Lettere di Mussolini
a Giacinto Menotti Serrati

dal 1908 al 1913

 

 

3 marzo 1908
Caro Serrati
sono nel tuo paese d'origine, ad Oneglia, ed ecco come. Tu sai che qui c'è un collegio ed una scuola tecnica privata. Ho concorso e sono stato nominato professore di francese in queste scuole.
Giunto ieri sera, mi sono presentato al collegio perché oltre all'insegnamento, devo o dovrei fare un po' di assistenza interna e dormire in camerata.
Fin qui nulla di straordinario. Però questo collegio che s'intitola pomposamente civico è in realtà clericale. Sopra ogni letto c'è una Madonna, e s'iniziano e si chiudono i pasti col segno della croce. Si dicono le orazioni mattina e sera, si va a messa ed altre simili amenità.
Stupito, mi sono presentato stamani dal censore e gli ho dichiarato che le mie convinzioni mi vietano non solo di partecipare, ma semplicemente di assistere a pratiche religiose qualsiasi e di esser pronto a rinunciare al posto piuttosto che scendere a prostituire le mie idee. Ho domandato il vitto e l'alloggio in contanti.
Il censore ha detto che riferirà al direttore e mi darà una risposta. Intanto mi sono presentato al Compagno Ennio Gandolfo, sindaco; credendo che il comune avesse qualche ingerenza nella scuola tecnica, ma Gandolfo mi ha assicurato che il Comune non c'entra.
Se la direzione del collegio non mi dispenserà dall'assistenza interna, rinuncio all'impiego, magari a costo di lavorare nelle calate del porto di Genova. Ora che sono a Oneglia, avrei caro di conoscere prima di tutto la tua famiglia e i compagni locali.
Fammi tu, che mi conosci, delle "credenziali" e raccomandami. S'iniziano a giorni dei grandissimi lavori e potrei occuparmi come assistente, marcatore o altro.
Spero tuttavia che la direzione accoglierà la mia domanda in omaggio a quella libertà di coscienza che il censore ammette e sostiene.
Se resterò a Oneglia, tornerò a lavorare per il Partito.
Gandolfo mi ha detto che il bisogno non manca. Vi potrei essere utile anche in una prossima possibile candidatura politica.
Scrivimi dunque sollecitamente Collegio Civico Oneglia.
Nell'attesa ricordami agli amici. Fraternamente tuo
Mussolini

Oneglia, 15 marzo 1908
Caro Serrati
tirami le orecchie, ma ascolta le giustificazioni del lungo mio ritardo a risponderti.
Sebbene in questi giorni io abbia lavorato, e lo vedrai dalla "Lima", pure il tempo di scriverti l'avrei avuto, ma ho aspettato di mettermi definitivamente a posto.
La questione col Collegio l'ho risolta e a mio favore. Del resto io avevo posto una specie di aut aut. Dormo fuori e finite le mie ore di scuola che da 20 settimanali sono giunte a 34, sono perfettamente libero.
Passo la sera in compagnia dei tuoi fratelli, dei compagni e ti ricordiamo spesso. Quando non ho nulla da fare, passo il tempo nella farmacia "Imperia" del Compagno Ravotto che fu tuo condiscepolo al Liceo di Mondoví.
Mi trovo bene.
Non ho niente altro da scriverti. L'articolo su Marx sarebbe stato una pillola del genere di quello pubblicato sulla "Lima" e ho voluto risparmiarti una gastrica.
Ti stringo affettuosamente la mano
Tuo Mussolini

23 giugno 1908
Caro Serrati ,
ho saputo da tuo fratello Lucio qui giunto ieri sera che ti è stata proposta la direzione della "Provincia di Mantova" e che l'hai rifiutata per ragioni personali e di Partito,
Credi che io potrei assumermi tale compito? Se sí, proponimi, se no lascia cadere e non farne parola. Nota che sarei disposto ad accettare un mensile di molto minore di quello che ti si offriva e non per crumiraggio (crumiraggio che si risolverebbe a favore del Partito) ma per vedere se mi è possibile d'introdurmi nel giornalismo quotidiano. Tu mi conosci da lungo tempo e sai ciò che valgo.
Mi rimetto nelle tue mani.
Fra l'altro sono nuovamente senza posto. La scuola tecnica privata si chiude ed il Comune proletario che spende migliaia e migliaia di lire per il Liceo che dà come quest'anno otto licenziandi candidati alla scuola di Modena, non trova modo di istituire una scuola tecnica pareggiata comunale nella quale potrei occupare la cattedra di francese. Fra pochi giorni e precisamente al trenta lascio Oneglia per ritornare in Romagna. Da Oneglia porto meco un ricordo lietissimo: è una città in cui sarei restato volentieri: quanto al socialismo locale tu sai che si riduce quasi esclusivamente alla lotta politica elettorale; le organizzazioni economiche ci sono, ma non si sa precisamente dove siano e soprattutto cosa facciano. C'è una Lega dei gialli, che domani parteciperà alla processione di San Giovanni, portando le bandiere e i baldacchini. L'opera poi delle Amministrazioni e in particolar modo quella della Congregazione di Carità, è ostacolata con ogni mezzo dall'ormai famoso Prefetto Rovasenda. La laicizzazione delle scuole femminili della Congregazione di Carità segnerà l'inizio di una grande battaglia.
"Imperia" è ancora molto molto lontana. Non se ne parla piú. Aspetto una tua sollecita risposta, sino al 30 Puoi scrivermi qui al solito indirizzo; dopo a Dovia (Forlí). Ti saluto affettuosamente
Tuo Mussolini

Milano, 16 dicembre 1912
Caro Serrati
sei stato fortunato, perché mi trovi in un momento di alta marea. Del resto sono sempre disperato! Il traslocco da Forlí a Milano colla tribú domestica mi acciacca le ossa dal punto di vista finanziario. Il danaro lo mando a te qui dentro e tu lo rispedirai al Trenti. Accusamene ricevuta per mia tranquillità. Per la Conferenza al vostro Circolo di Coltura Popolare ne riparleremo a migliore stagione. Credimi sempre tuo amico nella mala e nella buona ventura. Ciao
Mussolini

Milano, 20 febbraio 1913
Caro Serrati
ho letto, ma non pubblico, perché se no asfissiamo i lettori fra gli articoli e le postille. Io credo di aver ragione, tu certo ritieni di non aver torto. Tutti e due vogliamo concretare il Partito: io colla propaganda dei principi, tu con problemi concreti. I casi che mi citi sono giusti e non sono tutti. Cosa vuoi che postilli tutte le incoerenze, le miserie del Partito? Sarebbe uno stillicidio. Lo farò con due o tre articoli nei quali svelerò certi retroscena poco puliti.
Io non capisco piú niente. Credevo che coll'iniezione di 606 a Reggio Emilia il Partito avesse ritrovato se stesso, mi accorgo invece... del contrario. Speriamo quand-même. Quando ricominci coi tuoi? È interessante ma passa inosservato. Il pubblico è diventato cosí insensibile, si è cosí idiotizzato che non si commuove piú. Si vede che non si ritiene ancora abbastanza derubato. Ti saluto con vivo ricordo
Tuo Mussolini

Milano, 14 marzo 1913
Caro Serrati
scusa del ritardo. Sono occupatissimo per il numero speciale della Comune che spero riuscirà degno dell'avvenimento. Non sono andato a Roma, quindi non posso venire a Venezia. Il proletariato italiano è lontano dalla Comune. Oggi non ha che una preoccupazione: quella elettorale. Accadono nei collegi delle cose scandalosissime, e pure, come niente fosse, si va avanti... o indietro? Ti saluto cordialmente e coll'antica amicizia. Credimi tuo compagno
Mussolini

Milano, 5 luglio 1913
Caro Serrati
è da un po' di tempo che tu mi punzecchi ingiustamente. Veggo nel tuo "Secolo Nuovo" d'oggi delle frecciate velenose che fanno pena a chiunque sia capace di ragionare... Per compiere quell'"atto eroico" di andare al Monumento a V. E., egregio Serrati abbiamo dovuto rompere tre cordoni di truppe, cosa a cui non si era piú abituati in Italia. E a Massafiscaglia? Ma se abbiamo magnificato quella battaglia con pagine e pagine... Se Mazzoni stesso si è lagnato del fatto che abbiamo dato troppa ospitalità ad un movimento di masse... sindacaliste! Tu hai il diritto di non leggere l'"Avanti!" ma non quello di dire delle solenni bugie. Ciao
Mussolini