Dal Web alla storia globale e alla condizione post-coloniale in Italia .
Brevissime Divagazioni .di Gennaro Tedesco
Dalla ricerca elettronica , per quanto certamente parziale , frammentaria e non esaustiva , condotta sulle fonti del Web in italiano e in inglese , relative alla Storia mondiale , alla Storia globale , alla nuova Storia globale e agli Studi post-coloniali e subalterni , emergono alcune indicazioni ed ulteriori ipotesi di lavoro che potrebbero e dovrebbero estendere , confermando o smentendo , quanto da noi faticosamente posto in essere più che in luce .
Innanzitutto i temi e i problemi di Storia mondiale e degli Studi post-coloniali e subalterni sono molto più presenti in ambito italiano nel Web di quanto non lo siano nell'editoria scolastica e soprattutto nella Scuola reale e militante , appena un po' di più nelle nostre Università che solo negli ultimissimi anni e con estremo ritardo e con grandi difficoltà rispetto al mondo anglo-americano stanno prendendo atto della Rivoluzione storiografica , economica e antropologica in corso da decenni sulle due sponde settentrionali dell'Atlantico , ma anche su quelle dell'Oceano Indiano e Pacifico .
Purtroppo questo ritardo culturale e educativo del Bel Paese non è un caso . Esso comincia dai primissimi anni Ottanta del secolo scorso per approfondirsi ulteriormente e progressivamente nel corso del lungo sonno produttivo e creativo di una Nazione irrimediabilmente introiettata nella assurda e claustrofobica ricerca di monocratiche fondamenta e monolitiche radici , mai esistete e tanto meno possedute , appartenenti all'Eldorado celeste della mitologia e non certamente al Mondo terrestre della Storia .
Il "fondamentalismo" e il "radicalismo" di una parte delle nostre istituzioni culturali e formative dalla Scuola all'Università e a tanta parte della Stampa , dell'Editoria e dei Media è la reazione , la risposta "reazionaria" alla sfida posta dalla globalizzazione cavalcata dai Giganti emergenti dell'Asia , l'Elefante Indiano e il Dragone Cinese , nel bene e nel male , scardinatrice di secoli , anzi millenni di predominio non solo economico , ma anche culturale e formativo e conseguentemente e coerentemente ideologico dell'Occidente colonialista .
Mentre dagli Anni Ottanta in poi nel mondo anglo-americano, ma anche in quello asiatico e latino-americano si prendeva atto dei processi disgregativi di una "Modernità" eurocentrica e occidentale in "polvere" e sempre più in crisi , anzi in rapida e ineluttabile dissoluzione , contribuendo , dall'interno di questo processo emergenziale in atto , al suo riconoscimento , ricognizione e descrizione critica in ambito storico , politico , economico , sociale e antropologico , oltre che educativo , nel nostro Paese il dibattito culturale ed educativo , oltre che storico e politico , continuava a muoversi , anzi ad atrofizzarsi , entro i rigidi e parametrati confini di un superstite , persistente e attardato italocentrismo neanche tanto consapevole della non sempre sua acclarata e "perfetta" aderenza ad un Occidente più ideologico , letterario e immaginario che reale .
Certamente c'erano e ci sono tutti i presupposti conoscitivi e critici per tentare di spiegare l'arretratezza dei nostri processi evolutivi ( o involutivi?) rispetto alla drammatica realtà di una globalizzazione , perché di questo si tratta quando parliamo di una Modernità in polvere , che non solo non ci vedeva e non ci vede protagonisti o almeno copratagonisti , ma che ci costringe negli anfratti più bui e miserevoli di una contemporaneità in accelerazione costante rispetto agli anni "gloriosi" della Ricostruzione post-bellica .
E' proprio la storia , anzi la cronaca degli avvenimenti più recenti che ci può consentire un primo approccio esplicativo al problema . Il tragico declino industriale del nostro Paese proprio dagli Anni Ottanta in poi del secolo scorso è sotto i nostri occhi e sotto le lenti acuminate di una parte della nostra Stampa , almeno di quella , risicatissima , che ancora ha visioni e approcci cosmopolitici oltre che comparativi .
La mancanza , anzi la sistematica distruzione di una rete estesa , solida e robusta delle pochissime nostrane Multinazionali impediva e impedisce al Bel Paese l'assalto al cielo del mercato mondiale in rapida e costante espansione soprattutto in Oriente , penalizzandoci non solo dal punto di vista economico , ma anche da quello politico , culturale e educativo . La loro assenza nel nostro tessuto sociale e istituzionale non ha consentito la formazione di un ceto manageriale cosmopolitico e "illuminato" , forgiato dalle dure e aspre battaglie sui mercati globali . Le conseguenze di questa mancata e tradita apertura al mondo si avvertono anche nel ceto politico , e non solo politico , dirigente e in tanta parte della popolazione , non solo in quella meno acculturata . Non avendo accumulato e "capitalizzato" una lunga , dolorosa e complessa tradizione di accentuata e persistente competitività nei tumultuosi e volatili mercati mondiali come altri nostri partner europei o americani , raramente si riesce a concepire l'idea della necessità permanente di guardare al di là del proprio ristretto e angusto cortile di casa . Non si accetta l'idea di rischio "sistemico" consustanziale a qualsiasi società capitalistica giunta alla sua maturità capitalistica e imperialistica .Non a caso , caso più unico che raro , nel contesto mondiale della finanza globalizzata , il Bel Paese detiene il certo non invidiabile primato dell'investimento immobiliare . Anche da ciò si deduce e si evidenzia non solo la mancata metabolizzazione della inevitabile rischiosità dell'investimento capitalistico in una società globalizzata e imperialistica , ma anche la conseguente limitatezza e meschinità dei quadri sociali e ideologici di riferimento diffusi in gran parte di un'opinione pubblica nazionale non acculturata e non educata al confronto anche spigoloso e qualche volta brutale con la realtà del mondo globalizzato .
La stazza continentale di Giganti dell'Asia come la Cina con le sue imprese multinazionali con milioni di operai e impiegati annienta sul nascere ogni tentativo della nostra industria di confrontarsi con essi sui mercati mondiali . Ma non è solo una crisi di internazionalizzazione dei mercati concretamente intesi , è soprattutto una crisi di mondializzazione e globalizazione finanziaria , organizzativa che apre , amplia e trascina con se conseguenti e invitali problematiche culturali e educative che ancora oggi in molta parte della nostra classe dirigente e dell'opinione pubblica nazionale non sembrano ancora del tutto comprese nella loro cogente consequenzialità . Tutto ciò che da questo mondo "estraneo" , "straniero" , "alieno" e "incomprensibile" proviene e impatta clamorosamente e dolorosamente sulle abitudini consolidate e sulle consuetudini usurate dalla decrepita asfissia di un provincialismo , anzi di un paesanismo sonnolento e sonnambulo , viene visto , ma soprattutto vissuto come ostile e pericoloso .
Lo splendido e impossibile isolazionismo o neoisolazionismo provinciale e paesano della nostra elite dirigente , ma anche di gran parte della nostra obsoleta opinione pubblica trova facilmente un sostenitore e un amplificatore potente e prepotente in una industria editoriale e "culturale" , ma anche e soprattutto mediatica quasi tutta dedita all'esclusiva descrizione e esaltazione di contesti e tradizioni nazionali nel migliore dei casi . Nel peggiore , e non è raro , anzi tutt'altro , dei casi , a tali artificiali fabbriche del consenso non interessa nemmeno l'ambito nazionale che spesso e volentieri viene disprezzato a favore dell'incredibile e pur vera esaltazione del Campanile , del Borgo medioevale e del suo "Territorio" , magico termime che dovrebbe spazzar via quello di "Nazione" , per non parlare di quello di "Mondo" che neanche esiste nell'orizzonte concettuale di costoro , per divenire l'unica Realtà ontologica .
A tutto ciò si aggiunga , a parte qualche encomiabile e lodevole eccezione , una Scuola e una Università , demotivate e devastate da politiche finanziarie restrittive e poco lungimiranti , che , come nel periodo fascista e in gran parte di quello liberale , nei loro programmi , nei loro curricoli e nei loro corsi continuano a insistere e persistere intorno ad ambiti storici , culturali e educativi che non solo non tengono conto delle esigenze di allievi globalizzati e di adolescenti e giovani immigrati dall'"Altro Mondo" , ma nemmeno si preoccupano di aprirsi a istanze cosmopolitiche e mondializzanti . Certo non sempre per loro colpa , ma spesso per "colpa" di una dimensione psicosociale territorializzata , istituzionalizzata , "corporata", incorporata e "ancorata" a una struttura economica parcellizzata , destrutturata e ,più che diffusa , reclusa in angusti e ristretti microterrirtori molto spesso non comunicanti .
Le nostre industrie , le nostre banche non solo soffrono di nanismo dimensionale e istituzionale , ma anche di carente capitalizzazione e di quasi assoluta mancanza di autonoma e innovativa capacità di ricerca scientifica e tecnologica . Anche quel tanto di presenza dello Stato nella ricerca sta rapidamente venendo meno , aggravando una situazione già endemicamente fragile .
Come si risponde a questo drammatico scenario economico e finanziario? Non tentando di ricomporre i cocci di una industria in lento e inesorabile disfacimento , cioè operando fusioni e accorpamenti di tutte quelle imprese che , una volta ricompattate in grosse Concentrazioni , potrebbero ancora sperare di giocare un ruolo rilevante nell'agone mondiale , ma suonando la gran cassa e il trombone della piccola e media industria e dell'ampliamento e "rinnovamento" del lavoro autonomo che non potranno mai aspirare seriamente a confrontarsi con i Colossi asiatici con qualche possibilità di affermazione .
Tutta questa opera di ristrutturazione ( o destrutturazione) industriale , recentemente sostenuta anche da politiche "distrettualistiche" miranti a creare zone territotrializzate e protette di piccole e medie imprese liberamente associate , che assomigliano più a velati ripiegamenti in enclave superfortificate da ultimo"Baluardo" contro un nemico non solo numericamente superiore , che a iniziative propulsive e proiettive volte al futuro , contribuisce in modo diretto e indiretto a consolidare e a diffondere un "meccanismo" ideologico abbastanza coerente e preciso nelle sue architravi portanti . Non è più possibile o , comunque , è sempre più difficile confrontarsi adeguatamente e alla pari col "Resto" del Mondo ? Be' , allora l'unica soluzione a portata di mano è quella di concentrarci nella "coltivazione" dei nostri campi conclusi e reclusi . Un ritorno alle fondamenta , anzi alle radici ancestrali , alla Madre Terra non solo in senso metaforico , ma anche in senso concreto . Dilagano programmi e progetti economici tesi a rivitalizzare la nostra morente agricoltura . Si badi bene che non si vuol sottovalutare il contributo dell'agricoltura , della montagna , della pesca , dei mari , dell'artigianato tradizionale , del turismo e dell'agro-alimentare . Ma anche qui oltre alle enunciazioni ci vogliono investimenti , ricerca scientifica, ammodernamenti , aggiornamenti tecnologici , riqualificazioni territoriali e riorientamenti infrastrutturali e politici oltre che culturali e educativi , insomma un nuova programmazione economica e politica di vastissime dimensioni e proporzioni che non sono certamente all'ordine del giorno nelle agende della nostra confusa e intimorita classe dirigente , dedita esclusivamente al tentativo di riproposizione di obsolete e logore mitologie e litografie vetero-nazionalistiche e vetero-autarchiche . Non saranno né la riscoperta né la rivalorizzazione di borghi e castelli medioevali , né economie "distrettualizzate" a poterci tirare fuori dalle secche e dal pantano in cui siamo finiti . Esse , al contrario , potranno solo contribuire e a rinchiuderci , pieni di rabbia e di invidia e di razzismo , in un angolo asfittico e claustrofobico del pianeta mentre la globalizzazione vincente degli Altri , Cina , India , Brasile , Indonesia decolla incontenibile senza e contro un Bel Paese finalmente "rifeudalizzato" .
Ma la "criticita" tutta ed esclusivamente italica , anzi italocentrica , nei confronti di un mondo economico , politico , culturale e educativo che sembra non solo poter fare a meno del Bel Paese , ma addirittura ritrovarlo , il Bel Paese , ostile , ostacolo e impedimento a una globalizzazione (post-moderna ?) ci fa nascere un terribile sospetto . Non è che , forse , tutta questa arretratezza , questa visione attardata e questo approccio obsoleto e livoroso al mondo contemporaneo non sia molto più profonda di quanto siamo disposti ad ammettere ? Che non sia solo frutto di un mancato o carente "aggancio" alla globalizzazione e alla mondializzazione in corso , per quanto lo stesso processo di globalizzazione non sia certo cominciato da poco ?Forse gli ultimi avvenimenti in Libia ci possono aprire degli spiragli di luce sull'assenza significativa di un dibattito di qualche importanza e di una qualche rilevante paretecipazione nazionale in relazione ai temi e ai dilaceranti problemi posti nella Comunità scientifica internazionale dall'emergenza della Storia globale e degli Studi post-coloniali e subalterni . In Libia la nostra classe dirigente si gioca gli ultimi residui e risibili scampoli di un post-colonialismo e neocolonialismo straccione . Dal fascismo in poi nel Bel Paese si è creduto di far fronte a nostre ataviche carenze nella politica estera , ricorrendo a un mediocre e debole imperialismo militaristico , sostituto successivamente alla caduta del fascismo , con un miscuglio insignificante e deleterio di politiche fragili e estemporanee basate su protezionismi economici e politici e su inconcludenti e pericolosi rapporti personalistici . Approcci , questi , alla politica estera e mondiale , del tutto in linea con una politica interna fondamentalmente protezionistica e nazionalistica sia in economia che nella cultura e nell'educazione . Mentre ad esempio , Gran Bretagna , Stati Uniti , Francia e Olanda , con grandi e contraddittorie tradizioni coloniali , intraprendevano un percorso di politica estera e globale antiprotezionistico e liberistico , discendente e derivante dalla loro possente eredità di traffici marittimi concorrenziali e competitivi , con una riaffermazione anche culturale , linguistica ed educativa su scala planetaria , il Bel Paese si incamminava sulla via di uno sviluppo capitalistico fondato essenzialmente sulla costruzione di una rete stradale e autostradale tutta concepita , introiettata e indirizzata a una evoluzione ( o involuzione ?) territoriale , continentale , strettamente legata al progetto politico di una economia "monoculturale" incentrata sull'industria automobilistica , siderurgica e cementifera .
La stessa "rinascita" culturale e politica del nostro Paese , in particolare col neo-realismo letterario e cinematografico , pur inaugurando un indubbio periodo di notevole e insuperabile effervescenza e originalità artistica e creativa mai più ritrovata e superata negli anni a venire dalla neonata Repubblica , evidenziava un legame particolarmente stretto e coerente con le scelte di politica economica e estera poste poco prima in luce , tutte rivolte ad esaltare e illuminare le potenzialità di un approccio endogeno , peninsulare , territoriale e continentale al nostro complessivo sviluppo , a cominciare da quello economico . Dalla fine del secondo conflitto mondiale rarissimamente non solo la nostra narrativa e il nostro cinema , ma anche la nostra stessa storiografia soprattutto non hanno fatto i conti con la storia globale e con la condizione postcoloniale , non producendo romanzi d'avventura , di viaggio o di vita coloniale , film di spessore cosmopolitico( a parte quella eterogenea congerie di film di serie b genericamente e malamente etichettati come "storici") o saggi storici di apertura mondiale anche perché la nostra storia nazionale non ha mai veramente posseduto un passato coloniale tale da consentire a una debolissima e divisa Borghesia senza Rivoluzione di poterlo costruire e inventare sia in prospettiva ideologica e politica che letteraria .
Le recenti tempeste di sabbia dei deserti delle ombre libiche sono il prezzo salatissimo che paghiamo e pagheremo per aver dimenticato , o peggio ancora , ignorato il lascito strategico della tradizione veneziana .
La grande Lezione e la splendida eredità della Serenissima sono state messe a tacere a favore di una posizione longobardica , franca e latina che privilegia la terraferma e i territori interni della Penisola e il suo "appendicalismo" continentale , la sua dipendenza e il suo radicamento nel cuore del Sacro Romano Impero.
L'apertura orientale greca , magno-greca , bizantina e poi veneziana , basata sui traffici marittimi orientali e sulla cultura dell'ibridazione , è stata del tutto soppiantata da un monismo e monolitismo ermetico e identitaristico del tutto privo di un pur qualsiasi riferimento non solo alla nostra tradizione di interscambio economico e culturale con l'Oriente , ma anche alla nostra centralità e radicamento geografico e strategico in un bacino del Mediterraneo che non a caso da "Altri" , ma non da noi , viene configurato e ridefinito "Allargato" . E non solo la crisi libica , ma anche quella libanese , irachena e afgana avrebbe dovuto contribuire a farci aprire da tempo gli occhi e la mente su questa eclatante realtà .
Inoltre non a caso solo da poco i nostri storici hanno cominciato ad accendere i riflettori sulla civiltà bizantina in Italia , tra l'altro quei pochi sinceramente interessati ad essa rimanendo molto distanti da un qualsivoglia tentativo di approfondimento delle influenze bizantine sui nostri percorsi strategici e di politica estera . Come non meno avvolti nel buio rimangono i tentativi greci , magno-greci e bizantini di un'eventuale costituzione e formazione di un Regno greco del Sud e delle sue eventuali oscillazioni orientali.
Che poi nel DNA storico del Bel Paese ci sia anche l'evidente tendenza al suicidio politico lo sta a dimostrare non solo un tardivo , contrastato e eurocentrico Risorgimento la cui acuta e persistente contraddittorietà è dimostrata da rigurgiti separatisti , neoceltici , neolongobardistici e neoterritorialistici , ma anche e soprattutto tutta la storia precedente della Serenissima che imbarcatasi nell'unica possibile politica estera e cioè quella dell'Oltremare orientale e della cogente necessità dell'unificazione politica della nostra Penisola , non riuscirà nell'intento unitario proprio grazie alle spinte vetero-separatiste e antinazionali promosse e sostenute dall'abbraccio mortale di" Patrioti italici" e "Alleati"continentali .
Un contributo non secondario all'introduzione , radicamento e consolidamento della Storia globale e degli Studi post-coloniali e subalterni avrebbe potuto trarre vantaggio dalla nostra millenaria Diaspora migratoria , ma neanche di essa e della sua lunga e possente tradizione non si è approfittato a dimostrazione ancora una volta che il nostro Paese ha deciso di non fare i conti col proprio passato storico e con la sua propria originalità nel contesto mondiale . Non solo . Si è temuto e si teme di riannodare certi fili sottili e impalpabili e pur consistenti con il passato incombente e ingombrante della nostra Storia nazionale nel confronto con un presente sempre più cosmopolitico , dominato da crescenti e tumultuose ondate migratorie che , destabilizzando non solo la nostra insensibilità, di fronte a una "Nazione" destoricizzata e smemorata (fintamente o realmente?) stanno a ricordarci quando anche noi eravamo albanesi , tunisini , marocchini , libici , egiziani .. Ma , ovviamente , come dice il proverbio, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire o peggior cieco di chi non vuol vedere neanche di fronte a catastrofi epocali come l'assalto alla Fortezza Europa da parte dei disperati dell'Africa .
La nostra intensa storia di emigrazione americana , canadese , australiana , brasiliana , argentina , venezuelana . viene negata da un popolo e da una Nazione , da poco e malamente divenuta "benestante", alla ricerca di un posto alla mensa di Signori aristocratici che storcono il naso e non sanno cosa farsene del nostro pedigree da colonialismo straccione .
L'esperienza storica dei nostri Migranti trasnsoceanici è divenuta forza politica ed economica al di là degli Oceani , ha creato un proprio mercato delle merci che connette le terre meridionali della Penisola con Stati Uniti , Canada e Australia . Ma se parlate con un qualunque politico o cittadino "benestante" del bel Paese , vi accorgereste che entrambi non sanno nulla di questa realtà che attraversa e domina i confini nazionali . Non sa che si è formata una Comunità cosmopolitica transoceanica che , in virtù dell'immane sofferenza patita nel corso di precipitose e dolorose Migrazioni , non approverebbe e non approva non solo la nostra colossale e dolosa perdita della nostra storia migratoria , ma anche la nostra barbarica e disumana reazione nei confronti di un prossimo Altro nel quale non smette di riconoscersi malgrado tutto .A conclusione di questa necessariamente breve , parziale e incompleta ricognizione sui motivi di una debolissima e carente , se non assente , assunzione delle problematiche poste dalla Storia globale e dagli Studi postcoloniali e subalterni in Italia , va poi aggiunta nella Scuola e nell'Università la forte persistenza di una concezione e pratica della Storia come orto concluso e recluso di Specialisti , bravi , belli e impossibili , ma rinchiusi in una inossidabile Torre d'avorio non solo refrattaria all'essenza interdisciplinare e transdisciplinare della storia , del mondo attuale e dei suoi insoluti e gravi problemi globali, ma anche ai nuovi codici e ai nuovi linguaggi non lineari e olistici dei nostri adolescenti e giovani e soprattutto alle drammatiche esigenze di una generazione studentesca sempre più ibrida , malgrado i risibili e improponibili baluardi razzisti proposti e imposti da una propaganda e una pubblicità demente e alla lunga perdente , non solo dal punto di vista antropologico , ammesso e non concesso che in antropologia , ma anche in storia, esistano o siano mai esistite popolazioni non ibride .
Didattica e Storia del mondo
di Gennaro Tedesco
Tra i tanti fattori che hanno determinato l'attuale crisi d'identità della Storia e dei suoi "canali di trasmissione" non solo scolastica e universitaria , sono da porre in primo piano le spinte centrifughe e dirompenti provenienti dalla non tanto imprevedibile e improvvisa irruenza sulla scena del mondo globalizzato dei Giganti dell'Asia , il Dragone Cinese e l'Elefante Indiano , accompagnata , sostenuta ed enfatizzata dalla rapidissima e stratosferica esplosione delle tecnologie informatiche . . Esse hanno contribuito in modo intrusivo e pervasivo non solo alla nascita e alla formazione , ormai ampiamente e approfonditamente descritta nella sterminata letteratura pedagogica contemporanea , da parte degli allievi , di nuovi modelli non lineari di apprendimento , ma soprattutto alla produzione materiale e mediale di nuove modalità espressive . Esse sembrano scardinare alla radice le tradizionali modalità espressive testuali . Insomma ci troveremmo di fronte ad una Rivoluzione culturale e comunicativa della Storia se non di fronte ad un tentativo di totale e radicale sovversione e soppressione della sua "essenziale" e tradizionale natura costitutiva così come si è andata elaborando e formando nel traballante Occidente .
Negli ultimi anni soprattutto alcuni storici indiani hanno posto in evidenza , a partire dal passato coloniale , l'elaborazione , la trasmissione e la diffusione di una "narrazione" storica e storiografica costruita e costituitasi in Europa non solo per costringere l'India e tutto il vasto mondo coloniale , entro le categorie analitiche ed esplicative dell'Occidente , ma anche per conseguire , oltre che un ovvio e scontato dominio diretto sui popoli colonizzati , un dominio indiretto sulla memoria storica che cancellasse le modalità conoscitive , comunicative e trasmissive proprie , originali e alternative delle tradizioni indiane a quelle occidentali . In questa prospettiva "indiana" , che recupera modalità non solo orali , ma anche e soprattutto tipiche dell'Oriente , diametralmente avverse e opposte a quelle occidentali la cui complessità ed originalità richiederebbero spazi molto più considerevoli di un articolo , i popoli "subalterni" della Storia , scritta e imposta dall'Occidente sulla loro pelle , i popoli non solo coloniali , ma anche quelli migranti oppressi e repressi , insieme a sempre più consistenti segmenti di quelli "aborigeni" , nelle metropoli capitalistiche , presentano il conto di fronte al Tribunale mondiale della Storia : la richiesta pressante di una storia che sia totalmente rivista , rielaborata e riscritta , a partire dalla riscoperta e valorizzazione non solo di fonti ed avvenimenti esclusi dalla "Grande Narrazione" ideale , ufficiale e "legale" del mondo proposta , ma soprattutto imposta dalla propaganda ufficiale , normativa , modellativa e deformativa dei manuali di Storia e non solo di quelli . In sostituzione e in alternativa a questa "Grande Mono- Narrazione" storica e storiografica , egemonica del perduto Occidente , i "Subalterni" indiani propongono e rivendicano tradizioni , istituzioni , movimenti , associazioni , idee e modalità espressive che nulla hanno a che fare con esso . E sempre gli stessi indiani invitano i subalterni della storia del mondo , a cominciare dai subalterni orientali , a liberarsi delle categorie pericolose e perniciose di nazione , patria , ecc , costituitesi in Occidente e recepite dalle classi dirigenti post-coloniali e occidentalizzanti non solo dell'Oriente , che continuano a produrre e a mietere disastri globali e milioni di vittime innocenti , contribuendo incessantemente a rinnovare , a riattualizzare e a riacutizzare contraddizioni e scissioni deleterie non solo nella storia del mondo , ma soprattutto nel mondo . La drammaticità di questo approccio orientale alla storia del mondo probabilmente non a caso emerge , si espande e si consolida nel momento in cui sulla scena del mondo irrompono nuove potenze planetarie e globali , quali l'India e la Cina , antagonistiche nei confronti di quello che si profila sempre più come un fragile e debole Occidente.
Cina e India , spinte sulla scena globale ai vertici della storia del mondo non solo dalla loro incontenibile e travolgente forza economica , ma anche dalla loro possente tradizione culturale ed educativa . All'orizzonte della storia del mondo e della sua didattica si profilano sempre più ineludibili e cogenti modalità espressive della Storia che , a partire dalle tradizioni proprie e tipiche dei Subalterni , trovano estrinsecazione e "formalizzazione" nella produzione e diffusione di dvd , cd che , con le loro possibilità multimediali , stravolgono i tradizionali mezzi testuali di trasmissione , comunicazione e diffusione del discorso non solo storico .
Se gli storici orientali riscrivono la storia del mondo a partire da una costante immersione nelle profondità abissali non solo storiche e antropologiche delle "forme di vita" , palpitanti , reali e quotidiane dei subalterni a loro stretto e proficuo contatto per raccontare una storia forse mai scritta , anche i nostri storici d'Occidente , accademici o meno che siano , e i nostri docenti sul modello esemplare degli storici orientali della Subalternità , sempre più decisi ad essere sul campo con i loro "osservati" , dovranno sempre di più fare i conti con la realtà del mondo globalizzato e con una documentazione sempre più multimediale . Costretti a recuperare e a misurarsi , ridiscendendo tra i nuovi e vecchi Subalterni delle metropoli capitalistiche dell'Occidente , con la pluridimensionalità reale ed ineffabile dell'uomo nella "natura" oltre che nella società di questo imperfetto mondo in cui tutti , da Occidente ad Oriente , contraddittoriamente viviamo .
Sulla Didattica della Storia e sulla Didattica della Geografia
di Gennaro Tedesco
Abstract
L'articolo si propone di chiarire alcuni elementi del dibattito in corso nella Scuola italiana sulle innovazioni introdotte nell'insegnamento-apprendimento della Storia e della Geografia , spaziando dalla teoria della complessità e della cosmoplitizzazione al costruttivismo . Contemporaneamente si intende inquadrare tale dibattito all'interno delle trasformazioni economiche e politiche imposte dalla globalizzazione e dall'irruenza dei Giganti Asiatici , Cina e India .Da più parti , anche da fonti ufficiali e legittimate ad esprimersi , sembra che si avverta l'esigenza di riaprire in qualche modo il dibattito sull'approccio educativo e non solo educativo alla Storia nelle nostre Scuole . L'accento posto sull'accorpamento dell'insegnamento-apprendimento di Storia e Geografia a non pochi docenti sembra un notevole progresso rispetto al passato . Può darsi . Ma il processo di interdipendenza e di concretizzazione reciproca delle due discipline , Storia e Geografia , a nostro parere , può nascondere una trappola , un fraintendimento foriero di ulteriori passi regressivi in un panorama educativo già profondamente segnato e dilacerato da ritorni non solo neo-nazionalistici al passato .Innanzitutto non vorremmo che il bipolarismo storico-geografico , che sembra anche assomigliare un po' al nostro imperfetto e claustrofobico bipolarismo politico , preluda ad un neo-determinismo diarchico concluso e recluso in se stesso . Non solo . Ma a chi scrive sembra che tale caratterizzazione iperscientifica del redivivo dibattito ora non più solo storico, ma anche geografico , possa contribuire ad eludere invece la necessità , tutta ed esclusivamente nazionale , di fare i conti con la formazione di modelli epistemologici , antropologici , psicologici e contraddittoriamente educativi della non-linearità apprenditiva e del patrimonio immaginativo delle nuove generazioni e con l'irruenza dei modelli cosmopolitizzanti e interdisciplinari della globalizzazione travolgente imposta anche dall'emergere dirompente dei Giganti dell'Asia , il Dragone Cinese e l'Elefante Indiano .
Il tentativo di recintare i confini del dinamismo storico-geografico , al contrario molto mobili e sfuggenti, entro la ruvida fortezza di un dibattito prevalentemente "scientifico" e probabilmente volto anche ad un "riaggiornamento" e "riqualificazione" epistemologica in senso deterministico del duopolio storico-geografico può ingenerare e ingenera la sensazione che ancora una volta non solo la storia , ma anche la geografia , siano riproposte come "discipline" asettiche e non molto propense a fare i conti e ad ibridarsi non solo col resto del mondo "scientifico" , ma anche e soprattutto col mondo globalizzato della realtà extrascolastica ed extrauniversitaria . Insomma ci troveremmo di fronte ad una ulteriore sterilizzazione e sclerotizzazione prolungata ed aggravata non solo della storia , ma anche della geografia . Ancora una volta il senso del disciplinarismo e del disciplinamento delle nostrane istituzioni formative prenderebbe il sopravvento sul concetto e sulla pratica di ciò che potremmo e dovremmo definire , anche se tale terminologia abbia ancora un senso , "forme di vita" . Perché sia la storia che la geografia non sono categorie eterne ed immutabili , sostanze ed essenze imperiture , omogenee e compatte e soprattutto autosufficienti e incontaminabili , insomma scienze dell'eternità incommensurabili con le bassezze della realtà molteplice , cangiante , mutevole , diasporica e metamorfica . Gli "oggetti" della storia e della geografia , se ancora esistono da qualche parte , e se è ancora corretta e giusta tale denominazione nelle scuole e non solo in esse , non possono essere determinati e decisi dagli specialisti rinchiusi nei loro ghetti dorati delle Accademie e dei Palazzi , ammesso e non concesso che nel passato sia sempre stato così , cosa di cui oggi è più che lecito dubitare alla luce della più recente rivoluzione della globalizzazione e non solo di essa . Forme di vita come la storia e la geografia vivono e si espandono in funzione delle esigenze e delle domande di adolescenti e giovani coinvolti ed implicati direttamente e personalmente nei problemi dell'implosione ed esplosione di confini non solo geografici , di crisi economiche , non localizzate , ma mondiali , di "invasioni" demografiche , di rimescolamenti planetari , di imminenti ed inevitabili ibridazioni culturali ed antropologiche. I soggetti planetari nascenti , anzi gli allievi planetari ormai già formati molto più di docenti planetari che stentano a nascere e a formarsi , sono coloro che , non si sa fino a che punto consapevoli , come probabilmente molti storici e non solo essi , stanno per plasmare e plasmeranno sempre di più le forme di vita della Storia e della Geografia : nella direzione di un antideterminismo globale a favore di una riconfigurazione storica e geografica aperta all'indeterminismo degli esseri viventi nel contesto di una natura e di un naturalismo anch'essi non statici , ma dinamici e nella prospettiva di una denazionalizzazione della storia , della geografia e di tutte quelle teorie civistico-nazionalistiche e neoidentitaristiche ad esse implicitamente associate . Da questa epocale metamorfosi prenderà corpo una cosmopolitizzazione ( che non è internazionalizzazione e cioè riproposizione su larga scala degli interessi e delle ideologie nazionali) come logica conseguenza , ulteriore e suprema dell'interdisciplinarità . Volendo ridurre , perdendo comunque molto del processo epistemologico , a uno slogan la nostra impostazione , potremmo dire che storia e geografia , per ristrutturarsi e ritornare all'avanguardia del discorso non solo educativo , dovrebbero riconfigurarsi e rielaborarsi in un difficile , tortuoso e complesso percorso di totalità realistica e di "digitalizzazione" metodologica ed epistemologica oltre che tecnologica .Pare che adolescenti e giovani del Bel Paese abbiano sempre meno interesse, stimoli e attenzione non solo verso la storia, ma anche verso la geografia e l'economia. Non credo di possedere ricette taumaturgiche e miracolose e tanto meno consigli mirabolanti per riportare i nostri rampolli ad improvvise e repentine passioni geografiche o per vederli improvvisamente trasformati in protagonistici atleti tutti protesi ad una corsa ad ostacoli per acquistare e poi studiare immensi volumi di economia .
Ma qualche modestissimo contributo di esperienza acquisita sul campo come docente, studente e viaggiatore incallito per le infinite vie del mondo, credo di poterlo fornire senza alcuna pretesa di esaustività .
Il primo errore da evitare è l'ipostatizzazione della Geografia come disciplina a se stante, autosufficiente e chiusa in se stessa, anche se questo discorso può valere per qualunque altra disciplina. Forse proprio il caso della geografia potrebbe aiutarci nel tentativo di destrutturare il concetto e la pratica di disciplina. La geografia non è la scienza degli spazi terrestri avulsi da qualsiasi contestualizzazione storica, antropica , economica ed ecologica. Anche se queste affermazioni possono sembrare oggi scontate e acquisite, esse continuano a possedere una valenza epistemologica e metodologica di grande impatto rivoluzionario quanto meno in ambito didattico, educativo e formativo. L'apprendimento laboratoriale della geografia può assumere e assume un'immensa valenza strategica e cognitiva oltre che educativa e formativa solo se essa viene contestualizzata , interdisciplinarizzata, ecolgizzata e personalizzata ( nel senso di un laboratorio transazionale e interattivo che si configura e si sviluppa in rapporto alle esigenze della comunità e degli allievi) .
In un mondo sempre più globalizzato non può esistere una geografia locale o dell'ambiente locale che non sia anche contemporaneamente una geografia globale e dell'ambiente globalizzato. Essa non può che diventare sempre più una geografia interdisciplinare e transazionale della complessità umana, mondiale e globale, al servizio del cittadino locale, nazionale e soprattutto cosmopolita.
La Rivoluzione informatica, elettronica, telematica e l'iperaccelerazione dei processi di globalizzazione capitalistica hanno sconvolto il teatro delle azioni quotidiane dell'allievo e del cittadino. L'allievo di oggi ha per realtà geografica il suo ambiente locale che non può essere compreso e affrontato se non a partire dalla geografia globale. La realtà che lo circonda e lo attraversa è quella del pianeta e i confini del suo mondo geografico non sono più i confini nazionali, ma quelli del pianeta.
La geografia non è più un elenco o una lista, di fiumi, mari, monti e città che , come poveri e freddi cadaveri, giacciono inerti sul suo manuale. Mari, monti e città del globo oggi lo raggiungono , lo sollecitano e lo influenzano quotidianamente attraverso gli impulsi elettronici , le tv satellitari e le invasive e pervasive
immagini televisive, rendendolo coprotagonista del dramma umano mondiale .
La geografia dei luoghi virtuali pone e impone la necessità di una riterritorializzazione a partire dal locale . E a noi il termine riterritorializzazione sembra il termine più adatto per riconfigurare un nuovo approccio alla geografia . Come la cittadinanza e l'economia, nel processo di globalizzazione sempre più strette nell'abbraccio globale con la geografia e non solo con essa, non possono essere più concepite, praticate e apprese se non in termini di cittadinanza globale ed economia globale a partire dal locale, così a maggior ragione non può ormai esistere una geografia se non contemporaneamente globale e locale , concetto e pratica che il termine territorio planetario può forse rendere meglio. Problemi come la deforestazione, l'inquinamento, la proliferazione e contaminazione atomica , chimica e biologica , impongono all'ordine del giorno un approccio geografico ed ecologico globale e globalizzato dove lo stesso monolitismo della geografia auto-organizzata e auto-sufficiente si dissolve a favore di un "discorso", di una "narrazione" interdisciplinare e transazionale tra l'uomo e il suo ambiente . Il territorio dell'uomo diviene l'ambiente "locale" inquinato , globalizzato dalla drammaticità dell'interconnessione problematica e planetaria che , per le sue ricadute immediate su tutti e "mediate" dai mass-media , investe contemporaneamente sia l'allievo indonesiano che quello italiano . La Guerra del golfo e la Guerra del Vietnam hanno "vietnamizzato" il mondo . Probabilmente le guerre indocinesi sono state le prime riprese televisive in diretta che ci hanno consentito di conoscere tutta la geografia e l'antropologia del contadino vietnamita e tutto l'orrore di una guerra localizzata che, attraverso la diretta televisiva invasiva e pervasiva, per la prima volta nella storia dell'umanità globalizzava immediatamente un conflitto solo apparentemente lontano ed esotico . L'epopea vietnamita ha globalizzato non solo la geografia locale , ma anche il sussulto dei sentimenti più profondi , la rabbia e la protesta di sterminate generazioni di giovani ed adolescenti . La geografia dell'orrore indocinese è stata uno dei più potenti stimoli per la nascita di una contestazione globale totale che ha condotto a una condanna morale e politica senza appello della guerra e alla sua rapida conclusione .
Personalmente all'epoca del conflitto vietnamita ero studente e garantisco che grazie all'impatto televisivo non solo fui spinto ad informarmi su tutti gli aspetti geografici e territoriali dell'Indocina, ma anche sulla sua storia e, più in generale, su tutti quei processi di interdipendenza e dipendenza economica e politica che vanno sotto il nome di colonialismo, neocolonialismo e imperialismo , non poco direi per un adolescente e per un'intera generazione adolescenziale e giovanile che per la prima volta interagiva e agiva sullo scenario del mondo , grazie alla transazione geo-politica e mediatica indocinese, manifestando pubblicamente e avvertendo direttamente e in prima persona che la geografia localizzata e globalizzata li portava a cimentarsi con problematiche totalizzanti che, in qualche modo, la rendevano protagonista attiva di una possibile trasformazione politica .
La riterritorializzazione planetaria dell'ambiente locale-globale disgrega e disarticola alla radice la geografia degli Stati nazionali . I problemi dell'umanità globalizzata sono trasversali e interdipendenti e i confini geografici sono divenuti non solo obsoleti, ma addirittura un ostacolo non facilmente sormontabile al fine del completo e totale dispiegamento della riterritorializzazione planetaria .
La stessa nuova geografia della nascente Unione Europea ha difficoltà notevoli a riterritorializzarsi e a collegarsi alla planetarizzazione geografica superando la logica degli angusti territori e confini nazionali .
Il processo di decolonizzazione , iniziato subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, ha portato alla formazione e alla ribalta nuovi Stati e nuovi confini . Non pochi hanno creduto che la morfologia istituzionale adottata dai Paesi Emergenti sarebbe stata quello dello Stato nazionale territorializzato all'interno di ben precisi confini geografici . Ma la storia e la globalizzazione hanno scardinato dall'interno e dall'esterno tale teorizzata tendenza , frutto della tradizione eurocentrica .
La geografia imperiale e imperialistica delle geometrie variabili e delle linee rette e parallele nella immaginazione e riconfigurazione dei pieni e dei vuoti spaziali progettate e praticate a tavolino dai colonialisti e neocolonialisti europei si è scontrata, dapprima , con una storia dell'"altro" irriducibile alle categorie ermeneutiche e geografiche dell'Occidente e con una antropologia dell' "altro",poi ,non sostenibile di fronte al processo incalzante e sfuggente della globalizzazione che ha evidenziato l'origine occidentale dei confini territorializzati dalla Nazione e il loro angusto e ristretto orizzonte .
Il pensiero complesso ed ecologico ha poi sempre più affermato e dimostrato l' "iscrizione" dell'uomo all'interno del suo ambiente planetario , denunciando le sue pretese di superiorità e di manipolazione esasperata dell'ecumene. La geografia dell'uomo non può essere e non è la geografia del dominio sulla natura, tanto meno sulla natura globalizzata . La geografia è diventata o è ridiventata la geografia dell'uomo nella natura che con la natura, con l'ambiente oggi globalizzato dialoga e convive . La riterritorializzazione planetaria , causata dalla globalizzazione , ha mutato le attitudini geoantropologiche dell'uomo : egli non è più il signore e il padrone del pianeta . Ogni sua azione, anche la più insignificante, si riflette tanto sul territorio locale che su quello planetario, anzi non c'è più distinzione : ogni trasformazione del territorio è sempre trasformazione del territorio planetario .
L'uomo contemporaneo e globalizzato comincia a capire e ad apprezzare sempre più la scienza dei così detti popoli primitivi : l'anima della Terra è la sua anima .
Lo stile e la pratica della lezione frontale nelle nostre scuole e , a maggior ragione, della didattica della Storia siano entrate in una fase di Revival e di Revanche sia dal punto di vista disciplinare che metodologico. E il problema credo che si ponga non solo per il Bel Paese, ma anche per l'intera Europa e
particolarmente per l'Unione Europea.
Non è solo una questione di globalizzazione e quindi di "oggettive" stimolazioni ad agganciarsi al carro e al rullo compressore del pensiero unico e della standardizzazione conseguente ed inevitabile, nei confronti della quale, comunque, con un po' di senso critico e di buona volontà, pure si potrebbe e dovrebbe reagire se si volesse.
E' molto di più e di più rischioso e pericoloso di una "semplice" questione di globalizzazione.
Il nostro Continente arranca di fronte all'emergere di nuove potenze come la Cina, l'India, il Brasile ed è in evidente difficoltà anche rispetto alla sfida del mondo islamico.
Ed allora la prima linea del Confronto , dopo quella militare, diviene la trincea calda della Propaganda, che in prima battuta , assolda ai suoi interessi i mass-media e le istituzioni culturali.
Ma una Propaganda che si rispetti non può fare a meno né della Scuola né dell'Università , serbatoi di futuri cittadini pensanti e agenti .
Di fronte al dilagare delle merci cinesi e indiane e delle ideologie fondamentalistiche il nostro Continente e la nostra Scuola continentale insieme all'Università, invece di elaborare una nuova riflessione e un nuovo immaginario , si chiudono a riccio nella ricerca esasperante di radici ed identità monolitiche e granitiche mai possedute e mai esistite . Come il fondamentalismo islamico eternamente sulle tracce e sulle orme di un Corano dogmatico e di una società islamica pura e incontaminata , anche un certo fondamentalismo cristiano si è incamminato su un impervio e stretto sentiero , quello di una rilettura e reinterpretazione
neo-puritana ed esclusivista della Bibbia che non lascia presagire orizzonti di gloria dialogica .
Il ritorno al passato della nostra Scuola e della nostra Università non è e non può essere , anche volendo , una semplice ed identica riproposizione di modelli già visti e praticati nel passato . Infatti la rinazionalizzazione e la rioccidentalizzazione delle istituzioni formative si profila , si elabora e si organizza come una reazione prima politica e poi educativa a un processo di globalizzazione tendenzialmente cosmopolitizzante e unificante . In Occidente si è costretti , malgrado le dichiarazioni contrarie delle nostre elites dirigenti e conservatrici , a rispondere alla sfida asiatica a partire dalle specificità del mondo contemporaneo e non certo da quelle del nostro passato . La vernice e la superficie della reazione politica ed educativa sembra avvolta in un passato più mitologico e simbologico che reale , mentre la sostanza di tale reazione rimane ben piantata e radicata nel presente contemporaneo di una globalizzazione prevalentemente strutturata e governata dai mercati asiatici .
Dall'"Altro Mondo" , quello asiatico , in modo inconsapevole o consapevole , si prendono e si metabolizzano solo gli elementi probabilmente più negativi , ma certamente più utili al riassestamento e alla riconfigurazione dello spazio economico , politico ed educativo dell'Occidente : un dirigismo che , sulla spinta dello slogan della Cittadella assediata dalle orde asiatiche e della Cina è vicina , legittima e incentiva le nostre elites intellettuali a percorrere o ripercorrere la via di un frontalismo o oplitismo contemporaneamente economico , politico , culturale ed educativo .
La logica del rapido ritorno al profitto capitalistico occidentale , messo in crisi dalle Ombre cinesi , senza ingombranti e velleitarie mediazioni politiche o anche sociali , reclama la rinascita di una ideologia neoindustrialistica e neoaziendalistica al cui servizio si ponga , anzi si imponga una didattica e una metodologia della lezione frontale , potenziata necessariamente da una tecnologia dedita esclusivamente al suo consolidamento sia tecnotardocapitalistico che "spiritualistico" , costruttivistico e "culturalistico" ("fondamentalmente" ideologico) .
La rigida linearità neofordista del ritrovato e riconsolidato processo di produzione capitalistica , riproposto e imposto nella arretrata e decadente , in tutti i sensi , Fabbrica Italia , si sposa brillantemente , efficientemente ed efficacemente al dirigismo unilineare della didattica frontale , assolutamente impermeabile al dialogo con l'Altro , in questo "caso", non solo migrante o extracomunitario , ma anche e soprattutto lavoratore "nazionale" o figlio-allievo del lavoratore "nazionale" . La didattica della lezione frontale , come la "didattica" totalmente materialistica del processo di produzione capitalistico , non consente e non può consentire la partecipazione paritetica dell'Altro alla produzione del sapere e alla produzione industriale : la socializzazione del sapere e del processo di produzione materialistico minerebbero alla base , radicalmente e definitivamente l'intera architettura di potere monopolistico di entrambi .Bibliografia
Clifford Geertz , Mondo Globale , Mondi Locali , Il Mulino , Bologna , 2007
Ulrich Beck , La società cosmopolita , Il Mulino , Bologna , 2003
Eric Hobsbawm , Il secolo breve , Rizzoli , Milano , 2007
Gianluca Bocchi , Mauro Ceruti , Educazione e Globalizzazione , Cortina , Milano , 2006
Edgar Morin , Terra-Patria , Cortina , Milano , 1994
Cittadinanza e Costituzione tra conservazione e innovazionedi Gennaro Tedesco
Sembra che alcune Scuole della Lombardia , relativamente al tema-problema "Cittadinanza e Costituzione", non abbiano espresso bisogni di carattere contenutistico , cioè non riterrebbero importante la necessaria estensione degli ambiti geo-politici e culturali e l'altrettanto indispensabile approfondimento delle tradizioni , delle innovazioni e dei punti di vista eventualmente alternativi all'impostazione rinazionalizzante , eurocentrica e occidentalizzante implicita nella impostazione ministeriale di "Cittadinanza e Costituzione " . E' probabile che anche altre scuole del Bel Paese si siano espresse allo stesso modo . Nelle scuole e non solo in quelle della Repubblica e non solo in relazione a "Cittadinanza e Costituzione" , si tende a scindere i "contenuti" dai metodi e dalla sensibilità culturale . In questo caso la sensibilità culturale sembrerebbe essere considerata come un'essenza eterna e immutabile che diviene una forza conservatrice atta a consolidare le proprie "radici" identitarie piuttosto che un approccio dialogico e transazionale all'Altro in tutte le sue manifestazioni .
Innanzitutto non è vero che i "contenuti" possono essere scissi dai metodi e tanto meno dalla sensibilità culturale . Se esiste una cultura dell'educazione che è intrinsecamente legata all'immaginario e alle pratiche metodologiche e sociali , allora sono i contenuti che fanno la differenza tra il nuovo e il vecchio .
Una "Cittadinanza e Costituzione" veramente ambiente di apprendimento e pratica sociale non può che essere legata alle dinamiche culturali , interdisciplinari e metodologiche : la storia del mondo e non la storia della nazione , della regione , del territorio , della provincia , o dell'Europa o dell'Occidente come nucleo fondante dal punto di vista epistemologico e politico oltre che educativo .
La Cosmopolitizzazione in corso , criterio e significato decisivo nell'affrontare oggi ogni discorso sulla conoscenza e sulle abilità sociali , comporta necessariamente ,a prescindere dalle nostre posizioni , ma non dalle nostre conoscenze , che da essa vengano approfondite , trasformate e potenziate in un incessante processo che da quantitativo diviene qualitativo e metodologico . Ciò che succede in India , in Cina e in Indonesia non è più soltanto un fatto di contenuti e di cultura , ma anche di metodologie e di approcci alla vita e all'Altro . Il Teatro delle Ombre e il Mahabharata non sono solo storia , arte , cultura , ma anche metodologie e approcci alternativi alla vita e all'Altro .
A me sembra che di tutto ciò nelle nostre Scuole , ma anche nelle nostre Università , non ci sia non solo la minima traccia , ma soprattutto la consapevolezza .
"Cittadinanza e Costituzione" , se si ha veramente interesse a carnalizzarle , è soprattutto dalle esperienze , dalle metodologie e dalla sensibilità culturale dinamica e non statica dell'Altro che bisogna partire soprattutto in una Nazione , in una Scuola e in una Università che non sembrano esprimere bisogni di carattere "contenutistico" .
Scoprire un altro mondodi Gennaro Tedesco
Alcune note sull'insegnamento-apprendimento di storia e geografia, a partire dal Regolamento recante "Revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei Licei ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del Decreto Legge 25 Giugno 2008, n.112, convertito dalla Legge 6 Agosto 2008, n.133".
A parere dello scrivente, nella Riforma dei licei si ripropone un insegnamento della storia e della geografia, ma soprattutto della storia, in chiave nazionale ed eurocentrica e le nuove dinamiche della storia globale, quando vagamente
accennate, sono completamente fraintese, ammesso che siano note. Si ha
l'impressione che la prospettiva globale della storia sia interpretata nella direzione di una "appendicizzazione" e subordinazione degli "Altri" agli avvenimenti nazionali ed europei, o al massimo occidentali. La storia della Cina e dell'India si affronta solo ed esclusivamente perché, per esempio, dal processo di colonizzazione in poi gli Europei sono coinvolti da dominatori nel mondo orientale. Soprattutto non si parte dall'immaginario collettivo degli adolescenti e dei giovani. Le problematiche e le tematizzazioni della globalizzazione, le proiezioni e le metaforizzazioni, per non dire le pressanti esigenze e pulsioni del magmatico mondo adolescenziale e contemporaneo, non vengono prese in considerazione. Non si intravede nemmeno la necessità non solo adolescenziale, ma anche storiografica, di un continuo slittamento progressivo dal presente al passato e viceversa. A scanso di equivoci, non è una richiesta di un itinerario storico alla ricerca di mitiche e salde radici o di sicure e inossidabili fondamenta, mai esistite e possedute. È la richiesta di una storia e di una geografia magmatica e olistica che a vari livelli, da quello scientifico a quello popolare degli allievi, scorge nella storia e nella geografia i problemi dell'uomo universale che, come tale, e cioè anche antropologicamente oltre che economicamente connotato, interroga il passato in funzione non solo del presente, ma anche del futuro.Ci pare di capire che l'allievo venga coinvolto solo se interrogato. La sua personalità, proprio nel momento della sua massima crescita intellettuale e formativa, viene reclusa nell'angusta dimensione di soggetto, anzi oggetto passivo di insegnamento, senza nulla concedere alle esigenze dell'apprendimento protagonistico dal basso. La dimensione laboratoriale e non gerarchizzata dell'apprendimento personale, partecipativo e protagonistico non è minimamente considerata. E pure essa si intreccia profondamente con l'esigenza di una storia e di una geografia che ponga in evidenza i temi e i problemi dell'adolescente che, nel confronto e nella comparazione analogica e metaforica col passato, ritrova i problemi, le esigenze, i bisogni, i dubbi e le incertezze dell'epoca della globalizzazione anche atomistica in cui egli si dibatte.
Dal testo sembra emergere una enfasi eccessiva sulle conoscenze specialistiche della storia. Ma nella scuola noi non dobbiamo allevare e formare piccoli storici, ma adolescenti che, con l'ausilio della storia e della geografia, sappiano appropriarsi di un abito critico e problematico all'interno di un laboratorio storico-interdisciplinare che configuri e ponga questioni ed eventualmente ricerchi e trovi, anche se non principalmente, soluzioni.
La prospettiva globale della storia, ma anche della geografia, al contrario dell'arido e isolazionistico elenco di civiltà e vaghi conglomerati genericamente e arbitrariamente definiti, richiede:
o la deoccidentalizzazione della suddivisione e della denominazione dei periodi storici, per esempio Antichità, Medioevo ecc, né conosciuti e tanto meno studiati a Oriente, ma, al loro posto, Rivoluzione Agricola e Rivoluzione Industriale;
o la selezione di argomenti storico-geografdici con la caratteristica della essenzialità, generatività e interdisciplinarità;
o la dinamicità degli scambi, l'intrecciabilità, la comparatività, l'interconnettività, la analogicità e la metaforicità degli spazi storico geografici a contatto e a confronto permanente e quindi la necessità strategica e formativa della similarità e differenzialità dei medesimi spazi scelti e selezionati proprio per la loro non esaustività e per la loro pregnanza generativa ed epistemologica oltre che metodologica e interdisciplinare in un continuo processo di andata e ritorno dal presente al passato e viceversa.Ma ciò non è sufficiente per la dimensione innovativa della storia globale, che tra l'altro negli ultimi anni si è sempre più ecologizzata, non rinunciando a una revisione intereconomica delle problematiche spazio-temporali. L'approccio globale alla storia e alla geografia richiede la comparatività spazio temporale del passato e del presente e l'interconnettività anche in funzione di una possibile previsionalità del futuro non solo in termini di conoscibilità preventiva, ma anche e soprattutto come capacità critica degli allievi per incidere, alla luce delle possibilità storiche studiate e acquisite nel laboratorio non solo multimediale, protagonisticamente e interattivamente nel contesto sociale e politico in cui essi vivono, ma anche e soprattutto al di fuori di esso, se si assume fino in fondo la prospettiva, la teoria e la pratica della globalizzazione, mondializzazione e cosmopolitizzazione che si esplica nell'assunzione di un contesto mondiale dei problemi di cui l'allievo è protagonista.
E qui giungiamo a un altro punto dolente del documento in questione. Dallo studio della storia e della geografia, anche se nel documento essa non appare citata insieme alla storia, scaturisce l'importanza del tema della Cittadinanza e della Costituzione che viene considerata in una ottica nazionale, concedendo solo un confronto con altre Carte occidentali. Non viene minimamente in mente la necessità di un confronto con documenti di società non occidentali, ribadendo così un'ottica non mondiale della storia e della cittadinanza. Per esempio non vi è alcun riferimento alla pratica indiana (Unione Indiana) dell'attivizzazione e negoziazione politica dei diritti civili (ammesso che in Oriente esista una concettualizzazione del genere occidentale) che nulla ha a che vedere e a che fare con la giurisprudenzializzazione dei diritti, tipica dell'Europa e dell'America.
Anche per la Geografia sembra assente la teoria e la pratica del laboratorio interdisciplinare e interattivo. Come per la storia e la cittadinanza non si avverte la presa d'atto della deterritorializzazione degli spazi antropici. La pervasività e l'invasività dei media, della virtualità e della non linearità non hanno prodotto il riconoscimento della nascita e della formazione dell'allievo planetario. L'allievo planetario, al contrario del docente che ancora planetario non è, vive nella virtualità del locale e del globale e non linearmente, ma olisticamente convive in queste due dimensioni solo apparentemente contrastanti, ma, fondamentalmente, complementari. Per non parlare poi degli allievi extracomunitari che non pongono solo problemi spazio-temporali. E concludiamo queste brevi note, minime, incomplete e parziali, per sottolineare come una geografia planetaria, associata a una storia globale, abbia introdotto anche la necessità di una sociologia delle classi sociali e delle credenze non più nazionale o eurocentrica, ma cosmopolitica.
L'Anno Mille
di Gennaro Tedesco
Al volgere del Terzo Millennio e nella polvere fumante e minacciosa e nelle macerie apocalittiche delle torri babeliche e sacrileghe distrutte dai nuovi Saraceni, eterni nemici malefici dell'Impero del Bene Supremo e annunciatori e vessilliferi dell'imminente ritorno dell'Anticristo, essi , gli uomini , forse a torto autoproclamatisi "post-moderni", come gli assassini , ritornano sul luogo del delitto , l'incubo, mai sopito e represso , mostruosoe indicibile , della lenta , angosciante e spasmodica agonia di un Millennio e della sua coazione e dannazione a ripetere il pitagorico " tre ", producendo una situazione che sembra sempre di più rassomigliare a quella millenaristica medioevale , attraversata, scandita e conclusa dall'ombra e dalla penombra di cupi e tetri bagliori . Nel contempo questistessi uomini , presunti post-moderni , scoprono contro voglia e con raccapricciante rammarico , di essere intrinsecamente e ancestralmente
radicati nel magma incandescente , rutilante e latente di una genesi esistenziale caotica e storica, dalla quale è estremamente difficile e"complesso" districarsi , ammesso che sia possibile e se ne abbiano la voglia e le capacità . E di fronte a queste immani difficoltà, l'uomo postmoderno, come quello medioevale, è portato a credere e ad affrontare i nodi problematici del suo inestricabile tempo , tagliandoli anziché sciogliendoli , anche perché le scorciatoie biologiche e storiche, lastricate di buone intenzioni come le vie dell'Inferno , sono sirene , ieri come oggi , troppo fascinose e allettanti , troppo soavi e melodiose , per
non essere ascoltate e seguite nell'Oceano burrascoso della vita e della storia , desiderosi, come fummo e siamo , di porti anche sepolti , purchè
nascosti e sicuri dove far riposare , possibilmente al sole , le nostre quattro ossa.
Tra New Age e sette sataniche , millenaristiche e palingenetiche , l'alba del Terzo Millennio , accompagnata da grigi e plumbei piovaschi e da intense foschie e spesse e dense nebbie e frammista a purpuree e minacciose nubi e ad acide piogge segna il mito e la fine di un nuovo , anzi nuovissimo mondo , bello quanto ignoto e misterioso e perciò ansiogeno e angosciante come tutto ciò che ci appare difficilmente e pure necessariamente artificiale .
Questo ultimo "secolo breve" solcato con terribili sofferenze da due sanguinose e rovinose guerre mondiali lascia una tragica e pesante eredità
al Terzo millennio che avanza. E' anche opportuno evidenziare un altro ritorno "trionfale" , insieme a quello della catastrofe e dell'apocalisse imminente ( "Apocalypse Now " ) , il mistico e non solo medievalistico numero tre , delizia e tortura di un'epoca invasata e allucinata dall'ossessione triadica , già insita in quell'altra grande e potente triadicità strutturale non solo dantesca della medioevale concezione dell' Inferno-Purgatorio-Paradiso, che sembra rispecchiarsi , attraverso un'attesa messianica , nella catarsi e nella parusia del "Millennium Bug" del Terzo millennio.
"Poi vidi un angelo che scendeva dal cielo tenendo in mano la chiave dell'abisso , con l'enorme catena . Egli afferrò il dragone , l'antico serpente - che è il diavolo ,Satana - e l'incatenò per mille anni . Lo gettò nell'abisso ,chiuse sopra di lui i chiavistelli e pose i sigilli , perché
cessasse di traviare le nazioni , fino al compimento dei mille anni , dopo i quali deve essere liberato per qualche tempo .
Trascorsi i mille anni , Satana verrà sciolto e uscirà dalla sua prigione a sedurre le nazioni che sono ai quattro angoli della terra , Gog e Magog , per adunarle a battaglia , numerose come la sabbia del mare .."
( Apocalisse , Cap.XX )
"E come lo stesso Creatore , quando diede origine e impulso alla grande macchina del mondo , impiegò sei giorni per compiere la sua opera , e , ciò fatto , si riposò il settimo giorno , così per seimila anni ha provveduto ad istruire gli uomini , mostrando loro frequenti e significativi prodigi . Così dunque , nei secoli passati , nessun'epoca è trascorsa senza vedere di quei segni miracolosi che proclamano il dio eterno , fino a quella -la sesta della storia del mondo - in cui il grande Principio dell'universo apparve su questa terra con sembianze umane . E nella settima si crede che avranno fine i molteplici travagli di questa vita terrena , perché senza dubbio tutto ciò che ha avuto un inizio trovi nell'autore del suo essere la fine più conveniente al suo riposo ."
( Rodolfo il Glabro , Storie I 5 ) .
"Ascolta e ricorda , piissimo Zar , che tutti i regni cristiani si sono riuniti nel tuo regno ,che due Rome sono cadute , ma che la terza sta eretta e che non ce ne sarà una quarta : il tuo regno cristiano non sarà sostituito da nessun altro." (1515-1521 , lettera scritta dal monaco
Filoteo del monastero Eleazar di Pskov al gran principe Vassilij III )
E' chiaro che l'immagine fosca e buia di un Anno Mille in preda al panico,pervenutaci attraverso le deformazioni ideologiche del
Rinascimento e dell'Illuminismo,Razionalismo contro irrazionalismo, è abbastanza falsata.
D'altra parte non va dimenticato l'influsso non indifferente che hanno nell'opinione pubblica ancora oggi gli schemi millenaristici. La stessa religione cristiana,sia a Roma come a Costantinopoli,che concepiva la storia come un breviario di esempi che mostravano l'onnipotenza e la
provvidenza divina,contribuiva,ponendo un fine e una fine,teologia- teleologia-escatologia,alla storia, ad accrescere questo senso di precarietà.
Lo schema dominante nel modo di raccontare il racconto storico è unico: si inizia dalla cacciata di Adamo ed Eva per giungere al Giudizio universale:
nel mezzo di questi due estremi c'è un "medium aevum",un tempo medio pieno di tribolazioni,di ansie e di paure in cui l'uomo è costretto a vivere e
che ha "senso" solo in rapporto al passato mitico e al futuro mitico. Tutti temi che ritroviamo nelle pitture,nei "cicli" delle chiese: essi danno vita a
quella che sarà chiamata la "Biblia picta", una sorta di vero e proprio messaggio per immagini,propagandistico,al fine di scolpire nella mente dei
"semplici" il verbo cristiano.
E' significativo che a dominare questo racconto per immagini,dall'alto della sua posizione,c'era un Dio pantocratore severo e austero,che col suo
atteggiamento rivelava la sua costante presenza negli eventi umani. La stessa mentalità dei chierici,che erano gli unici intellettuali del tempo, che
avevano fuggito il mondo perché troppo perverso e malvagio,per natura chiusi in se stessi, lasciava poco spazio a un ottimismo immanente; il loro
stesso modo di concepire la fede era un modo irrazionale,che quindi non si poneva e non doveva porsi quesiti razionali,anzi la vera fede doveva essere
attinta con l'istinto o meglio con l'amore per cui da parte di tanti monaci il disprezzo della poesia e della letteratura fini a se stesse, l'importanza di
scrivere e leggere la storia come atto di edificazione privata e collettiva. Le arti del "trivio" e del "quadrivio" venivano studiate per quello che di
mistico, di misterioso,di profondo poteva essere contenuto in esse.
D'altra parte non dimentichiamo la fame,l'indigenza,la miseria,le carestie,le epidemie,le invasioni,le distruzioni,lo spopolamento di ampie
zone,che,progressivamente,da coltivate che erano,ridiventavano foreste,paludi,ecc ,quindi era facile pensare ad una imminente catastrofe.Le comete,le eclissi,tutti i fenomeni naturali insomma appena un po' fuori della norma,già dai tempi antichi indicanti prossimi disastri,nel medioevo dagli scrittori vengono intesi nella "logica" del loro tempo,che,come si è detto,credeva con l'irrazionale più che col razionale,come segni di ammonimento. Segni,ammonimenti si,ma anche punizioni divine,basti pensare alle carestie e alle epidemie,che per i chierici erano dovute alla corruzione dilagante nel clero. Le stesse eresie
erano considerate come segni di traviamento di cui era preda l'intera umanità. Gli eresiarchi erano degli Anticristo,come si affermava nei
Vangeli,venuti a sedurre il popolo di Dio con le loro ambigue profezie,quindi,se scoperti,non volevano ritrattare,dovevano essere
mandati al rogo"purificatore". A dare una mano a questa "mentalità" erano le stesse Sacre Scritture,i Vangeli, ma soprattutto l'Apocalisse di Giovanni
in cui si sosteneva che un giorno,passato il millennio,sarebbe venuto Satana a scatenarsi contro l'umanità,preceduto dalla seduzione
dell'Anticristo; sarebbe venuta la fine del mondo."Trascorsi mille anni,Satana verrà sciolto e uscirà dalla sua prigione a sedurre le nazioni
che sono ai quattro angoli della terra.,Gog e Magog,per adunarle a battaglia,numerose come le sabbie del mare". Così il capitolo XX
dell'Apocalisse. Valendosi di queste ed altre testimonianze,i chierici incitavano il popolo di Dio a purificarsi, a tenersi pronto per l'ultimo
viaggio. Si indicevano sacrifici collettivi. I potenti come gli umili non smettevano di fare sacrifici.
Accanto a queste profezie,miti,ecc ,ne troviamo altri,tra cui uno dei più importanti è il mito di Roma. Si pensi all'imperatore Ottone che vuole
riportare la sede dell'Impero a Roma,alla sua "Renovatio",ecc .Sarebbe interessante vedere la continuità e l'incidenza di questa mentalità ai nostri
giorni. Per esempio tentare un'analisi strutturalistica dell'opera marxiana: l'incidenza dei Vangeli e soprattutto dell'Apocalisse nella sua concezione
teleologica ed escatologica della storia. In una lettera ad un amico è illuminante il fatto che Marx definisca la storia un letamaio: forse
reminiscenze teologico-cristiane,la storia come scandalo e liberazione da questo scandalo,non si dimentichi che Marx aveva origini ebraiche,quindi
si dovrebbero vedere addirittura le influenze del Talmud e della Cabala,ecc ." Nonostante l'impegno di filosofi quali Epicuro e le scuole socratiche , la
'egemonia' di Platone riporta in auge la metafisica triadica .
A parte la 'decisiva' scoperta della dialettica della storia , che ancora una volta gioca sulla magia del "Tre" , da Platone ad Hegel , attraverso il
Cristianesimo , nulla di nuovo sotto il sole , 'All'Ovest niente di nuovo' .
Sembrava che , illuminato dal 'sole dell'avvenire' , Marx dovesse essere il nuovo Febo , ma in realtà era soltanto il 'realistico' nipotino di Hegel . "
Per quanto concerne poi il modo tutto medievale di liquidare le cose incomprensibili o "diverse"o pericolose come emanazioni del male,si
ricordi il modo in cui venivano trattati gli ebrei ,e non solo quelli,dediti all'usura sui quali si scatenavano gli istinti repressi del
popolo:progrom,esso in molti casi è ancora presente tra noi in una certa storiografia contemporanea. Per esempio si è tentato di far passare il
nazismo come un orrore malefico e soprattutto il suo capo ,Hitler,come un pazzo,invasato,cioè medievalmente un servo di satana,che si è venduto
l'anima al diavolo,ecc . Si comprende come tutto questo facesse comodo a ben individuate forze politiche.
A proposito del millenarismo si ricordi poi Hitler e il suo Reich dei mille anni,ecc .Il mito dell'Impero e di Roma. I Reich,Impero medievale,II
Reich,quello guglielmino e bismarckiano,III Reich,quello hitleriano.Cesare- Kaiser. Addirittura l'influenza del mito imperiale e romano,si pensi all'uso
reazionario del fascismo e del nazismo,prende piede in Russia la quale si dichiara erede di Bisanzio-Costantinopoli,la seconda Roma,Mosca è la
terza Roma. La Russia,continuatrice della missione apostolica e cristiana di Bisanzio e quindi di Roma,non per nulla Santa Russia. Il sovrano russo
prende l'appellativo di zar,Kzar-Cesare, anche i Bulgari hanno uno zar."L'idea di 'Mosca , terza Roma' si basa sulla nozione del trasferimento in Russia delle insegne imperiali bizantine e sull'augusta discendenza dei
sovrani russi . Questa nozione di translatio compendia in realtà i due significati della legittimità e del rinnovamento.
La legittimità imperiale dei Rjurikidi è legata alla loro appartenenza alla stirpe di Augusto , comune antenato di tutte le famiglie regnanti
dell'Europa ortodossa . I Rjurikidi sono imparentati con Augusto per l'intermediazione di Prus , uno dei fratelli di Augusto . Tale filiazione
viene sviluppata in russia nella lettera del metropolita di Kiev , Spiridione-Savva (1511-21 ) , e viene ripresa negli anni attorno al 1520 da un
anonimo autore che nella Cronaca dei principi di Vladimir accumula le testimonianze leggendarie riguardanti i legami di parentela dei grandi
principi di Mosca con gli imperatori romani e bizantini , attraverso i principi di Kiev e di Vladimir . In tal modo viene confermato il diritto dei
gran principi di Mosca a esercitare l'auctoritas imperiale , proprio in quanto procedenti da Augusto .
Il tema del rinnovamento , renovatio , invece , ha una dominante religiosa chiaramente derivata dal trasferimento delle insegne imperiali .
Ricordiamo infatti come Costantino VII avesse rifiutato di consegnare ai Barbari le vesti imperiali , quelle vesti che un angelo aveva portato a
Costantinopoli al tempo in cui Dio aveva creato Costantino imperatore."
(A. Ducellier , Bisanzio , Torino , 1988 , pp..428-429 ) . "Sul piano ideologico , il solo che ci interessi , l'invenzione della leggenda dell'incoronazione di Vladimiro Monomaco per mano di Costantino IX mirava a porre la dinastia dei Rjurkidi in una posizione tale da autorizzarla a far fronte al rinnovamento dell'Impero cristiano e ortodosso , così come Costantino si era incaricato di rinnovare l'impero romano cristiano
ricevendo le insegne imperiali dalle mani dell'angelo.
L'ideologia di 'Mosca , terza Roma' ha trovato una perfetta e definitiva formulazione nella celebre lettera del monaco Filoteo del monastero
Eleazar di Pskov al gran principe Vassilij III , scritta fra il 1515 e il 1521, nella quale egli afferma : 'Ascolta e ricorda , piissimo Zar , che tutti i
regni cristiani si sono riuniti nel tuo regno , che due Rome sono cadute , ma che la terza sta eretta e che non ce ne sarà una quarta : il tuo regno
cristiano non sarà sostituito da nessun altro' . Restavano così affermati due significati -legittimità e rinnovamento- , insiti nella translatio .
All'aurora dei tempi moderni , mentre nei monasteri del monte Athos e in quelli oltre il Volga persiste la corrente spirituale , vigorosamente avversa
a qualsiasi accomodamento con la politica , ciò che sembra dominare l'Europa orientale cristiana è l'altra tradizione ortodossa , quella che in
Moscovia come nell'Impero ottomano riserva una severa tutela dell'uomo, a partire dagli aspetti più umili della sua vita fino alla direzione della sua
spiritualità .
Un tale assolutismo presuppone evidentemente il possesso della verità , dell'ortodossia in senso stretto , e si traduce , per gli zar russi come per i
patriarchi di Costantinopoli , in una nuova considerazione dei principi universali . Ma il patriarca è portatore delle speranze greche , mentre lo zar
si considera l'espressione della nuova Russia : l'uno e l'altro si inscrivono nel movimento per le nazionalità che aveva avuto ragione di Bisanzio e ,
deliberatamente a Mosca , spesso inconsciamente a Istanbul , l'universalismo di entrambi troppo spesso consiste nell'affermare la
superiorità di un popolo detentore dell'ortodossia più pura sugli altri . Lacoscienza di tale superiorità e il desiderio di imporla caratterizzeranno la
storia russa a partire dal secolo xv .
Generalmente condannati dai veri spirituali , il panslavismo e panellenismo vanno da allora di pari passo con il succedersi di regimi
autoritari che , più difficili da sradicare giacchè si sono formati su basi socioeconomiche arcaiche , si dividono ancora una buona parte
dell'Europa orientale : certamente non esprimono l'ortodossia e ne costituiscono anzi la peggiore delle caricature , ma si deve sapere che essi
riposano su una delle primarie tradizioni ortodosse , la più bizantina .
(A.Ducellier , Bisanzio , Torino , 1988 , pp..429-430 ) "
In questi ultimi tempi,forse a causa della situazione politica particolarmente contraddittoria e precaria,ma quale periodo soprattutto a
livello esistenziale non è precario?,anche il cinema si è interessato a temi tipicamente medievali come streghe,profezie,ecc ,ma anche a temi meno
"orridi". Tra i tanti film in circolazione che già nei titoli sono significativi, Suspiria di D.A.,Carrie,lo sguardo di Satana di B.D.P.,L'esorcista di
W.F.,vale la pena di soffermarsi un momento su un film particolarmente esemplare per quanto ci riguarda: Il presagio di S.D..Alcune scene
emblematiche :un bambino accompagnato dai genitori va a Roma,capitale di un'Europa unita,il sacro romano Impero che ritorna; insieme ai genitori
si reca in terra Santa nei luoghi sacri del culto cristiano,il viaggio in Terra Santa come ultimo viaggio e come segno dell'imminente fine del mondo;
ritroviamo il bambino in America che diviene il padrone della Casa bianca col suo sorriso ambiguo,che,come vogliono le Sacre Scritture,connota in
modo evidente la presenza dell'Anticristo;il mondo,finalmente si scopre,è caduto nelle mani dell'Anticristo:Richard Nixon?,tentativo di interpretare
demonologicamente e quindi chiudersi a ogni interpretazione politica eperciò strutturale, il Watergate,il mondo in preda ai pazzi,agli
invasati,tipico tentativo reazionario. Anche uno storico come Procopio di Cesarea scorge in Giustiniano , il suo illustre principe , l'archetipo e il
prototipo romano-orientale dell'Anticristo , non a caso , augusto consorte della perversa e pervertita imperatrice Teodora , satanica e abominevole
reincarnazione circense e postribolare dell'altrettanto stregonesca e perfida Messalina , divoratrice orgiastica di sprovveduti maschi mediterranei .Ma ci sono anche altri film,tanti,come Il deserto dei tartari diV.Z.,che fa del senso dell'attesa tipicamente medievale il leit-motiv della sua opera.
"Per le teorie del macrocomplotto , o complottiste , esisterebbe un vero organigramma delle forze del male , che sono all'opera da sempre -o da
tempo immemorabile - nella storia e che hanno prodotto , concatenandoli , tutta una serie di avvenimenti : guerre , rivoluzioni , lutti e rovine . Le
teorie del macrocomplotto nascono nella letteratura sull'Anticristo e sul suo prossimo avvento che , pur non assente in ambito medioevale , dilaga
dopo la Riforma protestante . L'opera del Diavolo nella storia viene riferita a uno scopo preciso , l'avvento dell'Anticristo , per cui operano da
sempre forze nascoste . Per alcuni polemisti cattolici l'Anticristo è Martin Lutero (1483-1546 ) , o uno dei sovrani che appoggiano la Riforma ; per i
polemisti protestanti l'Anticristo è l'imperatore o il papa . Un secolo dopo per i 'vecchi credenti' russi l'Anticristo-nell'ambito di teorie del complotto
forse perfino più grandiose-sarà identificato nello zar , autore di una riforma ecclesiastica e liturgica non gradita. A partire dal Settecento una
certa forma di pensiero religioso sarà tentata da teorie complottiste a fronte di eventi apparentemente imprevedibili e difficili da spiegare con
cause puramente naturali : l'egemonia culturale dell'Illuminismo , la Rivoluzione francese , e più tardi l'esplosione dello spiritismo , la rapida
scristianizzazione di numerosi paesi europei , il socialismo e il comunismo
.
Vengono così costruiti schemi a forma di piramide che vedono fisicamente dietro i dirigenti politici e culturali visibili una classe dirigente invisibile
costituita dalle società segrete , fra cui-ma non è la sola-la massoneria .
Dietro le società segrete opererebbero società ancora più segrete , apertamente sataniste . Dietro i satanisti opererebbe il Diavolo in persona ,
la cui azione non si limiterebbe alla modalità della tentazione , ma si manifesterebbe in apparizioni molto esplicite e dirette , in cui il Principe
del Male dà istruzioni precise e dettagliate a i propri luogotenenti umani. Solo a un'epoca relativamente tarda , nello schema --a qualche parte fra i
massoni e i satanisti -vengono inseriti anche gli ebrei , intendendo questa espressione , almeno fino al secolo xx , in senso non razziale ma religioso ,
dal momento che i teorici del complotto sono più spesso antigiudaici che antisemiti.
Sulla scia delle analisi complottiste della Rivoluzione francese , grandi teorie del complotto vengono proposte da alcuni demonologi francesi negli
anni 1860 e 1870 . Il più grande affresco del complotto universale si ritrova però nelle opere di un mistificatore , Leo Taxil-pseudonimo di
Gabriel Jogand , (1854-1907) e del suo collaboratore Charles Hacks , che firma con lo pseudonimo di 'Dr.Bataille' il famoso Le Diable au XIXe
siecle , edito in due volumi da Delhomme et Briguet , a Parigi-Lione nel 1892-1894-, che confessa la sua frode nel 1897 . Tale confessione farà
perdere credibilità al complottismo in genere , che tuttavia sarà talora riproposto-spesso utilizzando le opere del mistificatore francese senza
citarlo-nel secolo xx . L'idea che gli ebrei abbiano un ruolo centrale nel grande complotto universale emerge soprattutto dai Protocolli dei Savi
Anziani di Sion , che fanno la loro comparsa in Russia nel 1903 . Si è potuto dimostrare-qualunque cosa si pensi del loro contenuto e della loro
stessa origine-che si tratta , dal punto di vista materiale , di un falso costruito copiando quasi letteralmente un pamphlet antibonapartista
dell'avvocato francese Maurice Joly-morto suicida nel 1878-, pubblicato a Bruxelles nel 1864 , e attribuendo semplicemente agli ebrei quanto in esso
veniva riferito ai bonapartisti ."
(http:www.agonet.it/cristianità/idis_dpf/voci/c_teorie_complotto.htm Le teorie del complotto di Massimo Introvigne , pp..2-3 )
"Anche se le opere di chi crede al macrocomplotto qualche volta offrono informazioni utili su eventi specifici , in ultima analisi la loro tesi di fondo
deve essere considerata inattendibile e tipicamente ideologica , perché semplifica la complessità della storia . Le teorie complottiste sono anche
pericolose . Possono designare e offrire alla persecuzione capri espiatori , considerati responsabili di tutti i mali del mondo : le teorie correnti sul
presunto 'complotto delle sette' vanno precisamente in questo senso." (http:www.agonet.it/cristianità/idis_dpf/voci/c_teorie_complotto.htm
Le teorie del complotto di Massimo Introvigne , p.4 )
In questo periodo si cominciano a preparare i primi pellegrinaggi in Terra Santa. Sono pellegrinaggi collettivi che portano migliaia di individui
lontano da casa.E' un primo segno di dinamismo che aprirà la via alleCrociate.
Ma passato l'anno mille indenne,il mondo si risvegliò,si apre una nuova primavera,c'è in giro quel senso di sollievo che si respira dopo che la
bufera si è allontanata. Si torna a respirare e a sperare. L'uomo torna a credere al futuro. La stessa chiesa si riforma. La riforma parte da Cluny
contro la corruzione e la simonia. Si fondano nuovi monasteri soprattutto grazie all'apporto delle elemosine e dei doni dei potenti,ma anche grazie
alle reliquie che attirano in quei luoghi masse considerevoli di fedeli. Rodolfo il Glabro parla di un "bianco mantello" che ricopre l'Europa. Gli
stessi monaci si dedicano all'agricoltura,disboscando e coltivando nuove terre: è una vera e propria colonizzazione monastica. Adesso sono proprio
i monaci a coltivare la terra,mentre prima demandavano questo compito ai coloni contadini. L'allentamento della pressione delle invasioni,il sorgere
di case ai bordi dei monasteri,ma anche l'incremento demografico e la disgregazione feudale,diaspora signorile,insieme a molte innovazioni
tecniche nel settore dell'agricoltura,aratro pesante,attaccatura,rotazione triennale,ascia da lavoro,ecc ,consentono un notevole miglioramento
materiale.anche se,secondo Duby,non viene avvertito dai contemporanei,immersi come sono nello spirituale. La maggior produzione permetterà anche l'interscambio con le città,dove,anche se in misura minima,erano sempre stati presenti degli artigiani. Quindi ci sarà la rinascita della città. Si inviano missionari in giro per l'Europa a convertire i pagani. Si avverte l'esigenza di dilatare i confini della fede cristiana, i cavalieri non devono uccidere più cristiani, ma devono impegnarsi nella guerra santa contro gli infedeli: nasce lo spirito delle crociate. L'uomo cerca di guardare a Dio non più con timore come a un Padre terribile e
vendicativo,ma come a un Figlio,a Gesù vivo,fatto carne.
"Non più una fede rituale e liturgica come quella di Carlo Magno",ma una fede attiva che si incarna nello spirito delle Crociate.
"Nei riti della Chiesa il posto della consacrazione eucaristica tende in questa epoca stessa ad allargarsi.Cosa che non mancò di sollevare
problemi: fu proprio infatti a proposito del significato eucaristico di questi riti che si svilupparono a un tempo le più acute delle inquietudini eretiche,
i primi sforzi di riflessione dialettica e presto attorno a Berengario di Tours le prime controversie di teologia".
Una Storia dimenticata
di Gennaro Tedesco
E' senz'altro vero che la globalizzazione , con le sue conseguenze implicite ed esplicite , non ancora fino in fondo comprese e valutate , ammesso che siano state recepite nei curricoli della nostra Scuola e nella gran parte dei corsi universitari , ha contribuito a ridurre e , forse , a minimizzare l'importanza della storia nazionale . Ma è anche vero che , viceversa , anche per una profonda ignoranza "politica" e storiografica oltre che per un erroneo approccio metodologico , prevalentemente superficiale e di mera comparazione differenziale e non interazionale e transazionale , alcuni fondamentali periodi globalizzati e globalizzanti della nostra storia nazionale
sono stati preclusi alla conoscenza e alla comprensione delle nuove generazioni studentesche . E pure , decisamente importanti e strategici , nell'ottica soprattutto della World and Global History , a quanto pare neanche minimamente coltivata e praticata da molti dei nostri docenti dell'Accademia Liceale e Universitaria , questi periodi sono caratterizzati dalla loro alta e consistente ponderazione qualitativa e generativa oltre che dal loro elevato tasso di profondità cognitiva ed epistemologica e dai loro alti standard di interattività e interconnettività che ne fanno periodi essenziali per la comprensione , la sperimentazione e l'aggiornamento sia dei docenti che degli allievi.
Mi riferisco ad esempio , per citare solo uno di questi periodi , all'epoca del dominio bizantino dal VI all'XI secolo nell'Italia meridionale peninsulare . Esso andrebbe selezionato e posto all'interno di un curriculum di Storia interdisciplinare sia a Scuola che all'Università che voglia riqualificarsi per pregnanza cognitiva oltre che per essenzialità , problematicità , storicità , cumulatività , generatività e progressività delle competenze nell'ottica di un approccio mondiale comparativo e intrecciato allo stesso tempo .
L'incontro e lo "scontro" di civiltà , per adoperare un termine aberrante dell'armamentario ideologico neo-identitaristico e neofondamentalistico ancora molto in voga sulle due Sponde dell'Atlantico , che si verifica nell'Estremo Sud della Penisola è un processo di globalizzazione medievale guidato più che imposto dalla capitale dell'Impero Romano d'Oriente , Costantinopoli , quello che alcuni storici hanno chiamato un processo di bizantinizzazione . Alla fine di tale processo storico gli stessi dominatori dell'Italia meridionale , i Romani d'Oriente , si sono ritrovati tra le mani , forse loro malgrado , un ecoambiente antropico del tutto diverso da quello che forse avevano immaginato e progettato . Latini , Longobardi , Arabi , Armeni , Siri , Slavi , Ebrei , Franchi , Normanni e Greci in quello che i bizantinisti definiscono il "Catepanato d'Italia" , ovvero l'ultima provincia bizantina d'Italia , globalizzano e "cosmopolitizzano" ulteriormente una provincia , quella italo-meridionale , a sua volta integrata in uno degli Imperi , quello romano orientale , più meticciato e creolizzato della Storia .
Il pendolo della Storia orienta il Catepanato d'Italia verso le sponde orientali dell'Impero bizantino , incorporando , rielaborando e metabolizzando influssi persiani , indiani e cinesi , mediati dall'Impero di Mezzo euro-asiatico . E non sono solo influssi culturali , ma anche economici e tecnologici che rendono la provincia italo meridionale bizantina nel panorama desolante di un'Europa ancora stagnante e in riflusso un faro di civiltà .
Il cosmopolitismo italo-bizantino , erede dell'ellenismo greco-romano e del libero scambismo mercantile e culturale del lago mediterraneo , ritrova la sua più degna ed evidente espressione nella riproposizione e nella riformulazione dell'universalismo giuridico romano , accompagnato e sostenuto , caso più unico che raro , da un cristianesimo ortodosso altrettanto universalistico e soprattutto partecipativo .
Tutto questo , oltre all'eliminazione progressiva , ma inesorabile , della piccola proprietà contadina , pilastro sia dell'economia italo-meridionale che di quella di tutto l'Impero romano d'Oriente , verrà cancellato dalla congiunzione non tanto astrale del potere della Chiesa cattolica alla ricerca spasmodica di una sua riallocazione non solo gerarchica e dottrinale , ma anche finanziaria, a scapito delle ricche province bizantine del Sud con quello molto meno astrale ed estremamente e assolutamente più terrestre e terreno degli Uomini venuti dal freddo del Nord , i Normanni in cerca di feudi e sudditi da feudalizzare e sottomettere . Essi , e non Altri , introdussero nel fiorente e prospero Catepanato , cominciando tra l'altro un'opera di sistematica , rapace e predatoria trasformazione ambientale del Sud della penisola , il sistema feudale , altrimenti ignoto ai liberi contadini della provincia meridionale bizantina .
Questo piano programmatico di "rapallizzazione" territoriale fu , a sua volta, accompagnato e sostenuto da un lungo e anche violento processo prima di "vietnamizzazione" del conflitto e poi di di rilatinizzazione , ovvero spodestamento territoriale e assoggettamento rapido e doloroso e riconversione forzata di tutto un popolo , quello italo-meridionale , al cattolicesimo latino .
Le particolari caratteristiche partecipative del cristianesimo ortodosso e le tendenze inclusiviste del cosmopolitismo ellenistico greco-romano di origine mediterranea e orientale andarono quasi completamente distrutte grazie alla micidiale combinazione di repressione e propaganda riversata e imposta dal clero cattolico e dal suo braccio armato , gli uomini rivestiti di pelle , provenienti dalle brume e dal freddo del Nord , gli uomini "boreali" , i Normanni . Non fu solo una tragedia collettiva e una storia dimenticata , ma anche l'inizio di un senso di esclusione materiale e di alienazione pscicologica di tutto un popolo , quello italo-meridionale , che ancora oggi grava sulla nostra Nazione . Quando si parla , in verità sempre meno , di "problema meridionale" e di un presunto "distacco" meridionale dalle istituzioni , non si fa minimamente riferimento a questa tragedia , la nebbia dell'ignoranza sia dei manuali di storia che degli addetti ai lavori della Scuola e dell'Università grava minacciosa e irreversibile su un pezzo notevole e importante della nostra Storia . Essa preclude non solo la sua riallocazione eminentemente globale , ma soprattutto la sua comprensione , negando ad adolescenti e giovani la possibilità non solo di riconoscere nella loro storia una fondamentale dimensione mondiale , ma anche la possibilità di vivere consapevolmente il loro presente e di riprogettare e concretizzare una trasformazione politica alla luce e all'insegna di un passato rivisto e rivisitato con gli occhi , la mente e il cuore del loro tempo .Bibliografia :
Gennaro Tedesco , L'Italia meridionale peninsulare nella storiografia bizantina (secc.VI-XIV) , Roma , 2010 .Gennaro Tedesco , Una rivoluzione in Occidente , L'Italia meridionale bizantina nella storiografia più recente , Roma , 2000 .
Un Mondo di StorieDalla Storia mondiale agli Studi post-coloniali e subalterni
di Gennaro Tedesco
A) Documenti in italiano
1) Storia mondiale e globale2) Storia mondiale e globale e Studi post-coloniali
3) Storia mondiale e globale e Studi subalterni
B) Documenti in inglese
1) World History2) Global History
3) New Global History
A) Documenti in italiano
1) Storia mondiale globaledi Gennaro Tedesco
1) http://www.pbmstoria.it/dizionari/storiografia/lemmi/453.htm
2) http://www.storiairreer.it/Materiali/Gozzini_2003.htm
3) http://www.irre.toscana.it/cosmo/testi.htm
4) http://www.storiairreer.it/Materiali/Manning_1996.htm
5) http://www.storiairreer.it/Materiali/Sori_2004.htm
6) http://www.laboratoriostoria.eu/ 1) Cliccare sull'immasgine di apertura , 2) Ciccare su Skip Intro , 3) Ciccare su World History , nell'ordine seguente compariranno a) Luigi Cajani , L'insegnamento della Storia mondiale nella scuola secondaria , b) Luigi Cajani , Per un insegnamento della storia mondiale , c) Sitografie e non solo
7) http://www.emscuola.org/labdocstoria/storiae/Rivista/Rivista06/indice.htm Cliccare su "World History : conversazione con Luigi Cajani
8) http://www.google.it/search?hl=it&source=hp&q=http%3A%2F%2Fwww.scform.unifi.it/documents/Lezione4- Cliccare su "In un intervento pessimisticamente intitolato Eclissi della storia . Tommaso Detti , Il tempo/ i tempi della Storia del mondo
9) http://www.storiairreer.it/Materiali/Complessita_Presente/gozzini.pdf
10) http://www.storiaefuturo.com/it/numero_21/didattica/3_storia~1284.html
11) http://www.storicamente.org/02marostica.htm
12) www.storiairreer.it/News/Materiali/ Cliccare in Index of /News/Materiali
su StoriaDitutti2005.pdf
13) http://www.storiairreer.it/Materiali/Materiali/StoriaAntica/2005modenasalza.pdf
14) http://www.storiairreer.it/Materiali/Materiali/Medioevo/gearyOK.pdf
15) http://www.storiairreer.it/Materiali/Materiali/Medioevo/montanariOK.pdf
16) http://www.cromohs.unifi.it/11_2006/chiocchetti_cavalli.html
17) http://www.storiairreer.it/Materiali/Materiali/StoriaAntica/2005modenaliverani.pdf
18) http://www.indafondazione.org/approfondimenti-e-interviste/2009/mediterraneo-polifonico
19) http://www.storiairreer.it/Materiali/Materiali/dibattito/rossi.pdf
20) http://www.storiairreer.it/Materiali/Complessita_Presente/latouche.pdf
21) http://www.landis-online.it/portale/uploads/allegati/invito_(3).pdf
22) http://www.landis-online.it/portale/index.php?action=getArticolo&id=387
Ciccare su Elda Guerra, "Gli esiti della ricerca Quale storia per una società multietnica?"
Ciccare su Antonio Brusa , "Le sfide dell'insegnamento della storia in una società multietnica : gli intrecci tra ricerca e buone pratiche"Ciccare su Charles Heimberg , "Comparazione e apertura all'altro per conferire un senso alla storia insegnata" .
ciccare su Miriam Traversi , "L'esperienza del CD/Lei : bisogni ed esperienze delle scuole bolognesi di fronte al fenomeno dell'immigrazione" .
23) http://www.storicamente.org/02intervista_brusa.htm
24) http://www.rassegnaistruzione.it/rivista/Rassegna05_2006/03_i_ragionamenti.pdf
25) http://ww2.architettura.uniss.it/article/articleview/1688/1/192
26) http://www.storiairreer.it/Materiali/Materiali/dibattito/cecchini.pdf
27) http://histoforum.digischool.nl/history/historycanon2.htm
28) http://www.landis-online.it/portale/uploads/allegati/Relazione_soci.pdf
29) http://ijcv.org/index.php/ijcv/artiche/download/57/121.
30) http://www.storiairreer.it/Materiali/Materiali/dibattito/heimbergOK.pdf
31) http://www.emscuola.org/labdocstoria/storiae/ Cliccare su "StoriaE , n.3 2005 , Anno III (StoriaE Novembre-Gennaio 2005-06 Anno 3/4 n.3-1
Ciccare su Storia e buone pratiche di Rossella Andreassi e su Alla ricerca di una storia paritaria di Elena Musci31) http://publishing.yudu.com/Freedom/Aiirv/insieme/resources/14.htm
32) http://www.scuole.vda.it/Ecole/75/10.htm
33) http://www.storiairreer.it/Materiali/Materiali/dibattito/2000brusa.pdf.
34) http://www.irre.toscana.it/cosmo/verbale_seminario_29_maggio_2006.rtf
35) http://www.h-debate.com/cbarros/spanish/articulos/nuevo_paradigma/nuova.htm
36) http://gral.ip.rm.cnr.it/dparisi/domenico/Interviste/storiagenova.doc
37) http://www.storiairreer.it/Materiali/Tatasciore_2004.htm
38) http://www.storieinrete.org/gallery/1/gusso_storia_planetaria_aosta.rtf.
39) http://www.libermente.eu/pdf/cultura_intercultura_paradigma_eurocentrico.pdf.
40) http://www.libermente.eu/pdf/cultura_intercultura_paradigma_culturale.pdf
41) http://www2.units.it/storia/DOTTORATO/Beonio_Brocchieri.pdf.
42) http://www.francoangeli.it/riviste/Scheda_Riviste.asp?IDArticolo=33345
43) http://www.crisieconflitti.it/documento_view.asp?id=73
44) http://www.cartografareilpresente.org/auteur164.html
45) http://www.cartografareilpresente.org/article100.html
46) http://www.cartografareilpresente.org/article99.html
47) http://www.cartografareilpresente.org/article98.html
48) http://www.cartografareilpresente.org/article97.html
49) http://www.cartografareilpresente.org/article96.html
50) http://www.cartografareilpresente.org/article95.html
51) http://www.juragentium.unifi.it/it/surveys/rol/torri.htm
52) http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=1916
52) http://host.uniroma3.it/dipartimenti/filosofia/Master_Intercult/materiali_04/mondializzazione_gruzinski.pdf.
53) http://www.proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=287
54) http://www.proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=144
55) http://www.peacelink.it/ecologia/a/3348.html
56) http://www.storiairreer.it/Materiali/Materiali/2002vercelli.pdf.
57) http://www.voltairenet.org/article164319.html58) http://www.proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=480
59) http://www.monde-diplomatique.fr/2006/04/BAYLY/13350
60) http://www.monde-diplomatique.fr/2006/06/ZIEGLER/13544
61) http://www.clio92.it/public/documenti/associazione/Convegniseminari/comunicazioneBoyer.pdf.
62) http://www.sitotecacapitello.eu/storia/ Cliccare su "Articoli
63) http://www.bibliotecaic7.com/novecento/colasanti/unitaMacro.htm.
64) http://www.euromed10.org/files/2005/10/07/1128701260264.pdf.
64) http://irradiazioni.wordpress.com/2010/04/08/janet-lippman-abu-lughod/
65) http://irradiazioni.wordpress.com/ Far scorrere il file e leggere da "Il capitalismo ruggente" .
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QUALI SONO LE TENDENZE DELLA STORIOGRAFIA CONTEMPORANEA ?
di Gennaro Tedesco
Forse non molte , ma complesse e tali da ribaltare tutto ciò che fino ad ora abbiamo insegnato e appreso nella Scuola e nell'Università del Bel Paese .
E' evidente che tali tendenze della storiografia contemporanea contengono in modo implicito o esplicito riferimenti a problematiche emergenti nel mondo contemporaneo . Ma non è questo che importa , anche se comunque rilevante , quanto , invece , la loro interconnettività e intrecciabilità che muta i nostri quadri di riferimento non solo teoretico .
Mondializzazione , Globalizzazione , Interconnettività , Intrecciabilità , Digitalizzazione , Comparatività , Olismo sono temi , problemi , metodi e contenuti di una storiografia sempre più complessa e sempre più avvincente .
Storia del mondo , Storia Globale , Studi post-coloniali e subalterni , i punti di partenza di questa Rivoluzione storiografica in corso , ci invitano a decentralizzare e a ridefinire i nostri punti di vista e i nostri approcci e non è la solita , per quanto nuova , riproposizione del punto di vista dell'Altro . E' molto di più . Infatti molta parte della riscrittura della Storia dall'Antico al Contemporaneo , categorie del resto obsolete e improponibili per questa nuova Storiografia , proviene da storici dell'India dei nostri giorni ed è la prima volta , a memoria d'uomo e di storico , che la storia fabbricata dagli Occidentali viene rivisitata e ribaltata da quelli che una volta erano i Subalterni per di più di origine sud-orientale .
La storia dell'uomo non è più la storia parziale dell'Occidente , ma è la storia totale dell'Ecumene e di una globalizzazione permanente cominciata e sostanziata da un Oriente in epoche remote , in particolare Cina e India , protagonisti assoluti di questa nuova Storia .
Le stesse categorie di Modernità e Capitalismo vengono ridefinite e non più necessariamente correlate e specifiche di un Occidente sempre più concepito e praticato all'interno di un sistema mondiale innanzitutto economico , ma non solo , ovviamente , economico .
Non più miracoli , istituzioni miracolose , capacità originali e particolari dell'Europa , ma confronti e comparazioni basati su ampia e profonda documentazione proveniente dalla Cina e dall'India , studi approfonditi e colossali su continenti e regioni del Mondo sempre , storiograficamente , teoreticamente e intellettualmente , tenute ai margini o , addirittura senza storia .
"E la nozione di un miracolo economico europeo ," '1'( E. Jones , Il miracolo europeo . Ambiente , economie e geopolitica nella storia europea e asiatica , Il Mulino , 1984 e D.Landes , Ricchezza e povertà delle nazioni. Perché alcune sono così ricche e altre così povere , Garzanti , 2001)" , profondamento radicato nelle specificità geografiche e storiche dell'Europa , nell'eccezionalismo europeo , è appunto il bersaglio del revisionismo di quella che è stata definita la "California School" , un gruppo informale , e dai contorni non precisamente delimitabili ,di studiosi per lo più afferenti a università Californiane " '2': K.Pomeranz , La grande divergenza . La Cina , l'Europa e la nascita dell'economia mondiale moderna , Il Mulino , 2004 , J.Goldstone , Roy Bin Wong , R.Von Glahn , Fountain of Fortune . Money and Monetary Policy in China. 1000-1700, University of California Press , 1996 , D.Flynn , A.Giraldez , Metals and Monies in an Emerging Global Economy , Aldershot , 1997 . Ma anche Andrè Gunder Frank , ReOrient : Global Economy in the Asian Age , University of California Press , 1998 , Per una storia orizzontale della globalizzazione. Sette lezioni di Andè Gunder Frank , Rubbettino , 2004 , J. Goody , L'Oriente in Occidente , Il Mulino , 1996 , J.Blaut , The colonizer's Model of the World. Geographical Diffusionism and eurocentric History , Guilford
Press , 1993 , J.Abu-Lughod , Before European Hegemony . The world System A.D. 1250-1350 , Oxford U.P. , 1989 .
Questa prima tendenza storiografica californiana" sottolinea il carattere tardivo e contingente del trionfo dell'Occidente , contestando le ricostruzioni tradizionali che tendevano ad attribuire alla civiltà occidentale una specificità di medio-lungo periodo " '3'. Una seconda , invece , rappresentata" da studiosi come A.Crosby ,(Imperialismo ecologico , Laterza , 1988) o "da J.Diamond ", ( Armi , acciaio e malattie , Einaudi , 1998) , cerca la risposta in disparità ambientali e nell'evoluzione della storia naturale di lunghissimo periodo e lungi dall'essere contingente , il trionfo dell'Occidente viene interpretato come un esito inevitabile dell'incontro-scontro fra ecosistemi ." '4'
"Il Collettivo Subaltern Studies , formatosi all'inizio degli anni Ottanta in India , attorno all'Università di Delhi , costituisce una delle scuole principali degli studi culturali sviluppatisi nel Sud-Est-Asiatico . Con centri precedenti il collettivo condivide alcuni interessi specifici , quali la riflessione critica sulla modernità , l'investigare sul ruolo svolto dalle scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche nella formazione della società contemporanea , l'intendere la conoscenza come una forma di intervento politico , l'attenzione all'influenza cruciale di Gandhi e il dibattito sull'uso della lingua inglese nell'India coloniale post-coloniale. Tuttavia se ne distingue in quanto a orientamento teorico e metodologico . Il gruppo , infatti , riunito intorno allo storico ed economista Ranajit Guha , si pone il fine di ricostruire la storia del subcontinente indiano , dando ascolto e voce ai "subalterni" , che la storiografia dominante- quella di stampo eurocentrico dei colonizzatori britannici da un lato, e quella dell'elite nazionalista dall'altro-avevano messo a tacere . Secondo Guha e gli altri membri del collettivo originale-tra cui Parta Chatterjee , Gyanendra Pandey , Shahid Amin , David Arnold , David Hardiman e Dipesh Chakrabarty, a cui presto se ne aggiungeranno altri , quali Gayatri Spivak e Bernard Cohn-tutti i resoconti della storia indiana risultano incompleti e parziali , perché non trattano del ruolo cruciale e cospicuo svolto nella formazione della nazione dalle masse dei subalterni ." '5'R.Guha , On Some Aspects of the Historiography of Colonial India nel Primo Volume della collana Subaltern Studies. Writings on South Asian History and Society , pubblicazione dell'omonimo Collettivo di Delhi , oggi arrivata all'undicesimo volume , 1982
H.Bhabha , I Luoghi della cultura , Meltemi, 2001
E.Said , Orientalismo , Bollati Boringhieri , 1997
G.Spivak , Critica della ragione postcoloniale, Meltemi , 1999
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D.Chakrabarty , Provincializing Europe : Postcolonial Thought and Historic Difference , Princeton University Press , 2000
R.Guha , La storia ai limiti della storia del mondo , Sansoni , 2003
A.Lommba , Colonialismo/Postcolonialismo, Meltemi , 2000
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P.Chatterjee , Oltre la cittadinanza . La politica dei governati , Meltemi , 2006
Un ruolo un po' più originale , ma comunque nell'ottica della mondializzazione non solo storica , è svolto da V.Shiva , Terra Madre . Sopravvivere allo sviluppo , UTET , 2004 e da O. Petrè-Grenouilleau , La Tratta degli Schiavi . Saggio di Storia Globale , Il Mulino , 2006 .
Riferimenti sitografici
'1' , '2' , '3' , '4' , Beonio Brocchieri in http://www2.units.it/storia//DOTTORATO/Beonio_Brocchieri.pdf.'5' Alessandra Di Maio in http://www.club.it/culture/culture2003/alessandra.di.maio/indice-i.html
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