4 Giugno 1919
Al On: Gabinetto di S. E. il Presidente del Consiglio
A S. E. il Sottosegretario di Stato per l’Interno
Ill.mo Sig. Direttore Generale della PS
Oggetto: Origine dei Fasci di combattimento
I Fasci di combattimento sorsero in seguito all’adunata ideata
e caldeggiata dal «Popolo d’Italia» tenutasi in Milano il 23
scorso marzo. A detta adunata
erano in special modo invitati i corrispondenti, i collaboratori
ed i lettori di detto periodico, nonché i combattenti ed ex combattenti.
Scopo dell’adunata era organizzare in tutti
i Centri d’Italia le forze interventiste e porle in tal grado di compattezza
e di energia da combattere e frenare la propaganda leninista favorita dai socialisti ufficiali e da
spiegare un’efficace azione per il raggiungimento delle rivendicazioni
nazionali.
Nella adunata stessa furono approvate le seguenti
tre dichiarazioni presentate dal Professore Benito Mussolini:
1. «L’adunata del 23 marzo rivolge il
suo primo saluto e il suo memore e reverente pensiero ai figli d’Italia
che sono caduti per la grandezza della Patria e per la libertà del mondo, ai mutilati e invalidi, a
tutti i combattenti, agli ex prigionieri che compirono il loro dovere e
si dichiara pronta a sostenere energicamente le rivendicazioni di ordine materiale che saranno
propugnate dalle Associazioni dei combattenti».
2. «L’adunata del 23 marzo dichiara
di opporsi all’imperialismo degli altri popoli a danno dell’Italia e all’eventuale
imperialismo italiano a danno di altri accetta il postulato supremo della società delle
nazioni che presuppone l’integrazione di ognuna di esse, integrazione che
per quanto riguarda l’Italia deve realizzarsi sulle Alpi e sull’Adriatico colla rivendicazione
e annessione di Fiume e della Dalmazia».
3. «L’adunata del 23 marzo impegna i
Fascisti a sabotare con tutti i mezzi le candidature dei neutralisti di
tutti i partiti».
Il programma dei Fasci di combattimento.
(Postulati di indole politica).
1. L’attuale suffragio universale deve essere
integrato coll’estensione del diritto di voto e di eleggibilità
alle donne che abbiano compiuto gli anni 21.
2. Le elezioni generali politiche devono aver
luogo con scrutinio di lista e rappresentanza proporzionale.
3. Le elezioni generali politiche devono aver
luogo a smobilitazione compiuta.
4. La età necessaria per la eleggibilità
a deputato è abbassata da 31 a 25 anni.
5. I deputati eletti nelle prossime elezioni
formeranno l’assemblea nazionale.
6. L’assemblea nazionale durerà in
carica tre anni.
7. Il primo atto dell’assemblea nazionale
sarà quello di decidere sulla forma di governo dello Stato.
8. Il Senato è abolito.
(Postulati di ordine sociale).
1. Presentare un progetto di legge che sancisca
per tutti i lavoratori italiani la giornata di otto ore;
2. Accogliere gli emendamenti operai al progetto
Ciuffelli sulle assicurazioni globali, soprattutto per il limite di età;
3. Sistemare il personale delle ferrovie.
(Postulati di ordine economico finanziario).
Imposta progressiva straordinaria sul capitale,
per fronteggiare i bisogni del dopo guerra, specialmente per ciò
che riguarda le provvidenze a favore dei mutilati, invalidi, combattenti, famiglie dei caduti.
Il Professore Mussolini in una assemblea del
Fascio illustrò il programma asserendo: «questo è il
mio programma, ma può non essere il vostro ed in
questo caso potremo discuterlo e modificarlo. L’atteggiamento
negativo che ci si rimprovera, non basta alla attività pratica e
contro il bolscevismo sono in giuoco molte forze, e la nostra opera di prevenzione deve
consistere nel presentare un programma di attuazione immediata, onde metterci
sul terreno delle pronte realizzazioni per ragioni di ordine politico generale
ed urgente».
Nei riguardi economici e finanziari si propone
una misura rivoluzionaria che nessun partito finora, e nemmeno il partito
che vuole monopolizzare la rivoluzione, ha mai affacciato e cioè: l’imposta straordinaria
progressiva sul capitale. Questo provvedimento, che sarebbe una confisca,
arrecherebbe grandiosi vantaggi e tali da far fronte a tutti gli impegni.
Tali riforme sono nella coscienza del Popolo italiano e rappresentano una
indefettibile necessità, e se non accolte potrebbero pregiudicare le sorti delle istituzioni,
e se noi, concluse, potremo domani stendere in tutta Italia una rete formidabile
di Fasci
e se raccoglieremo intorno a questi fasci il consenso sempre
piú largo delle masse e se creeremo dei nuclei pronti all’azione,
allora potremo imporci nel giro di 24 ore.
Questo programma, continuò, combatte
il leninismo che non deve essere confuso col proletariato; noi intendiamo
salvare la nostra rivoluzione dalla loro, che è la rivoluzione distruttiva della vandea.
In altra assemblea del 22 scorso aprile, lo
stesso Mussolini, dopo aver accennato ai recenti avvenimenti di Milano,
dimostrò la necessità di unirsi alle
organizzazioni che hanno comuni coi Fasci principi e finalità
per poter compatti rintuzzare qualsiasi ulteriore velleità delle
frazioni leniniste e presentò all’uopo il seguente ordine del giorno approvato ad unanimità:
«Il fascio Milanese di combattimento
discutendo sugli avvenimenti di martedí disdegna le polemiche inutili,
deplora che in conseguenza della provocazione leninista sia stato sparso sangue di italiani, si
dichiara pronto a rispondere nuovamente colla violenza alla violenza in
difesa della libertà contro vecchie e nuove tirannie».
Nella nota assemblea tenuta il 6 maggio discutendosi
sul movimento dei fasci e sul loro sviluppo destinato a creare una forza
temibile e considerevole in tutta Italia, il Mussolini, compiacendosi della attività
addimostrata dalla Commissione di propaganda e prospettando il lavoro complesso
da svolgere per creare dei nuovi Fasci, fece presente essere all’uopo necessario
costituire un ufficio di segreteria permanente, con la nomina di tre segretari
propagandisti stipendiati, e tale proposta fu accettata.
In altra assemblea del successivo giorno 10
ad integrazione del programma di realizzazione il Mussolini propose la
discussione di 3 postulati riguardanti rispettivamente il problema militare, quello ecclesiastico?religioso
e quello operaio.
Circa il problema militare sostenne non doversi
per ora parlare di disarmo date le condizioni attuali nelle quali il mondo
esce dal conflitto dei popoli, e perciò è da accogliere il vecchio postulato della
scuola repubblicana: la Nazione armata.
Per il problema ecclesiastico propugnò
che le chiese siano considerate come associazioni private sottoposte alle
leggi comuni; la separazione della Chiesa dallo Stato con l’abolizione del privilegio statutario
e con la confisca dei beni ecclesiastici.
Nel campo operaio disse essere necessario
strappare il proletariato alla tirannia dei pochi dirigenti che operano
per il solo scopo delle loro mire e coartano, premono e tiranneggiano senza discussione e senza discernimento
le sorti delle masse. Parlò delle Camere del Lavoro e della grande
massa
operaia aggregata «ai bancarottieri della confederazione
del lavoro», dicendo che si deve emancipare la massa stessa da questi
«giuocatori di bussolotti».
In una riunione tenuta in Milano il 12 maggio
dai rappresentanti delle associazioni patriottiche per discutere sulla
questione di Fiume e della Dalmazia, alcuni soci dei Fasci di combattimento partecipanti alla riunione
stessa, come rappresentanti del Fascio, affermarono non essere piú,
oramai, l’ora delle affermazioni verbali e platoniche e degli ordini dei giorno,
essendo invece giunto il momento di azioni energiche e silenziose e si
astennero quindi dal formulare un qualsiasi enunciato ritenendo inefficace siffatta
affermazione verbale ed esprimendo propositi di azione seria e pratica
pel raggiungimento dei loro scopi.
Nella ricorrenza del 10 maggio il Fascio di
combattimento diffuse ed affisse il seguente manifesto.
OPERAI!
Oggi è la vostra Pasqua è la vostra vittoria. Il
10 Maggio 1919 vede realizzata l’aspirazione delle otto ore di lavoro.
La vittoria dell’Italia fu vittoria delle vostre braccia operose e combattenti: la vittoria operaia è
la stessa vittoria d’Italia.
Riconoscete per questo fatto storico l’unità
delle sorti vostre in quelle della Patria.
Non vi rendete estranei con la volontà
là dove il vostro sacrifizio concorse: non mutilate la storia vostra.
Ciò che fu a prezzo della vostra vita,
si iscriva nella vostra coscienza cosí a merito come fu a carico:
non mutilate la storia vostra.
Ciò che è piú vostro,
perché il gran tutto nel quale siete rappresentati e valutati in
faccia al mondo discorde, l’Italia, sia vostra per fatto e per
coscienza; sia volontà vostra: non mutilate la vostra
storia.
Non crediate all’odio del vicino per amor
del lontano. Non prestate fede a chi vorrebbe porvi lievito di discordia
nel paese che dall’unità ebbe forza e vittoria.
Non siate con chi volle la sconfitta ed è
oggi sconfitto nella vittoria.
Siate con la vittoria, poiché foste
vittoriosi.
Il vostro diritto ha una base formidabile
di merito: non rinnegate il vostro merito
La giustizia vostra ha gran voce: non la ponete
in bocca a chi puzzano in bocca le parole.
Oggi che ai nemici palesi d’Italia altri se
ne aggiungono subdoli e malcelati, e l’imperialismo bancario nega all’Italia
la consanguineità dei figli che spontaneamente le porgono le braccia, oggi che le sorti irrevocabili
della Patria si vorrebbero ancora revocare in dubbio, i nemici vecchi e
nuovi d’Italia, vi invocano con tanta impudenza che voi ne sentite lo schifo.
Vi credono dei disperati che cerchino nella
rovina comune e nell’obbrobio del proprio paese la loro salvezza.
Chi vi ha cosí ignominiosamente accreditati
davanti all’opinione estera? davanti – se non vi rincresca – all’internazionale?
OPERAI!
Su voi pende la fiduciosa attesa del paese
e l’aspettazione egoistica di tutti i nostri nemici. C’è una grande
ansia per la vostra presunta viltà!
Chi vi ha accreditato per vili?
Non foste voi l’eroismo d’Italia?
OPERAI!
Siate la nuova voce d’Italia: Italia del lavoro; Italia della
pace; Italia di tutti gli ideali che vi sorridono; ma Italia perché
solo con questo nome la vostra personalità sociale si inserirà nella famiglia
delle nazioni e la vostra grandezza sarà grandezza d’Italia, e voi
sarete l’Italia.
il fascio di combattimento
Sviluppo ed estensione del movimento fascista.
Da molte città pervengono al centro di Milano adesioni
all’iniziativa dei Fasci di combattimento ed in molti luoghi si costituiscono
Sezioni dei Fasci come a Roma, Firenze, Napoli, Torino, Bologna, Genova, Palermo,
Livorno.
Da altre città hanno chiesto alla.segreteria
dei Fasci Milanesi schiarimenti per la costituzione di Sezioni, i dirigenti
sono soddisfattissimi dello sviluppo della loro iniziativa.
Direzione dell’organizzazione.
Il movimento dei Fasci di combattimento in
Italia è diretto dal Comitato Centrale di Milano, che organizza
pure la propaganda in provincia.
Questo Comitato Centrale è cosí
costituito: Facchinetti - Besana - Duliani - Casade - Marinellì
per la commissione di Finanza - Per la commissione di propaganda Mussolini - Monzini operaio - Bianchi Michele - Marinetti
e Rossi del «Popolo d’Italia» - Enzo Ferrari - Morisi Celso
- Bertoli Alberto.
L’ufficio di segreteria dei fasci è
costituito da Attilio Longoni segretario propagandista - Celso Morisi Segretario
propagandista amministrativo - Bertoli Alberto, Segretario propagandista del Fascio locale di combattimento
? Del Latte Avv. Segretario politico del Fascio Milanese.
I qui sopra nominati fanno parte del Comitato
dei Fasci di Combattimento (Milano).
Le deliberazioni riguardanti l’azione direttiva
vengono prese in sedute particolari in cui intervengono il Comitato Esecutivo
dei Fasci di Combattimento, il segretario ed i rappresentanti delle Commissioni
di Finanza, e di propaganda che insieme concordano le pratiche necessarie
per l’andamento Amministrativo e per lo svolgimento del lavoro da
svolgersi colla propaganda.
A tali sedute non possono partecipare se non
i componenti di tali Comitato e Commissioni.
A Milano, gli iscritti ai detti Fasci oggi
si calcolano a circa tre mila ma giornalmente pervengono da associazioni
politiche adesioni in massa dell’iscritti ai vecchi partiti interventisti.
Parte finanziaria.
I fondi si sono costituiti colle contribuzioni
degli attuali iscritti: ogni Sezione deve sostenere le proprie spese di
propaganda – a Milano, a quanto si dice, gli iscritti piú facoltosi avrebbero versato dalle
500 alle 1000 lire a testa, gli altri iscritti oltre all’importo della
tessera debbono a seconda della loro condizione economica precisare il versamento che intendono fare
mensilmente.
La piú parte degli iscritti si sono
tassati per il seguente versamento mensile:
Impiegati minimo L. 3; operaio minimo L. 2;
militari in congedo illimitato minimo L. 1. Gli appartenenti al Comitato
Centrale come Besana, Mussolini, De Vecchi, Marinetti, Marinelli, Facchinetti, Facchini ed altri,
conferiscono quanto occorra per la propaganda, ed anche per fare fronte
agli stipendi dei segretari e Impiegati singoli personali contributi. Con questi
si supplisce attualmente alle spese giornaliere dei fasci locali. Dato
che necessitano fondi straordinari le Sezioni aderenti devono concorrere alla raccolta
dei medesimi e rimetterne i ricavati al Comitato Centrale di Milano.
Cenni biografici (Mussolini).
Mussolini Prof. Benito fu Alessandro, nato
a Predappio (Forlí) il 29?7-1883, residente a Milano in Foro Bonaparte
38, socialista rivoluzionario, schedato, maestro elementare abilitato ad un insegnamento in
scuole secondarie fu prima segretario delle Camere di Lavoro di Cesena,
Forlí e Ravenna,
poi dal 1912 Direttore del giornale «Avanti!» al
quale impresse forma violenta, suggestiva ed intransigente. Nell’ottobre
1914, messosi in contrasto con la Direzione del partito S. I. perché fautore della neutralità
attiva dell’Italia nella guerra delle Nazioni contro la tendenza della
neutralità assoluta, si ritirò il 20 di detto mese dalla Direzione dell’«Avanti!».
Iniziò quindi il 15 del novembre successivo
la pubblicazione del giornale «Il Popolo d’Italia», col quale
sostenne, in antitesi all’«Avanti!» e con aspra polemica contro tale giornale ed i suoi principali ispiratori,
la tesi dell’intervento dell’Italia nella guerra contro il militarismo
degli Imperi Centrali.
Per tale fatto fu accusato d’indegnità
morale e politica e fu deliberata la di lui espulsione dal partito.
Si dimise in seguito dalla carica di Consigliere
Comunale di Milano e da quella di Consigliere della Cassa di Risparmio
delle Provincie Lombarde:
esplicò opera attivissima per l’intervento dell’Italia,
partecipando alle manifestazioni di piazza e scrivendo articoli violentissimi
sul «Popolo d’Italia».
Richiamato sotto le armi, fu in zona di guerra e rimase anche
gravemente ferito da scheggia di granata.
Fu promosso caporale per merito di guerra.
La promozione fu motivata dall’attività sua esemplare, dalla qualità
battagliera, dalla serenità di mente, dall’incuranza ai disagi, dallo zelo, dalla regolarità
nell’adempimento dei suoi doveri, essendo sempre primo in ogni impresa
di lavoro e di ardimento. Il 25 dicembre 1915 contrasse in Treviglio matrimonio con la sua conterranea
Guidi Rachele, dalla quale aveva già avuto una bambina – Edda –
procreata a Forlí nel 1910.
Ebbe per amante anche la trentina Dalser Ida
Irene fu Albino e fu Corradini Caterina nata a Sopramonte (Trento) il 25?8?188o
dalla quale ebbe un figlio nel novembre 1915 riconosciuto dal Mussolini con atto
dell’11 gennaio 1916.
Non sarà superfluo un cenno su questa
relazione del Mussolini.
La Dalser, giunse a Milano nel 1906, occupandosi
in qualità di governante. Dopo qualche anno fece ritorno in Patria
e si recò poi a Parigi per apprendere la professione di «manicure».
Nel 1913 ritornava a Milano, ed arrogandosi
il titolo di «professoressa di igiene estetica e massaggio»,
aprí un «gabinetto di bellezza fisica» in Via
Foscolo n. 5. Strinse in allora rapporti intimi col Cav. Professore
B. G., procuratore della Ditta Erba, relazione che fu rotta pel carattere
violento della Dalser, che pertanto fece segno di sue persecuzioni il B. con
minacce e scandali.
In seguito la Dalser si occupò presso
il giornale il «Popolo d’Italia» e contrasse intime relazioni
col Mussolini. Ne nacque l’11?11?1915 un bambino che fu chiamato Dalser Benito Albino, e che fu poi riconosciuto legalmente
dal Mussolini come già si disse con atto dell’11 gennaio 19 16.
La Dalser fu denunciata con anonimi come sospetta
di spionaggio, ma dalla vigilanza esercitata nessun elemento fu dato raccogliere,
che potesse dar vita ai sospetti. Risultò solo che nel tempo di sua dimora
in Via Foscolo, elogiava l’esercito austriaco nel quale diceva si trovasse
un suo fratello col grado di ufficiale ed aggiungendo che in Austria si stava bene.
Abbandonata da Mussolini sparlava con tutti
di lui, dicendo anche di averlo aiutato finanziariamente, senza però
mai fare cenno ai di lui precedenti politici.
Con decreto prefettizio del 22?5?1917 fu allontanata
da Milano e dalla Provincia, costituendo la sua presenza grave pericolo
di turbamento dell’ordine pubblico, pel contegno provocante verso la famiglia del Professor
Mussolini, per i propositi di vendetta da lei manifestati, per le relazioni
da lei coltivate,
per i raggiri ai quali ricorreva per vivere ed inviata a Firenze.
Essa riceve dal Mussolini a mezzo dell’avvocato
Jarach un sussidio mensile di L. 200. Da Firenze fu poi internata a Caserta.
Mentre era internata a Caserta, essa ad un
funzionario di quest’Ufficio (febbraio 1918) accusò il Mussolini
di essere venduto alla Francia tradendo gli interessi del proprio Paese ed al riguardo riferí di aver
saputo che il 17 gennaio 1914 ebbe luogo a Ginevra un colloquio tra il
Mussolini il Naldi e l’ex presidente del Consiglio francese Caillaux, in seguito al quale
quest’ultimo avrebbe versata in Ginevra al Mussolini ed ai suoi complici
Clerici Ugo, e Morgagni Manlio la somma di un milione di lire, somma che sarebbe
stata depositata al Banco Jarach in Via S. Spirito n. 7 a Milano. Il Clerici
ed il Morgagni sarebbero inoltre immischiati nel noto affare dei buoi
di Bolo pascià ed il primo farebbe continui viaggi in Francia per
maneggi sospetti mentre il secondo si interesserebbe ad amministrare il denaro e di provvedere
alla corrispondenza. Accennò pure all’opera sospetta dell’Avv. Guido
Galli di Milano legale del Mussolini e che dalle misere condizioni in
cui si trovava prima della guerra farebbe al presente vita molto dispendiosa,
nonché a quella di tal Bonavita del giornale «Il Popolo d’Italia»
che avrebbe per amante una tedesca.
Ha riferito inoltre che le prime trattative
per la fondazione del «Popolo d’Italia», in cui essa avrebbe
anche partecipato con una discreta somma, furono fatte a Milano nell’albergo della Bella Venezia tra il Naldi,
il Mussolini ed il Comm. Iona, il quale ultimo però venne poco dopo
fatto allontanare, non volendo gli altri due metterlo in condizioni di conoscere la
provenienza sospetta dei fondi.
La Dalser però è una nevrastenica
ed una isterica esaltata dal desiderio di vendetta contro il Mussolini
e le sue dichiarazioni non meritano fede
Tuttavia dalle indagini fatte è risultato
che effettivamente non alla data indicata dalla Dalser, ma bensí
il 13 novembre 1914 (notisi due giorni prima dell’apparizione del 1° numero del «Popolo d’Italia»)
il Benito Mussolini ed il Filippo Naldi si trovavano a Ginevra e precisamente,
entrambi, all’Hotel d’Angleterre.
Essi dissero allora di essersi colà
recati per concludere col Sig. Georg della Ditta Haasenstein e Vogher dei
contratti di pubblicità ma sembra abbiano invece avuto delle conferenze con alte notabilità francesi
di cui tuttavia non fu possibile sapere il nome (lettera 8 marzo 1918 n.
351 o del Console di Ginevra). Che poi il Mussolini abbia, per il tramite della Svizzera,
ricevuto dalla Francia i fondi per l’uscita del giornale il «Popolo
d’Italia» fu sempre voce comune.
Tramite di tali fondi sarebbero stati l’agente
svizzero di pubblicità Grassi Carlo di Giovanni dimorante in Via
Orefici n. 1 Milano ed il banchiere Jarach di Milano presso cui Morgagni Manlio, amministratore del giornale
del Mussolini ed intimo del Jarach, avrebbe avuto dei depositi, ma non
fu mai possibile avere la prova del fatto né accertare la cifra
dei depositi.
Circostanza che avvalorerebbe tali informazioni
è che l’avvocato Ermanno Jarach con studio in Milano Via S. Spirito
7, fratello del Banchiere spedisce mensilmente per conto del Mussolini L. 200 alla Dalser Ida.
In quanto al Clerici Ugo accusato dalla predetta
Dalser di connivenza col Mussolini si hanno le seguenti notizie:
Abita in Milano, Corso Buenos Ayres 48, ha
studio in P. Umberto 34 o 36 ed al presente è socio della «Commissionaria
Industriale e Commerciale Italiana» con sede in Via Principe Umberto 34. Altro socio
è certo Capitano Bianchi.
Il Clerici, prima del 1914 modestissimo rappresentante
di Caffè insieme ad Angiolino De Ambris, fratello del Deputato omonimo,
passò all’inizio della guerra al servizio dell’Avv. Pietro Coutret, capo della Missione
Marittima Francese in Genova.
Questo Ufficio – è noto – avrebbe dovuto
occuparsi di affari commerciali. Ma dopo l’entrata in guerra dell’Italia
fu trasformato in vero e proprio ufficio d’informazioni, ed esplicava la propria attività,
oltreché nella Svizzera, anche all’interno, ed aveva – mi consta
in modo positivo – ramificazioni negli Uffici di censura di Como e di Milano nonché nella
stessa Questura di Milano.
Uno dei loro informatori migliori fu il noto
Borsani, contemporaneamente addetto alla Sezione M. del Comando Supremo
e collaboratore del «Popolo d’Italia».
Il Clerici, capo del gruppo informatori di
Milano e della Svizzera (in questo paese gli informatori furono facilmente
raccolti fra Ferrovieri essendo il Clerici un noto agitatore nel campo ferroviario italiano) aveva
larga disponibilità di danaro, e si occupò anche del servizio
Stampa.
Un fiduciario di quest’ufficio dice:
«Nel futuro processo Mussolini – “Italia
del Popolo” (se si farà) saranno indicate le somme che – tramite
Clerici – Mussolini riceveva:
«Lire 10 000 mensili dall’Ambasciata
Francese, e L. 6000 da un incaricato del Ministro Thomas, del Gabinetto
Briand».
È voce pubblica che il Mussolini abbia
pure ricevuto denari dal Fascio delle Associazioni patriottiche presieduto
dall’On. Candiani, dalla Massoneria e
dal Partito repubblicano e cessate queste fonti, in quest’ultimo
periodo anche dalle Ditte Pirelli ed Ansaldo col quale ultimo dicesi abbia
fatto un
contratto di pubblicità per circa 500 000 lire.
Per quanto riguarda il contratto stesso dicesi
che la stipulazione sia avvenuta per mezzo di Missiroli, il quale sarebbe
anche a conoscenza delle somme che Mussolini avrebbe avuto dalla Francia e dal Belgio.
A questo proposito, un’indagine, per conto
del Comando Supremo, sarebbe stata compiuta dal Comm. De Francisci che
avrebbe anche copie fotografiche dei documenti comprovanti la corrisposta di tali
somme.
La notizia merita tuttavia conferma.
In sostanza benché non si abbia da
quest’ufficio la prova testimoniale o documentale delle sovvenzioni attinte
dal Mussolini alle fonti suindicate, vi sono seri indizi per ritenere che tali apporti di fondi siano
avvenuti ed il principale di questi indizi è che il Mussolini venuto
via improvvisamente dalla Direzione del giornale l’«Avanti!» senza denaro ha
avuto in seguito e costantemente larga disponibilità di capitali
che gli permisero non soltanto la dispendiosa pubblicazione del suo giornale ma anche una larga
prodigalità di erogazioni a scopo di propaganda, di beneficenza
ed anche a scopo personale.
Basti dire che niuno dei suoi collaboratori
(d’altra parte ben retribuiti) e dei suoi seguaci si è mai rivolto
invano al suo aiuto finanziario, che ha un bell’alloggio al Foro Bonaparte, che pranza e cena costantemente
al restaurante che fa largo uso di automobili e vetture, che ha un servizio
d’informazioni e che dall’aprile u.s. fin verso la metà di maggio, e
specie nel periodo in cui piú ebbe ragione di temere le rappresaglie
dei socialisti dopo la devastazione della sede del giornale «Avanti!», egli mantenne
a sua difesa ed a tutela della redazione del «Popolo d’Italia»
una squadra di 25 arditi che retribuiva con quindici lire al giorno ciascuno incontrando un esborso quotidiano
di L. 375.
Altri indizi sarebbero i seguenti:
Nell’estate scorsa nelle testate del «Popolo d’Italia»
l’indicazione “quotidiano socialista” si tramutò in quella di: “organo
dei combattenti e dei produttori”
e Mussolini aprí una redazione del giornale a Genova.
Nella stessa epoca Mussolini dimorò parecchi giorni a Genova avendo
quotidianamente lunghi colloqui coi dirigenti della Ditta Ansaldo e servendosi sempre
di una automobile della ditta messa a sua completa disposizione dal Comm.
Pio Perrone.
Dopo la metà di maggio il numero di
questi arditi fu diminuito a 5.
Cenni fisiopsicologici.
Benito Mussolini è di forte costituzione
fisica sebbene sia affetto da sifilide. Questa sua robustezza gli permette
un continuo lavoro.
Riposa fino a tarda ora del mattino, esce
di casa sua a mezzogiorno, ma non vi rientra piú che alle 3 dopo
la mezzanotte, e queste quindici ore, meno una breve sosta per i pasti, sono devolute alla attività
giornalistica e politica.
È un sensuale e ciò è
dimostrato dalle varie relazioni contratte con donne delle quali le piú
notevoli quelle colla Guidi e colla Dàlser sopra accennate.
È un emotivo ed un impulsivo e questi
caratteri lo rendono nei suoi discorsi suggestivo e persuasivo per quanto,
pur parlando bene, non possa dirsi un oratore.
È in fondo un sentimentale ciò
che gli attira molte simpatie ed amicizie.
È disinteressato, prodigo dei denari
che maneggia e ciò gli ha formato una reputazione di altruismo e
di filantropia.
È molto intelligente, accorto, misurato,
riflessivo, buon conoscitore degli uomini e delle loro qualità e
manchevolezze.
Facile alle pronte simpatie ed antipatie,
capace di sacrificio per gli amici, è tenace nelle inimicizie e
negli odi.
È coraggioso ed audace; ha qualità
organizzatrici, è capace di determinazioni pronte; ma non altrettanto
tenace nelle convinzioni e nei propositi.
È ambiziosissimo. – È animato
dalla convinzione di rappresentare una notevole forza nei destini d’Italia
ed è deciso a farla valere. È uomo che non si rassegna a posti di secondo ordine. Vuole primeggiare e dominare.
Nel socialismo ufficiale salí rapidamente da oscure origini
a posizione eminente. – Egli fu il Direttore ideale dell’«Avanti!»
pei socialisti. Fu in quel campo molto apprezzato ed amato. Qualcuno dei suoi antichi compagni
ed ammiratori confessa ancora che nessuno meglio di lui seppe comprendere
ed interpretare l’anima del proletariato il quale vide con dolore
la sua apostasia.
Questa fu determinata non da calcolo di interesse
o di lucro. Egli fu uno apostolo sincero ed appassionato prima della neutralità
vigile ed armata e poi della guerra; e non credette di transigere colla sua onestà
personale e politica valendosi di tutti i mezzi, da qualunque parte gli
venissero, ovunque egli li potesse raccogliere, per sostenere il suo giornale, il suo programma,
la sua linea d’azione.
Questa la sua direttiva iniziale. Quanta parte
poi delle sue convinzioni socialiste delle quali mai fece palese od intima
abiura siasi sperduta nelle transazioni finanziarie indispensabili per la continuazione della
lotta ingaggiata, nella utilizzazione – anche a scopo personale – del denaro
ricevuto, nel contatto e nell’alleanza con uomini e con correnti di diversa
fede, nell’attrito con gli antichi compagni, nella quotidiana schermaglia
coi socialisti ufficiali,
sotto la costante pressione dell’odio indomabile, della acre
e ingiuriosa malevolenza delle accuse e delle calunnie incessanti degli
antichi suoi seguaci è
difficile precisare trattandosi di un’indagine introspettiva
nel foro imperscrutabile della coscienza, ma è indubbio che tutti
questi elementi compressori e corrosivi debbono avere notevolmente disgregato e logorato i
principi marxisti dell’ex leader socialista. – Ma se queste alterazioni
si sono verificate, se pur adombrino il suo spirito e possano tradursi larvatamente
nella realtà delle cose e delle situazioni, egli non le lascierà
tuttavia mai trasparire con troppa evidenza, non permetterà mai che altri le denudi e le
sveli, egli vorrà sempre parere, e si illuderà forse sempre
di essere socialista, malgrado che la sua opera possa essere utilizzata a fini costituzionali, malgrado
che il dissidio con coloro che pretendono essere i dogmatici della ortodossia
socialista si faccia sempre piú insanabile e profondo.
Questo secondo le mie indagini la figura morale
dell’uomo in contrasto coll’opinione dei suoi antichi compagni di fede
e di adepti a partiti d’ordine che lo ritengono un venduto, un corrotto ed un corruttibile, ed in
contrasto ad altri che lo ritengono fermamente saldo nei suoi principi
socialisti di un tempo.
Se una persona di alta autorità ed
intelligenza saprà trovare nelle sue caratteristiche psicologiche
il punctum minoris resistentiae, saprà anzitutto essergli simpatico, ed insinuarsi nel suo animo non contrastando
inizialmente alle di lui visioni e previsioni politiche, se egli saprà
dimostrare quale sia il vero interesse d’Italia, (poiché io credo al suo patriottismo)
se con molto tatto, mostrando di rispettare le di lui intime convinzioni
e la di lui tattica,
nell’interesse di una collaborazione necessaria, gli offrirà
i fondi indispensabili per l’azione politica concordata, in modo che non
appaia l’intenzione, che sarebbe offensiva, di accaparramento o di addomesticamento, –
il Mussolini si lascerà a poco a poco conquidere.
Ma che col suo temperamento vi sia la certezza
di non incontrare ad uno svolto di via, per mutamento di condizioni e di
uomini, una sua defezione, non potrà mai garentirsi da alcuno. – Egli è come
si disse un emotivo ed un impulsivo. – Tuttavia anche se temporanea la
sua collaborazione potrebbe essere molto utile perché in questo momento la sua influenza
nei fasci di combattimento, in quelli degli arditi e dei volontari è
grandissima e potrebbe essere in alcune circostanze decisiva. – In questi ultimi tempi
(metà di maggio) egli era di opinione che convenisse combattere
inogni modo la propaganda bolscevika, che convenisse sostenere il Gabinetto Orlando e specie
il Presidente perché una crisi ministeriale avrebbe potuto compromettere
piú alte istituzioni. Che occorresse considerare come un pericolo le associazioni
facienti capo a Facchinetti ed all’«Italia del Popolo».
Negli ultimi numeri del «Popolo d’Italia»,
sembra tuttavia che in contrasto a queste aspirazioni da lui espresse siasi
affermato un atteggiamento meno favorevole a S. E. Orlando.
La cosa non meraviglia. – Già si è
detto che le direttive politiche del Mussolini sono mutevoli e se, come
si disse, non è ora difficile fame, fino ad un certo punto, un collaboratore non è da escludersi che
in determinate situazioni, o per non essere sopravanzato da altri partiti,
o per nuovi avvenimenti o per altri motivi interiori ed esteriori egli possa diversamente
orientarsi e cooperare a minare istituzioni e principi da lui prima suffragati
e sostenuti.
Certo che in campo avverso Mussolini, uomo
di pensiero e di azione, scrittore efficace ed incisivo, oratore persuasivo
e vivace potrebbe diventare un condottiero, un meneur temibile.
Intanto ed in connessione con queste previsioni
e con questi giudizi è da considerarsi come l’atteggiamento dei
fasci dei combattenti in questi ultimi giorni non sia per nulla rassicurante.
Fin dal 20 maggio u. s. avevo avuto a Milano
la seguente informazione che non mi sentii autorizzato a dare perché
da me ritenuta esagerata:
«Nell’ambiente dei fasci di combattimento
si va accentuando una grande eccitazione per la situazione sfavorevole
che viene creata all’Italia nella conferenza di Parigi.
«Si ventilano dai dirigenti provvedimenti
energici e cioè: l’abbattimento dell’attuale governo e la sua sostituzione
con un Gabinetto militare presieduto dal Generale Caviglia o Giardino, l’annessione di Fiume e della
Dalmazia, la dichiarazione dello stato d’assedio e le elezioni sotto il
regime militare.
«Si aggiunge poi che si vedrebbe di
buon occhio l’abdicazione di S. M. il RE ad un reggente preconizzato nel
Duca D’Aosta».
Ora a Roma sono raggiunto da identiche notizie
provenienti dall’ambiente dell’interventismo romano. – Mi si parla di riunioni
segrete tenutesi alla sede del Comitato d’azione in Vicolo Sciarra n. 34 con intervento
di Corradini dell’«Idea Nazionale», di Meravigli dello stesso
giornale, dei consiglieri comunali Foschi, Baratelli, dei pubblicisti Minunni e Bellonci, in cui
si sarebbe approvato il programma d’azione da me appreso nell’ambiente
milanese, e si dice che l’attuazione di tale programma sia la 15a vittoria a cui
D’Annunzio alluse nel suo discorso sul Piazzale della stazione.
Lunedí o martedí della prossima settimana dovrebbe
poi avere luogo a Milano un’altra segreta adunanza.
Nell’ambiente di Roma si sono, poi, diffuse
notizie esagerate sulle forze di cui dispongono i fasci, si parla nientemeno
che di 800 mila iscritti e, di 20 milioni di fondi assicurati da industriali dell’alta Italia.
In tutto ciò vi è evidentemente della tendenziosità
e dell’iperbole, ma il fatto stesso che notizie del genere alimentate dagli stessi adepti ai fasci si diffondono
in termini identici negli ambienti delle principali città d’Italia
merita considerazione perché
deve ritenersi che di queste riunioni segrete, di questo programma
d’azione, di queste forze magnificate, qualche con di vero vi sia, ridotto
naturalmente in termini piú modesti dopo sfrondato dalle esagerazioni
dei divulgatori; e perché se non altro queste dicerie sono suggestive
e possono essere esponenti o coefficienti preparatori di uno stato d’ambiente e dì
uno stato d’animo collettivo.
E dopo ciò basteranno pochi cenni per gli altri che cercano di campeggiare nel fasci di combattimento ma che di fronte a Mussolini sono dei semplici gregari «milites minorum gentium»...