Ma l’attivismo di Carlo non s’arresta. Nel 1926, con Ferruccio Parri
e Sandro Pertini organizza la fuga del leader socialista Filippo Turati
da Milano, lo fanno espatriare in Francia.
Torna in Italia. Viene condannato a cinque anni di confino, a
Lipari; sul principio fa credere di starsene buono in quella remota isola
siciliana. Invece con Fausto Nitti ed Emilio Lussu, la sera del 27 luglio
del 29 con una spericolata fuga in motoscafo raggiungono l’Algeria, poi
Parigi. Qui nel 1930 pubblica in francese Socialisme Liberal che per la
sua radicale critica al marxismo e’ accolto da asperrime critiche sia dai
socialisti riformisti che dai comunisti.
In Francia fonda il movimento rivoluzionario Giustizia e Liberta’,
con cui chiama a raccolta tutte le forze non marxiste pronte all’azione.
A novembre del 1930 pubblica, fra acerbe critiche degli amici socialisti
e comunisti, il suo testo teorico piu’ importante SOCIALISMO LIBERALE con
il quale sviluppa i due termini SOCIALISMO E LIBERTA’ in modo indissolubilmente
connessi.
Carlo si illude di poter operare nella lotta politica finalmente libero
dalle pastoie della polizia fascista. Lui non lo sa. Ma intanto gli agenti
del Sim: il Servizio Segreto Militare e l’OVRA la polizia
politica, hanno gia’ cominciato a stringerlo in una morsa inelluttabile
fatta di pedinamenti, di spie, di infiltrati all’interno delle stesse organizzazioni
antifasciste.
Per il Regime Carlo Rosselli e’ diventato l’antifascista piu’
pericoloso. Anche con lo stesso fratello Nello cerca di incontrarsi in
luoghi anonimi, affollati, o in remote localita’ di villeggiatura.
Ma per ora non e’ ancora giunto il momento! anche se il vento
della tragedia si approssima. Nel 1936 la guerra di Spagna, Carlo Rosselli
vi partecipa con passione, non solo come combattente ma anche da giornalista
e politico. Diventato responsabile della propaganda, da Radio Barcellona
parla alle truppe italiane inviate da Mussolini a sostegno di Francisco
Franco. Le invita alla diserzione, alla riflessione critica, ad abbadonare
la bandiera fascista per passare dalla parte di coloro che lottano per
la liberta’.
E queste colonne di volontari antifascisti, combattendo al fianco
delle truppe rupubblicane della Spagna Libera, il 18 marzo del 1937 riportano
la clamorosa vittoria di Guadalajara. Ma questa e’ anche la data che segna
il tragico punto di svolta per la vita di Carlo Rosselli! Per rimediare
alla cocente umiliazione militare, il Regime di Mussolini -che alla Guerra
di Spagna partecipa con uomini e mezzi- decide di eliminare i leader dell’antifascismo
piu’ combattivi capaci di creare seri problemi al conseguimento della vittoria.
Uno di questi e’ Carlo Rosselli.
A Montecarlo, quattro giorni dopo, lunedi’ 22 marzo 1937, il
maggiore dei reali carabinieri Roberto Navale, comandante del Sim di
Torino, incontra un dirigente della piu’ feroce organizzazione fascista
francese: la Cagoule, e gli commissiona il delitto di Carlo Rosselli.
Per metterlo a punto, gli uomini della Cagoule si vedranno con gli agenti
del Servizio Informazione Militare e con il responsabile del controspionaggio
Italiano colonnello Santo Emanuele altre due volte, a Torino ed a San Remo.
Una di queste volte era presente anche Filippo Anfuso, il capo di Gabinetto
del Ministero degli Esteri.
Intanto Carlo Rosselli ferito, gli si riacutizza la flebite di
cui soffriva da ragazzo, torna dalla Spagna ed a fine maggio va a curarsi
presso il centro termale di Bagnoles-de-l’Orne, parte in macchina con la
moglie Marion... ma non sa che li stanno seguendo i suoi assassini. Il
cerchio si e’ chiuso.
Carlo ha 37 anni, Nello 36. L’assassinio dei due fratelli avviene
nel tardo pomeriggio del 9 giugno 1937 in una strada di campagna nei dintorni
di Bagnoles-de-l’Orne nella Bassa Normandia, per mano della O.S.A.R.N.
organizzazione filofascista francese meglio conosciuta come la ‘Cagoule’
-gli incappucciati-.
La O.S.A.R.N. e’ fondata nel giugno del 1936 dall’ingegnere navale quarantasettenne
Eugene Deloncle, nato a Brest, uomo di estrema destra, la cui personale
connotazione politica pero’ resta sempre molto ambigua nonostante i cospicui
aiuti del Sim -il Servizio di Sicurezza Italiano- che giungono sotto forma
di finanziamenti in denaro e forniture di armi. Epilogo della sicura ambiguita’
infatti e’ lo schierarsi di molti dell’O.S.A.R.N. a favore di De Gaulle
durante il governo Vichy. Lo stesso Deloncle e’ ucciso dai nazisti per
tradimento. A dimostrazione di quanto fossero fluidi i rapporti tra le
diverse forze in campo sta il fatto che presso gli Archivi Francesi il
fascicolo relativo alla Cagoule sarebbe ancora secretato.
Cofondatori del gruppo: Charles Maurras, proveniente dalla Action Francaise,
che aveva lasciato perche’ troppo moderata; Francois Marius Metenier, anche
lui ingegnere ed Aristide Corre, che della organizzazione lascera’ un diario
informatissimo di qualche migliaio di pagine.
Tornando al delitto. I sette protagonisti del commando sono:
-Jean Filliol, 28 anni, iscritto anche all’Action Francaise di
Charles Maurras, negoziante e tipografo in Via Felicien David a Parigi.
Ha gia’ alle spalle un vile assassinio e piu’ tentativi falliti, come per
esempio quello a Leon Blum.
-Una donna! Alice Lamy, circa 30 anni, modista, capelli bruni,
molto vitale, originaria di Verneuil sur Igneraie. Nel 1948, condannata
a cinque anni di lavori forzati.
-Fernand Ladislas Jakubiez, 27 anni, parigino, figlio di un immigrato
polacco e di madre tedesca. Professione disegnatore, ha lavorato saltuariamente
come barista e come buttafuori in teatro. Nell’O.S.A.R.N. si occupa in
particolare dell’acquisto di armi in Belgio ed in Svizzera. Killer di mano
svelta, pero’ non di gran carattere, interrogato dalla polizia crolla subito
con angosciose ritrattazioni.
-Robert Gaston Emile Puireux e’ invece di forte temperamento,
nato a Parigi, 27 anni, lavora nell’ambito del commercio ed e’ proprietario
della Peugeot 402 nera con cui partecipa all’agguato. Entrambi i suoi genitori
sono, al contrario di lui, filomonarchici.
-Francoise Baillet, 25 anni, di grossa statura, ha fatto il pugile;
professione cuciniere. Ha avuto i natali a Egreselles le Bocage, stessa
area geografica di Bagnoles il cui territorio conosce molto bene. Per moltissimi
anni nessuno avra’ prove per accusarlo di essere uno degli assassini. Il
suo nome emerge solo molto piu’ tardi.
-Jacques Fauran, 25 anni, e’ un simpatizzante, viene cooptato
nella Cagoule solo due giorni prima dell’agguato per la ragione sostanziale
che possiede una decappottabile rossa che serve inderogabilmente in quel
lavoro.
-Jean Marie Bouvyer, 20 anni, il piu’ giovane del gruppo, nei
giorni del delitto sta beneficiando di una licenza dal suo reggimento in
cui e’ impegnato come soldato semplice.
-Andre’ Tenaille, uomo rude, 28 anni, fabbro ferraio, rappresentante
di ferramenta, e’ nato a Calgary in Canada. La cugina di sua madre e’ moglie
di Eugene Deloncle, il fondatore della Cagoule. Suo fratello Charles, ingegnere,
e’ intimo degli agenti del Sim operanti in Francia. Subito dopo
il delitto, il 9 giugno Andre’ varca la frontiera italiana e si stabilisce
a Torino, lavorererebbe alla Fiat.
-Luis Huguet, 35 anni, pugile dilettante, anche lui fabbro. Subito
dopo l’uccisione dei Rosselli viene catturato dalla polizia ed imprigionato.
La Cagoule si sta interessando attivamente a Carlo Rosselli gia’
dall’8 maggio del 1937, a Parigi, quando lo spiano mentre parla con il
dirigente del partito comunista Giuseppe Dozza. Due giorni dopo... un altro
contatto e pedinamento presso il Cafe’ alla Coupole, questa volta Carlo
Rosselli e’ insieme a sua moglie: l’inglese Marion Cave.
Trascorsi alcuni giorni, Bouvyer addirittura si presenta alla
portineria del palazzo ove abitano i Rosselli a Parigi con la scusa di
proporre una polizza di assicurazione. Ma non incontra i Rosselli in quanto
la responsabile del condominio, diffidente, lo manda via.
Incipit della tragedia. Marion e Carlo Rosselli partono da Parigi
per l’hotel ‘Cordier’ di Tesse-la-Madeleine, centro termale di Bagnoles,
il 27 maggio, sulla loro vecchia Ford nera. Hanno lasciato i tre figli
a Parigi nelle mani della fedele governante inglese, loro amica da anni.
29 maggio. Ecco giungere a Bagnoles, provenienti da Parigi, i
primi due killer del commando: Bouvyer e Huguet, con l’ordine di tenere
sotto controllo ogni attivita’ dei Rosselli, i quali sono continuamente
pedinati pur se in modo tanto maldestro che piu’ volte rischiano di essere
identificati.
Nello Rosselli invece si porta a Bagnoles, proveniente da Parigi
a mezzogiorno del 6 giugno, raggiungendo anche lui il fratello nel medesimo
hotel Cordier.
La macchina della morte e’ pronta. Il 7 giugno su due auto, da
Parigi, parte il resto del commando, altri cinque uomini tra cui Alice
Lamy, con l’ordine di uccidere.
La moglie di Carlo, Marion, intanto ha deciso di tornare a Parigi,
il 10 infatti e’ il compleanno di uno dei loro bambini. La donna parte
con il treno delle 16.00 . I due fratelli, dopo averla accompagnata
restano soli.
Di ritorno all’albergo, in quel pomeriggio del 9 giugno, provenendo
da Alencon a bordo della loro Ford, lasciano la strada principale, prendendo
una scorciatoia secondaria molto stretta che avrebbe fatto loro risparmiare
qualche chilometro. Al bivio pero’ sono all’improvviso sorpassati dalla
Peugeot 402 di Puireux con a bordo Filliol e Baillet. Li precede la decappottabile
rossa di Fauran, che certamente ha lo scopo di impedire alla Ford di tornare
indietro.
Nei pressi della foresta di Couternes, all’improvviso l’auto
con Filliol -quella che precede i Rosselli- facendo finta di un guasto
si ferma, gli occupanti appena scesi vanno a guardare le ruote posteriori
facendo credere che possano essere bucate. Nello Rosselli esce dall’auto,
Filliol gli si e’ avvicinato e con un parabellum calibro 9 mm lo fredda
sul ciglio della strada con una raffica, poi si avvicina a Carlo ancora
sul sedile e spara anche a lui finendolo a colpi di pugnale. Intanto anche
il corpo straziato di Nello, che da’ ancora segni di vita, e’ raggiunto
da Jakubiez che lo riempie di pugnalate.
I Fratelli sono morti, gli occupanti della seconda macchina,
la decappottabile da dove fa capolino Alice, riparte veloce per informarne
il loro comando a Parigi. Lasciano Jakubiez e Baillet che tentano di camuffare
alla peggio quanto e’ accaduto, trascinando i due corpi per qualche metro
all’interno del bosco. Coperti di foglie i cadaveri vengono posti l’uno
sull’altro.
Nel frattempo il cinico Filliol fruga nelle tasche delle due povere
vittime alla ricerca pressante di qualcosa. Finalmente estrae dalla giacca
insanguinata di Carlo un pacchetto di documenti, ha un gesto di sollievo,
e’ quello che cerca.
Si son fatte le 19.30, siamo in giugno, c’e’ ancora luce, l’azione
e’ durata solo una decina di minuti. Mentre Jakubiez sta spingendo la Ford
dei due assassinati per rovesciarla in un burrone e poi tentare vanamente
di farla saltare in aria con la dinamite, passa in bicicletta una ragazza
diciassettenne, parrucchiera, il suo nome e’ Helen Besneux, che pero’,
forse per paura, o chissa’ per altro, non sporgera’ denuncia. Ma testimoniera’
al processo.
La scoperta ufficiale del delitto avviene due giorni piu’ tardi quando
un uomo, in bicicletta anche lui, si ferma da quelle parti per appartarsi
fra i cespugli, e qui all’improvviso scopre le salme.
Anni dopo si mette in discussione la causalita’ del ritrovamento.
Il giorno prima, dira’ un testimone, erano stati visti parlare con
un uomo, proprio dinanzi alla piazzetta dell’albergo, con cui c’era stata
una discussione molto animata e dinanzi al quale erano stati categorici
dissenzienti. Quest’uomo non si e’ mai identificato.
Altro fatto curioso, ma probabilmente si tratta di una pura coincidenza,
dalle parti dell’Hotel Cordier ove avevano preso alloggio i Rosselli, ad
appena qualche chilometro distante, in un altro albergo, nei pressi di
Tesse-la-Madeleine era giunto, non si sa per quale motivo e scortato da
agenti in borghese della polizia italiana e francese, anche il principe
Ajmone di Savoia -ammiraglio di Divisione- e fratello del piu’ noto Amedeo
duca D’Aosta. Rimane in zona dall’ 8 all’11 giugno, riparte in fretta non
appena si e’ sparsa la notizia dell’uccisione e del ritrovamento.
Un aspetto inquietante e’ la vicinanza che gli assassini hanno
avuto per tanto tempo con le vittime. Il gruppo del commando, circa sette
persone tra cui appunto Alice, che dava piuttosto nell’occhio, erano rimasti
alle costole dei Rosselli per un paio di settimane e piu’ di una volta
si erano incontrati, addirittura lo stesso giorno del delitto, mentre pranzavano
nella sala dell’hotel insieme a Marion, v’erano due degli assassini seduti
al tavolo accanto... eppure... ahime’ nessun sospetto!
Marion poi sarebbe ripartita quello stesso pomeriggio in treno per
Parigi, ignara di tutto, forse, se fosse rimasta sarebbe stata coinvolta
nella tragedia anche lei.
Per integrare il discorso riguardo al delitto si riporta quanto
scrisse Montanelli pochi anni fa:
“Dopo la Liberazione, si cerco’ di ricostruire quell’infame delitto
sugli archivi della polizia fascista, e soprattutto di quella segreta dell’OVRA.
Da Senise, che della polizia era stato, dopo Bocchini, il capo, ma aveva
esercitato il suo mandato in maniera ineccepibile, seppi che i protagonisti
di quella nobile impresa erano stati i Cagoulards, i fascisti francesi,
da sempre sul libro paga dell’Ovra, ma niente indicava che essi avessero
agito su sua richiesta. Correva voce che a darne ordine fosse stato Ciano,
allora Ministro degli Esteri.
Ma Senise non ci credeva. “Ciano -mi disse- era un ometto di peso
leggero, ma non un sanguinario: un’impresa del genere era piu’ grande di
lui”. Comunque l’accusa coinvolse Filippo Anfuso, che di Ciano era stato
capo di gabinetto ed accorto consigliere; e che, catturato a Berlino come
ambasciatore di Salo’, era stato consegnato ai tribunali francesi (quelli
della Liberazione) che stavano istruendo il processo contro i residui Cagoulards.
Anch’esso era accusato di essere stato un loro mandante ma fu scagionato
ed assolto per assoluta mancanza di prove.
Al suo ritorno in Italia, ne parlai varie volte con lui (eravamo
amici di vecchia data). Alla domanda: “Ma perche’ i Cagoulards presero
l’iniziativa senza averne ricevuto l’ordine da chi li pagava?” rispose
“Forse per dimostrare che il salario se lo meritavano!”
Indro Montanelli Corriere della Sera 9 febbraio 1999.
Una delle ragioni per cui sarebbe stato Ciano il mandante del
delitto sarebbe il fatto che pochi mesi prima i giornali antifascisti francesi
avevano ipotizzato Carlo Rosselli come il possibile successore di Mussolini
dopo la caduta del regime. Anzi avevano definito Rosselli ‘Il delfino di
Mussolini’ e cio’ avrebbe acceso le gelosie dell’ex Ministro degli Esteri
che si riteneva lui il ‘delfino incontestabile’. Questo movente parrebbe
troppo esile, ma dopo la Guerra le prove a carico di Ciano sono diventate
incontestabili.
E Mussolini... ne era al corrente? approvo’? La cattiva esperienza
che si era fatta col delitto Matteotti non avrebbe dovuto metterlo in guardia
dagli effetti deleteri del sopprimere i capi dell’opposizione!
Che ne fosse all’oscuro sembra improbabile anche se, nel luglio
del 37, commentando a Yvonne De Begnac la morte dei Rosselli ebbe a dire:
“La storia decidera’ sul perche’ della loro sorte. Non sempre il potere
arriva a controllare le azioni dell’apparato che rappresenta”. Questa
frase ha fatto supporre a coloro che hanno simpatie clementi verso il Duce,
che lui forse e’ colpevole solo di disattenzione e che in realta’ sia stato
Ciano a decidere del delitto senza informarne il suocero.
Il Sim, Servizio Informazione Militare, a quel tempo era diretto
formalmente dal generale Roatta, ma ad iterim dal colonnello Paolo Angioy
e in concreto per la parte riguardante la Francia dal colonnello Santo
Emanuele, capo della terza sezione e che si occupava di controspionaggio.
Il Sim chiese che il primo uomo da eliminare fosse appunto Carlo Rosselli.
Almeno cosi’ si deduce da un documento firmato dall’agente ‘Nobile’ il
2 aprile 1937.