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POESIE
di Rossano Tirelli

Esprimo emozioni che chiunque prova di fronte al mistero, al nuovo, all’impensato, a ciò che non conosciamo e, ai vissuti personali, il piacere, il dolore, la nostalgia, il vuoto o l’estraneità. Rossano Tirelli, 18 dicembre 1951, consulente aziendale, scrive poesie per evadere dal mondo e si getta attraverso la notte nel sogno.

 

 

Ora, stanotte, la luna monta

su bianche giumente

e, i suoi veli d’argento

scivolano silenziosi

di perla.

Ora, stanotte, converto la mia carne

abbigliandomi delle sue stelle

la polvere d’oro sugli sguardi illumina

mentre, notturne popolazioni

danzano in cerchio una nascita.

Ora, stanotte, solo il celeste degli occhi

sporge dal velo, nel sogno

e, fuochi liquidi abbracciano ombre danzatrici

tra loro intrico il sogno

lo trasformo in vita, stanotte, ora.

 

 

Ogni notte

il vuoto divenuto

martella

apatico

in me.

 

 

La rivelazione che tu mi porti

scritta nella mia memoria

è il presagio delle due lune.

Nella stessa notte

ci scambiamo il respiro

avvolto, in baci intensi che sanno

d’antico e fragile

ricordo.

Dovrei portar spade, corone e cavalli

in questa vita

non sguardi veri, non cielo negli occhi

a fasciare

dolcemente il cuore.

Sono intenzioni profane

altre, inesaudite

che con l’anima

vivo accanto a te

mia luna.

 

 

Mi riconosco

nell’umido abbraccio

al buio

e, ti riconosco.

Nell’ombra

che ti taglia lo sguardo

mi riconosco

tra il sorriso

e una lacrima

e, ti riconosco.

Risuonano poesie

tra una carezza

che si culla tra i corpi

come l’arcobaleno

tra i suoi misteri.

L’abbraccio silenzioso

è una perfezione

senz’angoli

come il cielo.

 

 

La piazza m’accoglie

con musica e ricordi

in questa nitida notte

ventosa

veneziana.

Mi trafigge il cuore

oscurato di pensieri

senza fine

e senza soluzioni.

Innamorati semplici

danzano nella piazza vuota

dieci applausi sono per loro.

Com’è dolce

il loro amore.

 

 

Infilate come perle

le stelle

la notte indossa smarrita

mentre i giorni sciolgono

chiodi sottili

conficcati nei pensieri.

L’oscurità vaga

sui tetti dei sogni

come l’ultima neve

rotolando con la luna.

All’alba di Bucharest

il conte rientra

scortato dai lupi

avvolto nel suo cupo tormento

per un altro giorno

da disperato fantasma.

Tutte le gemme

di un marzo tribolato

incarnano anime di piccoli fiori gialli

adagiando favole

tra lenzuola di fidanzate.

Alle fidanzate del giorno

è concesso

di osservare silenziose

le vaghe promesse invernali

come spose di maggio.

 

 

Muoiono in bocca al poeta

dolci parole d’amore

sfiorite lentamente.

L’autunno entra ingenuo

in un giorno d’inverno

e sprofonda nel gelo

di un novilunio.

Amare poesie

cullano amanti lontani

e, i rimpianti, si fanno d’argento

nei campi abbandonati dall’ultimo re.

Scuri cappelli

fasciano sguardi solitari, randagi

e, pesanti mantelli

nascondono i cuori avvolti.

Le dolci parole

mutano in stonate canzoni e

strozzate poesie

non germogliano più.

 

 

 
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