Gli originali sono consultabili presso la "Casa della
Memoria e della Storia"
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Roma
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Benito Mussolini:
Obitorio
30 aprile 1945
di
Bruno Romani
"Questo è addirittura un preziosismo, raro per le poche copie
del giornale d'epoca (Risorgimento Liberale del 2
maggio 1945); lo scrisse Bruno Romani, giornalista, docente universitario
di letteratura francese all'Università di Bari. E' stato da me intervistato
commuovendosi per l'articolo che non aveva più. Mi disse che si
trattava di un 'fuori sacco' quando, in quei giorni, era corrispondente
di guerra; il pezzo gli era stato 'tagliato' dai politici emergenti giudicando
la sua intierezza troppo cruda e macabra.. Volle allora gratificarmi di
quanto mancava (che allego in nove fotocopie; a ridosso della terza c'è
una sua puntualizzazione del 28/12/87). Ai fini della presente indagine
l'aiuto è sostanziale: appare avanzata alla fine dell'autopsia (10,20
circa del 30/04/45) la risoluzione cadaverica sia per il ciondolamento
del capo del cadavere sia per la composizione che un sedicente antropologo
opera nel porre lunghi ai fianchi... gli arti superiori del Mussolini.
Risultano i nomi degli operatori dei quali solo Il Perito Settore è
un medico-legale, gli altri due appartengono a discipline mediche completamente
estranee alla tanatologia forense. Compare anche il nome del tecnico preparatore
che asportò con la spugnatura gli aloni di affumicatura. Di rilievo
la presenza degli americani intenti a fotografare e cinematografare la
scena. Il prelievo del cervello servì soltanto, negli Stati Uniti
ai sondaggi biochimici per l'esistenza pur se pregressa di una sifilide,
vista l'impossibilità per la devastazione traumatica dell'organo,
di uno studio frenologico.
Nessuna sifilide; nelle chiarificazioni dell'agosto 1945 Il Perito
Settore descrisse che l'aorta appariva appena in una fase di lipoidosi,
dunque nemmeno nella fase evolutiva arteriosclerotica consona in un quasi
62nne. Durante la guerra di Corea furono compiute autopsie seriate sulle
salme dei giovani americani: apparvero già alterazioni coronariche
ed aortiche ben più imponenti. A parte il fatto che difficilmente
una sopravvivenza fino a quella età sarebbe stata fuori statistica,
non si comprende come una lue (non combattuta dalla allora inesistente
penicillina che ha la sua peculiarietà, ancora oggi, principe, come
antiluetica) fronteggiata da terapie arseno-benzoliche soltanto se non
addirittura mercuriali (si disse che soffriva il Mussolini di una lue contratta
in età giovanile) sarebbe trascorsa senza lasciare minima traccia
alterativa cerebrale e arteriosa. Lo stesso vale per il mancato riscontro
della famosa ulcera terebrante duodenale di cui alla autopsia non furono
trovate tracce se non dei modesti esiti aderenziali. Se questa era esistita,
la sua piena guaribilità la si deve al Dott. Zacharias, tedesco,
che usò come terapia prodotti ormonali estrogeni (cioè femminili)
così come accenna nel suo famoso libro 'Mussolini si confessa';
una terapia più sperimentale che usuale.
Le memorie di Romani, ancora assolutamente inedite, chiariscono nella
narrazione circa il cadavere della Petacci come per questa sicuramente
non ci fu una autopsia; l'incontro con il cadavere di questa è alla
fine del racconto e cioè mentre lui s'accinge, quando il sole era
già alto (specifica di suo pugno le 10 e 20 minuti) a lasciare l'obitorio.
La salma sta per essere incassata ma l'averla un ausiliario estratta
per le ascelle tanto che la testa gli poggia sulle ginocchia, manifesta
anche qui una avanzata risoluzione del rigor; altresì l'aver interrotto
la giunzione dei due reggiseni con un tagliente occasionale, chiarisce
che il corpo non poteva essere stato sottoposto assolutamente a necroscopia
in quanto ancora vestito pure con gli indumenti intimi non certo ricomponibili
su un corpo dopo un simile processo accertativo. Come per il Mussolini,
gli indumenti gli sarebbero stati al massimo posti sulle nudità
reduci dalla operazione settoria.
Né poteva esserci il tempo sufficiente per una autopsia sulla
donna considerando che il suo cadavere venne inumato nel non ancora trascorso
30 aprile (vedi allegato precedente); esso non interessò medico-legalmente
o se grossolanamente ispezionato suscitò all'occhio esperto la non
convenienza di non più sottilmente indagare. Comunque io sono per
la prima ipotesi. Conoscendo che l'autopsia cominciò per il Mussolini
alle 6,30 solari ed essendosi il Romani espresso nel 1987 per le 10,20
("... il sole era già alto e riscaldava...") rifacendosi naturalmente
ad ora solare, la sua durata come avevo intuito, dovette essere più
o meno, di quattro ore. Dall'articolo giornalistico si apprende che 'sul
grembo di Mussolini furono messi gli stivaloni, i pantaloni e la biancheria
intrisa di sangue'. Probabilmente la biancheria andò dispersa con
il trafugamento della salma (sia per la maglietta a carne che per le mutande);
resta ragione di curiosità quell'aggiungere la giacca sicuramente
di altri nella fase di restituzione dei resti ai famigliari in un
unico involto legato alla meglio ed a croce, con un rozzo spago" (Aldo
Alessiani).
NOTA
il testo del presente articolo, in Risorgimento Liberale del
2 maggio 1945, è coperto da copyright
chi vi fosse interessato è pregato di rivolgersi in Emeroteca
Nazionale
Quanto invece all'originale articolo in nove cartelle inviate a "Risorgimento Liberale" (fuori sacco) e censurate perché ritenuto eccessivamente macabro, se ne possiede copia, ma anche questo materiale è soggetto a copyright, si prega dunque chi ne fosse interessato di metter fantasia e... .