi sentire la pressione delle chiese periferiche e le spinte al rinnovamento sono molto forti. Roncalli, che è stato a Fatima quando era ancora cardinale, per certi aspetti può essere considerato un tradizionalista. Ma quando convoca il Concilio Vaticano II e tuona contro i “profeti di sventura”, scatena le speranze della parte più radicale della Chiesa e i timori di quella conservatrice.
    Fin dall’inizio dei lavori conciliari, il dibattito interno si fa difficile; persino i quotidiani laici intervengono con toni sempre più aspri in questioni che, anche se riguardano la teologia, finiscono con l’avere implicazioni politiche.
    In questo clima, il messaggio di Fatima non è solo una bandiera dell’anticomunismo. E’ anche un richiamo alla Chiesa tradizionalista e autoreferenziale, della preghiera e della penitenza, in contrapposizione ad una Chiesa dell’azione, proiettata all’esterno, verso l’assistenza sociale e il Terzo Mondo. Fatima, con i suoi segreti già svelati o quelli solo immaginati, in epoca conciliare diventa uno strumento di lotta interna.

    Padre Augustin Fuentes, postulatore della causa di beatificazione di Giacinta e Francisco, aveva l’autorizzazione a interrogare Suor Lucia: secondo quanto lui rivelò a frammenti e allusioni dall’estate 1958 al 1959, il 26 dicembre 1957 lei gli confidò la Terza parte del Segreto con contenuti apocalittici, escatologici e profetici: “Il castigo è molto imminente, verrà presto il castigo materiale (…), molte nazioni spariranno dalla faccia della Terra. (…) La Russia sarà il flagello scelto da Dio per castigare l’umanità se noi non otterremo la grazia della sua conversione (…) Lo dica, Padre, che il demonio sta attaccando la battaglia decisiva contro la Madonna, perché quello che affligge il Cuore Immacolato di Maria e di Gesù è la caduta delle anime religiose e sacerdotali. (…) Egli sa che i religiosi e i sacerdoti abbandonano la loro eccelsa vocazione, trascinando molte anime nell’inferno. (…) Il demonio vuole impadronirsi di anime consacrate; usa tutte le astuzie e perfino suggerisce di aggiornare la vita religiosa. (nota: in molti settori della Chiesa circola un clima radicale, si sa da tempo che Pio XII è morente e, alla sua morte - il 9 ottobre -, viene eletto - il 28 ottobre 1958 - il frutto del “compromesso”, Roncalli) (…) Ci avviciniamo agli ultimi tempi. Da quando la SS. Vergine ha dato grande efficacia al S. Rosario, non c’è problema materiale, né spirituale, nazionale o internazionale (sic!) che non si possa risolvere con il S. Rosario e con i nostri sacrifici. (…) Io non posso spiegare meglio i dettagli, perché si tratta di un segreto che secondo la volontà della SS. Vergine può essere confidato solo al Santo Padre e al Vescovo di Fatima, ma entrambi non lo vogliono conoscere per non esserne influenzati. E’ la Terza parte del messaggio della Madonna che deve rimanere segreto fino al 1960”. Lucia, sempre secondo Fuentes, esprimerebbe diffidenza verso l’efficacia della Chiesa ufficiale per la salvezza delle anime. Francisco e Jacinta si sarebbero sacrificati perché “la Vergine non ci ha mai sorriso, ci ha comunicato angoscia” (nota: contraddizione palese con quanto scrive nelle memorie, dove parla di serenità, felicità, euforia ecc…).
    Suor Lucia pare che abbia smentito e Fuentes fu costretto alle dimissioni da postulatore.

    Il 25 gennaio 1959, Papa Giovanni annuncia il Concilio, i cui lavori si aprono ufficialmente l’11 ottobre 1962. Nel discorso inaugurale, il Papa tuona contro i profeti di sventura: il clima è di ottimismo, di apertura verso il mondo esterno e contemporaneo, ma non tutti sono d’accordo. Si scatenano subito discussioni e conflitti all’interno e all’esterno.

    Il 19 agosto 1959 la busta sigillata con la Terza parte del Segreto venne consegnata dal commissario del Santo Uffizio a Papa Giovanni. Secondo la testimonianza del Cardinale Ottaviani (allora prefetto del Sant’Uffizio) e di Mons. Loris Capovilla (allora segretario personale del Papa), venne letto qualche giorno dopo alla presenza del confessore del papa; si chiamò in aiuto il traduttore portoghese della Segreteria di Stato, Mons. Paul José Tavares; pare che il papa sia rimasto un po’ pensoso e poi abbia ridato il documento a Capovilla che lo richiuse con l’annotazione del papa “Il papa ha visto il documento. Non esprime giudizi sul contenuto”.
    L’8 febbraio 1960 uno scarno comunicato stampa della Santa Sede informava che il Terzo Segreto di Fatima non sarebbe stato reso pubblico, aggiungendo: “benché la Chiesa riconosca le apparizioni di Fatima, non desidera assumersi la responsabilità di garantire la veracità delle parole che i tre pastorelli hanno asserito che la Vergine ha loro rivolto”.
    Secondo il Cardinale Silvio Oddi (in interviste rilasciate alla rivista cattolica “Trentagiorni” e al settimanale “Il Sabato”, 17 marzo 1990?), Giovanni XXIII, alla domanda sul perché, scaduto l’obbligo di segretezza nel 1960, non avesse rivelato il Terzo Segreto, avrebbe risposto sbuffando: “Non parlarmene, per favore…”. Oddi commenta: “Roncalli non amava sentir parlare di scandali e punizioni: conclusi che conteneva qualcosa di relativo a proibizioni, punizioni o disastri. Che contenesse qualche cosa di terribile che la Chiesa aveva fatto, naturalmente senza intenzione. Che la Chiesa dovesse passare attraverso un momento di gravissima difficoltà. Che entro l’anno 1960 avrà fatto qualche cosa le cui conseguenze sarebbero molto dolorose, con un calo tremendo nella pratica religiosa. E che più tardi, in seguito a gravi sofferenze, la fede tornerà. Secondo me c’è scritto più o meno che nel 1960 il Papa avrebbe convocato il Concilio dal quale, contrariamente alle attese, sarebbero indirettamente derivate tante difficoltà alla Chiesa.”
    Sui passaggi successivi del plico esistono diverse versioni: a) il plico sarebbe stato restituito al Card. Ottaviani, che doveva essere a conoscenza del contenuto. b) un’altra versione (che cita Capovilla) sostiene che il plico rimase nella camera del Pontefice, nello scrittoio, fino alla sua morte.
    Secondo un altro resoconto, il Card. Ottaviani avrebbe riferito che la busta sigillata sarebbe arrivata direttamente dal vescovado di Leiria al Papa che gli avrebbe fatto leggere il contenuto sottovoce (secondo alcune fonti in quell’epoca gli americani avevano messo microspie in Vaticano). In conclusione, Ottaviani avrebbe in seguito dichiarato: “Siccome il papa mi ha detto di non parlarne, io devo mantenere il segreto; vi posso dire soltanto questo: che verranno tempi molto difficili per la Chiesa e c’è bisogno di molte preghiere perché l’apostasia non sia troppo grande”. (Il tema dell’apostasia è diventato il cavallo di battaglia dei cattolici tradizionalisti in epoca conciliare e postconciliare). Secondo una testimonianza, Padre Mastrocola, direttore di un foglio religioso (“Santa Rita”) chiese al Cardinale Ottaviani il permesso di riprendere l’anticipazione di “Neues Europa” e lui avrebbe risposto: “Fatelo, fatelo pure, pubblicatene quante copie vi pare, perché la Madonna voleva che fosse reso noto già nel 1960”. Il Cardinale Ottaviani dichiarò, in altra occasione, di aver letto il Terzo segreto su un foglio di carta, ma il testo di “Neues Europa” è piuttosto lungo e sembra non poter essere contenuto in un solo foglio manoscritto di Suor Lucia.
    Nel testo riportato da “Neues Europa” la Madonna chiede a Lucia di rendere subito di pubblico dominio il suo Messaggio (quindi non sarebbe affatto un segreto da serbare dal 1917 per tanto tempo).
    Nel 1991 Capovilla dichiara su “Avvenire”: “Nessun Papa ha mai redatto una relazione diplomatica sul contenuto della lettera di Suor Lucia. Non c’è nessuna prescrizione, né scadenza sulla rivelazione del terzo segreto di Fatima. Papa Giovanni, dopo aver letto il memoriale di Suor Lucia, volle che fossero a conoscenza del testo i capi dei dicasteri. In seguito richiuse il plico e non se ne parlò più. Sul documento sigillato c'è una nota mia, in cui sta scritto che il Papa ha preso visione della lettera e ha lasciato ad altri l’interpretazione di queste comunicazioni.”

    Il vescovo Joao Pereira Venancio (succeduto alla morte di da Silva nel 1957), nel 1960 scrive una lettera circolare a tutti i vescovi del mondo e propone per il 13 ottobre una giornata mondiale di preghiera e di penitenza per il trionfo della causa di Dio, indicando la preoccupazione per la pace nel mondo e l’espansione del comunismo.

    Il 3 giugno 1963 muore Giovanni XXIII e il 21 giugno viene eletto Paolo VI (Montini).
    Nell’estate del 1963, si vuole far leggere il Segreto al neoeletto Paolo VI, ma la busta non si trova. Monsignor Capovilla informa che il documento è sempre rimasto nel cassetto della scrivania del Papa. Montini legge e chiede quali siano state le reazioni del suo predecessore. Roncalli, dopo una breve riflessione, avrebbe fatto richiudere la busta con una annotazione: “Il papa ha visto il documento. Non esprime giudizi sul contenuto”; Paolo VI avrebbe commentato “E neanche noi ne esprimeremo”.
    Paolo VI, a chiusura della terza sessione del Concilio, fa auspici di ecumenismo e comunica la decisione di inviare la rosa d’oro al santuario di Fatima; afferma anche che è la prima volta che un Concilio Ecumenico offre una sintesi così vasta della dottrina cattolica sulla posizione che Maria occupa nel mistero di Cristo e della Chiesa (portio maxima, portio optima, portio praecipua, portio electissima), come “mezzo” di comunicazione con Cristo (moltissimi padri hanno insistito, durante il Concilio, perché fosse riconosciuta esplicitamente la sua funzione “materna”), per cui proclama Maria santissima Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo di Dio; “siamo entrati nell’aula conciliare su invito di papa Giovanni XXIII con ‘Maria, Madre di Gesù’, così usciamo nel nome santissimo e soavissimo di Maria, Madre della Chiesa, affinché i fedeli si sentano sempre più saldi nella fede e nello stesso tempo più fervorosi nella carità verso i fratelli, promovendo l’amore ai poveri, l’attaccamento alla giustizia e la difesa della pace.” (nota: sembra un tentativo di sintesi tra Chiesa “orante” e Chiesa “missionaria”, tra tradizione e innovazione).
    Paolo VI chiude il Concilio con un abbraccio a Maritain, il filosofo del cattolicesimo progressista e militante, precursore e ispiratore di molti frutti conciliari, che aveva avuto grossi problemi con la gerarchia nei decenni precedenti.
    Paolo VI, informato e sollecitato da qualcuno (forse nel 1965, data incerta) sulla presenza del Segreto in Vaticano, chiamò Capovilla per chiedergli i commenti e le reazioni di Papa Giovanni e replicò “Allora neanch’io dirò nulla”.
    Nel 1967, nonostante alcune difficoltà politiche (nota: fascismo di Salazar, colonialismo portoghese e Ost Politik), Paolo VI decide di accettare l’invito “pressante e insistente” dell’episcopato portoghese e presiede a Fatima il 13 maggio, anche se solo “per un brevissimo atto di presenza” (“Osservatore Romano”, 4 maggio 1967). Quando Suor Lucia gli chiede di parlargli in privato perché ha un messaggio da dargli, Paolo VI le risponde di rivolgersi al suo Vescovo, che glielo avrebbe consegnato. Avrebbe detto, a proposito di Suor Lucia: “E’ una ragazza semplicissima. E’ una paesana senza complicazioni. Il popolo voleva vederla e io gliel’ho mostrata”. Montini sembra avesse una certa avversione generica per i veggenti: sosteneva che una volta che la rivelazione si era compiuta, la Chiesa non aveva bisogno di queste cose.
    Don Luigi Villa, direttore a Brescia de “La tradizione cattolica”, inviato dal Cardinale Ottaviani da Suor Lucia, non ebbe l’autorizzazione di Paolo VI (Don Luigi Villa è convinto che del Terzo segreto sia stato detto ben poco).

    Il vescovo di Leiria, Mons. Cosme do Amaral, ha più volte smentito che la Terza Parte del messaggio di Fatima fosse una profezia di malaugurio, anche se in qualche occasione avrebbe affermato che riguarda il tema della perdita della fede; ma non è chiaro se lui ne avesse avuto una conoscenza diretta.

    Dal 1960 (?) Suor Lucia poteva ricevere solo persone della famiglia o autorizzate dal Vaticano, oltre a tutti i Cardinali indistintamente (per Diritto Canonico), ma non tutti i Vescovi..

    Negli atti del Concilio non si nominano esplicitamente socialismo, comunismo e marxismo. Giovanni XXIII e Paolo VI, che avevano entrambi svolto attività diplomatica, avevano avuto molti contatti con l’Oriente prima di diventare papi e altri ne avranno anche in seguito. Sembra che Papa Giovanni abbia avuto anche scambi personali con Kruscev.

    Radio Vaticana, 13 maggio 1977: “Né Giovanni XXIII né Paolo VI hanno ritenuto opportuno rivelare la terza parte del mistero di Fatima al mondo e quanto fu pubblicato sul giornale di Stoccarda ‘Neues Europa’ il 15 ottobre 1963 non è stato confermato né direttamente smentito. (…) Comunque, vi è la certezza che la terza parte del segreto racchiuda una particolare gravità, confermata dalla tragica realtà che il mondo intero oggi sta vivendo: è giunta la pienezza dei tempi? Stiamo vivendo il prologo dell’Apocalisse profetizzata da Giovanni?”

    1978. Muore Paolo VI.
    Il 25 aprile viene eletto Papa Albino Luciani (Giovanni Paolo I, amico di vecchia data di Capovilla, stimato da Paolo VI e popolarissimo presso i cardinali del Terzo Mondo), ma sopravvive solo 33 giorni.
    Il 16 ottobre viene eletto Papa Karol Wojtyla.

    Il Cardinale Albino Lucani, allora Patriarca di Venezia, aveva fatto visita a Suor Lucia, vispa settantenne, l’11 luglio 1977. Secondo il resoconto che lui ne fa, lei gli parla soprattutto della necessità di aumentare le vocazioni (seminaristi, novizie che si dedichino totalmente a Dio). Gli dice di non aver visto la danza del sole (contemporaneamente a quella, lei e i cugini vedevano quadri in successione: la Sacra Famiglia, la Madonna Addolorata e la :Madonna del Carmine. Nel suo resoconto Luciani accetta il messaggio di Fatima come invito al pentimento e alla preghiera (anche in contrapposizione al frastuono delle comunicazioni di massa e alla tendenza ad occuparsi solo della realtà e dei problemi temporali); come invito alla recita del Rosario, per tornare ad una fede semplice senza eccessive sovrastrutture intellettuali; come conferma dell’esistenza dell’inferno. Le voci sulle “predizioni” che Suor Lucia gli avrebbe fatto durante il loro incontro sembrano smentite da questo resoconto sereno e tranquillo oltre che dalla palese allegria che dimostra alla propria elezione.
    Non si sa se Albino Luciani (33 giorni di pontificato) abbia letto la Terza Parte del Segreto.

    Durante il suo viaggio in Germania nel 1980, Giovanni Paolo II, secondo una testimonianza che divenne oggetto di smentite e controsmentite, avrebbe dichiarato: ”Quando si legge che oceani inonderanno interi continenti, che gli uomini verranno tolti dalla vita repentinamente, da un minuto all’altro, e ciò a milioni…, se si sa questo, non occorre davvero di pretendere la pubblicazione di questo segreto (…) - afferrò il Rosario dicendo - “Ecco la medicina contro questo male! Pregate, Pregate e non interrogate ulteriormente. Tutto il resto domandatelo alla Madonna (…) Dobbiamo essere pronti a vicine grandi prove, che potranno richiedere anche il sacrificio della nostra vita e la nostra totale donazione a Cristo e per Cristo.”

    Il Card. Oddi dichiara anche di aver chiesto a Suor Lucia, nel 1985, se era a conoscenza del motivo per cui la Chiesa aveva deciso di non pubblicarlo e lei rispose che ne aveva parlato nel 1982 con Giovanni Paolo II e avevano deciso insieme che era opportuno non svelarlo, per timore che potesse essere “male interpretato”. Il Card. Oddi conclude: “Non mi meraviglierei se il terzo segreto alludesse a tempi oscuri per la Chiesa”.
    In una intervista del 1992 (pubblicata da Carlos Evaristo, traduttore, alti prelati, e smentita da padre Pacheco interprete ufficiale) Suor Lucia riconosce la consacrazione della Russia (nota: di recente, circa dalla metà degli anni ’80, Suor Lucia insiste molto sul tema dell’ecumenismo e dell’unione delle Chiese cristiane e ha dichiarato al nipote Padre Valinho che la caduta del comunismo è il segno che la consacrazione della Russia è stata accettata: la cosa importante era la caduta del materialismo, ateismo e comunismo; la conversione degli Ortodossi alla Chiesa cattolica, eventualmente, sarà un di più gradito ma non fondamentale) e “sconsiglia” il Papa a rivelare il III segreto.

    In quella stessa occasione, alla domanda se vede ancora la Madonna risponde “Che curiosi! non posso dirlo”. Secondo il nipote Padre José Valinho Dos Santos Suor Lucia ha avuto altre apparizioni, oltre a quelle dichiarate pubblicamente, ma non è un argomento su cui lui o altri possono fare domande, per rispettare la sua religiosità interiore. Non è chiaro perché queste visioni, inizialmente apparse per dare messaggi alla Chiesa e al mondo, ora siano diventate private; d’altra parte, Suor Lucia ha sempre avuto un atteggiamento fortemente contraddittorio tra il voler dire e il non voler dire, tra il proclamare e il recalcitrare di fronte alle richieste di scrivere le Memorie e le varie parti del Segreto.

    Due manoscritti?
    Secondo il documento del 26 giugno 2000, Papa Wojtyla avrebbe preso visione della profezia dopo l’attentato del 13 maggio 1981. Ma il Direttore della Sala Stampa, Joaquin Navarro Valls, dichiarò nel maggio del 2000 che il Papa aveva preso visione pochi giorni dopo la sua elezione al soglio di Pietro, il 16 ottobre 1978. Un pontefice tanto devoto alla Madonna da iscrivere “Totus Tuus, Maria” sul suo stemma pontificale, che ha chiamato la Madonna di Fatima “la Madonna del Messaggio”, che veniva dall’Est e aveva combattuto il comunismo è improbabile avesse aspettato tanto a leggere il segreto.
    Secondo alcune testimonianze, dopo essere giunto in Vaticano il 16 aprile 1957, il segreto fu riposto da papa Pio XII nella sua scrivania personale, in una piccola scatola di legno recante l’iscrizione “Secretum Sancti Officii” (prima della riforma di Paolo VI del 1967, il Papa era a capo del Sant’Uffizio). Nel documento ufficiale del 26 giugno 2000, si afferma che il documento originale fu trasferito al Sant’Uffizio già dal 4 aprile e da quel momento vi verrà sempre custodito.
    La foto di “Paris Match” pubblicata il 18 ottobre 1958, scattata dal foto-reporter Robert Serrou ritrae il cofanetto di legno. Madre Pascalina (a capo del servizio nell’appartamento papale) gli disse che conteneva il Terzo segreto di Fatima. Secondo la suora, Papa Pacelli ripose il documento nel bauletto di legno, ma non lo aprì, probabilmente perché voleva rispettare il termine del 1960 dato da Suor Lucia. Capovilla sostiene che il plico (all’avvicendamento dei due papi) non fu trovato nella cassetta contenente i documenti riservati (il che, secondo lui, conferma l’ipotesi che Pio XII non l’abbia letto né aperto). Sempre secondo Capovilla, papa Giovanni, dopo averlo ricevuto dal Sant’Uffizio, ripose il plico in un cassetto dello scrittoio nel suo studio.
    Secondo la testimonianza del Vescovo Pereira Venancio, che scrutò la busta, si trattava di un solo foglio, di circa 25 righe.
    Il manoscritto pubblicato dal Vaticano era scritto su 4 fogli.
    Capovilla, in una intervista, parlava di 4-5 paginette a mano, mentre il Cardinale Ottaviani parlava di averlo letto su un foglio.
    A seguito di sollecitazioni, Paolo VI, poco dopo l’elezione, cioè nell’estate del 1963, chiede al Sant’Uffizio di leggere il Terzo Segreto, ma non si sa dove sia finito, perché papa Giovanni non lo ha mai restituito e pare che non sia stato trovato nemmeno negli appartamenti papali. Capovilla, interpellato, suggerisce di guardare nel tiretto della scrivania e viene ritrovato. Ma secondo il documento ufficiale del 2000, Paolo VI avrebbe letto il documento nel marzo 1965.
    Wojtyla avrebbe dunque potuto leggere il documento nel cofanetto subito dopo eletto, mentre avrebbe dovuto chiedere al Sant’Uffizio l’altro documento, dopo l’attentato.
    Anche Suor Lucia, nella lettera al Vescovo Alves Correia da Silva, dice di aver scritto il segreto nella lettera e nei taccuini: si tratta dunque di due testi diversi?