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Nello Rosselli
mio padre
INCONTRO CON
Silvia Rosselli
LE INTERVISTE
di Enzo Cicchino
UN INCONTRO
CON
I PROTAGONISTI
(2000)
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Come si sviluppa la storia drammatica di Carlo e Nello Rosselli?
La storia di Carlo e Nello è curiosa. Ogni tanto ci ripenso. Loro hanno avuto storie diverse ma sempre in qualche modo parallele. Hanno cominciato a studiare insieme e poi hanno avuto lo stesso maestro, Gaetano Salvemini, che lo seguì per la stesura della sua tesi su Mazzini.
Anche Carlo rimase molto vicino a Salvemini. Insieme hanno fatto il Circolo di Cultura - a Firenze - nei primi anni venti.
Appena iniziò il fascismo capirono subito che era una cosa da combattere. Questo non era in dubbio. Partirono insieme, con le stesse idee.Sua nonna Amelia ha avuto un ruolo molto importante nelle vita del suo papa' e di suo zio
Mia nonna, era una donna molto pronta ed estremamente forte, Carlo e Nello li seguì sempre, anche se allinizio non sembrava molto propensa, soprattutto per le posizioni politiche di Carlo. Certe prese di posizione non si confacevano al suo carattere, però lei li ha sempre seguiti. Si sono sposati tutti e due nello stesso anno, nel 1926. Il primo e' stato lo zio Carlo, con una ragazza inglese - Marion - che viveva a Firenze. Una ragazza libera, anche lei interessata alla politica, ha fatto parte del Circolo di Cultura. Condivideva molto le loro esperienze.
Nel Dicembre si sono sposati mio padre, Nello, e mia madre Maria. Era un momento drammatico. Quando i miei genitori si dovevano sposare, Carlo era stato arrestato e attendeva di venire processato per la fuga di Turati. Ma nonostante questo fatto, zio Carlo chiese che non si turbasse la festa per colpa del suo arresto e di cui era a conoscenza solo mio padre, mia madre e mia nonna, il resto della famiglia non lo sapeva.
E cosi' i miei genitori si sono sposati, come una qualsiasi coppia borghese. Sono persino andati in viaggio di nozze, anche se inizialmente non lo volevano più fare. Poi hanno avuto figli a catena. Prima nasce mio cugino nel 27, poi ne nascono altri nel 28, mia sorella nel 29, Amelia nel 30. Loro si tenevano molto in contatto, si scrivevano, si prendevano in giro scherzosamente con battute sulla loro famiglia. Carlo ha avuto 4 figli, dopodiché è cominciato quel periodo in cui lo zio subì arresti e processi.Cominciano i momenti difficili
Il periodo che seguì alle vicissitudini di Carlo, fu determinato da fatti che coinvolsero più direttamente anche mio padre Nello, perché Carlo dopo che fu arrestato venne mandato al confino.
Nel 1929 Carlo aveva da scontare ancora 5 anni di confino a Lipari e non voleva assolutamente farli. Fu per questo che accadde la conosciutissima fuga in motoscafo. Appena lui fuggì in Francia, mio padre venne subito arrestato, anche se Carlo per proteggerlo non lo aveva neppure informato di quella fuga, né aveva informato la madre. Nonostante nessuno sapesse, mio padre Nello fu arrestato perché si pensava che avesse partecipato allorganizzazione di questa fuga. Dopo essere stato messo in carcere, fu mandato al confino prima a Ustica poi a Ponza, ma non era la prima volta che andava al confino, perché anche prima cera stato.
Insomma questi due fratelli facevano una vita curiosa, a ripensarci dopo. Perché si erano sposati come fanno le persone normali, avevano avuto figli, come tutti e poi nello stesso tempo andavano in carcere, andavano al confino, uscivano, fuggivano ..Come era il loro carattere?
Cera una certa differenza, perché lo zio Carlo era un uomo molto attivo politicamente. Operò a Parigi dal 29 al 37. Mio padre Nello era invece uno storico, che però manteneva idee chiaramente contro il fascismo. Ricordo che loro si scrivevano moltissimo. Nelle sue lettere, Nello diceva che lui sentiva che sarebbe potuto uscire anche lui dallItalia, andare in Francia, però sentiva anche che qualcuno doveva pur rimanere in Italia, per dare anche un esempio, per dire che si poteva resistere. Lui, mio padre, poteva prendersi questa responsabilità. Lui era uno storico, ma non ha voluto insegnare, perché bisognava fare un giuramento, i professori dovevano prendere la tessera e naturalmente lui non lo ha fatto. Rimase in Italia perché pensò che se lo poteva permettere, aveva i mezzi e voleva tenersi quel suo ruolo. Era in collegamento con Carlo e andava spesso a Londra per motivi di studio. Là coglieva loccasione per organizzare incontri con Carlo, evitando così di incontrarlo a Parigi, perché si sapeva che là Carlo era vigilato, mentre dall'Inghilterra sarebbe stato più facile far giungere notizia di questi incontri ai servizi segreti, al Duce e a Ciano. Mio padre non poteva rischiare di venire arrestato, o di vedersi ritirare il passaporto. Inoltre i posti dove ancora i due fratelli si incontravano erano quelli di villeggiatura, dove si poteva fare un incontro tra famiglie, in genere questi avvenivano in Francia.
E' mai stata presente ad alcuni di questi incontri?
Uno me lo ricordo benissimo, perché è stato il mio primo incontro con tutti loro. Io non avevo mai conosciuto né lo zio Carlo, né la zia Marion, né il cugino John che aveva un anno più di me. In quelloccasione eravamo sulla riviera della Costa Azzurra in un albergo, a Juan Les Pin, siamo stati una settimana insieme. Per loro era un modo per incontrarsi, per poter parlare.
Che cosa ricorda dell'uomo Carlo Rosselli?
Parlare dello zio Carlo mi è difficile perché io ho conosciuto di più mio padre, che ricordo molto bene. Di tutto ciò che ha fatto Carlo, mio padre Nello ne conosceva senzaltro i dettagli, ma anche la loro madre, perché avevano modo di scriversi, da Londra e da Parigi. Ma quello che posso avere avuto come impressione era che certamente lattività di Carlo creava sicuramente dei problemi alla famiglia; ma mia nonna Amelia, mio padre Nello, mia madre Maria sono stati sempre assolutamente solidali con lui. Lo zio era un uomo straordinario e anche se mio padre non faceva la sua stessa attività, era molto solidale con il fratello. Sia mia nonna, sia mia madre, lo erano e non ricordo che nessuno mi abbia mai detto nulla contro Carlo, anche se è vero che questo ha creato tanta difficoltà, non solo per la nostra famiglia, ma anche per la sua, per i suoi figli, sua moglie, che hanno dovuto soffrire di questa cosa. Magari una parte della famiglia più allargata, come quella di mia mamma sicuramente avranno criticato Carlo, pensando che era un persona eccessiva, pericolosa, non lo so questo, credo che sia possibile, ma non nel nostro stretto ambito familiare.
Veniamo ai momenti terribili di quel giugno del 1937
Lo zio Carlo convalescente per la ferita che aveva ricevuto nella guerra di Spagna, è tornato prima a Parigi e poi in Normandia per fare delle cure per la flebite di cui aveva sempre sofferto ad una gamba e che ora gli si rimanifestava a causa della ferita.
In Normandia, allinizio lo aveva accompagnato la moglie, però era molto inquieto, irrequieto, per lui stare fermo era una tortura. Aveva bisogno che qualcuno trascorresse del tempo insieme a lui. Prima penso' di andare nonna Amelia, lei andava spesso a Parigi. Però lei si ammalò e non sentendosi bene chiese a Nello di andare al suo posto per tenere compagnia al fratello Carlo. Mio padre era sempre andato molto volentieri a trovare il fratello, ma stranamente quella volta esitò. Si sono date diverse spiegazioni, forse perché era appena nato mio fratello più piccolo, Berto, che aveva appena un mese, oppure gli dispiaceva lasciare mia madre in quegli stati. Altri hanno voluto vedere una premonizione. Esitava molto. Mi hanno raccontato che la nonna lo incoraggiò molto ad andare e per questo lui accettò. Quando lui giunse dal fratello, là cera ancora Marion, ma ripartì subito lasciandoli soli. Fu in quelloccasione che vennero assassinati.
Questo è stato un trauma terribile per mia nonna, che si è sempre rimproverata questo fatto: di averlo incoraggiato ad andare al suo posto.
Quello che mi ha fatto molta impressione è stato il racconto del loro funerale, che si svolse a Parigi. Fu un funerale laico. Noi siamo ebrei e mio padre ci teneva ad avere una certa osservanza, anche se non era certamente un ebreo ortodosso. Certe cose però le ha sempre fatte, come il matrimonio ebraico, i figli maschi circoncisi, insomma queste cose. E lui pensava che certe cose importanti della vita andassero fatte con un certo senso religioso. Carlo no, era assolutamente laico, non so se agnostico o che altro. Alla fine mio padre essendo morto con lui, ha avuto un funerale laico. In questo funerale, di cui hanno parlato moltissime persone, hanno suonato la settima sinfonia di Beethoven - lAllegretto - e questo mi è sempre rimasto molto in mente perché zio Carlo suonava il pianoforte. Sia Carlo sia mio padre amavano larte, mio padre ha dipinto dei bellissimi quadri, che sono stati anche esposti. La sinfonia di Beethoven è stata suonata anche nel 51, quando le salme vennero portate a Firenze. Mio nonno era un compositore e la nonna amava molto la musica, quindi cera questo senso di religiosità non proprio legata alla religione ma ad altro.Come era suo papa' Nello?
In Italia noi bambine, io e mia sorella, eravamo molto protette. Facevamo una vita normale. Mio padre per tenerci lontane da influenze negative, come le idee del fascismo, non ha neanche voluto farci andare a scuola, ci faceva prendere lezioni da una vecchia maestra che era anche molto simpatica. Noi eravamo due bambine protette, fuori dal mondo. Quando successe questo fatto tremendo della morte di mio padre e di mio zio, mia sorella ed io non lo sapevamo, mentre i miei cugini che stavano a Parigi hanno saputo tutto, in particolare mio cugino maggiore John che aveva 10 anni. Io ne avevo 9 ma nonostante fossimo quasi coetanei lui ha saputo immediatamente tutto, mentre noi siamo state tenute alloscuro per circa un mese. Nostra madre ce lo ha detto con molta difficoltà, ma non è riuscita a dirci cosera successo, rimase molto vaga, quindi noi finché siamo rimaste in Italia non lo abbiamo saputo.
Come reagi' nonna Amelia?
Mia nonna andò in Francia subito dopo laccaduto e visto che sapeva benissimo chi aveva fatto questo colpo, i fascisti e Mussolini, decise di non tornare più in Italia. E rimasta a Parigi un pò, poi è andata in Svizzera e alla fine dellanno, noi tre con mia madre labbiamo raggiunta in Svizzera. Lì abbiamo cominciato a capire che cosera successo. Mi ricordo la mamma e la nonna che si sono fermate in un negozio di giornali parlottavano fra di loro, cerano dei titoli che presumo fossero relativi al fatto che avevano trovato gli assassini di mio padre e di mio zio in Francia, gli avevano fatto anche il processo. Piano piano ci hanno raccontato questa storia, e così labbiamo assimilata. Per noi era una cosa lontana, non abbiamo visto il funerale, per cui ci siamo ricreate nella nostra mente i fatti. Io ero molto fiera di tutto questo, mi sembrava una cosa bellissima.
Vi tratteneste a lungo in Svizzera?Quando poi noi dalla Svizzera raggiungemmo lInghilterra (perché in Svizzera non ci davano il permesso di soggiorno), capitammo in un luogo in cui vennero i bombardamenti (era nel 39-40) e cera il rischio di invasione da parte dei nazisti. I miei familiari decisero così di andare in America, tutti insieme. Io, mia madre, mia zia, tutti i bambini e mia nonna. Mi ricordo che, appena arrivai in America, ho raccontato la mia storia a delle ragazzine della mia classe, avevo 12 anni allora, ma nessuna delle mie coetanee mi credette, anzi andarono dalla maestra a dire che avevo raccontato delle cose inventate. La maestra chiamò mia madre per dirgli che avevo detto quelle cose assurde. Mia madre disse allora che era vero. Questo stava ad indicare che in quegli anni in America non sapevano niente, nessuno sapeva niente di quello che era successo in Italia e in Germania. LAmerica era molto isolata.
Torniamo al terribile giorno dellassassinio, c'e' qualche episodio che lo rende ancora misterioso?
Per quanto riguarda quel giorno è stato ricostruito tutto molto dettagliatamente. Loro due avevano accompagnato Marion alla stazione e poi erano andati a fare un giro, verso un paese che si chiamava Alanson, famoso per la sua cattedrale e perché fanno dei pizzi molto belli. Mio padre aveva comperato dei fazzoletti per mia madre, che poi gli trovarono in tasca il giorno in cui trovarono i corpi. A mio zio hanno trovato dei documenti, che presero e consegnarono ai servizi segreti italiani. Carlo era stato già minacciato, sapeva di essere una persona scomoda per il fascismo, lo sapeva benissimo, specialmente dopo la guerra in Spagna dove lui aveva combattuto e da Radio Barcellona aveva fatto delle trasmissioni di propaganda antifascista verso le truppe italiane che erano state mandate da Mussolini in aiuto di Franco. Questo ha siglato la sua condanna.
Quello che mi stupisce è che Carlo, mio zio, sapeva il rischio che correva: un altro al suo posto avrebbe avuto un guardaspalle, si sarebbe mosso con più cautela, invece lui era tranquillo. Se ne andava in giro con il fratello e tornava attraverso la solita strada secondaria, che solcava una foresta e lì li hanno aspettati.
Una persona oggi starebbe più attenta, se minacciata, non farebbe i soliti movimenti, non percorrerebbe le solite strade, invece loro non si rendevano conto di commettere questo tipo di errori, erano quasi troppo tranquilli. Attraverso la via del ritorno, trovarono gli assassini, con due macchine, che dopo averli superati, gli sbarrarono la strada, fingendo un guasto alla macchina.
Mio zio e mio padre si sono fermati, sono usciti dalla macchina, dicendo Avete bisogno di aiuto?" E in quel momento li hanno colpiti.
Erano parecchi. Quello che stupisce ancora è come sia possibile che siano stati così poco accorti e così troppo tranquilli.Sua zia Marion non le ha mai raccontato qualche dettaglio?
No. Io ho saputo più cose dalla nonna, dalla mamma, che visto che è vissuta molto a lungo (è morta solo due anni fa) ho avuto luogo e tempo di fargli domande. Oggi mi dispiace un po di non averle fatto ancora tante altre domande. Anche da mia nonna, che è morta nel 55, ho avuto modo di sentire raccontare questi fatti. Poi ho parlato molto con mio cugino John, che era al corrente di quello che succedeva anche perché era più adulto.
Le hanno mai raccontato qualcosa della guerra di Spagna, o delle battaglie a cui ha partecipato Carlo Rosselli?
In casa non se ne parlava di queste cose. Tutto quello che si conosce è venuto fuori dalla pubblicazione del bellissimo epistolario scritto da Carlo alla madre, che è molto bello, in queste lettere cè tutto. Cè anche un altro epistolario di Carlo e Marion. Di recente è stata pubblicata una biografia scritta da Giuseppe Fiori, è tutto documentatissimo. Io non conosco cose che oggi non siano conosciute da tutti.
Da queste lettere emerge qualcosa che lha colpita particolarmente?
Sì. Cè un episodio, però si riferisce ad un periodo precedente. Carlo e Nello hanno avuto un fratello maggiore, nato 4 anni prima di Carlo, si chiamava Aldo. Aldo era un po il beniamino di sua madre, molto intelligente ma un po difficile e problematico. Lui era studente in medicina e avrebbe potuto andare nel corpo medico, nelle retroguardie, nellospedale. Invece nella guerra 15-18 lui preferì andare volontario. In questa particolare famiglia cera una forte propensione verso lItalia, anche allora interventista, era una famiglia molto patriottica perché noi eravamo fra le molte famiglie ebree. Questo zio Aldo è andato volontario ed è morto anche lui trasportando un ferito (prese anche una medaglia). Quando venne ucciso aveva 21 o 22 anni, non ricordo bene. Ci sono anche le lettere di mia nonna a lui quando era al fronte. Ad un certo punto, nonostante lui non le rispondesse più, perché era morto, mia nonna continuava a scrivergli, come fosse vivo. Questo mi ha impressionato molto. Anche il fatto di avere questa nonna che aveva 3 figli e che sono stati uccisi tutti e tre.
Tentiamo un ritratto dei due fratelli... Prima suo padre...
Mio padre, Nello Rosselli, era alto, un po corpulento, estremamente cordiale, simpatico, un uomo che amava fare molte cose. Guidava molto bene la macchina, gli piaceva, era molto scherzoso, amava fare piccoli scherzi, giochi di parole con noi bambini. Cè un piccolo episodio che vorrei raccontare perché lo trovo molto divertente. Nel 35 o 36, quando abitavamo a Firenze, proprio nel giorno della Befana, lui ci disse che sarebbe partito verso laereoporto e che sarebbe andato a prendere la Befana che stava arrivando dal Giappone. Noi, dopo averlo visto partire, eravamo tutti in attesa. Prima che lui tornasse vediamo entrare una donnona, molto impressionante che aveva una specie di cesta piena di regali. Quando lui è tornato si è lamentato di non aver trovato la vecchietta ad aspettarlo. Non gli siamo saltati felici addosso, dicendogli "Ma si, è venuta, proprio dopo che sei andato via tu!" ed esultavamo felici ma anche dispiaciuti per il fatto che lei, pur essendo andata via qualche minuto prima, lui non l'avesse incontrata.
Era stato lui, a travestirsi, rendendoci affascinati e stupefatti. Mio padre aveva avuto questa pensata che lo divertiva moltissimo. Lui faceva spesso queste cose.
Era anche un serio professore che scriveva i suoi libri di storia. Era un uomo affettuoso, quello che mi ha colpito di più di lui è che era una persona che vedeva sempre il lato buono in tutte le cose. Ad esempio i carabinieri che lo dovevano sorvegliare ad un certo punto diventavano i suoi amici, lui li trovava simpatici. Infatti li dovevano cambiare spesso, perché sennò si affezionavano a lui. Andava in carcere e diceva che era fiero di questa esperienza e che aveva avuto per la prima volta unelemosina perché qualcuno gli aveva dato una zuppa da mangiare. Lui vedeva tutto con un certo umorismo e con una certa accettazione delle cose della vita. Poi cercava di essere molto giusto. Mi ricordo questo suo senso di giustizia. A volte io litigavo con mia sorella (lui aveva un pochino una piccola preferenza verso di me) ma lui cercava di bilanciare questa cosa, di essere giusto.Non ricorda discorsi di politica, o di storia, che comunque l'hanno colpita?
Mio padre voleva proteggerci, ad esempio non voleva che si leggesse il giornale. Io anche se ero una curiosa non potevo. Un nostro amico, che aveva più libertà di noi e che poteva andare a scuola come tutti i bambini, ci raccontò di avere visto un uomo annegato, e persone che lo avevano tirato fuori dallArno, con dei dettegli orribili. Mio padre per un po non ci permise di frequentare questo ragazzino perché ci aveva detto queste cose orrende.
Mai le aveva espresso giudizi sul regime, sul fascismo?
No. Però una cosa ricordo. Lui non voleva che frequentassimo la scuola come tutti i bambini. Noi non capivamo perché e mi ricordo che vedevamo passare sotto la finestra le piccole italiane, i balilla, fra cui cerano dei nostri amici, morivamo dinvidia... perché non sapevamo. Ci fu permesso di andare alla scuola di ginnastica. Ma volta vinsi una gara, mi misero su una panca e il maestro fece sfilare tutti i bambini accanto a me con il saluto fascista. Il maestro lo fece fare anche a me. Tornai a casa, raccontai questa cosa e mio padre ci tolse dalla scuola di ginnastica. Lui non discuteva con noi di queste cose. Forse non voleva turbarci. Carlo era invece diverso.
...si, veniamo a Carlo
Come dicevo non lo ricordo molto. Lo ricordo vicino a mio padre, stavano insieme, parlavano molto. Anche lui era una persona affettuosa, ma era dominato da unidea che era questa azione, Giustizia e Libertà, la politica. Della sua famiglia ci parlava in particolare John, che stava sempre con i genitori. I due più piccoli venivano lasciati di più da parte, con la bambinaia, quindi non credo che sapessero granché. Invece John era informatissimo e credo che già a 10 anni avesse saputo tantissimo. Cose che noi abbiamo saputo dopo.
...riguardo alla sua esperienza in Spagna
Di Carlo in Spagna... Dopo ho letto, ho saputo, ho visto le fotografie di Carlo questo mi fece molta impressione, di vedere lui lì sul fronte, aveva però unaria felice, è come se lui andando in Spagna realizzasse qualcosa di molto importante nella sua vita. Ricordo questa bella foto di lui, con il maglione, con un binocolo e laria di un uomo profondamente felice.
Quando lui fu ferito, in famiglia lo sapeste subito?
Sicuramente, cera anche una corrispondenza fra lui e Marion. Lui non tornò subito, rimase parecchio là ferito, prima di riprendersi. Sicuramente lha saputo mia nonna, mia madre, ma noi no. Noi bambini eravamo nel nostro limbo.
In che momento il regime strinse il cerchio di morte attorno ai Rosselli?
Penso negli ultimi anni 30, non saprei dare una data precisa. E documentato tutto, ci sono i documenti dell'Ovra che parlano di spie che seguivano Carlo. Penso già da molti anni prima del suo assassinio, cerano degli infiltrati, cerano dei rapporti dell'Ovra. Lì descrivevano quello che lui faceva, chi riceveva. Per questo motivo mio padre Nello non andava a Parigi, per evitare conseguenze spiacevoli.
Come aveve saputo in famiglia della terribile notizia?
In questa famiglia si scriveva moltissimo, anche se non si telefonava. Quando sono stati assassinati, Marion ha mandato a mia madre un telegramma dicendole di venire subito, per cose gravissime, senza dare dettagli. Per le informazioni dettagliate bisognava stare attenti perché cera la censura. Dopo questo telegramma mia nonna decise di partire subito per Parigi, perché immaginava che era successo qualcosa di gravissimo. Qualcuno le aveva detto che cera stato un incidente di macchina. Mia mamma non è partita perché stava allattando lultimo figlio, che aveva circa 40 giorni. La nonna però andò a Parigi, accompagnata da un amico di famiglia, che poi tornò subito indietro. Quando arrivò a Parigi, cerano tutti giornalisti e fotografi alla stazione, lì capì subito. Poi unaltra cosa che so di mia nonna e che mi ha fatto impressione è che gli avevano tenuto nascosti certi giornali che erano usciti proprio in quei giorni, quando scoprirono i corpi. Cerano delle fotografie terribili sui giornali. Lei non le aveva viste, però ci ha raccontato che una notte, nella casa di Marion, non ha resistito ad andare a cercarli.
Dopo quanto tempo Amelia è arrivata a Parigi?
L11 sono stati trovati i corpi, anche se erano stati uccisi il 9 Giugno. Lei è arrivata a Parigi il 12, massimo il 13.
Signora Liliana, sarebbe così gentile, per facilitarmi il lavoro, rifare una breve sintesi di quel tragico evento, cominciando dallinizio, da quando Carlo è tornato dalla Spagna... grazie!Dopo che Carlo rimase ferito in Spagna, non tornò subito ma rimase nellospedale del campo per farsi curare. Ebbe però delle complicazioni perché da giovane aveva avuto una flebite, che si acutizzò proprio durante quel periodo di convalescenza. Per questo non tornò subito. Tornato a Parigi per curarsi, sempre tenendosi in contatto con i suoi familiari, ricevette il consiglio di andarsi a curare in Normandia. Cera questo luogo famoso per le sue acque che gli avrebbero fatto bene per la circolazione. Lui ci andò contro la sua volontà. Anche perchè voleva stare sempre dove cera lattività, stare in quel posto era per lui noiosissimo.
Si recò con Marion, scelsero un albergo con due stanze e trascorsero lì qualche giorno. Si scoprì dopo che i loro assassini li stavano seguendo anche in quelloccasione, per aspettare il momento opportuno per ucciderli. Gli assassini erano i membri della Cagoul, una organizzazione fascista francese pagata dai fascisti. Si intrufolavano e inseguivano Carlo e Marion dovunque andassero.
Però Marion doveva tornare a Parigi e non poteva più fargli compagnia. Qualcuno doveva andarlo a trovare perchè lui si annoiava tantissimo senza azione. Sua madre Amelia, voleva recarsi da lui, ma lei stava a Firenze e si era anche ammalata. Per questo pregò il figlio Nello, mio padre, di andare da Carlo.
Nello arrivò a Bagnol il 6 Maggio, in quelloccasione cera ancora Marion. Trascorsero 3 giorni insieme, molto allegramente, perché Marion aveva molta simpatia per il cognato, andavano molto daccordo. Forse gli sarebbe piaciuto che il marito fosse un po più come Nello, lo avrebbe forse desiderato un po più calmo, un uomo di famiglia, invece Carlo aveva questo spirito guerriero, ed era sempre in mezzo a mille cose. Fecero delle gite insieme, in quei pochi giorni. La mattina Carlo andava a farsi le acque e poi sulla sua vecchia Ford nera, che aveva portato anche in Spagna, portava il fratello a fare delle gite, nel pomeriggio, nei dintorni. Purtroppo non furono molto accorti, fecero sempre la stessa strada secondaria, nel ritorno e incorsero in questi assassini. La cosa strana è che Carlo, che sapeva di essere nella mira dei fascisti, non aveva capito che bisognava stare più attenti, non fare gli stessi percorsi.
Il 9 di Giugno pranzarono insieme allalbergo, pare che ad un tavolo lì accanto ci fossero due di questi che li stavano inseguendo, in una trattoria lì di fronte cerano gli altri. Erano circondati. Dopo il pranzo accompagnano Marion alla stazione che prendeva il treno per andare a Parigi perché il figlio maggiore anche se aveva già compiuto gli anni, per il giorno dopo aveva organizzato una festicciola con gli amici di scuola. Lei voleva esserci. I fratelli invece presero al macchina e si diressero ad Alanson, che si trova ad una cinquantina di chilometri da Bagnol, che è famosa per i suoi pizzi molto belli. Lì fecero degli acquisti. Mio padre comperò delle cose per sua moglie, che gli trovarono nella giacca, quando trovarono il suo corpo. Da Alanson credo che avessero mandato anche delle cartoline. Ripresero la macchina per ritornare a Bagnol e su questa strada abitudinaria, verso le sette di sera, vennero sorpassati dagli assassini, che si fermarono e si misero di traverso, fingendo un guasto alla macchina. Anche i fratelli Rosselli si fermarono. Pare che siano scesi dalla macchina per chiedere se avevano bisogno di aiuto e lì sono stati aggrediti a pugnalate e colpi di pistola. Loro erano solo due e per di più disarmati, ma si sono difesi a mani nude. Dopo il colpo i corpi furono trascinati in un bosco, la macchina rovesciata in un fosso. Cercarono pure di incendiarla.
I corpi sono stati trovati solo l11 giugno.
Non appena informata, Marion ha mandato il telegramma a nonna. Lei quella sera stessa ha preso un treno, accompagnata da un amico di famiglia. Al momento di scendere alla Gare de Lion, si trovò davanti i giornalisti, i fotografi; in quel momento ha capito quello che era successo, che non era un semplice incidente di macchina, come le avevano detto.
Mia nonna da quel giorno non è più tornata in Italia. Con questo lei voleva manifestare che lei sapeva da dove veniva il colpo. E rimasta in Francia, poi è andata in Svizzera, dove è stata raggiunta da me e da mia madre. Dalla Svizzera siamo dovuti andare in Inghilterra, dallInghilterra in America. Lì siamo stati 6 anni.
Siamo tornati in Italia nel 1946.