Ordine del giorno
approvato dal congresso regionale
socialista romagnolo
1912
Forlí, 16 giugno 1912Il Congresso di Reggio Emilia, convocato per giudicare quei concreti atti politici e parlamentari di taluni compagni, che in questi ultimi tempi suscitarono gravi dissensi nel partito, e per precisare, in vista del primo esperimento elettorale a vasta base, le direttive programmatiche e tattiche dell'azione socialista in Italia, in riferimento al primo punto riaffermano [sic] per ciascuno iscritto al partito la piú ampia libertà di professare e di propugnare, entro i confini delle comuni finalità del socialismo internazionale, qualsiasi metodo di azione, insieme, però, all'obbligo di uniformare le proprie concrete attività politiche e parlamentari lealmente alle deliberazioni dei congressi e alla esplicita volontà della maggioranza del partito.
Ciò premesso, avendo il recente congresso di Modena affermato la piú recisa avversione alla impresa libica, la necessità di promuovere una vivace opposizione al ministero Giolitti, la esclusione di ogni forma di partecipazione al potere e il carattere antimonarchico del partito socialista, quegli inscritti, i quali con i loro atteggiamenti concreti e con i loro atti in parlamento e nel paese contravvennero apertamente a tali deliberazioni del Congresso di Modena, sono dichiarati esclusi dalla organizzazione del partito socialista.
Le sezioni socialiste, alle quali essi sono iscritti, sono autorizzate ad accettare le dimissioni e, in mancanza di queste, a radiarli dai propri elenchi, salvo ad essere esse stesse espulse dal partito, con provvedimento della Direzione, ove non si uniformassero alla suesposta deliberazione.
In riferimento all'azione socialista, da esplicarsi nel periodo e nella nuova situazione politica e sociale, che la riforma elettorale determina nel paese, il Congresso di Reggio Emilia afferma:
1. Il partito socialista italiano è una sezione dell'Internazionale Socialista, della quale accetta senza alcuna riserva la finalità programmatica della socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio, mediante la lotta di classe adottata come direttiva tattica in ogni campo delle attività politiche e sociali delle classi lavoratrici.
2. Il partito socialista, in nome del diritto delle genti e in considerazione degli interessi del proletariato mentre riafferma la propria avversione, a tutte le guerre e al patriottismo borghese, che ne è la funesta sorgente, dichiara estraneo e ripugnante agli interessi del proletariato ogni forma di politica coloniale, che non si esplichi e non si conchiuda nella spontanea e pacifica esione delle intraprese produttive e del lavoro umano. Onde, in luogo delle condannate attività politiche e militari del colonialismo imperialista, invoca provvedimenti atti ad intensificare la prosperità industriale agricola e commerciale della Nazione ed a tutelare ed orientare le correnti emigratorie dei lavoratori italiani.
3. È dichiarata aberrante ai fini proletari e al carattere di classe dell'azione socialista la partecipazione di inscritti al partito ai poteri dello Stato.
4. Anche in base ai risultati negativi di recenti esperimenti, si adotta la massima della opposizione ai ministeri nell'azione parlamentare, amenoché, in vista e in considerazione di specialissime situazioni politiche e parlamentari e per il conseguimento di vantaggi specifici per il proletariato, la direzione del partito autorizzi il gruppo parlamentare a sospendere la sua opposizione, sempre però limitatamente agli obiettivi predetti e al periodo transitorio necessario alla loro realizzazione.
5. L'azione politica e parlamentare del partito socialista, considerando estranee ai suoi fini e alle sue funzioni di classe le particolari rivendicazioni di ceti non appartenenti al proletariato produttivo, deve estrinsecarsi esclusivamente per la tutela e il vantaggio degli interessi generali della classe lavoratrice, assumendo questo criterio a sua direttiva indeviabile ed ispirando ad essa ogni iniziativa nel campo delle riforme, della resistenza, della cooperazione, della mutualità, ecc. in ciascuna delle quali si prepara e si realizza il divenire socialista.
Per le prossime elezioni politiche il partito socialista italiano si affermerà in tutti i collegi del regno con candidature proprie sulla base di un programma, il quale - oltre alle precedenti enunciazioni - contenga le seguenti rivendicazioni:
a) Riforma tributaria atta a trasferire i maggiori oneri fiscali dai ceti piú poveri in quelli piú agiati e piú ricchi della popolazione, con la esenzione delle quote minime e con la progressività dell'imposizione.
b) Una tassa della guerra, che con i medesimi criteri progressivi ripartisca sui redditi medii e alti della ricchezza tutti gli oneri derivati dalla impresa libica, compreso un fondo per le pensioni alle famiglie proletarie, cui la guerra uccise o rese invalidi i figli.
c) Abolizione del dazio sul grano e d'ogni altra forma di protezionismo industriale e agrario, compreso quello scandaloso accordato alla produzione zuccheriera, alla marina mercantile, ai cantieri navali e alle industrie siderurgiche.
d) Estensione delle assicurazioni contro gli infortuni ai lavoratori della terra.
e) Fondazione di un Istituto di Credito Nazionale per le Cooperative.
Il congresso di Reggio Emilia, anche in considerazione degli atteggiamenti assunti dalla democrazia borghese in Italia di fronte all'impresa libica, interdice per le prossime elezioni ogni alleanza con i partiti cosidetti affini, a primo scrutinio e in ballottaggio, nel campo politico ed amministrativo. Infine, in coerenza a queste direttive di autonomia dell'azione socialista, il Congresso dichiara incompatibile con l'appartenenza al partito ogni forma di adesione alla Massoneria dalla quale fa obbligo di uscire ad ogni socialista iscrittovi, alla cui lealtà fa appello per l'accertamento di tale sua situazione.